La Black Mambas Unit è una squadra anti-bracconaggio fondata nel 2013 da Transfrontier Africa NPC (società senza scopo di lucro che gestisce aree protette) per difendere la regione occidentale della Riserva Naturale di Balule, in Sudafrica, ma in breve si è poi estesa all’intera riserva.
L’idea di creare questa unità nasce a seguito dell’impennata delle uccisioni di rinoceronti da parte dei bracconieri (da 13 nel 2007 a 1215 nel 2013, circa tre al giorno), che vendono le loro corna sul mercato nero, dove sono molto preziose e ricercate. Per questo motivo Craig Spencer, ecologista a capo della riserva naturale Balule, ha reclutato nelle comunità locali 6 ragazze, diplomate e senza lavoro, che hanno formato questa meravigliosa squadra dopo un intenso programma di formazione per il monitoraggio e il combattimento.
Le unità anti-bracconaggio sono generalmente costituite da soli uomini pesantemente armati che scendono su bracconieri in elicottero. La particolarità di questa invece è che è quasi esclusivamente femminile: attualmente ne fanno parte 34 donne e 2 uomini. Inoltre una loro caratteristica distintiva è la mancanza di armi; sono dotate solo di walkie talkie con cui chiedono aiuto alle forze di polizia in caso di bisogno. Hanno fatto questa scelta perché il loro obbiettivo primario è di proteggere e salvare i rinoceronti, non di uccidere i bracconieri.
Questo nuovo approccio contro il bracconaggio ha portato fin da subito buoni risultati, al contrario delle tradizionali tecniche anti-bracconaggio basate sulle armi, e il numero di rinoceronti uccisi sta diminuendo. La Black Mambas Unit è già riuscita a smantellare oltre mille trappole e ben 5 campi allestiti dai bracconieri.
I Mambas sono divisi in quattro unità, in modo da coprire un vasto territorio. Ognuna è articolata secondo dei ranghi e riporta direttamente alla propria Sala Operativa. Le pattuglie iniziano all’alba, a piedi, attraversando le ampie pianure della riserva fino a otto ore al giorno al caldo (le temperature possono facilmente superare i 45 gradi); continuano poi al tramonto con dei veicoli, per il rischio di imbattersi in animali selvatici, che a quell’ora vanno ad abbeverarsi.
La notte, alcune squadre si posizionano in punti strategici, per osservare le luci dei bracconieri e ascoltare eventuali colpi di arma da fuoco. Le unità si dedicano principalmente alla ricerca delle trappole dei bracconieri, ispezionano edifici o campi e stabiliscono blocchi stradali all'interno delle aree protette, per perquisire i veicoli in entrata e in uscita.
Un altro impegno dei membri della squadra è di cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema del bracconaggio e sulle conseguenze di questa attività criminale, educando i loro connazionali all’amore e al rispetto nei confronti della fauna selvatica e del paesaggio. Uno degli scopi è evitare che i bracconieri reclutino nuovi membri all’interno delle comunità locali.
Un ulteriore settore in cui lavorano è in ambito educativo, nel progetto denominato Bush Babies: dal 2015 una parte della pattuglia lavora con 10 scuole primarie presenti nella zona, insegnando ai bambini abilità come l'agricoltura, l’educazione ambientale e la cura degli animali.
Oltre all’azione nelle scuole, i Black Mambas identificano le famiglie più bisognose e le sostengono, soprattutto adesso, durante la crisi del COVID-19, assicurando che abbiano accesso ad acqua e cibo, creando orti comunitari e prendendosi cura degli animali domestici. Queste donne sono diventate un modello di riferimento di ruolo e comportamento per la loro comunità, in particolare i giovani loro coetanei.
C.W. IIIE