John Bauer

Chi sarà mai quest'uomo d'altri tempi?

Siamo in un ambito specifico, quello degli illustratori che si sono occupati di fiabe.

Allora bando alle ciance, lui è John Bauer e qui, su la biblioteca delle fiabe, parleremo delle sue illustrazioni.

Per ora invece un po' di biografia:

nacque il 4 giugno 1882 in Svezia (località Jönköping), amava disegnare anche se la sua famiglia e i suoi insegnanti non apprezzavano questa sua inclinazione. Nonostante questo, quando a sedici anni decise di studiare arte, la sua famiglia lo appoggiò. 

Frequentò così l'Accademia delle Arti di Stoccolma - fondata nel 1735 da Carl Gustaf Tessin secondo il modello delle accademie francesi dell'epoca. Non entrò subito in Accademia, poiché troppo giovane, così passò due anni nella scuola per pittori di Kaleb Ahltin finchè, nel 1900 finalmente fu ammesso.

Nel 1903 John iniziò a corteggiare la sua futura moglie che divenne la sua ispirazione per il dipinto a olio "La principessa delle fate".

John visse in Lapponia per un mese, nel 1904, per realizzare immagini per un libro sulla cultura Sami. 

Fu nel 1905 che, lasciata l'accademia, divenne Artista di professione.

Nel 1908 John e sua moglie fecero un lungo viaggio in Italia (Verona - Firenze - Siena - Volterra - Napoli - Capri - Roma). L'arte italiana ispirò il lavoro di Bauer: si dice che il Ghirlandaio di Sandro Botticelli lo ispirò per "La fanciulla del cigno". 

Durante il soggiorno a Roma vi fu un omicidio nel palazzo in cui John e sua moglie abitavano, egli non fu sospettato, ma lo interrogarono per un malinteso e la cosa lasciò nell'artista un brutto ricordo.

Un tragico epilogo 

Nel 1918 John, la moglie e il figlio di tre anni dovevano raggiungere la loro nuova casa a Stoccolma. John desiderava un rinnovamento per sé e la sua famiglia - dall'anno prima il loro matrimonio era in crisi e lui scrisse alla moglie una lettera in cui si espresse sulla possibilità di un divorzio. Di recente c'era stato un incidente ferroviario di cui si era parlato molto. Perciò Bauer decise di viaggiare in barca, prenotando i biglietti per il piroscafo.

Il 19 novembre 1918 la barca fu sovraccaricata di oggetti pesanti e ciò che non entrava nella stiva fu immagazzinato sul ponte senza alcuna misura di sicurezza - si scoprirà poi che la stiva poteva contenere solo un terzo del carico, quindi sul ponte erano stati posizionati i restanti due terzi. 

Il mare era tempestoso e il vento contribuiva a spostare il carico al punto che a un tratto cominciò a cadere fuoribordo destabilizzando ancor più il piroscafo. La nave, a soli 500 metri dal porto successivo, si capovolse e affondò. 

Nessun superstite.

Le superstizioni della gente furono alimentate dai giornali. Si diceva che le mitiche creature delle foreste avessero rivendicato Bauer affondando la nave. Il motivo era collegato al racconto Agneta och sjökungen (Agneta e il re del mare) del 1910 in cui il re del mare attira una fanciulla negli abissi.

Questa immagine dal titolo “La principessa nella foresta” porta la firma di John Bauer, illustratore di cui abbiamo parlato in precedenza su questa pagina.

La fiaba a cui si riferisce viene dalla Svezia ed è intitolata Lilla Rosa och Långa Leda. 

Questa narrazione ha motivi in comune con altre fiabe in cui probabilmente ci siamo imbattuti nell’arco della nostra vita.

Vediamone alcuni in ordine sparso:

