Il mondo è in grave crisi: tra le tante conseguenze che la pandemia da COVID-19 ha portato c’è il crollo del settore automobilistico, causato dalla scarsissima produzione di microchip.
I microchip, o microprocessori, sono dei minuscoli circuiti elettronici ricavati in strati di silicio e sono alla base di tutti gli apparecchi elettronici, presenti anche nelle automobili moderne. Esistono molti tipi di microchip; operano grazie al sistema matematico binario (numeri costituiti solo da 0 e 1) ed elaborano ogni foto, video e audio che utilizziamo ogni giorno.
La presentazione mondiale delle SUV medie italiane Alfa Romeo Tonale (qui sopra) e Maserati Grecale (qui sotto) viene posticipata da mesi
Il centro della produzione dei microchip è la Cina, e la pandemia ha solo aggravato la situazione nata con la Guerra Commerciale tra Cina e Stati Uniti, nel 2018, quando i due colossi si erano imposti a vicenda dei pesantissimi dazi doganali. E a pagarne le conseguenze è l’economia mondiale, in particolar modo è il settore automobilistico: i produttori di microchip preferiscono vendere i loro prodotti alle case costruttrici di telefoni e PC che pagano di più rispetto alle case automobilistiche e che vendono moltissimo in questi mesi.
Il neonato gruppo Stellantis, (l’unione tra svariate case italiane e francesi), tra i più grandi al mondo, è quello che ne sta pagando di più le conseguenze: il gruppo potrebbe produrre addirittura 1,4 milioni di auto in meno rispetto a quelle previste. Lo stabilimento di Melfi è quello più in pericolo: da marzo si è fermata più di una volta la produzione delle SUV Fiat 500X, Jeep Renegade e Jeep Compass. Oltre a colpire le linee di produzione, la crisi colpisce anche i modelli in fase di sviluppo: la presentazione delle SUV compatte Alfa Romeo Tonale e Maserati Grecale viene di volta in volta rimandata. Questo è anche un grave danno per l’economia italiana, visto che il settore automobilistico è una grossa fetta della nostra produzione industriale, nonché eccellenza nel mondo.
Per resistere le case automobilistiche stanno adottando diverse soluzioni. La Mercedes e la BMW cercano di stringere delle alleanze e partnership direttamente con le case produttrici cinesi di microchip, senza passare per i fornitori. Il problema di questa soluzione è la mancanza di contratti a lungo termine.
Il Salone di Ginevra
La General Motors (colosso americano, proprietario di Chevrolet, GMC e Buick) e la Tesla stanno riprogettando, insieme ad aziende specializzate, i microchip, cercando di sviluppare delle centraline che ospitino vari chip. Un’altra strategia attuata dalla BMW è quella chiamata hole shoring: viene accumulata nei magazzini una scorta di vetture praticamente finite, alle quali vengono aggiunti i microchip mancanti, man mano che arrivano. Altri gruppi, come Stellantis, hanno deciso di non offrire più gli optional che richiedono un largo uso di microchip, come i sistemi di assistenza alla guida e la frenata automatica d’emergenza. La strategia adottata inizialmente dalla Hyundai cioè di fare scorta di chip quando ancora ne venivano prodotti molti, si è rivelata fallimentare poiché la casa coreana si trova nelle stesse condizioni delle concorrenti.
Si spera presto di uscire da questa grave crisi, nonostante gli esperti sostengano che i primi, timidissimi, segni di miglioramento si avranno tra un anno o addirittura tra un anno e mezzo.
F.M. IIIE