di Giulio Mainardi
Il nome italiano della seconda città più popolosa della Russia si trova scritto in vari modi: San Pietroburgo, San-Pietroburgo, Sanpietroburgo, Sampietroburgo... A volte, senza il San, solo Pietroburgo, e nel passato anche Petroburgo. Per la forma completa la grafia predominante oggi è ampiamente San Pietroburgo.
È una grafia che appare discutibile: sembrerebbe che la città sia intitolata a un santo di nome Pietroburgo, similmente a San Marino, San Gimignano, San Miniato o San Paolo in Brasile; mentre naturalmente è intitolata a san Pietro.
Il DOP, senza spenderci molte parole, definisce la grafia San Pietroburgo «illogica», e prescrive la grafia con trattino San-Pietroburgo. Tuttavia, questa soluzione non appare risolutiva, ma solo, tutt'al più, lievemente migliorativa. Infatti, sia per San Pietroburgo sia per San-Pietroburgo, si percepisce che l'elemento primariamente unito è Pietroburgo, mentre l'elemento San(-) è qualcosa di successivo, di secondario, di aggiunto dopo. Questo perché l'univerbazione, cioè la scrittura pienamente unita, ha un carattere d'unione più forte non solo rispetto allo spazio, ma anche rispetto al trattino prescritto dal DOP.
Grafie di questa struttura sono probabilmente aiutate a diffondersi dal fatto d'essere usate in molte lingue (russo compreso: Санкт-Петербург Sankt-Peterburg): inglese Saint Petersburg, francese Saint-Pétersbourg, spagnolo San Petersburgo, portoghese São Petersburgo... L'imitazione è pedissequa, perché le strutture e le logiche compositive e ortografiche delle varie lingue sono naturalmente diverse, e a volte tali grafie sono poco logiche nella loro lingua quanto lo sono gli equivalenti in italiano.
Schematizzando, abbiamo qui tre elementi in sequenza:
[1] san ~ [2] Pietro ~ [3] -burgo
Le grafie San Pietroburgo e San-Pietroburgo implicano un rapporto logico di unione primaria fra il secondo e il terzo elemento. Usando le parentesi come in matematica:
[1] san ~ ([2] Pietro ~ [3] -burgo)
Mentre sarebbe sensata un'unione logicamente-semanticamente primaria fra il primo e il secondo elemento, e secondaria con il terzo elemento:
([1] san ~ [2] Pietro) ~ [3] -burgo
Ciò si può fare facilmente invertendo le modalità compositive rispetto a quelle viste sopra: cioè, anziché mettere il trattino dopo il primo elemento e univerbare il secondo e il terzo, univerbare il primo e il secondo e legare quest'insieme al terzo con un trattino: Sampietro-burgo, o Sampietro-Burgo con doppia maiuscola.
Grafie che separino il terzo elemento con uno spazio, del tipo San-Pietro Burgo o Sampietro Burgo, sono sconsigliabili, perché molto poco italiane: -burgo in coda, qui, dal punto di vista semantico-grammaticale svolge in sostanza la funzione del -poli greco, non si può staccare. Una forma del tipo Sampietro Burgo sarebbe accettabile solo se vi fosse un'inversione semantica rispetto a com'è strutturato il termine, e Burgo avesse quindi funzione attributiva rispetto a Sampietro: non più «la città [-burgo] di san Pietro» ma «[l'entità (geografica) chiamata] San Pietro, che è un burgo». Ma burgo non si usa come parola isolata in italiano, e il simile borgo che si potrebbe valutare ha oggi un significato diverso; a quel punto sarebbe preferibile non fare l'inversione semantica, che serve solo a mantenere una somiglianza esteriore, bensì calcare il nome del tutto e parlare della Città di San Pietro, o anche San Pietro senz'altro. Ma queste sono ipotesi glottotecniche che vanno molto oltre il nostro discorso logico-grafico.
Riprendendo il filo, la grafia Sampietro-burgo individuata è logica, diversamente da San Pietroburgo e San-Pietroburgo; ma c'è un'osservazione da fare. Ciò che si vorrebbe veramente, qui, non è precisamente mostrare l'esatta relazione logico-semantica fra gli elementi (legame primario e secondario), bensì solo evitare un equivoco logico-semantico. Ecco allora che, per evitare l'equivoco, è sufficiente non stabilire graficamente una gerarchia delle relazioni fra gli elementi, unendoli tutti con la stessa soluzione grafica: coi trattini, San-Pietro-burgo, o San-Pietro-Burgo con tre maiuscole; o, univerbando, Sampietroburgo. San Pietro Burgo, con due spazi, è scartato per quanto detto sopra.
Senza contare la varianti di maiuscole e minuscole, abbiamo dunque tre grafie che ci evitano l'equivoco: Sampietro-burgo, San-Pietro-burgo e Sampietroburgo. Quale preferire? La scelta è semplice: la terza, che è la più naturale e scorrevole, congeniale alla tradizione e alla logica dell'onomastica italiana.
[...] era allora naturalmente di gran lunga minore il numero delle vittime, anche nelle più strepitose e memorande giornate che decidevano della sommissione al gran Capitano o dell'Austria o della Prussia o dell'Autocrate di Sampietroburgo. (L. Dragonetti, La guerra, 1866)
«Il vampiro di Sampietroburgo» fu scritto in carcere e fa parte di una trilogia che costituisce un impressionante affresco della corruzione della borghesia zarista. (L. Sugliano, sulla Stampa, 1984)
Seguirono inviti a tener conferenze in numerose università di Spagna, da quella di Salamanca alla Complutense di Madrid, nell’università di Provenza e perfino – più di recente – in quella di Sampietroburgo. (T. Franceschi, L'Atlante Paremiologico Italiano, 2007)
Sampietroburgo è da preferire a Sanpietroburgo, facendosi anche graficamente la normale assimilazione -np- > -mp- (come nei simili sampietrino e Sampierdarena).