Giancarlo Siani

Alessandro Picchioni, Mattia Giovanni Gibaldi e Gabriele Zuliani (3^C)

Giancarlo Siani fu un giornalista napoletano che combattè attivamente contro la Camorra, un’organizzazione criminale impegnata nello sfruttamento e danneggiamento dell’economia campana.

Grazie alla pubblicazione dei suoi articoli e alle indagini compiute sul campo Siani riuscì a far luce su numerosi misteri che in quegli anni riguardavano Napoli, riuscendo a smascherare le attività compiute dalla Camorra, che a quel punto fece la propria mossa uccidendolo.

Siani nacque il 19 settembre 1959 da una famiglia della media borghesia. Frequentò il liceo classico Giambattista e già a quel tempo cominciò a interessarsi alla vicenda pubblica, iniziando a partecipare ai gruppi politici di sinistra. Successivamente si unì al gruppo de “I ragazzi del 77”, da cui però si distaccò in un secondo momento preferendo unirsi a gruppi politici non violenti.

Dopo aver conseguito l’esame di maturità con il massimo dei voti, si iscrisse a Sociologia presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II. Ben presto, però, lasciò la facoltà preferendo impegnarsi in ambito sociale, scegliendo la professione del giornalista.

L’impegno giornalistico di Siani iniziò negli anni in cui la Campania era dilaniata da una sanguinosa guerra tra gruppi camorristici.

Giancarlo iniziò la sua carriera come cronista, questo gli fece conoscere la vera realtà della Campania. L’attività come cronista lo portò ad ottenere un posto al giornale locale “Il Mattino”: qui Siani inizia la sua carriera da giornalista.

Ben presto si distinse, nel suo lavoro, per l’impegno e la dedizione che ci metteva perseguendo i suoi obbiettivi e andando dritto al punto.

Giancarlo, però, non era un giornalista come gli altri: infatti, prima di scrivere i suoi articoli compiva approfondite indagini sul campo. Questo lo portò sulle tracce della “Nuova Famiglia”, un’associazione camorrista nata alla fine degli anni settanta che si arricchiva con la vendita di droga e armi a livello internazionale.

All’interno della “Nuova Famiglia”, però, si consumò ben presto una spaccatura, che portò alla divisione dell’associazione camorrista in due clan: quello dei Nuvoletta e quello dei Bardellino.

Siani cominciò ad indagare attorno ai misteri di Torre Annunziata mettendosi sulle tracce di Valentino Gionta, collaboratore di Lorenzo e Angelo Nuvoletta, boss dell’omonimo clan.

Gionta ebbe alcune divergenze con i Nuvoletta, che decisero di organizzare un attentato per ucciderlo.

La "strage di Torre Annunziata" portò alla morte di otto persone.

Gionta non si trovava sul posto quando avvenne l'attentato, ma venne catturato poco tempo dopo e consegnato ai carabinieri. Siani, seguendo tutta la vicenda, scrive un articolo in cui definì l’arresto di Gionta come “il prezzo pagato dai Nuvoletta per giungere a una pace con Bardellino”. Questo era vero in parte in quanto Gionta, agli occhi dei Nuvoletta, era diventa pericoloso, questo portò Siani a suppore che ci fosse stata una collaborazione tra i Nuvoletta e i carabinieri per la cattura di Gionta.

Ben presto il giornalista cominciò a diventare scomodo per la Camorra a causa della pubblicazione di molti articoli su attentati e attività sospette compiute dall’organizzazione criminale. Nasce così l’ipotesi del suo omicidio.

L’atto finale, da parte della Camorra, che portò alla morte di Giancarlo Siani avvenne la sera del 23 settembre 1985. Quella sera Siani venne ucciso a colpi di pistola sotto casa sua, mentre era al volante della sua Mehari verde. Da pochi giorni il giornalista aveva compiuto 26 anni e aveva completato un volume in cui venivano spiegati gli affari camorristici e gli intrighi dietro la strage di Torre Annunziata. Questo libro non è stato mai ritrovato e si suppone che sia stato distrutto dai camorristi.

Da quando Siani venne trovato morto nella sua auto passarono otto anni prima che si scoprissero le cause che avevano portato la Camorra a uccidere il giovane giornalista. Per molto tempo, infatti, i poliziotti sostennero che l’uccisione di Giancarlo non fosse in alcun modo riconducibile alla Camorra, anche se gli articoli scritti da Siani provavano molto bene come ci potesse essere un legame tra la morte del giornalista e l’organizzazione criminale. Le indagini, quindi, vennero abbandonato per molto tempo e solo nel 1993 Armando d’Alterio riprese in mano il caso scoprendo come Gionta si fosse opposto all’uccisione di Siani voluta dai Nuvoletta. Il clan camorrista quindi optò per l’eliminazione di Gionta, facendo supporre a Siani che i Nuvoletta lo avessero venduto ai carabinieri. Una volta eliminato dai giochi l’avversario, i camorristi passarono all’uccisione di Siani, che nel frattempo era divento ancor più pericoloso per gli interessi dell’associazione. Il caso Siani, quindi, venne giudicato come omicidio camorristico e tutti i mandanti e gli esecutori, 11 anni dopo l’omicidio, ricevettero l’ergastolo mentre Gionta venne assolto.

Giancarlo Siani è stato sicuramente un grandissimo giornalista e un grandissimo uomo, che si è battuto con forza e dedizione contro la Camorra affinché si potesse vivere in un modo dove la libertà di stampa, di opinione, di pensiero, di azione e l’importanza della vita umana e del giusto agire fossero il fondamento per un modo migliore.