La strage di Portella della Ginestra

Alessia Bertellini, Alice Bussacchetti e Alessandra Ghizzi (4^E)

Si tratta di un eccidio di manifestanti contadini da parte della banda criminale di Salvatore Giuliano.

CHI FURONO I RESPONSABILI DELLA STRAGE?

Salvatore Giuliano, detto Turiddu o "bandito di Montelepre", sin dal 1943 costituì una banda criminale che estese le sue attività nella Sicilia occidentale, potendo contare sul titolo di copertura di Esercito Volontario per l’Indipendenza della Sicilia (EVIS). Tra i suoi complici si ricordano Ignazio Miceli (capomafia di Monreale) e Benedetto Misanola (definito dai carabinieri “favoreggiatore della mafia di Monreale”).

La carriera criminale di Giuliano comincia nel 1943 uccidendo un carabiniere che vuole fermarlo mentre trasporta sacchi di frumento provenienti dal mercato nero. Fugge e comincia a imperversare tra proprietari terrieri, imprenditori, commercianti, sempre imprendibile.

Nel 1945, in un difficile dopoguerra, entra a far parte dell’EVIS, il braccio armato del movimento indipendentista siciliano che viene, però, sciolto dopo la concessione dell’autonomia alla Sicilia.

Giuliano non depone le armi.

DOVE È AVVENUTA LA STRAGE?

In località Portella della Ginestra, nel comune di Piana degli Albanesi, in provincia di Palermo.

La località fu scelta perché alcuni decenni prima vi aveva tenuto alcuni discorsi Nicola Barbato, una delle figure simbolo del socialismo siciliano.

QUANDO È STATO COMPIUTO L'ECCIDIO?

Un Primo maggio di sangue

Nel 1947, all’apertura del secondo dopoguerra, si torna a festeggiare il 1° maggio, la Festa dei Lavoratori che era stata spostata al 21 aprile, ossia al Natale di Roma, durante il regime fascista.

Il 1° maggio la banda criminale di Salvatore Giuliano spara contro una folla di centinaia di contadini, riuniti per celebrare la Festa dei Lavoratori.

LA STRAGE

La Strage di Portella della Ginestra è universalmente riconosciuta come la prima strage politico-mafiosa della neonata Repubblica Italiana.

Nella storia repubblicana la violenza stragista venne elevata a strumento per esorcizzare il cambiamento e ciò purtroppo diventerà una costante negli anni, fino al 1992-'93.

Il 1° maggio 1947 circa 2000 lavoratori e contadini della Piana degli Albanesi si erano riuniti nella piana di Portella della Ginestra (tra i monti Pizzuto e Kometa) per celebrare la Festa dei Lavoratori, festeggiare la vittoria del Fronte Popolare (l'alleanza tra Partito Comunista Italiano e Partito Socialista Italiano, che alle regionali del 20 aprile aveva vinto le elezioni) e manifestare contro il latifondismo e a favore dell'occupazione delle terre.

In attesa degli oratori ufficiali, un calzolaio di San Giuseppe Jato, Giacomo Schirò, segretario della locale sezione socialista, decise di intrattenere la folla.

Dopo pochi minuti dall'inizio del suo discorso, Salvatore Giuliano e la sua banda cominciarono a sparare sui manifestanti.

Inizialmente gli spari furono scambiati per i tradizionali mortaretti della festa, poi il terrore si impadronì della folla.

La banda sparò sulla folla per circa un quarto d'ora: rimasero uccise undici persone, altre ventisette ferite.

Nel mese successivo, la banda Giuliano incendiò e devastò con mitra e bombe a mano le sedi delle leghe contadine del Partito Comunista Italiano di numerosi comuni della Sicilia (Monreale, Carini, Cinisi, Terrasini, Borgetto, Pioppo, Partinico, San Giuseppe Jato e San Cipirello) provocando in tutto diversi morti e numerosi feriti.

Sui luoghi degli attentati vennero lasciati dei volantini, firmati dallo stesso bandito, che incitavano la popolazione a ribellarsi al comunismo.

Dopo una caccia all'uomo durata molti anni, in seguito all'istituzione del Corpo forze repressione banditismo, il 5 luglio 1950 Giuliano venne trovato e ucciso in circostanze misteriose a Castelvetrano (Tp).

LE MOTIVAZIONI E Il CONTESTO STORICO

Apparve subito chiaro come la strage fosse stata commissionata da esponenti della grande proprietà terriera, della mafia e dei partiti conservatori locali, preoccupati dall'avanzata del Blocco Popolare.

Tuttavia a pagare furono soltanto Salvatore Giuliano e la sua banda: ancora oggi, dopo più di mezzo secolo, nonostante i processi e il lavoro della Commissione Parlamentare Antimafia, non sappiamo con certezza i nomi di chi armò la mano degli assassini.

Ad avvalorare la tesi della strage politico-mafiosa è anche il contesto politico italiano e internazionale che la precede.