Le due fanciulle, sorellastre, una bella e l’altra brutta che, data una certa situazione, si comportano l’una con gentilezza e l’altra sgarbatamente. Perciò, in cambio, l’una diventa ancor più incantevole, l’altra repellente (𝑀𝑜𝑡𝑖𝑣𝑜 𝑝𝑟𝑒𝑠𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑖𝑛 𝑎𝑙𝑐𝑢𝑛𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝐶𝑒𝑛𝑒𝑟𝑒𝑛𝑡𝑜𝑙𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑝𝑜𝑡𝑒𝑡𝑒 𝑙𝑒𝑔𝑔𝑒𝑟𝑒 𝑛𝑒𝑙 𝑣𝑜𝑙𝑢𝑚𝑒 “𝐿𝑒 𝑚𝑖𝑙𝑙𝑒 𝑒 𝑢𝑛𝑎 𝐶𝑒𝑛𝑒𝑟𝑒𝑛𝑡𝑜𝑙𝑎”*, 𝑐𝑖𝑡𝑜 𝑡𝑟𝑎 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑒 “𝑀𝑎𝑟𝑖𝑎 𝑙𝑎 𝐶𝑒𝑛𝑒𝑟𝑒𝑛𝑡𝑜𝑙𝑎” 𝑑𝑖 𝑝𝑟𝑜𝑣𝑒𝑛𝑖𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑐𝑖𝑙𝑒𝑛𝑎)

La donna che, dopo aver dato alla luce un bambino, viene tramutata in animale ed è costretta a vivere lontano da palazzo, in un bosco o in altro ambiente naturale che sia suo habitat (𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑎𝑣𝑣𝑖𝑒𝑛𝑒 𝑝𝑢𝑟𝑒 𝑛𝑒 “𝐿𝑎 𝑚𝑒𝑟𝑎𝑣𝑖𝑔𝑙𝑖𝑜𝑠𝑎 𝑏𝑒𝑡𝑢𝑙𝑙𝑎”, 𝑢𝑛𝑎 𝐶𝑒𝑛𝑒𝑟𝑒𝑛𝑡𝑜𝑙𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙’𝑎𝑟𝑒𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝐶𝑎𝑟𝑒𝑙𝑖𝑎, 𝑎 𝑠𝑢𝑎 𝑣𝑜𝑙𝑡𝑎 𝑡𝑟𝑎𝑑𝑜𝑡𝑡𝑎 𝑒 𝑟𝑎𝑐𝑐𝑜𝑙𝑡𝑎 𝑛𝑒𝑙 𝑚𝑒𝑑𝑒𝑠𝑖𝑚𝑜 𝑣𝑜𝑙𝑢𝑚𝑒 𝑐𝑖𝑡𝑎𝑡𝑜 𝑝𝑜𝑐’𝑎𝑛𝑧𝑖)


In questa fiaba ci sono anche altri elementi come le ossa di animale che si trasformano in un albero magico (𝑢𝑛 𝑚𝑜𝑡𝑖𝑣𝑜 𝑐ℎ𝑒, 𝑠𝑒𝑝𝑝𝑢𝑟 𝑖𝑛 𝑢𝑛 𝑐𝑜𝑛𝑡𝑒𝑠𝑡𝑜 𝑑𝑖𝑣𝑒𝑟𝑠𝑜, 𝑟𝑖𝑡𝑟𝑜𝑣𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑎𝑑 𝑒𝑠𝑒𝑚𝑝𝑖𝑜 𝑖𝑛 “𝑀𝑎𝑟𝑖𝑎 𝑒 𝑙𝑎 𝑠𝑐𝑎𝑟𝑝𝑒𝑡𝑡𝑎 𝑑’𝑜𝑟𝑜”, 𝐶𝑒𝑛𝑒𝑟𝑒𝑛𝑡𝑜𝑙𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑓𝑖𝑙𝑖𝑝𝑝𝑖𝑛𝑒 - 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑟𝑒 𝑢𝑛𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 16 𝑟𝑎𝑐𝑐𝑜𝑙𝑡𝑒 𝑛𝑒𝑙 𝑣𝑜𝑙𝑢𝑚𝑒)

Ma abbiamo anche il canto dell’usignolo e del tiglio. Sì, proprio così, il tiglio è un albero, non è un uccellino, ma in questa fiaba canta.

L’immagine illustrata da Bauer, che ritrae la principessa con l’usignolo, ci porta nella visione di questo artista; possiamo immergerci nella fiaba attraverso ciò che egli ha immaginato ed essere accompagnati da queste forme e questi colori nell’atmosfera di questa narrazione ricca di scene, suggestioni, trasformazioni e percorsi di vita e di morte.

L’argomento di questo paragrafo è il suo metodo di lavoro. 

Ricordiamo che le sue illustrazioni sono nate nei primissimi anni del  Novecento. 

