F.lli Bedeschi

MARIO BEDESCHI

Alfonsine, 18 luglio del 1920 - Anita (FE), 1 aprile 1945


Mario Bedeschi nasce ad Alfonsine il 18 luglio del 1920.

Muore all’età di 24 anni il 1aprile 1945 ad Anita al Passo di Sant’Alberto.

Meccanico di Alfonsine, dopo l’8 settembre 1943, si arruola nella quarta Compagnia del Distaccamento "Aurelio Tarroni" della 28a Brigata Garibaldi "Mario Gordini”.

La 28a Brigata Garibaldi "Mario Gordini” è accampata in una casa nei pressi del fiume Reno, vicino al traghetto di Sant’Alberto, verso Anita. In quella zona il terreno è completamente minato e i partigiani per svolgere le loro attività devono provvedere alla bonifica. Tra i partigiani incaricati c’è Mario Bedeschi, che insieme a Primo Guerrini e Edoardo Morelli provvedono a sminare il terreno per creare sentieri sicuri.

Dopo aver rimosso un cospicuo numero di ordigni esplosivi e provveduto a privarli del detonatore, tutto questo materiale viene accatastato in un angolo del cortile della casa. Sfortunatamente, un colpo di mortaio tedesco, colpisce proprio la catasta di mine rimosse, provocando una fortissima deflagrazione, che uccide Primo Guerrini, Mario Bedeschi ed Edoardo Morelli e ferisce altri partigiani.

Sul luogo della tragedia, in loro memoria, è stato eretto un cippo1.

Il partigiano Bedeschi Mario è ricordato anche nella lapide posta sulla facciata del Municipio, in piazza Gramsci ad Alfonsine, in occasione del decennale della battaglia del Senio in memoria dei partigiani alfonsinesi caduti in combattimento2.


Fonti:

1 https://www.mappadellamemoria.it/mappa.html?id=56

2 Gianfranco Casadio, La memoria della Resistenza nelle iscrizioni dei cippi, lapidi e monumenti della provincia di Ravenna, vol. II, Longo editore, Ravenna, 1995 p.14

GIOVANNI BEDESCHI

Alfonsine, 2 giugno 1910 - Bologna, 5 ottobre 1944


Giovanni Bedeschi nasce ad Alfonsine il 2 giugno 1910.

Muore il 5 ottobre 1944.

Operaio meccanico alla Sabiem, il 13 dicembre 1930 viene arrestato ad Alfonsine, per “costituzione del PCI e propaganda sovversiva”. Il 24 aprile 1931 viene condannato ad un anno di reclusione, e liberato il 12 dicembre 1931. il 26 dicembre del 1933 viene nuovamente arrestato e poi liberato il 15 ottobre.

Si trasferisce a Bologna nel 1936 e il 22 agosto 1943 ospita nella propria abitazione un primo Comitato Antifascista della parte Ovest della città. Nell’ottobre successivo entra a far parte della 7a Brigata G.A.P. Garibaldi “Gianni”.

Il 25 febbraio 1944 è arrestato dai fascisti e dopo un lungo periodo di detenzione, in cui viene torturato, muore, fucilato il 5 ottobre 1944 all’età di 34 anni.

Oltre che ad Alfonsine, è ricordato nel Sacrario di Piazza Nettuno1 a Bologna e nella lapide alla SABIEM di Bologna2.


Fonti:

1 https://www.storiaememoriadibologna.it/la-lotta-di-liberazione-1943-45/bedeschi-giovanni-478596-persona


https://www.storiaememoriadibologna.it/la-lotta-di-liberazione-1943-45/monumenti/sacrario-piazza-nettuno

2 https://www.storiaememoriadibologna.it/sabiem-1305-opera

APPROFONDIMENTI


La 28ª Brigata Garibaldi “Mario Gordini”

La 28ª Brigata Garibaldi “Mario Gordini" è stata una brigata partigiana che ha operato in Romagna, nella provincia di Ravenna e nel Veneto meridionale.
Fu tra le pochissime formazioni partigiane riconosciute ed aggregate alle forze armate alleate durante la guerra di Liberazione. Aveva il nome da Mario Gordini, importante esponente politico e militare della Resistenza ravennate, fucilato a Forlì il 4 gennaio 1944. Facevano parte della 28ª Brigata, Comunisti, Socialisti, Repubblicani, Azionisti, Cattolici, Indipendenti e presenze femminili. Essa mantenne larga apertura alle componenti politiche che si riconoscevano nel C.L.N. di Ravenna.

La Brigata fu organizzata in vari Distaccamenti, ognuno intitolato a partigiani ravennati vittime dei nazifascisti. Ogni suo gruppo agiva in modo autonomo seguendo le direttive generali e contando sulle proprie forze.

Alla fine del 1944, la 28ª Brigata ebbe occasione di distinguersi nel corso di una vera e propria battaglia frontale: la Battaglia delle Valli, nell’ autunno 1944, che portò alla liberazione di Ravenna.

Successivamente alla liberazione di Ravenna il 4 dicembre 1944, la Brigata fu inquadrata all'interno della 8ª Armata britannica come unità autonoma alle dipendenze del Gruppo di Combattimento "Cremona", mantenendo il nome di 28ª Brigata Garibaldi “Mario Gordini" e comandata da Arrigo Boldrini (Bulow).

La nuova formazione continuò a mantenere i contatti operativi con i suoi partigiani attivi al di là della linea del fronte, rappresentata nei primi mesi del 1945 dal Fiume Senio, che aveva spezzato in due zone la provincia di Ravenna.