Il 1947 fu un anno di svolta: subito dopo la strage, il 13 maggio De Gasperi metteva fine all'esperienza dei governi di unità nazionale, cacciando le sinistre all'opposizione e inaugurando, il 30 maggio, il suo IV esecutivo, che sanciva la fine dell'anomalia italiana dei partiti social-comunisti al governo in un Paese sotto l'egida USA. Parallelamente, in Sicilia il democristiano Giuseppe Alessi varava un governo minoritario appoggiato dai partiti sconfitti alle elezioni del 20 aprile.

LE REAZIONI ALLA STRAGE

La prima reazione alla strage fu lo sciopero generale, indetto dalla CGIL (Confederazione Generale Italiana del Lavoro), che accusò i latifondisti di voler "soffocare nel sangue le organizzazioni dei lavoratori". L'ispettore capo di polizia in Sicilia, Ettore Messana, invece, ridusse il fatto a un episodio circoscritto, di carattere locale.

Il 2 maggio 1947 il ministro dell'interno, il democristiano Mario Scelba, intervenne all'Assemblea Costituente, leggendo il telegramma dell'ispettore e accusando da subito come unici responsabili della strage Salvatore Giuliano e la sua banda.

Saranno giustiziati i componenti della banda di Salvatore Giuliano, ma non lo stesso Giuliano.

Dopo una caccia all'uomo durata molti anni, il 5 luglio del 1950, a 27 anni viene trovato ucciso in un cortile della casa di un avvocato.

LE TESTIMONIANZE E I RACCONTI DEI SOPRAVVISSUTI

Nelle settimane e nei giorni successivi all'eccidio, numerose furono le testimonianze che permisero agli inquirenti di ricostruire la dinamica della sparatoria.

"Mario, cosa ti auguri per il futuro?" [...] "io ci dico alla nuova generazione che noi abbiamo dato sei punti che loro debbono salvaguardare più della sua vita cioè: la costituzione, la libertà, la scuola, la quinta interessante, abbiamo dato il voto alle donne, la sesta... ho detto da noi gli abbiamo consegnato un arma democratica lunga dieci centimetri. Quest'arma dentro non c'ha la pallottola ma c'ha il veleno della mafia...maestro io...viva il futuro di questi giovani che crescono e queste cose non si debbano più ripetere, più queste stragi non si debbano ripetere"

"Mario, io ti ringrazio" "No...guarda anzi, quando è così...io lo faccio sempre per le nuove generazioni che debbono, diciamo, crescere tranquilli con il lavoro e tutte queste cose perché io ci dico a quei là, ai gruppi che avvengono, io li chiamo all'attenzione perché devono andare a votare, il voto è la libertà".

COMMEMORAZIONE

"Come si possono dimenticare questi caduti, questi caduti che io ce l'ho sempre davanti agli occhi, questi caduti che non li come fosse ogni volta che vengo qua o quella visione del 47"

(Mario Nicosia)

Memoriale della strage

Il Memoriale di Portella della Ginestra è un'originale sistemazione naturale-monumentale del luogo, situato nella contrada omonima di Piana degli Albanesi.

La sistemazione monumentale di Portella della Ginestra è un'opera di land art (arte della terra, del territorio) di cui vi sono altri svariati esempi nel mondo. Il Memoriale è stato progettato e realizzato tra il 1979 e il 1980 da Ettore de Conciliis, pittore e scultore, con la collaborazione del pittore Rocco Falciano e dell'architetto Giorgio Stockel.

MASSI COMMEMORATIVI

Tutt'intorno al Memoriale, per un'area di circa un chilometro quadrato, dove vi furono i caduti del 1º maggio 1947, si innalzano grandi massi in pietra locale, alti da 2 a 6 metri, cavati sul posto della pietraia.

Uno di essi è il "masso di Nicola Barbato", da dove il dirigente dei Fasci Siciliani dei Lavoratori era solito parlare alla sua gente.

Altri figurano sinteticamente corpi, facce e forme di animali caduti. In altri due sono rispettivamente incisi i nomi dei caduti e i versi del poeta dialettale Ignazio Buttitta.

FILMOGRAFIA

Salvatore Giuliano

"Salvatore Giuliano" è un film del 1962 di Francesco Rosi. Il film è un'inchiesta sui fatti che hanno condotto alla morte del bandito siciliano Salvatore Giuliano, rinvenuto a Castelvetrano la mattina del 5 luglio 1950. Presentato in concorso al Festival di Berlino 1962, vinse l'Orso d'argento per il miglior regista nonché tre Nastri d'argento.

Segreti di Stato

"Segreti di Stato" è un film del 2003 diretto da Paolo Benvenuti, presentato in concorso alla mostra del cinema di Venezia. La pellicola ricostruisce i fatti riguardanti la strage di Portella della Ginestra, alle porte del paese di Piana degli Albanesi. In particolare si fanno emergere le incongruenze relative alla ricostruzione ufficiale dei fatti, sino a giungere al finale in cui viene rivelato il fitto intreccio di equilibri internazionali passante in Sicilia.

SITOGRAFIA