Sessione poster
1. School of Sciences and Technology, University of Camerino, Geology division.
Corresponding email: annalisa.boniello@unicam.it
Keywords: teaching, geosciences, virtual worlds.
Today, virtual worlds represent an innovative strategy and an educational opportunity to learn in a socially interactive learning community and in a immersive environment. To experience this approach, this research aims at introducing digital contents in geosciences and, in particular, to address the theme of volcanic hazard, taking as an example the area of the Phlegraean fields (Napoli, Italy).
The project makes use of a MUVE (multi user virtual environment), addressed to students of various ages (13-15 and 15-18 years old). A virtual island, called UNICAMearth, was created in 3d on the University of Camerino server, using the software open SIM and the singularity viewer. Through an online access, using a role play, learners go through activities built using inquiry based science education (IBSE) with a adaptive path. Students, in a serious game, must pass ability and expertise steps/tests, solving paths and pre- and post-tests. By following the path and answering to tasks and questions, they acquire scientific skills.
The simulations in virtual environments recreates contexts similar to reality, which can be used to study an area and its transformations with time. For example, it is possible to recreate in 3d environments a volcanic environment, where the student as an avatar, can learn with an immersive training the different types of volcanoes, simulate volcanic eruptions and earthquakes, to understand which events may occur in an area at risk of eruption. The first of these paths is currently being tested in the secondary schools of grade I and grade II of the Napoli area. The path is divided into 6 areas of investigation: the distribution of volcanoes, interior structure of the earth and the formation of magma, the classification of volcanoes and eruptions, igneous rocks, volcanic phenomena in the Solfatara and the volcanic history of the Phlegraean fields. In each area there are animations and interactive chats. In this way the student plays the role of a scientist - a geologist studying a volcano. Experimentation has shown that students learn in a more engaging way by using these environments, especially if they can be changed by the user.
1. I.C “Alighieri”, Scuola secondaria di primo grado “Ottolini”, Rescaldina (Mi).
2: School of Science and Technology, Geology Division, University of Camerino.
Corresponding email: pieraciceri@alice.it
Keywords: Scienze polari, Teatro scienza, Laboratori didattici.
Spesso i percorsi di scienze vengono proposti agli studenti seguendo l’organizzazione per nuclei tematici suggerita dal libro di testo. A questa si agganciano esempi di collegamenti con la realtà, disciplinari e solo a volte interdisciplinari. In questo progetto l’ottica è stata ribaltata.
Partendo dalle testimonianze di esploratori e ricercatori polari gli allievi sono stati coinvolti in attività hands-on e in role plays e sono diventati essi stessi gli sceneggiatori di un copione teatrale. E così la mirabolante avventura di E. Shackleton e della sua nave Endurance (1914/16) intrappolata dai ghiacci antartici è diventata il pretesto per imparare come si forma il pack, in cosa si differenzia dal ghiaccio continentale, quali dati può fornire quest’ultimo sul clima del passato, come si originano le correnti oceaniche, quale relazione esiste tra l’inclinazione dei raggi solari e i climi polari, come spiegare la durata notte-dì a diverse latitudini o per comprendere alcuni fenomeni termici legati agli adattamenti degli organismi polari.
Il teatro è stato il luogo per “mettere in scena” alcuni degli esperimenti effettuati nelle lezioni di scienze ma anche per spiegare le attuali ricerche compiute nelle zone polari e la loro importanza per la ricostruzione del passato della Terra.
In questo lavoro viene messo in evidenza “un percorso” proprio perché spesso a scuola è soprattutto quello che è importante più del prodotto finale. Un percorso che è partito, con la collaborazione delle insegnanti di lettere e geografia, dalla lettura di diari di esploratori del Polo a cui sono state agganciate attività di laboratorio riguardanti le Scienze Polari e una riflessione sull’utilità della ricerca in Antartide e che si è concluso con l’allestimento di uno spettacolo teatrale realizzato dagli alunni di due prime classi di una scuola secondaria di primo grado. Lo spettacolo, realizzato con la collaborazione del Piccolo Teatro di Milano e dell’associazione Scienza Under 18, è stato rappresentato per altre scolaresche in occasione dell’evento “La Statale incontra la scuola” presso l’Università
Statale di Milano e all’Auditorium del Comune della scuola per la cittadinanza.
Questo percorso mette in evidenza come approcci alternativi come quelli del teatro scienza possano veicolare, in maniera efficace, contenuti scientifici non solo all’interno del gruppo classe ma anche nella comunità locale. La storia avvincente facilita il coinvolgimento e il teatro l’immedesimazione. La messa in scena richiede un uso attento della parola: agli studenti è richiesto di saper suscitare curiosità e interesse attorno ai temi scientifici proposti e di saperli presentare utilizzando un linguaggio che si mantiene in equilibrio tra rigore e semplicità.
Infine a teatro è permesso mettere in scena il valore universale della ricerca e della scienza promuovendo l’educazione scientifica nel senso più ampio.
1. collaboratrice C.R.E.A. 2 funzionario responsabile C.R.E.A.
Corresponding email: luriboni@libero.it
Keywords: ecological footprint, carbon footprint.
Atmosfera, idrosfera, geosfera, biosfera: basta poco per turbare il difficile equilibrio che mantiene in salute il nostro pianeta. I nostri consumi quotidiani possono provocare cambiamenti climatici e mettere a rischio le riserve di acqua utilizzabile. Per far sì che sulla terra la vita continui bisogna partire dalla consapevolezza che “siamo tutti sulla stessa barca”: dobbiamo individuare i problemi e cercare di risolverli con una progettualità diffusa e una condivisione di significati. Il C.R.E.A. (Centro Regionale Educazione Ambientale) del Comune di Pavia, è un organismo di riferimento per l’educazione ambientale. Innumerevoli progetti e attività sono offerti alle scuole e ai cittadini, con lo scopo di favore buone pratiche per uno stile di vita più sostenibile. Da anni collabora con l’Università di Pavia e con l’ANISN (Associazione Nazionale Insegnanti Scienze Naturali). Il progetto “Star bene” invita gli studenti di scuole di diverso ordine e grado a riflettere criticamente sulle conseguenze del proprio stile di vita attraverso laboratori interattivi, con l’utilizzo di giochi, per i più piccoli, di semplici fogli di calcolo e/o di siti Web. Sono state calcolate: l’impronta ecologica (ecological footprint), la superficie di terra e acqua necessaria per rigenerare le risorse consumate da una
popolazione umana e per assorbire i rifiuti prodotti, l’impronta di carbonio (carbon footprint), la misura in unità di anidride carbonica dell’impatto che le attività umane hanno sull’ambiente in termini di ammontare di gas serra prodotti, e l’impronta idrica (water footprint), la quantità di acqua consumata da un processo, un ente o una nazione. Nell’anno scolastico 2013-2014 sette classi quinte elementari e tre seconde medie hanno partecipato ai laboratori. Con gli alunni
della scuola elementare è stato realizzato un gioco a squadre: “La mia piramide per la salute della terra”. Ogni squadra deve rispondere a domande sui gruppi di alimenti, sull’alimentazione mediterranea, sull’impronta ecologica, sulle conseguenze legate a una impronta eccessiva. Ogni risposta esatta dà diritto a una scheda raffigurante la porzione i un alimento o a un jolly con cui si possono “comprare” porzioni dei diversi gruppi. Sul retro di ogni scheda sono
scritte le diverse impronte: ecologica, della CO2, dell’acqua. Le squadre devono costruire una piramide con le porzioni dei diversi gruppi che un bambino/a di 10 anni mangia in un giorno. Una volta completata la piramide bisogna girare le carte e calcolare le impronte relative alla dieta giornaliera. Vince chi ha la piramide più equilibrata, ricca di frutta e verdura colorate, e con l’impronta minore.
