ex-insegnante Laura Menghi

Intervista a Laura Menghi, ex-insegnante

Periodo trascorso alla Scuola Fontana: dal 1983 al 2020 

Intervistatori: classe 3^B Scuola Fontana

Data: 22 aprile 2024, ore 10:30

(M.L.M.) = maestra Laura Menghi

(M.M.M.) = maestra Margherita Marengo

(M.M.C.) = maestra Marta Ceresole

(B.) = bambina/o

trascrizione a cura di Silvia Genta

 

(M.L.M.) Sono stata maestra dall’83 fino al 2020

 

(B.) Che materia insegnavi?

 

(M.L.M.) Io insegnavo italiano, storia, geografia e inglese. In realtà all’inizio ho fatto un laboratorio di scienze.

 

Margherita le mostra una sua foto del 1987

 

(M.M.M.) 1987. Facevi il laboratorio di scienze, così c'è scritto.

 

(M.L.M.)  Allora mi sbaglio io. Eh sì, l’ho scritto pure io…sono un po’ smemorata. Ah, sì perché ero stata a Doha per un certo periodo. Poi sono andata a scegliere. Eh, sì perché quando uno era un’insegnante non proprio di ruolo, che aveva vinto il concorso e tutto, ma non aveva ancora il posto fisso, si andava a scegliere a settembre dove volevi andare e cercavi di sceglierti un posto il più vicino a casa possibile e io abito qui vicino. Poi io avevo pure l’inglese per cui speravo di avere un laboratorio d’inglese. Però il laboratorio non era specificato di cos’era e allora ho preso sto laboratorio alla Fontana perché ho pensato “sarà inglese!” Invece sono arrivata qua ed era un laboratorio di scienze. Io non avevo mai insegnato scienze in vita mia. Non solo, ma di fatto era anche un laboratorio di matematica. Era un laboratorio molto bello perché si lavorava insieme quattro classi o forse cinque…cinque quarte. Si lavorava insieme ed ognuno faceva un pezzo. Dovevamo fare il plastico del quartiere. Sapete cos’è un plastico? Ecco come questo (indica il plastico in Archivio). Ecco, qui c’è la chiesa, questa è la scuola Fontana. Di fatto siamo andati in giro con un gruppo delle cinque classi con la ruota metrica. Sapete cos’è? È una ruota dove ci sono dei numeri che contano i metri. Tu cammini con la ruota così e conti i metri. Di solito la usano quelli che devono mettere giù i fili e misuravamo tutte le case. Misuravamo bene quanto era lunga ogni casa, a che punto c’era il portone…Poi c’era il responsabile che doveva contare quanti piani aveva la casa, chi doveva contare i balconi e guardare quanti balconi per piano, c’era addirittura quello dei balconi che era così preciso che segnava se c’erano o no i fiori sul balcone. Poi andavamo a scuola e segnavamo tutto in un grande cartellone che è questo qua.  Ora non si vede più niente, ma era segnato quanto era lunga la casa, quante finestre aveva, quanti balconi, quanti piani ecc… Poi si entrava dentro e si guardava anche il cortile. E vedevamo se avevano i cortili con tutto attorno, con altrettante finestre e segnavamo tutto. Poi tornavamo a scuola e un altro gruppo faceva i conti. Che conti faceva per sapere quanto era grande la casa? Abbiamo deciso che un metro era un centimetro. Un metro di casa era un centimetro nella carta.

 

(B.) L’avete fatto in scala

 

(M.L.M.) In scala 1:1. C’era chi faceva tutti i perimetri. Disegnavamo la casetta. Avevamo un facsimile di casetta che non so se c’è ancora. Facevamo quei giochi che sicuramente fate anche voi che piegate la carta e fate la casetta. Noi facevamo la stessa cosa cosa però sulle misure della casa vera. Poi c’era il gruppo che li colorava, il gruppo che segnava i perimetri, il gruppo che le disegnava…insomma queste quattro classi hanno lavorato per un anno e hanno costruito questo plastico di un pezzettino del quartiere intorno alla scuola. La scuola, la chiesa e via Giulia di Barolo.

 

(M.M.M)) Qui c’è anche un lavoro sul cortile con gli alberi.

 

(M.L.M.) Ah, poi abbiamo fatto un lavoro sul cortile anche, sì.

 

(M.M.M) Ma in che anno eravate? Perché ci sono tutte le piastrelle e non riesco a capire in che aula eravate a fare il laboratorio.

