Ribaltamento e isterilimento

La crescita normale

Una lingua sana è un organismo vivo e in crescita, che crea i termini di cui ha bisogno per denominare nuove realtà.

Se gli stimoli a denominare concetti nuovi arrivano da altre lingue e culture, nel normale e proficuo scambio della conoscenza tra i popoli, la lingua li fa propri, adattando, calcando o traducendo altrimenti le parole straniere pertinenti, per accrescere il proprio bagaglio lessicale, sia del parlato comune sia degli àmbiti tecnici e specialistici.

In questo modo le grandi lingue europee sono cresciute parallelamente, sorreggendosi e influenzandosi a vicenda, diventando «lingue di cultura», con vaste risorse espressive, letterarie e scientifiche; capaci di maneggiare adeguatamente —ciascuna secondo le proprie forme e la propria identità— tutto lo scibile umano.

Il ribaltamento

L'italiano vive ormai da decenni una situazione alterata, e sotto certi aspetti addirittura rovesciata rispetto alla normalità.

Da una parte, si osserva un indebolimento delle capacità neologiche della lingua: mentre l'umanità accresce le proprie conoscenze in una moltitudine di campi, mentre le lingue d'Europa e del mondo creano le proprie terminologie per parlare delle novità, l'italiano arranca. Non solo non tiene il passo: è praticamente immobile. C'è, diffuso e radicato nella massa dei parlanti, un sentimento che a questi riguardi assomiglia al purismo storico: i neologismi italiani, anche quando ben formati e in linea con le nostre migliori tradizioni, fanno storcere il naso, suscitano sensazioni che vanno dal disagio alla repulsione all'ilarità: sono istintivamente evitati e subiscono una diffusa e forte censura sociolinguistica.

Dall'altra parte, quest'atteggiamento rigido e conservatore è totalmente rovesciato quando le parole non sono italiane ma straniere; soprattutto —va da sé— inglesi. Nell'uso italiano odierno, qualsiasi persona potrebbe introdurre un'espressione straniera nel proprio discorso per indicare un concetto «tecnico» (vero o presunto) senza che i suoi lettori o interlocutori ci facciano caso, lo considerino anomalo o da evitare. Gli esempi si sprecano: è sufficiente leggere i giornali, guardare la televisione, girare in libreria per trovare ogni giorno nuovi forestierismi introdotti da qualcuno e ripresi da altri con la massima tranquillità, come se fossero nell'uso italiano da sempre, senza che quasi nessuno percepisca alcunché di strano nel fenomeno.

Il paradosso, dunque, è che mentre gl'italiani considerano anormale introdurre in italiano nuove forme italiane, considerano normale introdurvi nuove forme straniere.

Listerilimento

La sensazione che una lingua sia manchevole, incapace di parlare adeguatamente delle novità del mondo, col passare del tempo diventa un fatto effettivo: se non si cura, studia, aggiorna e arricchisce il lessico, questo s'impoverisce, è dimenticato, ignorato dai suoi stessi parlanti, mentre la terminologia straniera, aggiornata e completa, diventa lo strumento primario per esprimersi.

Intrinsecamente, nelle sue strutture, l'italiano non ha nulla di difettoso, che lo metta in condizioni d'inferiorità per potenzialità espressive rispetto alle altre lingue di cultura. Il problema sta tutto nel fattore sociale, psicologico: anche in questo caso, come per molti aspetti della questione «itanglese», la sensazione finisce per creare la realtà.

L'effetto pratico è una lingua non semplicemente limitata, ma sterile: impossibilitata a espandersi e quindi a superare le proprie limitazioni contingenti.

Potenzialità e soluzioni

Presa coscienza del problema, bisogna chiedersi come risolverlo. Dall'analisi emergono due punti:

Se il secondo punto può spingere al pessimismo, il primo invece deve ricordare le grandi possibilità che esistono e continuano a esistere tacite, «in potenza», sotto i momenti di difficoltà in superficie.

Cambiare la psicologia linguistica d'un popolo non è cosa facile: ma si può fare, con l'istruzione competente, la divulgazione di qualità e il buon esempio dei singoli e delle istituzioni. Come l'itanglese è sorto, a poco a poco, così a poco a poco potrebbe ridursi, lasciando che torni a fiorire l'italiano. La storia offre concreti esempi positivi di rinascita linguistica, anche da condizioni più difficili della nostra odierna (il finlandese, l'ebraico); se così sarà o non sarà anche per l'italiano, dipenderà soprattutto dalla volontà delle persone.