Aldo Centolani

Alfonsine, 11 settembre 1921 – Savarna, 12 agosto 1944

Come lo abbiamo immaginato

Aldo Centolani fu un partigiano della seconda guerra mondiale che nacque l’11 settembre 1921 e morì a Savarna (comune in provincia di Ravenna) il 12 agosto 1944. Dopo la sua morte fu decorato con una medaglia d’argento al valor militare.

Aldo durante la sua breve vita incontrò Riccardo Fedel, un partigiano destinato ad Alfonsine (RA) per la preparazione di un gruppo per la montagna. Dopo qualche settimana costituì un gruppo partigiano inizialmente formato da sei elementi (gruppo Libero) Libero, Zita, Bruno e Aldo Centolani, Rino (Bendazzi) e Domenico Folicaldi che si espanse fino a un migliaio di uomini .

Il 9 novembre 1943 il gruppo incominciò l'attività partigiana (spostarsi nell'Appennino faentino con il compito di riunire gli eventuali isolati e i piccoli nuclei partigiani della zona).

Nella primavera del ’44 la lotta partigiana si trasferì in pianura e si fece sempre più intensa. Dal bar partivano dei gruppi di tre partigiani che andavano verso Savarna, Mezzano e Conventello, alla ricerca di tedeschi armati, per appropriarsi delle armi. Verso la fine di aprile tre uomini della Gap della piazza, 52, Rino Bendazzi, Lorenzo Pagani e Aldo Centolani, erano arrivati in bicicletta fino a Savarna, dove avevano già disarmato diversi tedeschi. Al ritorno, dopo una curva, si trovarono di fronte una corriera di tedeschi ferma sulla strada. Rino, che era in testa, aprì il fuoco con decisione, seguito dagli altri due: pensavano che se fossero riusciti a superare la corriera e ad allontanarsi imboccando le stradine trasversali avrebbero potuto mettersi tutti in salvo, ma non fu così. Il fuoco a sorpresa aperto dai partigiani non bastò; avevano già superato la corriera quando, da una lunga distanza, una raffica di mitra colpì alle spalle Centolani e lo ferì gravemente. Catturato dai tedeschi venne portato in un carretto trainato da asini venne portato all'ospedale di Alfonsine e ricoverato in fin di vita nell’ospedale di Alfonsine .

Sottoposto a pressanti interrogatori, prima blandito poi torturato, rifiutò di rispondere, evitando anche di rivelare il suo nome per non compromettere i compagni di lotta ed i familiari( Rino e Lorenzo riuscirono comunque a tornare indenni al paese). In un batter d’occhio la notizia della sua morte si diffuse nel paese.Purtroppo accedere all’obitorio, fatta eccezione per i parenti stretti, significava dichiarare di essere dalla parte della Resistenza, perciò la popolazione solo da lontano poté esprimere il proprio dolore, che fu grande.

Sua madre mostrò un carattere forte,perché quando fu portata in ospedale davanti al figlio morente, finse di non riconoscerlo dicendo che quello non era suo figlio, per evitare che gli altri congiunti subissero le prevedibili conseguenze dell’identificazione. Durante la notte la madre fu accompagnata dai parenti e amici di Aldo nella camera mortuaria per dare un ultimo saluto al figlio.

Classe 3^E a.s. 2023/2024