Aurelio Tarroni

Alfonsine il 10 marzo 1907, Ravenna il 24 aprile 1944

Come abbiamo immaginato le torture.

Partigiano comunista, vice-comandante di un battaglione partigiano, aveva 37 anni quando fu fucilato, assieme al mezzadro Ettore Zalambani, ed uno slavo disertore Reper Janez, a ridosso delle mura del cimitero di Ravenna. All’alba del 23 aprile 1944, nel corso di un vasto rastrellamento nelle campagne tra Alfonsine e Fusignano, in un’area dove era particolarmente intensa l’attività dei partigiani, una colonna militare formata da una corriera e 2 camion con circa 200 tra militi della Guardia Nazionale Repubblicana e soldati tedeschi, girava per la strada d’argine del Canale dei Mulini (noto anche come Canale di Fusignano) cercando una casa denominata Palazzone. La colonna in movimento ad un certo punto si divise, la corriera e un camion (con al traino un cannoncino da campo) si diressero verso il Palazzone, l’altro camion imboccò una carraia che portava alle case “Lanconelli” e “Baratò (La Zanchetta)”. Nella casa colonica nota come “Casa Lanconelli”, c’erano alcuni partigiani a trascorrervi la notte: il comandante di battaglione Alfredo Ballotta, il vice-comandante Aurelio Tarroni, Antonio Montanari e lo slavo Reper Janez.

Al momento dell’attacco dei nazifascisti Ballotta e Tarroni tentarono la fuga, ma il primo fu subito colpito a morte mentre il secondo, ferito a una spalla, fu catturato assieme agli altri. Aurelio Tarroni, in possesso di importanti documenti e timbri del comando militare, venne sottoposto subito a efferate torture nel tentativo di estorcergli preziose informazioni: legato per i piedi, fu calato in un pozzo della vicina casa “Baratò (la Zanchetta)”, immergendogli la testa nell’acqua, poi appeso per i polsi all’ inferriata di una finestra gli venne acceso un fuoco sotto i piedi. Infine, visti inutili tentativi di farlo parlare, fu costretto a camminare scalzo, con i piedi ustionati, per oltre un chilometro, per essere poi caricato sugli autocarri delle Camicie Nere ed essere avviato al carcere di Ravenna.

Il giorno successivo, Aurelio Tarroni, lo slavo Reper Janez e Ettore Zalambani, catturato nell’assalto al Palazzone, furono fucilati nei pressi delle mura del cimitero di Ravenna.

In memoria e onore di Aurelio Tarroni, un distaccamento della 28 Brigata Garibaldi “Mario Gordini”, comandata da Arrigo Boldrini (Bulow), che operava nella zona di Alfonsine, fu a lui intitolato. Successivamente gli fu assegnata la Medaglia d’Argento al Valor Militare alla memoria, con la seguente motivazione: “Organizzatore comandante di formazioni partigiane, già largamente noto per audacia, per capacità e valore, veniva, durante una riunione tenuta in una casa, improvvisamente circondato da forze nemiche. Resisteva a lungo con eroico accanimento sino a che, terminate le munizioni, caduti quasi tutti i compagni, lui stesso ferito, veniva preso prigioniero dai tedeschi. Subito sottoposto a barbare torture manteneva contegno fiero ed altamente esemplare, nulla rivelando e, rivendicando la sua fede nella Patria e nella Libertà, affrontava la morte che gli veniva brutalmente data”.


Classe 3^E a.s. 2023/2024