http://www.comune.pv.it/site/home/canali-tematici/ambiente-e-territorio/c.r.e.a./
1. Dipartimento di Scienze della Terra “A. Desio”, Università degli Studi di Milano. 2. Liceo Scientifico “Giordano Bruno”, Melzo (MI).
Corresponding email: mauro.giudici@unimi.it
Keywords: geoscienze, didattica, metodologie.
La ricchezza delle Geoscienze, che utilizzano una vasta gamma di metodologie di indagine per lo studio del pianeta Terra e che hanno un ampio spettro di applicazioni, non è facilmente valorizzabile nell’ambito delle attività previste dai programmi ministeriali. Per questo, numerose attività di carattere seminariale o dimostrativo vengono organizzate in collaborazione tra le scuole medie secondarie superiori e gli Atenei.
A partire dal 2007, e poi regolarmente dall’A.S. 2009/10, in collaborazione tra l’Università degli Studi di Milano e il Liceo Scientifico “G. Bruno” di Melzo (MI) è stata svolta un’attività per familiarizzare gli studenti con la conoscenza della geofisica, e in particolare dei suoi aspetti applicativi. Il progetto, che nell’A.S. 2011/12 è stato inserito anche nel POF dell’istituto scolastico, prevede: (1) una lezione introduttiva di carattere seminariale sulla geofisica e in particolare sui suoi aspetti applicativi per indagini a piccola profondità; (2) l’esecuzione di misure geoelettriche, sismiche e magnetiche dimostrative nel prato della scuola; (3) una lezione in cui vengono presentati e discussi i risultati delle misure eseguite dagli studenti. La realizzazione del progetto ha previsto la partecipazione e la collaborazione: (a) di dottorandi, assegnisti di ricerca e ricercatori dell’Università degli Studi di Milano a supporto della giornata dedicata alla esecuzione delle misure sul terreno; (b) di docenti di diverse materie, prevalentemente scientifiche, del Liceo “G. Bruno”, per permettere ai ragazzi di diverse classi di partecipare alle attività. Con alcune classi è stata svolta anche un’ulteriore attività di approfondimento delle metodologie di studio proprie delle Geoscienze, consistente in una visita guidata dei laboratori analitici del Dipartimento di Scienze della Terra, affiancata da una esercitazione di osservazione di minerali e rocce in campioni macroscopici ed al microscopio. Il riscontro è in generale positivo, in quanto i ragazzi da un lato possono familiarizzare con alcuni argomenti meno conosciuti e meno approfonditi delle Geoscienze e dall’altro entrare in contatto con aspetti meno “astratti” e più “concreti” di discipline scientifiche, che spesso vengono viste dai ragazzi come “aride” e poco attraenti. Si ritiene quindi che questo tipo di attività possa effettivamente fornire un contributo alla diffusione della cultura scientifica e più in particolare delle Geoscienze tra le giovani generazioni.
Scuola di Scienze e Tecnologie, sezione di Geologia, Università di Camerino.
Corresponding email: lorenzo.lancellotti@unicam.it
Keywords: web, docenti, geoscienze.
In prevalenza gli insegnanti di scienze naturali della scuola secondaria sono biologi e solamente una piccola parte sono geologi (Costa & Zauli, 1982). Questa formazione disciplinare e le poche ore di lezioni a disposizione, hanno portato a sacrificare l’insegnamento delle scienze della Terra a favore di biologia e chimica (Massa & Pedemonte, 1983). Il presente progetto ha lo scopo di fornire un supporto agli insegnanti di scienze delle scuole secondarie che non
sono geologi, al fine di rafforzare la loro sicurezza verso questa disciplina.
Nel web sono presenti numerosi strumenti virtuali per l’insegnamento delle scienze della Terra, ma sono per lo più in inglese e non sembrano essere ben conosciuti e sfruttati dai docenti italiani. Quindi gli scopi di questa ricerca sono: 1) valutare la necessità di uno strumento web in italiano per insegnanti di scienze della Terra, 2) selezionare i temi principali che dovrebbe contenere, 3) sviluppare lo strumento nel complesso, 4) valutare la sua utilità.
Il progetto è creare lezioni virtuali che siano una sorta di meta contenitore per gli strumenti didattici di scienze della Terra più interessanti e utili, adattati al sistema scolastico italiano.
Nella prima fase del progetto è stato formulato un questionario per indagare l'utilizzo delle attività multimediali nel campo delle scienze della Terra nella scuola secondaria e per selezionare i relativi argomenti di maggior interesse per gli insegnanti. Il campione è stato il gruppo di docenti che ha iscritto la propria scuola all’edizione 2012 delle Olimpiadi di Scienze Naturali (più di 350).
Sulla base dei primi risultati è stato progettato un sito web, il più possibile rispondente alle esigenze mostrate dagli insegnanti. A tale proposito è stato creato materiale ad hoc ed è stato raccolto quello già esistente nel web, che meglio si adatta alle necessità degli insegnanti. I criteri di selezione sono stati: la validità scientifica, la facilità di utilizzo, le esigenze economiche e logistiche, il legame con la vita quotidiana e con il territorio.
L'unità didattica sulla tettonica delle placche è stata la prima ad essere caricata sul sito; quindi un questionario di gradimento è stato inviato agli insegnanti registrati. Il campione ha fornito una valutazione nel complesso positiva, dichiarando di trovare il sito utile per aumentare il proprio background geologico e di volerlo estendere ad altri argomenti.
