Il Big Data Daniele Marinelli Burger, ci siamo!

Prima dell’avvento di Internet, l'informazione era in qualche modo ristretta e più centralizzata. Gli unici mezzi di informazione erano praticamente libri, giornali o i messaggi trasmessi o tramandati per via orale.

Con i livelli di avanzamento tecnologico attuale, la quantità delle informazioni e dei dati sono saliti alle stelle. Viviamo in un sistema aperto, in cui le informazioni possono essere distribuite alle persone senza alcun tipo di limite. Grazie alla diffusione in modo capillare di Internet, oramai accessibile in tutto il mondo, e dei social media, i cosiddetti “data” sono cresciuti esponenzialmente. I siti web e i social media sono diventati piattaforme per la condivisione di dati. I dati, insieme a molte altre cose, crescono di valore e in dimensioni, scrive anche Daniele Marinelli, di recente protagonista in alcuni articoli di approfondimento sul metaverso. I Big Data sono comunemente associati ad altre parole come Machine Learning, Data Science, AI, Deep Learning, ecc. semplicemente perché questi campi richiedono dati. Per questo motivo i Big Data continueranno a svolgere un ruolo primario nel miglioramento dei modelli attuali. I dati continuano ad espandersi e crescere, i fornitori di cloud storage come Microsoft Azure o Google Cloud regoleranno l'archiviazione dei big data. Questo per consentire alle aziende di avere più spazio ed efficienza. Ciò significa anche che ci saranno sempre più persone assunte per gestire questi dati, quindi maggiori opportunità di lavoro per i "data officer" che andranno a gestire il database di un’azienda.

Il futuro dei Big Data, ancora chiarisce Daniele Marinelli, che del metaverso ha fatto la prorpia vita, ha anche le sue zone d’ombra. I dati specialmente quelli sensibili sono un bene a rischio. Molto spesso si sente parlare di privacy e dati. Servono ulteriori leggi che regolino la gestione e l’approvvigionamento dei dati. Il che renderà la raccolta dei dati più ristretta ma senza violazioni. Allo stesso modo, la proliferazione dei dati online ci espone sempre di più a gravi rischi, come i classici attacchi informatici, per questo la sicurezza dei dati sarà incredibilmente importante.


Cos'è Hadoop?


In un mondo in cui si sente sempre più parlare dei big data si fanno largo piattaforme per la gestione dei dati. Daniele Marinelli, fondatore del progetto Umetaworld.

Una di queste è Apache Hadoop. Si tratta di un framework software open source impiegato per sviluppare applicazioni di elaborazione dati eseguite in un ambiente di calcolo distribuito.

La sua storia ci porta a fare un viaggio nel tempo, alla fine degli anni '90 e all'inizio degli anni 2000, quando, con la crescita del World Wide Web, sono stati creati motori di ricerca e indici per individuare le informazioni rilevanti nei contenuti testuali. Inizialmente, i risultati della ricerca sono stati forniti da operatori umani. Ma man mano che il Web si espandeva, passando da decine di pagine a milioni, l'automazione diventò necessaria.

I dati continuano a crescere in numero e mole e servono sistemi sempre più veloci e precisi per gestirli, conservarli e reperirli.

Oggigiorno, chiarisce nei suoi blog Daniele Marinelli, imprenditore ed appassionato di metaverso e big data, le applicazioni create utilizzando HADOOP vengono eseguite su set di dati di grandi dimensioni distribuiti su cluster di computer di base. I computer di base sono economici e ampiamente disponibili e sono utili principalmente per ottenere una maggiore potenza di calcolo a basso costo.

Simile ai dati che risiedono in un file system locale di un sistema di personal computer, in Hadoop, i dati risiedono in un file system distribuito detto Hadoop Distributed File system. Il modello di elaborazione si basa sul concetto di “location data" in cui la logica computazionale viene inviata ai nodi del cluster (server) con all’interno i dati. Questa logica computazionale non è altro che una versione compilata di un programma scritto in un linguaggio di alto livello, come ad esempio Java. Tale programma elabora poi i dati archiviati in Hadoop HDFS.

In poche parole Hadoop fornisce memoria virtuale, potenti processori e la capacità di gestire un numero quasi illimitato di attività e lavori simultanei per qualsiasi tipo di dati di grandi dimensioni. Clicca qui per leggere altri articoli di Daniele Marinelli sul progetto Umetaworld.


Come aprire una concessionaria auto

Una concessionaria auto presenta veicoli monomarca, “forniti direttamente ed unicamente dalla casa madre”. Pertanto, una concessionaria fa uso di un “contratto di franchising”. La prima risorsa di cui deve disporre una persona che desidera aprire una concessionaria auto è un capitale da investire. Subito dopo, sarà utile pensare alla redazione di un accurato “business plan”, in cui riportare le risorse economiche destinate all’investimento da effettuare e, allo stesso tempo, le spese che sarà necessario affrontare. Sistemata la parte economica, poi, l'aspirante proprietario della concessionaria dovrà avere a disposizione dei locali adeguati, che siano conformi alle normative in vigore in tema di sicurezza. Dopo aver sistemato i requisiti necessari, si potrà intraprendere l’iter burocratico che porterà all’apertura di una concessionaria auto. Per prima cosa, sarà necessario presentare la “Segnalazione Certificata di Inizio Attività”, la “SCIA” presso il proprio comune, specificando il tipo di commercio che si desidera attivare. Dopo la presentazione di questo documento, si riceverà una ricevuta digitale, così da poter avanzare la propria istanza presso la Camera di Commercio, che ha sede nella provincia di competenza. Attualmente, grazie alla funzione “Comunica”, la procedura per l’apertura di una concessionaria auto è più semplice. Attraverso una semplice iscrizione si otterranno: il numero della partita IVA; l’iscrizione come “commerciante” presso l’INPS della persona che vuole aprire la concessionaria auto; l’iscrizione alla Camera di Commercio, che comporta anche il conseguimento del codice, denominato Repertorio Economico Amministrativo (REA). A queste pratiche burocratiche sarà necessario affiancare anche l’iscrizione all’INPS e all’INAIL dei dipendenti che lavoreranno nella concessionaria auto. Ma esiste anche una sorta di “piano B” per aprire una concessionaria auto in modo più semplice, pratico ed economico. Si tratta del franchising e, decidere di percorrere questa strada, comporta dei benefici importanti. Infatti, il futuro proprietario della concessionaria auto avrà il vantaggio di realizzare un posizionamento nel comparto delle automobili godendo della fama di un brand già conosciuto e con un numero di clienti già al seguito. Affidandosi ad un franchising, sarà necessario soltanto disporre dei locali e versare la quota per l’affiliazione. Infatti, sarà l’azienda che detiene il marchio ad allestire la concessionaria auto, mettendo a disposizione anche i programmi utili per gestire la parte amministrativa dell’intera attività. Tutti i mezzi da esporre nella concessionaria auto saranno messi a disposizione dalla casa produttrice, che disporrà anche di molti incentivi per l’acquisto. Grazie al franchising, anche la pubblicità sarà completamente curata dall’azienda che ha concesso il marchio. Per aprire una concessionaria auto, sarà importante curare in modo preciso l’attività di vendita, che avviene principalmente mediante una relazione “faccia e faccia” con il cliente. Sarà importante disporre di esperienza nel campo delle vendite e competenze nel settore automobilistico, avendo familiarità anche con tutti i componenti di un’auto. componentistica. Infine, dopo aver individuato un target preciso, sarà importante intraprendere una relazione con il cliente, attivando un’azione di fidelizzazione, offrendogli una serie di servizi dedicati completamente a lui.