 

(M.L.M.) A fare il laboratorio non eravamo in nessuna aula perché giravo da una classe all’altra. Perché la classe veniva divisa in vari gruppi e ogni insegnante aveva un gruppo di venti alunni però formato da quattro classi e facevamo cose diverse. Io facevo il laboratorio di scienze e qualcuno faceva qualcos’altro. Adesso non mi ricordo più. Laboratori di lingua, laboratori di storia.

 

(M.M.M) Chi c’era nella tua interclasse?

 

(M.L.M.) Allora, in quell’interclasse lì c’era Amilcare con Gabriella.

 

(M.M.M) La maestra Gabriella è quella di cui parleremo domani perché era stato fatto il Grande Chiasso.

 

(M.L.M.) Esatto! Un gruppo faceva musica, un gruppo faceva italiano, noi facevamo matematica e scienze. Mi pare fossero quattro classi. In quel periodo lì si lavorava molto a classi aperte, le classi non erano chiuse, ma i bambini delle classi venivano divisi in gruppi e si mischiavano. Si mischiava una classe con un’altra e si faceva un lavoro con quel pezzo di classe. Poi dopo in un altro giorno lo faceva anche l’altro. Faceva cose diverse, ma sempre lo stesso laboratorio.

 

(B.) Qual era la tua materia preferita?

 

(M.L.M.) Storia

 

(B.) I tuoi alunni erano interessati alle tue lezioni?

 

(M.L.M.)  Sì. Forse non tutti e non sempre, si sa, gli alunni son vivaci. Sì, crede che gli piacesse.

 

(B.) Organizzavi delle feste per i tuoi alunni? C’è qualche alunna o alunno che ricordi in particolare?

 

(M.L.M.) Festeggiavamo tutte le feste comandate, poi festeggiavamo tutti i compleanni regolarmente e c’era il compito ogni compleanno in cui ognuno doveva scrivere una cosa gentile sull’altro. Per cui chi faceva il compleanno riceveva dei messaggi da tutti i suoi compagni, un pensiero gentile. Feste…sì, a fine anno, Natale, Pasqua, sì, tutte le feste. A me piace ballare, quindi mettevo sempre la musica e si ballava alle feste.

 

(B.) C’é qualche alunno o alunna che ricordi in particolare?

 

(M.L.M.) Eh…me ne ricordo tanti e qualche volta incontro degli alunni che si ricordano loro di me e io non li riconosco più. Finisce che uno si ricorda gli ultimi più dei primi. È difficile ricordarseli tutti. Io ho avuto tantissimi alunni perché per dieci anni ho insegnato inglese. Anche di inglese c’era il laboratorio per cui vedevo otto classi alla settimana. Che sono più di duecento alunni e allora lì facevo fatica a ricordare i nomi poi verso la fine dell’anno li avevo imparati tutti. Non so, ne ricordo tanti, nessuno in particolare in effetti.

 

(B.) Davi molte punizioni?

 

(M.L.M.) Allora io sono contro le punizioni. Credo che le punizioni non servano a niente. Io facevo dei lunghi discorsi, noiosissimi. Le punizioni non le consideravo utili. Ma, non ho mai avuto classi così difficili. Son sempre stati tutti molto bravi. Erano molto bravi i miei alunni.

 

(B.) Quanti bambini c’erano nella tua classe?

 

(M.L.M.) Nell’ultima ventisette. Troppi, decisamente troppi. Mentre appunto quando parlavo di queste cose qui i bambini erano venti. Poi sono aumentati, sono aumentati e ad un certo punto è stato veramente difficile.

 

(B.) Ti piaceva fare la maestra?

 

(M.L.M.) Sì, molto!

 

(B.) Com’era disposti i banchi nelle tue aule?

 

(M.L.M.) A me piaceva metterli in cerchio, in modo che tutti potessero vedere tutti. Oppure fare dei grandi tavoli attaccandoli tutti insieme. Se si è in pochi o a ferro di cavallo.

 

(B.) Lavoravi da sola o con altre maestre o maestri?

