il ricatto allo stato

art. 41 bis sì o no?

“Caso Cospito”, così è stata definita la vicenda dell’anarchico torinese Alfredo Cospito, soggetto all’articolo 41 bis dell’Ordinamento Penitenziario perché considerato pericoloso per la sicurezza dello Stato, in quanto aderente all’associazione terroristica torinese FAI-FRI (Federazione Anarchica Informale-Fronte Rivoluzionario Internazionale) e probabilmente in contatto con la mafia. Egli è stato arrestato la prima volta perché responsabile dell’attentato all’Amministratore Delegato di Ansaldo Nucleare. In seguito, dal carcere, ha guidato un attacco alla base dei carabinieri di Fossano (CN). Per questi motivi, Cospito fu condannato prima a dieci anni di galera, poi a venti ed infine all’ergastolo con l’aggiunta del 41 bis. Da quattro mesi, ha cominciato uno sciopero della fame, perché considera questa legge come una privazione dei diritti umani. Solitamente lo sciopero della fame è una forma di protesta non violenta, ma in questo caso sta degenerando. Cospito infatti ha dichiarato “il corpo è la mia arma” e sembra quasi un ricatto nei confronti dello Stato che deve cedere e ritirare il 41 bis oppure andare avanti, rischiare la morte di quest’uomo e non garantire il diritto alla vita. Lui che parla di violazione dei diritti umani, forse sta mettendo a rischio il principale diritto umano: la vita! 

Per questo, avendo Cospito rinunciato agli integratori e alla nutrizione forzata in caso di incoscienza, il Ministro della Giustizia Nordio ha interrogato anche la Commissione di Bioetica per capire come procedere. Negli ultimi giorni, le sue condizioni di salute sono peggiorate ed è stato trasferito dal carcere milanese di Opera all’Azienda Ospedaliera San Paolo. Qui è stato ricoverato nella stessa stanza che prima ospitò Totò Riina e Bernardo Provenzano. 

Alcuni di voi lettori si staranno sicuramente chiedendo che cosa prevede l’ormai famoso articolo 41 bis. Questo è stato introdotto il 10 ottobre del 1986 (come modifica alla legge 26 luglio 1975, n. 354), in uno dei momenti di maggiore forza della mafia, per punire i reati mafiosi. Con questo articolo, sono stati ridotti considerevolmente i diritti di socialità di cui di solito godono i carcerati, impedendo ai detenuti di parlare con i propri parenti e amici, in modo da evitare che essi potessero influenzare dal carcere o commissionare altri reati. Era un modo per limitare il potere dei boss e prevenire possibili loro strategie perché si è scoperto che dal carcere davano indicazioni e comandavano tramite i parenti. 

La possibilità che ad Alfredo Cospito venga tolta la pena è ancora vaga, ma se un individuo rischia veramente di morire, lo Stato ha l’obbligo di difendere il diritto alla vita. Secondo la legge italiana infatti, la salute del carcerato ha priorità assoluta come ha ben ricordato il Ministro Nordio. Il pericolo è che se si concede a Cospito quanto lui chiede, allora tutti i mafiosi condannati al 41 bis potrebbero chiedere lo stesso trattamento. L’eccezione confermerebbe la regola. Potrebbero svilupparsi altre forme eccessive di protesta, difficili da gestire. Il 41 bis negli anni è stato un valido strumento per combattere la mafia e grazie ad esso sono stati evitati tanti complotti criminali, pianificati nelle carceri dai boss e realizzati all’esterno dai clan. È possibile dunque che Cosa Nostra sia interessata alla questione e che Cospito stia combattendo la sua battaglia non solo per sé, ma anche su richiesta di Cosa Nostra che in questo modo vincerebbe in SILENZIO e in SEGRETO. 

Considerato tutto questo, ha senso cedere al ricatto? La questione rimane controversa… (Gianluca Giliberto)

16 febbraio 2023