Leone X

È un dipinto, di Raffaello Sanzio, ad olio su tavola (155,2 x 118,9 cm), dove viene raffigurato il Papa Leone X, con i Cardinali Luigi De Rossi e Giulio de’ Medici, nel pieno del suo potere temporale.

Raffaello Sanzio dipinse questo ritratto tra il 1517 ed il 1518 all’età di circa trentacinque anni.

Il grande ritratto venne inviato a Firenze nel 1518 per rappresentare il pontefice, impossibilitato a spostarsi, alle nozze del nipote Lorenzo duca di Urbino con la nobildonna francese Madeleine de La Tour d'Auvergne, dalla cui unione nacque Caterina de' Medici. Il ritratto venne sistemato in Palazzo Medici e le fonti lo ricordano "sopra alla tavola dove mangiava la Duchessa e gli altri signori, in mezzo, che veramente rallegrava ogni cosa".

Il pontefice si trova al centro del dipinto, seduto sulla sedia camerale sul cui pomello si vede un riflesso della finestra e della stanza decorata in rosso. È rivolto verso sinistra e osserva all’esterno dell’opera. È vestito col camauro, la mozzetta e una veste di velluto bordata di pelliccia e riccamente decorata di colore rosso scuro su un abito bianco.

Il papa non è ritratto in maniera impostata, ma intento alla lettura di un prezioso manoscritto miniato, lente d'ingrandimento alla mano, vicino a una campanella riccamente ornata a cesello, usata per chiamare i servitori e i cortigiani, con le braccia appoggiate al tavolino coperto da un telo rosso.

La composizione si svolge in diagonale, anziché di profilo o frontalmente come di solito.

Dietro di lui stanno due cardinali cugini, Giulio de' Medici (futuro Clemente VII, a sinistra) e Luigi de' Rossi (a destra), in assenza di azione. Queste due figure, aggiunte in un secondo momento, sono solitamente riferite a un aiuto di bottega: il ritratto acquistò anche il valore di esaltazione dinastica. Essi dimostrano una notevole familiarità, col gesto del cardinal de' Rossi che poggia le mani sullo schienale della sedia e guarda direttamente lo spettatore, come se ne percepisse la presenza; gli altri sguardi invece divergono, quasi ad amplificare lo spazio su molteplici direttrici.

Lo sfondo è uniformemente scuro ma si intravedono pochi accenni spaziali mostrano un pilastro della stanza, con cornici spezzate.

I colori si basano su una stupenda "sinfonia dei rossi", il colore più deciso è il rosso riservato al manto pontificio e alla decorazione del suo sedile. Più chiari sono gli abiti dei cardinali e la tovaglia dipinta sulla sinistra. L’abito di Papa Leone X è bianco, ombreggiato con toni grigio caldi tendenti al ocra. Così anche il braccio del Cardinale Giulio De Medici che si appoggia alla spalliera della sedia pontificia sulla destra.

I volti dei cardinali sono parzialmente in ombra e non risentono di un forte contrasto. Il viso di Papa Leone X invece è messo in maggiore evidenza perché più illuminato sulla destra. L’abito del Pontefice è molto elaborato grazie alle pieghe vellutate del mantello che creano delle interessanti increspature. Raffaello prestò grande attenzione alla resa del tessuto. Un interessante particolare che rivela la capacità tecnica dell’artista è il pomo lucido della spalliera della sedia che riflette la luce e la finestra.

La luce illumina il volto di Papa Leone X dipinto di tre quarti e quasi totalmente illuminato. Così anche il suo braccio sinistro e parte dell’abito che scende sotto la tovaglia. Sono illuminati anche la manica di Giuliano de’ Medici e il messale a sinistra. Una luce molto diversa da quella che Raffaello dedicò alle scene in esterno.

Nel 1589 è inventariato agli Uffizi e dal 1799 al 1816 finì in Francia tra le prede napoleoniche. Con l'unione di Uffizi e Galleria Palatina, vennero riordinate le collezioni, ed il ritratto venne destinato alla galleria palatina di palazzo Pitti, dove l'opera si trovava fino al XIX secolo. Dopo il restauro del 1995, la tavola è stata di nuovo restaurata nel 2017-2018. Attualmente è custodito al museo degli Uffizi.

Clemente VII

E’un dipinto, di Sebastiano Luciani detto Sebastiano del Piombo, ad olio su ardesia (105,4 x 87,6 cm), dove viene raffigurato il Papa Clemente VII.

Il quindici maggio del 1527 è la data della fine del mondo per Roma. La data dell’inizio dell’assalto delle truppe imperiali e dei Lanzichenecchi, che travolsero le misere difese romane e violarono il sacro suolo pontificio, costringendo papa Clemente VII a rifugiarsi nell’unica vera, grande fortificazione romana: Castel Sant’Angelo e che è ricordata dai posteri come “Il sacco di Roma”. Furono giorni tremendi ed irreali, dove ciò che sembrava fino a quel momento sacro e intoccabile veniva tranquillamente saccheggiato, depredato, profanato. Il Papa stesso, si trovò a temere tanto per la sua vita da compiere il voto di non tagliarsi più la barba in cambio della salvezza. Questo voto è testimoniato dai due ritratti che Sebastiano del Piombo gli realizza, uno datato prima del 1527 ed uno dopo. Questo Papa è stato protagonista di uno dei momenti più drammatici della storia del pontificato, ha superato, con qualche lesione, un momento difficilissimo solo dal punto di vista politico, ma anche umano, ha temuto realmente per la sua vita, lui che doveva essere un essere intoccabile e superiore agli altri.

In una lettera datata 22 luglio 1531, Sebastiano disse al suo amico e mentore Michelangelo che papa Clemente VII aveva visitato il suo studio per vedere il suo ritratto appena completato, che era dipinto su tela. Soddisfatto del lavoro di Sebastiano, il papa ordinò che questa seconda versione per la sua collezione fosse dipinta su ardesia.

Seguendo un modello stabilito da Raffaello un paio di decenni prima, il pittore dipinse il pontefice di tre quarti di lunghezza e seduto su una poltrona posizionato diagonalmente al piano del quadro. È rivolto verso destra con lo sguardo pensoso lontano dallo spettatore. Fu eseguito dopo il Sacco di Roma, e Sebastiano che prima aveva ritratto Clemente VII giovane ed audace, glielo rifece per come si era ridotto, evidenziando l’invecchiamento dell’uomo dovuto non solo al tempo, ma alle avversità subite. Per salvarsi infatti Clemente VII, non ha dovuto solo farsi crescere la barba, ma piegarsi a Carlo V, pagare un riscatto e incoronarlo imperatore.

È vestito con la mozzetta rosso scuro con bordi dorati su un abito bianco. Il papa è ritratto in maniera impostata, con le braccia appoggiate ai braccioli della poltrona riccamente decorati da borchie dorate. Le mani sono riccamente ornate da anelli; la mano destra trattiene un fazzoletto bianco.

Lo sfondo è scuro ma, sulla sinistra del dipinto, si intravedono delle tende mentre sulla destra, si intuiscono degli accenni spaziali che mostrano delle scale, di colore chiaro ed una cornice lignea.

I colori scuri dello sfondo, fanno risaltare la figura del pontefice. Il colore più deciso è il rosso del mantello e del copricapo papale. L’abito bianco di papa Clemente VII è bianco, ombreggiato con toni grigio caldi tendenti all’ocra, nei punti dove viene colpito dalla luce.

Il volto del pontefice è messo in maggiore evidenza perché illuminato dalla sinistra. L’abito del pontefice è molto elaborato grazie alle pieghe del mantello e della veste.