 

(M.L.M.) Lavoravo anche con altri. Sì, tante volte avevamo l’insegnante di sostegno che lavorava anche con noi. Normalmente se c’erano degli esperti c’ero anche io. Quando si faceva musica c’ero anche io. Sì lavorava spesso in due. Sì, tante volte si lavorava con i tirocinanti. I tirocinanti sono quelli che imparano a fare gli insegnanti e sono utilissimi perché uno si fa aiutare a fare i cartelloni, a fare le cose. Se si è in due quando si lavora è sempre più comodo, avere una spalla che ti aiuta quando hai a che fare con i bambini, specialmente in prima perché devi prendergli la manina e insegnargli a scrivere. Se si è in tanti è più facile.

 

(B.) Quando hai lavorato alla Fontana che tipo di orario scolastico c’era?

 

(M.L.M.) Dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 12.30 alle 16.30 come adesso credo, no? Il tempo pieno qui c’è da parecchio perché io sono venuta a lavorare qui dopo che i miei figli sono usciti da scuola perché io non volevo lavorare dove avevo i figli, I miei figli hanno fatto tutti il tempo pieno e quindi sono entrati a scuola nel 1994 e c’era già il tempo pieno.

 

(M.M.M.) Qua il tempo pieno è iniziato nel 1978.

 

(M.L.M.) Purtroppo però il tempo pieno non è riuscito a convincere tutto il mondo per cui in Italia non c’era il tempo pieno dappertutto. Se tu vai al sud il tempo pieno non c’era, così come nei paesini fuori Torino. Addirittura in certe zone della cintura non c’era il tempo pieno. Quando io facevo supplenze mi capitava spesso di lavorare solo nel tempo normale. Non tutte le scuole avevano il tempo pieno.

 

(B.) Le tue classi erano miste?

 

(M.L.M.) Sì, le mie classi erano miste. Le classi miste sono nate, credo, nel 1948, no?

 

(M.M.M.) Qui sono successive. C’erano già delle classi miste quando non c’erano abbastanza alunni. Io ne ho trovata una nel 1941 con grande dispiacere per la maestra. Però qui negli anni Cinquanta sono ancora divise.

 

(M.L.M.) Io sono arrivata nel 1965 ed erano miste, sicuramente.

 

(B.) Perché era dispiaciuta la maestra che aveva la classe mista?

 

(M.M.M.) Perché in quel momento la scuola era proprio divisa. C’erano le classi maschili e le classi femminili e le maestre, quasi tutte, erano sulle classi femminili. Sulle classi dei bambini più grandi maschi c’erano in genere i maestri maschi. Quindi lei aveva una classe di 45 bambini metà maschi e metà femmine. Era quindi dispiaciuta perché aveva una classe di 45 femmine. Perché era molto più complicato. Era come se in quel momento quello che veniva insegnato alle bambine era diverso da quello che veniva insegnato ai bambini e quindi avere una classe mista dovevi fare un pezzo di lavoro per le bambine e un pezzo di lavoro per i maschi.

 

(M.L.M.) Ma soltanto per i lavori manuali.

 

(M.M.M.) Anche, ma non solo. Per esempio ho trovato stamattina, perché l’altro giorno è venuta un’allieva di quella maestra che ha portato dei documenti, e ho trovato che ad esempio a febbraio del ’41 le bambine venivano invitate a scrivere le cartoline di auguri alla principessa. Era un compito solo per le femmine.

 

(B.) Quanto durava la settimana scolastica?

 

(M.L.M.) Dal lunedì al venerdì come adesso.

 

(B.) Hai partecipato a qualche progetto particolare?

 

(M.L.M.) A me piaceva partecipare ai progetti. Ce ne sono stati tanti negli anni. Laboratorio di storia, progetti di musica, progetti di vario tipo, di matematica, di ginnastica. Sì, mi piaceva partecipare ai progetti.

 

(B.) Eri affettuosa con i tuoi alunni?

 

(M.L.M.) Ma, credo di sì. A me i bambini piacciono.

 

(B.) È cambiato l’edificio da quando insegnavi?

 

(M.L.M.) È cambiato l’archivio perché prima era in una stanzetta microscopica in cui la linea del tempo doveva fare almeno cinque curve per riuscire a estendersi. I mobili dovevano stare tutti appiccicati da una parte sennò non ci stava la linea del tempo. Poi c’era un’enorme scrivania che occupava un sacco di spazio. Si stava sempre tutti appiccicati. Altro non mi sembra. Le classi si spostano, di solito al primo piano stanno i piccoli e sopra i più grandi.

 

(B.) Ricordi qualcosa in particolare? Hai un ricordo speciale che vorresti raccontare?