Dopo la fase di sperimentazione altre tre unità didattiche sono state caricate e attualmente sono in valutazione da parte di insegnanti in servizio, per estrapolare l’utilità e l’efficienza dell'intero sito. Al termine del presente anno scolastico seguiranno i risultati di questa ultima parte dell’indagine.
1. School of Science and Technology, Geology Division, University of Camerino, Camerino (MC), Italy.
Corresponding email: lorenzo.lancellotti@unicam.it, maddalena.macario@unicam.it
Keywords: Darwin, geo-esplorazioni, IBSE
Forse i più non sanno che Charles Darwin fu prima di tutto un geologo, come egli stesso si definì nei suoi taccuini “Io, un geologo…”(Darwin, 1838).
Fu proprio la passione per le scienze della Terra che gli permise di osservare l’ambiente con lo sguardo attento alle trasformazioni, consentendogli di elaborare la teoria dell’evoluzione.
In questo poster si presentano due elaborazioni sperimentali che Darwin condusse per risolvere questioni geologiche. Da un lato egli misurò la profondità alla quale si trovavano i coralli negli atolli (Darwin, 1842), per poterne definire il meccanismo di formazione, mentre dall’altro misurò la velocità dell’erosione di depositi gessosi, per datare l’età delle scogliere del Sud Est britannico “recuperando” tempo profondo, necessario ai tempi dell’evoluzione (Darwin,
1859; Burchfield, 1974).
I due esperimenti sono proposti in modo semplificato, con materiale di semplice reperibilità. L’approccio utilizzato è quello IBSE (Bybee et al., 2006), nel quale lo studente si comporta da geoinvestigatore, mentre l’impiego di documenti originali e risorse multimediali (Google Earth; DVD “Nel giardino di Darwin”, 2010) rende l’attività fruibile anche nel contesto CLIL (Coyle et al., 2010)
Di seguito sono sintetizzati i due laboratori didattici.
Darwin e il problema dell’origine degli atolli corallini
L’esperimento simula quanto realizzarono Darwin e Fitzroy, per provare che i coralli non crescono oltre ad una certa profondità. Le misure compiute servirono per dimostrare che i coralli si formano a basse profondità e lentamente sprofondano e non, come si credeva allora, sul fondo del mare per poi risalire spinti dai vulcani sottomarini. Gli alunni realizzano uno scandaglio con una vasca piena d’acqua, dello spago e un peso. Con questo modello, sono invitati a eseguire rilevamenti sulle profondità dei diversi tipi di fondale e a compiere deduzioni su quali ospitino i “coralli” vivi.
Darwin e il dilemma del tempo geologico
Attraverso alcune osservazioni sulle formazioni geologiche dei terreni circostanti la sua abitazione di Down House, e alcuni assunti sulla loro velocità di erosione, Darwin calcolò che il tempo necessario alla formazione delle scogliere gessose dei South Downs doveva essere estremamente lungo, circa 300 milioni di anni. Pertanto l’età della Terra doveva essere di sicuro maggiore. Solo un tempo così lungo poteva dare ragione del lento svolgersi dei processi evolutivi attraverso la selezione naturale.
Gli alunni ripercorrono, attraverso un semplice esperimento di corrosione di una roccia calcarea con soluzione acida, il concetto che sta alla base del calcolo utilizzato da Darwin, mettendo in evidenza quali sono i punti critici del ragionamento e venendo condotti alla scoperta della necessità di una datazione relativa e assoluta delle rocce.
1. Associazione IL GECO, 2. Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Milano. 3. Scuola dell’infanzia Alessandrini di Zibido San Giacomo.
Corresponding email: aemerlini@gmail.com
Keywords: bambini, geoscienze, didattica, laboratori, sperimentazione, apprendimento.
Il progetto didattico “Scuola Terra e Fantasia” nasce dalla collaborazione tra il mondo universitario, quello della professione del geologo e le scuole statali; da questa unione è nata l’associazione IL GECO, una collaborazione tra geologi e insegnanti che propone alle scuole di ogni ordine e grado tematiche di carattere scientifico. L’associazione IL GECO si sviluppa dalla passione per la geologia e dalla consapevolezza della necessità di un coinvolgimento più dinamico degli studenti verso le materie scientifiche e in particolare verso le scienze della Terra; una disciplina estremamente complessa e di fondamentale importanza nella vita dell'uomo. Da esse, e in particolare dalla geologia, dipende anche una parte importante della qualità della vita di un'intera comunità, grande o piccola che sia. Purtroppo questo concetto spesso non è percepito né dalla popolazione né dalle pubbliche istituzioni; ne sono un triste esempio le immani catastrofi naturali a cui si assiste sempre più spesso e in cui l’uomo, con il suo sfruttamento sconsiderato del suolo, è l’unico vero responsabile. La geologia deve essere spiegata e raccontata alla popolazione per riuscire a fare quel grosso cambio di mentalità che permetterà ai singoli individui e alla comunità intera di sintonizzarsi sui tempi e i modi in cui la Terra evolve. Per ottenere questi importanti obiettivi è necessario educare, fin dalla più tenera età, il cittadino a comportamenti “ambientalmente corretti”.
In particolare il progetto “Scuola Terra e Fantasia” è stato sperimentato per un periodo di tre mesi alla scuola materna Alessandrini di Zibido San Giacomo di Milano. Con questo progetto si è voluto sfidare l’abitudine di rimandare tematiche di carattere scientifico in età esclusivamente scolare. I bambini fino ai 5 anni di età sono generalmente più liberi da stereotipi e preconcetti e maggiormente predisposti al contatto con la natura e l’ambiente circostante facilitando il processo di comprensione e assimilazione di esperienze anche molto complesse. La base quindi del progetto “Scuola Terra e Fantasia” è stata la sperimentazione sfruttando gli ambienti circostanti come laboratorio nel quale verificare tutti quei concetti alla base di un corretto approccio scientifico.
Le scienze della terra nelle scuole dell'infanzia sono state introdotte in modo semplice con l’ausilio di un personaggio, Mariolino, creato appositamente per far rispecchiare ogni bambino nelle sue esperienze. Mariolino è stato introdotto tramite il racconto del suo viaggio molto particolare, che parte dal pianta Terra verso l’intero Sistema Solare per andare a scoprire quale sarà il pianeta in cui vorrà fermarsi. In ogni sua tappa Mariolino propone sempre attività differenti da realizzare con i materiali che ci circondano e chiede sempre ai bambini di verificare anche le cose più ovvie tramite la percezione sensoriale che costituisce la base del programma didattico e favorisce la manipolazione dei materiali a disposizione.