Il 4 febbraio del 1945 il generale Richard McCreery, comandante dell'8ª Armata, appuntò al petto del comandante "Bulow", la Medaglia d'oro al valor militare quale riconoscimento per lo status di comandante di unità combattente riconosciuta dal Comando alleato e per il significativo contributo dato alla liberazione di Ravenna dal comune nemico nazifascista.
A partire dal 19 febbraio la Brigata passò alle dipendenze del Gruppo di combattimento "Cremona" del ricostituito Esercito Italiano, con cui continuerà la lotta fino alla Liberazione, giungendo nelle Valli di Comacchio, nel Padovano, fino a Venezia.

Il 20 maggio 1945, la 28ª Brigata Garibaldi "Mario Gordini" veniva definitivamente smobilitata dopo aver liberato 53 paesi e catturato 5000 prigionieri subendo in combattimento 187 perdite1.


Brigate d’assalto “Garibaldi”

Le brigate d'assalto "Garibaldi" sono formazioni attive già nei giorni successivi all'armistizio. Nonostante le difficoltà politiche, logistiche e militari dei primi tempi, le Garibaldi sono le formazioni partigiane più numerose, organizzate ed efficaci della Resistenza italiana. Le brigate sono divise in reparti e dotate di una rete di collegamenti composta da staffette e cellule comuniste diffuse sul territorio d'operazione. I garibaldini, oltre che in compiti strettamente operativi, sono impegnati nel reclutamento, senza alcun tipo di restrizione politica. Alle Brigate Garibaldi sono legati i Gruppi di azione patriottica (GAP), le Squadre di azione patriottica (SAP), attive nelle zone extraurbane, e i Gruppi di Difesa della Donna (GDD)2.


GAP: Gruppi d’Azione Patriottica

I Gruppi d'Azione Patriottica sono dei piccoli nuclei partigiani, formati da quattro o cinque persone, sia uomini sia donne, bene addestrate, costituiti dal comando generale delle brigate Garibaldi e impiegati nelle azioni di guerriglia urbana.

I GAP agiscono in ognuna delle città principali del centro-nord Italia dove, dall'autunno del 1943, organizzano attentati e uccisioni nei confronti dei nazifascisti.

Il compito dei GAP è tra i più pericolosi e complessi della Resistenza e gli appartenenti ai gruppi sono i più colpiti dalla repressione. Nella primavera del 1944 i gappisti dell'anno precedente sono stati quasi tutti uccisi, e tuttavia i gruppi continuano a operare, compiendo azioni che restano tra le più importanti dell'intera Resistenza, come la liberazione di detenuti politici e alcune fondamentali azioni di guerra. In alcune zone, come l'Emilia Romagna, i GAP danno il via alla Resistenza e ne sono protagonisti nei periodi più duri (come l'inverno 1944-45)3.


7a GAP

La 7a GAP opera a Bologna. Ne fanno parte elementi esperti, fondamentali per dare regole ferree e disciplina costante alle azioni pericolose dei gappisti. Questi ultimi, impegnati in azioni armate, vengono reclutati soprattutto tra gli operai comunisti della Ducati, della Sabiem (vedi Bedeschi Giovanni) e di altre fabbriche bolognesi e operano in piccoli gruppi, che agiscono in autonomia.

All'inizio vengono compiuti soprattutto attentati contro gerarchi fascisti e comandi tedeschi, oppure contro luoghi di ritrovo e di svago dei nazifascisti, come ristoranti.

In marzo i gruppi vengono riorganizzati e viene costituita la 7a brigata GAP Garibaldi, poi chiamata Gianni, dal nome di battaglia di Massimo Meliconi, uno dei suoi migliori dirigenti morto in combattimento.

Nell'estate 1944, la 7a GAP raggiunge un’eccezionale intensità operativa: circa 250 partigiani portano a segno, nei soli mesi estivi da giugno a settembre, più di cento azioni.

Tra esse la distruzione in vari punti della città di carri tedeschi carichi di benzina, la liberazione dei prigionieri politici, il danneggiamento di 32 cannoni antiaerei, l’uccisione quotidiana di tedeschi e repubblichini.

Nel periodo di massimo sviluppo la 7a GAP conta circa 400 partigiani armati, organizzati in distaccamenti.

Ogni distaccamento GAP è suddiviso in squadre di sei sette componenti, con una donna come staffetta di collegamento. In pianura la vita dei gappisti dipende soprattutto dalla collaborazione dei contadini, che offrono a loro rischio e pericolo cibo e ospitalità.

I partigiani vengono nascosti in un primo tempo nelle stalle e nei fienili. In seguito, quando i rastrellamenti dei nazifascisti si faranno più insistenti e accurati, vengono creati rifugi attraverso buche nei campi ricoperte di assi e mimetizzate con terra e fogliame, oppure scavando gli argini dei fiumi e dei canali4.


Fonti:

1 https://it.wikipedia.org/wiki/28%C2%AA_Brigata_Garibaldi_%22Mario_Gordini%22

2 https://www.anpi.it/libri/garibaldi 

3 https://www.anpi.it/libri/gruppi-dazione-patriottica-gap 

4 https://www.bibliotecasalaborsa.it/bolognaonline/cronologia-di-bologna/1944/la_7a_gap_guerriglia_senza_tregua


Classe 3^C a.s. 2023-2024