 

(M.L.M.) ah, sì! Con tutta la scuola insieme una volta abbiamo costruito un muro di scatoloni molto bello. Era il periodo in cui, non so se voi lo sapete, quando era caduto il muro di Berlino, poi costruivano muri per non fare entrare gli stranieri, gli extra-comunitari come si dice. Era un periodo molto molto difficile, in realtà forse meno di adesso e ogni bambino aveva una scatola e sulla scatola doveva scrivere una parola contro la guerra. Com’era? Tu te la ricordi sicuramente meglio perché era stata una tua idea (si rivolge a Margherita). Avevamo chiuso via Cesare Balbo con scatoloni alti fino ad una persona in piedi più le braccia. Un muro alto così. Tutta via Balbo chiusa. Hai le foto?

 

(M.M.M.) Ogni bambino sulla scatola aveva scritto una delle parole di odio, di fastidio, di rabbia nei confronti degli altri e sull’altra facciata invece c’era il mondo che vorremmo. Poi abbiamo fatto cadere il muro della cattiveria e abbiamo…

 

(M.L.M.) Ah, giusto! Adesso mi ricordo. Era stato un lavoro molto bello perché abbiamo lavorato sul significato delle parole. Le parole sono importanti e bisogna sapere cosa vogliono dire. Se hai la foto…che anno era? Altre domande mentre lei cerca la foto?

 

(B.) I tuoi alunni ti regalano disegni o biglietti?

 

(M.L.M.) Sì, sì! Per il mio compleanno in modo particolare, poi anche per Natale. Io avevo questa cosa che al mattino potevano venire a raccontarmi le cose, poi quando erano un po’ più grandi che sapevano scrivere, siccome si perdeva troppo tempo alla mattina a sentire le storie di tutti, volevo che le scrivessero. Poi io le leggevo e le commentavo nel pomeriggio dopo pranzo.

 

(B.) Facevi gite e uscite con i tuoi alunni?

 

(M.L.M.) Tutti gli anni li portavo in soggiorno fin dalla prima. I piccoli piccoli li portavo al mare in Liguria dove c’era un posto del Comune di Torino che raggiungevamo in treno e stavamo quattro o cinque giorni. Si facevano dei laboratori sul mare, sui pesci. Andavamo a vedere l’arrivo dei pescatori per guardare tutti i pesci che c’erano nelle reti, li classificavamo. Invece da più grandi si andava a Pracatinat in montagna. Si facevano dei soggiorni di quattro o cinque giorni in cui invece si girava per la montagna. Si andavano a cercare le fatte degli animali e le orme degli animali per capire come si muovevano.

 

(B.) Vi siete mai imbattuti in un animale?

 

(M.L.M.) No, in realtà no, anche perché i bambini erano tanti e con il rumore che facevamo gli animali si tenevano lontani. Una volta c’era un alunno che aveva portato una macchina fotografica di quelle che fanno la foto quando passa qualcuno ed era riuscito a fotografare un cinghiale che ormai conosciamo tutti, ma una volta non erano così comuni.

 

(B.) Qual è stata la cosa più difficile, la più divertente, la più triste del tuo tempo in questa scuola?

 

(M.L.M.) La più triste è quando i bambini stanno male e diventano rabbiosi e  difficili da sentire. La cosa più bella in realtà… mi piaceva venire a scuola. Il mattino. Trovarli tutti allegri e vivaci con voglia di fare era bello.

 

(B.) Ti è piaciuto lavorare alla Fontana? Perché?

 

(M.L.M.) Sì, mi è piaciuto lavorare alla Fontana perché c’erano un sacco di maestre molto brave con delle ottime idee, delle cose da fare e in parte era molto unita. Si lavorava molto insieme. Ci si aiutava tra insegnanti, se avevi dei problemi erano subito risolvibili insieme agli altri. Questo secondo me è importante in una scuola. Che si sia molto uniti, sia bambini che insegnanti. I bambini erano molto uniti una classe con l’altra. Giocavano insieme in cortile anche con i più piccoli. Sapevano coinvolgere i più piccoli. C’era molto questa idea di lavorare insieme, di fare le cose insieme.

 

(M.M.C.) Io vorrei sapere com’è che hai deciso di fare la maestra.