1. Scuola di Scienze e Tecnologie, sezione di Geologia, Università di Camerino. 2. ANISN –Valle d’Aosta.
Corresponding email: eleonora.paris@unicam.it
Keywords: didattica, scuole-università, rete.
La comprensione del sistema Terra contribuisce alla formazione della coscienza ambientale tra i giovani che, come futuri cittadini, con le loro azioni determineranno la qualità dell’ambiente e della vita sul Pianeta. La conoscenza dei fenomeni naturali permette una migliore prevenzione dei rischi e una riduzione dei danni alle persone e alle cose, mentre la consapevolezza della fragilità del Pianeta suggerisce un uso più sostenibile delle risorse e un’attenzione
all’inquinamento ambientale. È quindi necessario migliorare la sensibilità dei giovani verso questi temi, aumentando l’interesse verso le Scienze della Terra lungo tutto il curriculum scolastico tramite uno studio attivo, evidenziando i riscontri e le implicazioni per l’ambiente naturale e la vita dell’uomo.
Cosa può fare l’insegnante per affrontare questi temi? Può: a) utilizzare metodi e materiali ben testati e sperimentati, ma disponibili spesso solo in inglese sul web e difficilmente esportabili, b) creare e sperimentare percorsi e materiali propri. In ambedue i casi, gli insegnanti sono lasciati da soli a investigare, testare, sviluppare ed applicare, con spreco di energie e tempo, che spesso porta a rinunciare alla sperimentazione. Alcune Università, Musei e enti di ricerca hanno
attivato progetti didattici e attività per le scuole. Questo sforzo individuale è lodevole, ma non più sufficiente: i fondi sono pochi, ma soprattutto le iniziative, seppur utili e coinvolgenti sono spesso locali, si concludono e purtroppo si perdono. Bisogna ottimizzare il lavoro svolto da singoli gruppi pubblicizzandolo, come in una cassa di risonanza, in modo che il lavoro di pochi sia un beneficio per tutti. È necessario costruire delle relazioni concrete tra i vari attori, per
facilitare lo scambio di risorse, conoscenze e competenze, da condividere con scuole, insegnanti, educatori.
L’Università di Camerino, ha creato il gruppo UNICAMearth, che svolge ricerca e divulgazione nell’ambito delle scienze della Terra e collabora con le scuole, con attivita’ specificamente dedicate agli insegnanti e un dottorato di ricerca in “Teaching Earth Sciences”, ha un sito web e una mailing list per divulgare le iniziative. UNICAMearth ha lanciato una proposta che e’ stata raccolta da alcuni gruppi di ricerca (UNIMI, UNIPI, UNITO, UNIUD, INGV,...). A luglio 2013, al workshop di Camerino, è stata lanciata la creazione di EARTH-NET, una rete nazionale per la didattica delle Scienze della Terra, che nasce per “avviare sinergie di risorse umane e scientifiche con lo scopo di promuovere la cultura delle Scienze della Terra, con particolare attenzione al tema dei rischi naturali, tra gli studenti di Istituzioni scolastiche del territorio”. Il successo del meeting di LE GEOSCIENZE A SCUOLA di Pisa 2013 e la nuova edizione di Milano 2014 sono la dimostrazione che c’è interesse a “FARE RETE”.
Pelfini M.*, Bollati I., Zucali M.
Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Milano.
Corresponding email: manuela.pelfini@unimi.it
Keywords: Geoscienze, itinerari didattici, attività in campo.
Lo scopo di questo lavoro è di raccogliere alcune applicazioni didattiche predisposte e sperimentate, aventi come
obiettivo l’osservazione e la comprensione dell’evoluzione del rilievo e del paesaggio geografico fisico a diverse scale
spaziali e temporali, mediante contatto diretto con la realtà geologico-geomorfologica. Molte delle attività realizzate
sono state testate su vari campioni di studenti della scuola secondaria: i) attraverso l'osservazione di pareti rocciose,
attrezzate per l’arrampicata sportiva, la cui struttura condiziona le tecniche di progressione, sono stati proposti approcci
per la comprensione sia dei litotipi sia delle forme erosionali di origine glaciale su cui le stesse sono impostate (Bollati
et al., 2014); ii) l’analisi della morfologia e dei depositi fluviali in siti didatticamente strategici ha rappresentato lo
strumento per un approccio alla paleogeografia, al controllo strutturale e al modellamento fluviale (Bollati et al., 2011);
iii) itinerari in ambiente alpino e appenninico si sono rivelati uno strumento chiave in termini di attività didatticolaboratoriali
sul terreno. L’applicazione di tecniche dendrocronologiche semplificate su scansione di campioni lignei
prelevati da alberi ubicati su depositi di diversa origine hanno favorito una miglior comprensione dei processi di
modellamento del territorio e dei tempi di evoluzione del paesaggio (es. Garavaglia & Pelfini, 2011; Bollati et al.,
2011). Il collegamento con i concetti di pericolosità geomorfologica ha rappresentato inoltre un’occasione per
l’educazione al rischio geologico (Bollati et al., 2013).
Bollati I., Pelfini M., Pellegrini L., Bazzi A. & Duci G. 2011. Active geomorphosite and educational application: a
didactical itinerary along Trebbia river (Northern Apennines Italy). In: Reynard E. & al. Eds., Les géosciences au
service de la société. Géovision, 37, 219-234.
Bollati I., Pelfini M. & Smiraglia C. 2013. Assessment and selection of geomorphosites and itineraries in the Miage
glacier area (Western Italian Alps) according to scientific value for tourism and educational purposes. Environmental
Management, 51(4), 951-967.
Bollati I., Zucali M., Giovenco C. & Pelfini M. 2014. Sport climbing sites as a new approach for education in Earth
Sciences: scientific representativeness of Montestrutto area (Austroalpine Domain, Piemonte, Italy). Italian Journal of
Geosciences. doi: 10.3301/IJG.2013.24.
Garavaglia V. & Pelfini M. 2011. Glacial geomorphosites and related landforms: a proposal for a
dendrogeomorphological approach and educational trails. Geoheritage, 3(1), 15-25.
Rend. Online Soc. Geol. It., Suppl. n. 1 al Vol. 31 (2014) CONGRESSO SGI-SIMP 2014
© Società Geologica Italiana, Roma 2014
808
Canale Geotube
Porta M.1-3, Grieco G.2, Merlini A.*3
1. Liceo “A. Banfi” Vimercate, MB. 2. Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Milano. 3Associazione “Il Geco”, Milano.
Corresponding email: aemerlini@gmail.com
Keywords: Geoscienze, misconcezioni, video, media.