Veniamo al punto: John disegnava i suoi schizzi su qualsiasi supporto avesse a tiro, come ad esempio un pezzo di carta usato o il retro di una busta. I suoi schizzi preliminari erano delle dimensioni di un francobollo e si trovavano uno accanto all’altro, come le vignette di un fumetto. In queste micro-scene Bauer cercava la composizione dell’opera ma anche la sua potenza evocativa, provava ad evocare un sentimento in quello spazio, in quei contorni. 

Molti dei suoi schizzi non sono stati elaborati ed è raro che una sua bozza diventi un’illustrazione senza subire un processo trasformativo accurato.

Infatti John, quando si rendeva conto che lo schizzo aveva del potenziale, cominciava ad aumentarne gradualmente le dimensioni e aggiungeva colore e dettagli. 

Possiamo trovare varie versioni di una stessa illustrazione, dipinte anche a distanza di anni.

Il metodo di lavoro di Bauer è accurato e allo stesso tempo faticoso. Egli lavorava incessantemente, facendo fatica a lasciare un’illustrazione prima di averla terminata. 

A volte lavorava molto intensamente, altre volte si sentiva completamente vuoto.

Ecco quindi un estratto da una lettera di John Bauer alla moglie:

“𝑀𝑖𝑎 𝑐𝑎𝑟𝑎 𝐸𝑠𝑡ℎ𝑒𝑟 […] 

𝐻𝑜 𝑑𝑖𝑓𝑓𝑖𝑐𝑜𝑙𝑡𝑎̀ 𝑎 𝑙𝑎𝑣𝑜𝑟𝑎𝑟𝑒. 𝑃𝑟𝑒𝑓𝑒𝑟𝑖𝑠𝑐𝑜 𝑝𝑎𝑠𝑠𝑒𝑔𝑔𝑖𝑎𝑟𝑒 𝑛𝑒𝑖 𝑏𝑜𝑠𝑐ℎ𝑖 𝑐𝑜𝑛 𝑖𝑙 𝑚𝑖𝑜 𝑐𝑎𝑔𝑛𝑜𝑙𝑖𝑛𝑜. 𝑇𝑎𝑔𝑙𝑖𝑜 𝑙𝑎 𝑚𝑖𝑎 𝑙𝑒𝑔𝑛𝑎 𝑒 𝑠𝑝𝑎𝑙𝑜 𝑙𝑎 𝑠𝑡𝑟𝑎𝑑𝑎 𝑝𝑒𝑟 𝑖𝑙 𝑓𝑖𝑒𝑛𝑖𝑙𝑒 𝑒 𝑖𝑙 𝑐𝑎𝑝𝑎𝑛𝑛𝑜𝑛𝑒. 𝐶'𝑒̀ 𝑢𝑛𝑎 𝑝𝑖𝑐𝑐𝑜𝑙𝑎 𝑝𝑖𝑙𝑎 𝑞𝑢𝑖 𝑠𝑢𝑙 𝑡𝑎𝑣𝑜𝑙𝑖𝑛𝑜 𝑎𝑐𝑐𝑎𝑛𝑡𝑜 𝑎 𝑚𝑒. 𝐸̀ 𝑢𝑛 𝑚𝑢𝑐𝑐ℎ𝑖𝑜 𝑑𝑖 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑜𝑠𝑖𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖. 𝐴𝑛𝑡𝑖𝑐ℎ𝑖 𝑢𝑚𝑎𝑛𝑖, 𝑎𝑛𝑔𝑒𝑙𝑖, 𝑑𝑖𝑎𝑣𝑜𝑙𝑖, 𝑡𝑟𝑜𝑙𝑙, 𝑔𝑖𝑔𝑎𝑛𝑡𝑖, 𝑑𝑟𝑎𝑔ℎ𝑖, 𝑝𝑟𝑖𝑛𝑐𝑖𝑝𝑒𝑠𝑠𝑒, 𝑚𝑎𝑟𝑖𝑛𝑎𝑖, 𝑒𝑐𝑐. 𝐻𝑜 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑠𝑜 𝑒𝑠𝑒𝑔𝑢𝑖𝑟𝑙𝑖 𝑠𝑢 𝑓𝑜𝑔𝑙𝑖 𝑎𝑢𝑡𝑜-𝑝𝑟𝑒𝑝𝑎𝑟𝑎𝑡𝑖. 𝐴𝑣𝑒𝑣𝑜 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝑟𝑒𝑎𝑙𝑖𝑧𝑧𝑎𝑟𝑙𝑖 𝑎 𝑐𝑜𝑙𝑜𝑟𝑖, 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑐𝑜𝑠𝑎 𝑡𝑟𝑎 𝑙𝑎 𝑝𝑖𝑡𝑡𝑢𝑟𝑎 𝑒 𝑖𝑙 𝑑𝑖𝑠𝑒𝑔𝑛𝑜. 𝑀𝑎 𝑛𝑜𝑛 𝑖𝑛𝑖𝑧𝑖𝑜 𝑚𝑎𝑖 𝑐𝑜𝑛 𝑙'𝑒𝑠𝑒𝑐𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒. 𝑁𝑜𝑛 𝑠𝑜 𝑑𝑎 𝑑𝑜𝑣𝑒 𝑐𝑜𝑚𝑖𝑛𝑐𝑖𝑎𝑟𝑒. 𝑁𝑜𝑛 𝑠𝑒𝑚𝑏𝑟𝑎 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑠𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑎𝑣𝑒𝑠𝑠𝑖 𝑡𝑒𝑚𝑝𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝑙𝑎𝑣𝑜𝑟𝑎𝑟𝑒? 𝑆𝑒𝑑𝑒𝑟𝑠𝑖 𝑑𝑒𝑛𝑡𝑟𝑜 𝑖𝑛 𝑝𝑎𝑐𝑒 𝑒 𝑡𝑟𝑎𝑛𝑞𝑢𝑖𝑙𝑙𝑖𝑡𝑎̀ 𝑒 𝑔𝑖𝑜𝑐ℎ𝑒𝑟𝑒𝑙𝑙𝑎𝑟𝑒 𝑐𝑜𝑛 𝑢𝑛𝑎 𝑐𝑜𝑠𝑎. 𝐿'𝑖𝑚𝑚𝑎𝑔𝑖𝑛𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑠𝑖 𝑛𝑢𝑡𝑟𝑒 𝑞𝑢𝑜𝑡𝑖𝑑𝑖𝑎𝑛𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑒 𝑜𝑐𝑐𝑎𝑠𝑖𝑜𝑛𝑎𝑙𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑓𝑜𝑟𝑒𝑠𝑡𝑎. 𝐸 𝑙𝑎 𝑝𝑖𝑙𝑎 𝑠𝑢𝑙 𝑡𝑎𝑣𝑜𝑙𝑜 𝑐𝑟𝑒𝑠𝑐𝑒. …”