 

(M.L.M.) Dovevo lavorare. Allora io mi sono laureata in lingue, in inglese, ma nel frattempo mentre mi laureavo avevo fatto i concorsi ed ero entrata di ruolo. Mi sono laureata lo stesso anno in cui sono entrata di ruolo. A quel punto avevo bisogno di lavorare, di vivere per conto mio. Poi ad un certo punto della mia carriera ho tentato di passare alle medie o alle superiori però mi hanno bocciata ai corsi abilitanti. Avevo due figli piccoli, ero stanchissima, non ce la potevo fare. Ho passato un anno terribile. Ore, ore, ore di lezioni. Ho passato lo scritto e ho sbagliato l’orale. È andata così. Per cui sono rimasta qua dove per altro stavo bene.

 

(B.) Ma questa cosa delle scatole…le aveva fornite la scuola?

 

(M.L.M.) La maestra Margherita si era messa d’accordo con un supermercato. Avevamo una tipologia di scatole. Erano tutte uguali in modo che potessero stare tutte una sull’altra e le avevamo raccolte nei vari supermercati.

 

(B.) Conoscevi la maestra Mariella?

 

(M.L.M.) Certo, era una mia grande amica, sì. Era una bella persona, era proprio una bella persona. Questo è uno dei ricordi tristi, certo.

 

(B.) Ora ti piace essere in pensione, non lavorare più?

 

(M.L.M.) Devo dire sì! Credo che non ce la farei a reggere. Sì, mi piace molto essere in pensione.

 

(B.) Anche io vorrei essere in pensione…

 

(M.L.M.) Mi piace molto perché ho tempo per fare le cose che mi piacciono. Sai cosa faccio ora che sono in pensione? Leggo tantissimo, finalmente posso leggere tutto il tempo che voglio e poi partecipo a varie cose.

 

(B.) Se ti offrissero di tornare qua per un anno, lo accetteresti?

 

(M.L.M.) Mi hanno chiesto di fare volontariato qua, ma ho detto no, grazie. Intanto perché penso che la scuola pubblica, anche se ormai non si chiama più scuola pubblica dovrebbe avere la quantità giusta di bambini ed insegnanti affinché uno riesca a lavorare senza problemi. Quindi che abbiano bisogno di volontari all’interno della scuola, dovrebbero piuttosto assumere delle persone. Quindi io sono contraria a questo volontariato gratuito in un luogo pubblico. Dopo di che bisogna lottare affinché questo succeda e appunto quello che io faccio adesso è occuparmi di questo.

 

(B.) Facevi tante assenze?

 

(M.L.M.) Non credo. Ho preso due polmoniti, quindi avevo fatto un mese di assenza. Tu pensa, un mese intero senza maestra, poveri bambini.

 

(B.) Facevi tante supplenze?

 

(M.L.M.) All’inizio non si facevano supplenze fuori orario. Poi ad un certo punto pagavano le supplenze, io avevo bisogno di soldi e io ho cominciato a fare, oltre al mio orario, delle supplenze. Poi ad un certo punto sono diventate obbligatorie e non so più per quante ore. Una volta le faceva solo chi voleva le supplenze fuori dall’orario di servizio.

 

(B.) Avevi più di una classe?

 

(M.L.M.) Quando insegnavo inglese lavoravo su otto classi.

 

(B.) I tuoi alunni uscivano spesso per delle visite?

 

(M.L.M.) Qualcuno sì, qualcuno che aveva delle visite importanti sì, dipende dagli anni. Per l’uscita dalla classe io avevo un semaforo dalla porta che potevi mettere verde o rosso. Se andavi in bagno mettevi rosso, così potevano uscire solo uno per volta senza chiedere. Potevano uscire in qualunque momento. Mettevano il semaforo rosso e nessun’altro poteva uscire finché non tornava quello.

 

(B.) Sul diario scrivevate la temperatura?

 

(M.L.M.) Ma tu dici la temperatura per il Covid?

 

(B.) Sì.

 

(M.L.M.) Ah, no, il Covid allora non c’era. Il Covid è arrivato dopo.

 

(B.) Com’era il cortile?

 

(M.L.M.) Il cortile era come adesso.

 

(B.) Aveva la paulonia ancora integra?

 

(M.L.M.) No, era già tagliata.

 

(M.M.C.) Invece per quanto riguarda i voti negli anni in cui hai insegnato?