Le Geologia è una Scienza poco conosciuta al grande pubblico e che genera l’accumulo di una serie di
misconcezioni errate. Una delle criticità che abbiamo evidenziato, sulla base di pluriennali studi dei risultati di
apprendimento degli studenti in uscita dalle scuole secondarie in termine di competenze nella lettura e nella gestione
dei territorio, è da attribuirsi ad una didattica della disciplina di tipo “statico”, decontestualizzata e che promuove un
tipo di apprendimento nozionistico e riduzionistico. Partire dalla tassonomia è senz’altro un elemento necessario per la
comprensione dei fenomeni naturali ma non è sufficiente per promuovere la visione “olistica” di spessore
evoluzionistico. Lo scopo di questo lavoro di ricerca, avviato in un Liceo Scientifico della provincia di Monza e Brianza
in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Milano, è stato quello di
indagare nuove forme di comunicazione delle geoscienze con la creazione di un canale digitale attraverso il quale poter
trasmettere i classici contenuti del programma ministeriale. La comunicazione mediata dal video ha permesso di partire
dal protagonismo degli studenti rendendoli attori/maestri; di ritornare a spirale sul contenuto, sia nella fase di “ scrittura
“ del copione che nella fase di “registrazione” delle diverse repliche; di trasmettere il dinamismo spazio-temporale dei
fenomeni naturali attraverso l’uso di immagini e spezzoni cinematografici utilizzati nella fase di montaggio; di
promuovere competenze progettuali nella realizzazione della scenografia; di sviluppare forme di apprendimento
collaborativo (“cooperative learning”); di sviluppare capacità critiche nella fase di revisione del prodotto finito; di
render consapevoli dell’esistenza di luoghi comuni radicati (le “misconcezioni”); educare ad un uso consapevole dei
media grazie alla condivisone di protocolli e di regole da assumere nell’approccio all’uso dei diversi ambienti
disponibili in rete. I risultati ottenuti, soprattutto in termini di interesse e di motivazione, ci convincono dell’efficacia
della strategia oltrechè della possibilità che tale canale possa avere una diffusione maggiore e diventare uno strumento
di divulgazione della scienza al grande pubblico.
Donovan M.S., Bransford J.D., Pellegrino J.W., How People Learn: Bridging Research and Practice, National Academy
of Sciences. link.pearson.it/A50AE 8DC
Johnson D.W. & Johnson R.T. 1989. Cooperation and competition: Theory and Research .Edina, MN, US: Interaction
Book Company, 253 pp.
M. DiSpezio. Misconceptions in the science classroom, “Science Scope”, NSTA.
Bauman Z. 2002. Modernità liquida. Roma: Carocci.
Rend. Online Soc. Geol. It., Suppl. n. 1 al Vol. 31 (2014) CONGRESSO SGI-SIMP 2014
© Società Geologica Italiana, Roma 2014
809
Preparazione indagine sull’insegnamento delle Scienze della Terra
nei licei italiani post-riforma
Realdon G.*1, Paris E.1, Invernizzi C.1
1. Scuola di Scienze e Tecnologie, sezione di Geologia, Universita’ di Camerino.
Corresponding email: giulia.realdon@unicam.it
Keywords: Geoscienze, licei, didattica.
Dopo la recente riforma della scuola secondaria di II grado (2010), in quasi tutti i licei è presente un curricolo di
Scienze Naturali di 5 anni, per il quale il Ministero ha fornito indicazioni di massima scandite in 1°, 2° biennio e 5°
anno, senza separazione cronologica predefinita tra le discipline di Scienze della Terra, Biologia e Chimica. Data la
novità del contesto, si è voluto indagare come i docenti stiano effettivamente costruendo il nuovo curricolo di Scienze
della Terra, che attualmente dovrebbe essere insegnato nell’intero quinquennio. La ricerca è stata condotta su un
campione stratificato casuale di docenti di Scienze Naturali di licei pubblici italiani, suddivisi per regioni in proporzione
al numero di scuole. Si è utilizzato un questionario anonimo somministrato on-line nei primi mesi del 2014. Sono stati
raccolti 120 questionari da 76 licei (pari al 4,5% dei licei pubblici italiani).
Da essi risulta che le indicazioni ministeriali dei temi da trattare sono state seguite fedelmente nel 1°biennio e un po’
meno nel 2° biennio, mentre le scelte tematiche per 5° anno di corso risultano più diversificate. Nell’intero quinquennio
vengono considerati come più importanti i temi già presenti nel curricolo pre-riforma. L’organizzazione didattica
sembra risentire del limitato monte-ore settimanale, e le attività pratiche (di laboratorio e sul campo) dichiarate dai
docenti sono estremamente ridotte. Per quanto riguarda le scelte dei libri di testo, pochi autori sono presenti in alte
percentuali, mentre i rimanenti figurano molto distanziati dai primi. Interpellati sulla propria preparazione nelle Scienze
della Terra, i docenti esprimono un’auto-percezione complessivamente soddisfacente, accompagnata da apertura alle
proposte di formazione in servizio, preferibilmente in forma mista (in presenza + on-line).
Il quadro fornito dal campione mostra un lavoro di costruzione dei nuovi curricoli di Scienze della Terra realizzato
in modo autonomo e sostanzialmente basato sull’esperienza di quelli del vecchio ordinamento. Le scelte tematiche
eterogene per l’ultimo anno di corso potrebbero essere condizionate dalle incertezze sull’esame di stato per il nuovo
ordinamento. Lo studio suggerisce la necessità di intraprendere e potenziare le attività di formazione in servizio dei
docenti per sfruttare a pieno le potenzialità insite nei nuovi curricoli di Scienze Naturali: interesse e motivazione
appaiono presenti. Occorre fare perno su questi punti di forza per promuovere il superamento di prassi didattiche che a
tutt’oggi sembrano fondate quasi esclusivamente sull’approccio teorico alle Scienze della Terra.
Rend. Online Soc. Geol. It., Suppl. n. 1 al Vol. 31 (2014) CONGRESSO SGI-SIMP 2014
© Società Geologica Italiana, Roma 2014
810
Le argille, protagoniste del paesaggio attorno a Baiso (RE)
Scacchetti M.*, Fantini R.
Società Reggiana di Scienze Naturali.