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informazioni tratte dal sito del Jönköpings läns museum  

immagine dal sito nationalmuseum.se


Ecco in particolare di qualche aspetto relativo al colore in relazione anche alle richieste del mercato. 

Forse i non addetti ai lavori sono inclini a pensare che un illustratore sia libero di dar sfogo alla fantasia quando si tratta di rappresentare un soggetto - magari si pensa che possa far tutto ciò che vuole purché ovviamente l’immagine sia coerente con ciò che va a mostrare. Ma in realtà ci sono anche altri vincoli legati alla possibilità di riprodurre l’immagine attraverso mezzi tipografici e ovviamente non vanno dimenticati i costi relativi a questa produzione.

Inoltre, quando un lavoro è su commissione, c’è una scadenza. E vi sono tecniche che richiedono più tempo di altre.  Ecco, l’illustratore deve tener conto anche di questi fattori. Anche Bauer lo fece.  Ecco quindi alcune informazioni in merito.

Fin da piccolo John dovette adattare le sue illustrazioni alla tecnica di stampa contemporanea. La quadricromia era costosa, quindi le illustrazioni erano realizzate in un colore più il nero.  Man mano che il processo si sviluppava e le sue opere diventavano sempre più richieste, le sue immagini furono infine stampate a colori.

I dipinti più noti di Bauer sono i suoi acquerelli: quando illustrava per libri e riviste alternava acquarelli e gouache

Quando creava illustrazioni essi erano talvolta mescolati, poiché aveva bisogno sia della velocità dell'acquarello che del contrasto e dell'impasto forniti dalla tempera. 

Questi supporti idrosolubili e ad asciugatura rapida hanno permesso a Bauer di lavorare sulle sue illustrazioni fino all'ultimo minuto prima della scadenza, cosa che era incline a fare.

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Alcune delle info riportate sono tratte, come la foto, dal libro John Bauers fotspår di Claes Corin.