 

(M.L.M.) Eh… i voti sono cambiati un sacco di volte. Prima c’erano i numeri, poi i giudizi. C’era un periodo in cui c’era un fascicoletto alto così in cui si scriveva tutti gli obiettivi raggiunti, non raggiunti, ma obiettivo per obiettivo e c’era anche un commento sul gradimento dell’obiettivo. Poi da quello si è passati al giudizio in parola, a parte dal giudizio finale che è sempre stato in parola e credo che si sia passato poi di nuovo ai numeri. C’è stato un continuo cambiamento. La gente ogni anno cambiava pagella.

 

(B.) Facevate la foto di classe?

 

(M.L.M.) Certo! Assolutamente.

 

(B.) C’erano tanti bambini con delle allergie?

 

(M.L.M.) Io avuto un bambino diabetico, ma allergie no, non mi ricordo. Avete molte allergie voi?

 

(B.) Io ne ho due.

 

(B.) La mensa era uguale ad adesso?

 

(M.L.M.) Io adesso non l’ho vista, ma sì, era uguale.

 

(M.M.C.) Ma qui alla Fontana non c’è mai stata la cucina?

 

(M.M.M.) All’inizio c’era. Quando è stata fatta la ristrutturazione nell’88 vicino a dove si mangia c’era la mensa dove cucinavano.

 

(M.M.C.) Quindi hanno cucinato qui diciamo negli anni ’90?

 

(M.L.M.) Sì, sì, negli anni ’90 c’era la mensa.

 

(M.M.C.) Quindi diciamo che era più buona la mensa.

 

(M.L.M.) Mah…io ho mangiato anche con la cucina, ma più o meno, non ricordo particolari differenze.

 

(B.) Facevate scherzi?

 

(M.L.M.) Ah, sì! Facevamo tutti gli scherzi del 1° d’aprile. Facevamo il pesce d’aprile e andavamo ad attaccarlo dietro la schiena degli altri.

 

(B.) C’erano le stesse maestre che ci sono adesso?

 

(M.L.M.) C’era Margherita. Non so che maestre ci siano adesso. Qualcuna sì, qualcuna c’è ancora, immagino. Sai le maestre invecchiano. Le più vecchie di adesso sono quelle che c’erano quando c’ero io.

 

(B.) La maestra Roberta c’era?

 

(M.L.M.) Sì, c’era. Molto simpatica la maestra Roberta. È brava vero? È una brava maestra Roberta, vero?

 

(B.) Conoscevi la maestra Mariella?

 

(M.L.M.) Sì, certo. È stata una grande perdita anche per voi.

 

Commentano alcune foto che la maestra Margherita mostra dal computer.

 

(B.) Qui eravamo al Campus Einaudi dove la maestra Mariella ci aveva portato e in questo momento stavamo cantando delle canzoni.

 

(M.M.C.) Qual era l’evento per cui siete andati al campus Einaudi?

 

(B.) La maestra Mariella ci aveva fatto delle domande su dei cartellini per la Costituzione… per i 75 anni della Costituzione, poi sono venuti alcuni genitori… e siamo andati poi all'Università a fare delle domande agli alunni dell’università.

 

(M.M.C.) Ed erano preparati?

 

(B. in coro) Nooooooo!!!

 

(M.M.C) Poi non vi aveva anche insegnato una canzone?

 

(B.) Due! Ci aveva insegnato il Rap della Costituzione e Siamo noi il nuovo mondo.

 

(M.M.C.) E le avete cantate quando siete andati al Campus?

 

(B.) Sì!

 

I bambini cantano Il rap della Costituzione

 

(M.L.M.) Ma che bella! Avete il testo? Mi piacerebbe leggerlo. Adesso che sono in pensione faccio parte di un coro folk e ci piacciono molto le canzoni. Questo è un rap, è un po’ diverso da quello che cantiamo noi, però mi piacerebbe avere le parole perché è molto interessante.

Io con Mariella facevo spesso insieme le uscite per la Gam. Siete già stati alla Gam? Lei era bravissima su queste cose, sull’arte era veramente molto brava, aveva delle grandi conoscenze ed era molto piacevole andare alla Gam con Mariella perché sapeva tutto e faceva dei commenti molto belli. Sì, ho lavorato tanto con Mariella, era proprio una bella persona. E poi ha fatto una bellissima classe. Guarda lì che bella classe che ha costruito. Dovete essere veramente orgogliosi di aver avuto una maestra così, che vi ha plasmato così.

Comunque mi è piaciuto molto. Che bella idea che avete avuto. È una bella idea questa delle interviste, complimenti! Era tanto che non tornavo.