Corresponding email: mauscacchetti@alice.it
Keywords: argilla, calanchi, melange, impermeabilità
Dovunque si giunga a Baiso, si notano pendii interrotti da vistose erosioni: i calanchi, dissesti che interessano i
terreni argillosi e che si sviluppano in tempi lunghi, dell’ordine di migliaia di anni. I calanchi sono per il geologo una
preziosa occasione per osservare in affioramento la composizione del sottosuolo. I terreni argillosi che compaiono
sembrano molto simili. ma in realtà si differenziano fra loro per struttura ed età. Ad esempio, le cosiddette “Argille
varicolori” hanno sfumature rossastre, rosate o violacee che lasciano intravvedere la stratificazione: si sono depositate
su una piana abissale oceanica da 95 a 75 milioni di anni fa. Altra formazione è il “Melange di Baiso”: si tratta di
depositi di mare profondo di circa 40 milioni di anni, a prevalente composizione argillosa, dovuti a frane sottomarine,
per colata o lento scivolamento, che hanno inglobato lembi di altre formazioni, calcaree o arenacee. Il colore è
generalmente grigio scuro, con frequenti chiazze e focature di colore rossastro, violaceo o verdino. Abbiamo infine le
“Marne di Monte Piano”, argille marnose in strati molto sottili ma poco evidenti, di colore passante dal rossastro, al
verdino ed infine al grigio, depositatesi da 40 a 35 milioni di anni fa su una scarpata oceanica profonda e sul bacino
abissale contiguo.
L’argilla è una roccia sedimentaria, di solito pseudocoerente: si comporta cioè in condizioni asciutte come una
roccia compatta, mentre quando è impregnata d’acqua assume le caratteristiche di un fluido. È costituita da granuli di
dimensioni piccolissime, inferiori a 2 millesimi di millimetro, aventi composizione chimica differente; tuttavia i più
frequenti sono illite, caolinite, clorite e montmorillonite, tutti appartenenti al gruppo dei silicati idrati di alluminio, con
quantità variabili di altri elementi metallici, quali magnesio, sodio, potassio, calcio e ferro. La loro struttura
microscopica è formata da strati di atomi o molecole combinati a formare solidi geometrici riuniti in "pacchetti", che
costituiscono l'unità fondamentale del minerale. Tra gli interstrati dei pacchetti, oltre ad elementi come sodio e potassio,
risiedono alcune molecole d'acqua tipiche dei minerali argillosi. All'interno di queste strutture geometriche sono
presenti gruppi ossidrile OH. Il basso valore delle dimensioni medie dei granuli, unitamente alla loro struttura fogliare,
implica una caratteristica importante, ossia l’elevata superficie per unità di peso. Questi minerali argillosi hanno
proprietà uniche:
a- immersi in soluzioni acquose fissano sulle loro superfici molecole di acqua e di alcune sostanze disciolte nella
soluzione, aumentando in peso e volume;
b- danno facilmente masse plastiche quando sono mescolati con poca acqua; tuttavia in condizioni particolari questi
minerali favoriscono la formazione di masse quasi liquide, incoerenti;
c- trattengono molti elementi, fra cui il potassio, che dapprima si legano alla loro superficie in modo debole, ma poi
si fissano in modo più forte all’interno della struttura chimica.
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Il learning cycle delle 5e per introdurre l’IBSE nella didattica
delle Scienze Della Terra
Scapellato B.*
Liceo scientifico dell’ IISS Paciolo-D’Annunzio, Fidenza (PR).
Corresponding email: barbarascapellato@gmail.com
Keywords:, didattica, IBSE, geoscienze
Negli ultimi tempi anche in italia si è cominciato a parlare di educazione scientifica basata sull’investigazione
(IBSE, inquiry-Based Science education). Con il termine inquiry si intende una serie di processi messi in atto dagli
studenti in modo intenzionale come: saper diagnosticare problemi, commentare in modo critico gli esperimenti,
individuare soluzioni alternative, saper pianificare un’indagine, formulare congetture, ricercare informazioni, costruire
modelli, saper discutere e confrontarsi tra pari, formulare argomentazioni coerenti. Una tale rivoluzione
nell’insegnamento/apprendimento non può essere compiuta in breve tempo per cui le ricerche suggeriscono di
avvicinarsi all’inquiry attraverso un percorso progressivo in quattro livelli – confermativo, strutturato, guidato e aperto
– che si differenziano per il grado di responsabilità dato agli studenti, ossia per quante informazioni (domande da
investigare, procedure, risultati attesi) vengono fornite dall’insegnante. Uno degli approcci più efficaci per progettare
lezioni inquiry-based è il cosiddetto learning cycle. Ne esistono molte varianti, tra cui il modello delle 5E, dove
ciascuna e descrive una fase di apprendimento: engage, explore, explain, elaborate ed evaluate. Nel poster vengono
descritte le fasi di un percorso di inquiry (strutturato) sviluppato con il modello delle 5E.
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Un’esperienza didattica di studio del paesaggio geologico
con il supporto dello smartphone
Sperone P.*1, Magagna A.2, Giardino M.2-3, Ferrero E.4, studenti classi 1H-1P1
1. Liceo Scientifico Carlo Cattaneo, Torino. 2. Dipartimento di Scienze della Terra, Università degli Studi di Torino
3. NatRisk, Centro Interdipartimentale, Università degli Studi di Torino. 4. CISAO, Centro Interdipartimentale, Università degli Studi di Torino.
Corresponding email: sperone.paola@libero.it
Keywords: patrimonio geologico, didattica, nuove tecnologie, paesaggio
Nell’a.s. 2013/2014 due classi prime hanno sperimentato un’attività preparata e guidata dalla Dott.ssa Alessandra
Magagna, nell’ambito della sua ricerca di dottorato e del progetto GeoMedia-web: multimedialità e reti per la diffusione
della conoscenza sul patrimonio geologico e sui rischi naturali (L6/2000).
Durante un incontro preliminare sono state valutate preconoscenze e misconoscenze degli studenti ed è stato
presentato il progetto ed il funzionamento della Applicazione Trimble Outdoors Navigator free per la successiva
escursione in Val Sangone (TO). Sul terreno, i ragazzi hanno svolto, in gruppi di 4/5, attività pratiche di osservazione,
fotografia, raccolta campioni, cartografia, rilevamento di punti nelle 6 tappe del percorso e registrazione dell’intera
traccia con lo smartphone. Al termine i gruppi hanno svolto una riflessione guidata con l’aiuto di una scheda. L’attività
sul campo è stata approfondita con un incontro in laboratorio di informatica, quando è stata scaricata la traccia
registrata, quindi analizzata e visualizzata su Google Earth e confrontata con quella segnata sulla carta topografica.
Il focus delle attività è stato condurre i ragazzi alla scoperta del paesaggio con la raccolta di indizi utili per
ricostruirne l’evoluzione geologica (caratteristiche e le dimensioni spaziali e temporali) e per acquisire consapevolezza
sul rapporto tra agenti, processi e forme del paesaggio. Il percorso è stato concluso con un questionario di gradimento
sottoposto agli studenti, una verifica di conoscenze e competenze acquisite e un questionario di valutazione sottoposto
all’insegnante.
