Versi per un giorno d'estate
(apparsi su «Origini», VIII, 1993, n. 21, pp. 31-32)
Altrove un salso brivido percorre
la buia pace delle pinete e palpita
il respiro azzurro della sera -
mentre l'estate è ancora al colmo, il cielo ha tanta
luce che sembra urlare, il mare schiude
le sue tremule mani e le onde svelano
la loro fresca anima
Qui non aspetto nessuno, siedo, ascolto
quel poco che gli alberi nel vento
hanno ancora da dirmi -
la loro verde voce non conosce
l'oscuro lampo della bocca, la parola
negata, il muto suono del diniego
*
Resto come una rondine malata
dimenticata dalle alate amiche
che ridono randagie verso un dolce
sole lontano, quando il fradicio autunno riempie l'aria
E Agosto incendia il vasto cielo, affolla
le autostrade distese tra le selve
e nel ventre dei monti, acute come spade, geme
nella lebbra vermiglia delle nuvole
Invano io tento il loro inquieto moto -
mi lasciano dov'è appena
finita la campagna e salgono
in alto i primi palazzi incerti, incerto
Io conosco l'arsa estate delle cantine -
i muri che vegliano col gelido
sorriso delle crepe la supina
agonia delle blatte, del ragno la paziente e fragile fatica
Conosco la segreta luce dei solai
che invade il vasto fuoco del mattino -
come il brulicare occulto delle arnie
chiuse al sole da tempo tenue e atroce
il tumulto del cuore che indugia
*
Il vento soffia nelle case vuote,
sveglia la polvere assopita, muove
le carte gravi e occulte, fischia nel vuoto, anima
il buio, non ha pace
Tu non senti, lontana,
io nel mio trepido tormento odoro
lo spento fiato di questa morta vita -
o quiete irraggiungibile, o segreto
tepore del riposo
*
Ed è con segni di morte
che il mondo ci parla -
la farfalla libera il suo alato incanto
morendo la sua vita di crisalide,
il giardino nasconde col sorriso
delle gemme il tormento
delle radici, e la terra trae alimento
da fetide reliquie
come una cupa fede
È con segni di morte che ci parla
il mondo -
e con un velo di colori lievi
nasconde le sue ferite
come una donna dal sorriso triste