Dall’esperienza vissuta sono emersi alcuni risultati significativi, che suffragano l’ipotesi di partenza: gli studenti
hanno partecipato con interesse alle diverse attività proposte e la loro attenzione è stata catalizzata dalla possibilità di
usare in modo nuovo smartphone o tablet; l’uscita sul campo ha consentito l’apprendimento ex-novo e/o il
consolidamento di alcune conoscenze/competenze; la partecipazione ad un progetto di ricerca a livello universitario è
stata stimolante per docente e studenti e si è rivelata perfettamente integrata nella programmazione curricolare del
docente stesso.
L’esperienza didattica ha evidenziato l’importanza e il valore aggiunto dell’interazione e della collaborazione tra
l’Università e il mondo della ricerca e la scuola, secondaria di II grado, in particolare.
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Ammoniti: gli abitanti più famosi dell’appennino accompagnano gli studenti
alla scoperta dei fossili
Stroppa P.*
Scuola di Scienze e Tecnologie, sezione di Geologia, Università di Camerino.
Corresponding email: pierluigi.stroppa@unicam.it
Keywords: ammonitI, didattica, paleoambienti
Le ammoniti erano molluschi molto diffusi nelle acque del mare della Tetide durante l’era Mesozoica. Sono
comparse sulla Terra nel periodo del Devoniano (era Primaria o Paleozoica), circa 415 milioni di anni fa e si sono
estinte alla fine dell’era Secondaria o Mesozoica, al termine del periodo Cretacico, circa 65 milioni di anni fa, insieme
ai dinosauri terrestri e marini. Esse vengono rinvenute in tutte le formazioni rocciose della successione umbromarchigiana
del periodo Giurassico.
Lo scopo di questo laboratorio è di far conoscere alcuni elementi di paleontologia e di stratigrafia ad alunni e
docenti delle scuole delle Marche, tramite attività di tipo “hands on” che prevedono l’osservazione e la manipolazione
delle ammoniti.
Man mano che il laboratorio si svilupperà, sarà possibile conoscere le abitudini di vita degli ammoniti e la loro
evoluzione nel tempo. Diversi kit di ammoniti, quasi tutti provenienti dalle rocce giurassiche dell’Appennino umbromarchigiano,
sono stati allestiti per simulare delle attività da poter svolgere in campagna durante una escursione
scolastica o in classe. Il laboratorio puo’ essere svolto per studenti di diverse eta’. Il prerequisito di questa attivita’ e’
un’introduzione alla vita e alla storia della Terra, alla fossilizzazione e alle rocce sedimentarie.
Per familiarizzare con le ammoniti sono mostrati alcuni caratteri che i paleontologi esaminano per riconoscerli e
classificarli. L’attività inizia con l’analisi della conchiglia dell’ammonite, divisa in camere separate tra loro da setti
sinuosi (linea di sutura) e continua con l’esame del profilo e della presenza o meno delle ornamentazioni, protuberanze
o inflessioni del guscio. Si introducono gli studenti al concetto di classificazione. Successivamente si pongono i fossili
all’interno di una ricostruzione dei paleoambienti del periodo Giurassico, sottolineando il fatto che si tratta di ipotesi
basate su diversi parametri ed evidenziando le caratteristiche di ciascun ambiente di vita, con confronti con gli ambienti
attuali.
Infine si studia il tipo di avvolgimento degli ammoniti (da evoluto a involuto) e il loro significato, quindi, grazie a
un modello in polistirolo, si esamina una delle proprietà di questi fossili più utili ai paleontologi, ossia quella di fossile
guida dell’era Mesozoica, in particolare del periodo Giurassico. Un cenno ai principi della stratigrafia e della
cronologia relativa completano l’argomento.
Al termine dell’attività gli alunni dovrebbero aver acquisito i concetti di fossilizzazione e di evoluzione di queste
specie, avere familiarita’ con i metodi di osservazione e studio dei fossili e sul loro significato, e avranno potuto
riflettere sulle caratteristiche degli ambienti e dei paleoambienti.
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Viaggio spazio-temporale nel geosito del Monte Conero (Marche):
uno strumento per la didattica delle geoscienze nelle scuole
Stroppa P.*, Pierantoni P., Invernizzi C., Paris E.,
School of Science and Technology, Geology Division, University of Camerino.
Corresponding email: pierluigi.stroppa@unicam.it
Keywords: geositi, didattica delle geoscienze, scuole.
Lo scopo di questo progetto di ricerca è quello di promuovere lo studio delle Scienze della Terra nelle scuole delle
Marche utilizzando i geositi più rappresentativi dell’evoluzione geologica della regione. Dopo la preparazione di
materiali didattici sul sito di Frasassi, già disponibile on-line in http://d7.unicam.it/teachingearthsciences/, che racconta
la storia geologica del periodo Giurassico (da 210 a 140 milioni di anni fa) e degli ultimi 2 milioni di anni, il secondo
geosito scelto per questo progetto è quello del Monte Conero in cui è rappresentata la storia geologica da 140 milioni di
anni fa ad oggi.
Nel geosito del Monte Conero sono stati scelti diversi luoghi e percorsi che permettono agli insegnanti di affrontare
lo studio delle Scienze della Terra, sia approfondendo i temi del curricolo scolastico con un’attenzione alla geologia
della regione, sia con la possibilità di trattazioni degli argomenti in maniera interdisciplinare, secondo lo spirito dei
nuovi programmi. Analogamente a quanto predisposto e già testato sul geosito Frasassi, è stato preparato materiale
didattico di supporto e di approfondimento per gli insegnanti e gli studenti su una serie di temi di ampio respiro, che
prendono spunto dalla geologia del Monte Conero.
I seguenti percorsi-argomenti, sono stati già proposti agli insegnanti per mezzo di seminari di presentazione
dell’attività e visite guidate, in preparazione della sperimentazione con le classi:
1) Passo del Lupo, dove in un’anticlinale asimmetrica si può osservare l’Evento Anossico Oceanico 1 “Livello
Selli”, riferibile a circa 124 milioni di anni fa (periodo Cretacico);
2) Passeggiata al limite K-T (nella formazione della Scaglia rossa), con il Livello Marchesini e il limite K-T di 65
milioni di anni fa, quello dell’estinzione non solo dei dinosauri marini e terrestri, ma anche degli ammoniti, delle
belemniti e delle rudiste;
3) Cava di Massignano, nella Scaglia cinerea, nota per il GSSP (Global Stratotype Section Point) di 33,7 milioni di
anni fa, che indica il passaggio tra l’epoca dell’Eocene con quella dell’Oligocene;
4) Punto panoramico su Monte dei Corvi, per lo stratotipo di 11 milioni di anni fa nella F.ne dello Schlier;
5) Spiaggia di Mezzavalle dove un affioramento della Formazione della Gessoso-solfifera illustra la crisi di salinità
del Mediterraneo di 6 milioni di anni fa;
6) Baia di Portonovo, per osservare e comprendere i meccanismi dei fenomeni franosi dell’area avvenuti nelle
ultime centinaia di anni.
I percorsi scelti sono facilmente utilizzabili per escursioni scolastiche e permettono di poter effettuare raccolte di
dati da rielaborare in classe, oltre che esperienze hands-on. Nell’ambito di questo progetto gli insegnanti potranno
usufruire di un sito web con il materiale didattico prodotto, esempi di esperienze e progetti per gli studenti,
approfondimenti, una guida virtuale alle escursioni, un tutorato on line.
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Le scienze della terra nei libri di testo della scuola secondaria
di secondo grado italiana: cambiamenti ed evoluzione
Sturani M.*1-3, Porta M1,-2, Esposto S.1, Pelfini M.1
1. Dipartimento di Scienze della Terra “A. Desio”, Università di Milano. 2. Liceo Scientifico “A.Banfi”, Vimercate.
3. Liceo Scientifico “P.Gobetti”, Torino.
Corresponding email: matteo.sturani@unimi.it
Keywords: Scienze della Terra, libri di testo, attività sperimentale.
L’approccio alle tematiche delle scienze della Terra nell’insegnamento nella scuola secondaria di secondo grado ha
subito un’evoluzione consistente in relazione sia alle direttive ministeriali sia agli sviluppi della ricerca scientifica. I
libri di testo rappresentano uno strumento fondamentale a supporto dell’attività didattica (Keine, 2014) e seguono
anch’essi l’evoluzione complessa del settore scolastico. Nell’ambito del dottorato in Scienze Ambientali,
dell’Università degli Studi di Milano, è in corso un progetto di ricerca che, sulla base di una ricostruzione storica degli
approcci ai singoli argomenti oggetto di insegnamento, dei testi disponibili e dell’ampliamento del settore multimediale,
si pone come obiettivi di analizzare l’impatto e l’efficacia delle diverse impostazioni su un vasto campione di studenti,
verificare la percezione dell’immagine della disciplina negli studenti, elaborare proposte didattiche basate sui più
innovativi strumenti di comunicazione e sull’attività sperimentale in campo.
I primi risultati mostrano come nell’ultimo ventennio si è assistito a un incremento significativo dell’offerta
editoriale, particolarmente differenziata a partire dal 2010-2011, anno in cui le tematiche relative alle Scienze della
Terra compaiono nei programmi già dal primo biennio. Sensibili cambiamenti si osservano anche nei titoli dei testi
dove termini come Sistema, Gaia prendono il posto dei tradizionali geografia, geografia generale, e compaiono verbi
come osservare, capire, scoprire, a supporto di un approccio più sperimentale. I cambiamenti osservati e in fase di
analisi aprono a una necessaria discussione sui fattori che possono averli determinati e sulla necessità di ampliare
l’approccio sperimentale sul terreno come indicato sia dalle ultime indicazioni ministeriali sia dalla ricerca in didattica
delle Scienze della Terra (es.Bollati et al., 2011; 2013).
Bollati I., Pelfini M., Pellegrini L., Bazzi A., Duci G. 2011. Active geomorphosite and educational application: a
didactical itinerary along Trebbia river (Northern Apennines Italy). Géovision, vol. 37, 139-154.
Bollati I., Zucali M. & Pelfini M. 2013. The structural complex of Montestrutto (Austroalpine Domain, Western Italian
Alps) as an opportunity for dissemination of Earth Sciences Rend. Online Soc. Geol. It., 29, 9-12.
Khine M.S. (Ed.) 2014. Critical Analysis of Science Textbooks, VII, 312 pp. Springer.
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Microcosmo suolo
Villa M.*1, Spadaro G.2
1. Biologo – consulente del C.R.E.A di Pavia. 2. C.R.E.A (Centro Regionale di Educazione Ambientale) di Pavia.
Corresponding email: michela.villa.studio@gmail.com
Keywords: Suolo, ecosistema, didattica
Il suolo è un comparto ambientale complesso, poco conosciuto e poco tenuto in considerazione dai non addetti ai
lavori. Non si tratta di un semplice substrato ma di una componente viva, essenziale al compimento dei principali cicli
biogeochimici e inaspettato serbatoio di biodiversità. Il suolo svolge un ruolo determinante negli equilibri ambientali e
riveste innumerevoli funzioni; i servizi garantiti dall’ecosistema suolo sono indispensabili per l’uomo: basti pensare che
l’umanità dipende dal suolo per la propria alimentazione e che il suolo è un importante serbatoio di carbonio con
rilevanti conseguenze sui cambiamenti climatici. Capirne l’importanza è cruciale per sviluppare l’attenzione necessaria
nei confronti di questa preziosa risorsa e per contribuire allo sviluppo di una cultura della sostenibilità che dipende
anche da come consideriamo ciò che si trova sotto i nostri piedi.
Il C.R.E.A, centro regionale di educazione ambientale del comune di Pavia, da alcuni anni propone agli insegnanti
ed alle classi delle scuole secondarie di primo grado un progetto che si propone di far scoprire il mondo nascosto che sta
nel suolo attraverso un approccio sperimentale ed il ricorso a modalità di coinvolgimento diretto dei ragazzi. La
presenza di aria ed acqua e l’evidenziazione delle diverse componenti (attraverso una prova di sedimentazione) sono
condotte su campioni di suolo raccolti dai ragazzi. L’osservazione è mediata da schede di lavoro che non anticipano il
risultato ma che, attraverso una serie di domande, guidano i ragazzi nella formulazione di ipotesi. Molto spazio viene
lasciato all’osservazione della pedofauna intesa come spaccato della biodiversità che il suolo può ospitare. Le attività
prevedono in questo caso l’estrazione della pedofauna dai campioni di suolo raccolti e l’utilizzo di chiavi dicotomiche
semplificate per l’identificazione degli organismi. Presentazioni e video didattici accompagnano e preparano l’attività
sperimentale. Analizzando i risultati dei campioni di suolo raccolti si introduce il concetto dell’utilizzo della pedofauna
come bioindicatore della qualità del suolo stesso e di come questa qualità non debba assolutamente darsi per scontata.