Ecologia linguistica

Natura e cultura

Da più di cinquant'anni sono state osservate notevoli somiglianze tra i fenomeni naturali e i fenomeni culturali, sotto diversi aspetti e a vari livelli di grandezza.

Una somiglianza particolare si rileva tra le lingue e gli ecosistemi, con le loro relazioni ed evoluzioni. Sia gli ecosistemi sia le lingue sono sistemi che esistono per l'instaurarsi d'un raffinato e ricco equilibrio fra molte componenti. Entrambi sono soggetti al cambiamento, perché le cose in essi e intorno ad essi sono sempre in movimento; ma se non avvengono cambiamenti drastici di circostanze, l'equilibrio che li costituisce può durare molto a lungo, possedendo meccanismi di autoregolazione, per correggersi e adattarsi spontaneamente alle nuove situazioni.

Può succedere, tuttavia, che ci siano cambiamenti radicali: le montagne possono crollare, i vulcani possono eruttare, i fiumi cambiare corso, così che il paesaggio e il clima mutano repentinamente; specie esterne possono introdursi non in pochi esemplari ma in massa; oppure, portate dalla mano dell'uomo, venire non da ambienti limitrofi ma da luoghi remoti con equilibri propri molto differenti. Queste cose possono compromettere la vita di certe specie autoctone e portarle all'estinzione; e quando avvengono su larga scala, un intero sistema ecologico può crollare e morire.

Fenomeni analoghi possono avvenire per le lingue. Le circostanze storiche, politiche, sociali determinano la forza e la debolezza, l'espansione o la riduzione dell'una o dell'altra lingua, in un processo di scambi e autoregolazione dell'equilibrio complessivo. In situazioni particolari, però, certi elementi possono essere troppo forti o troppo deboli, e l'equilibrio può spezzarsi; e come le forme di vita, anche le lingue possono indebolirsi e ridursi, fino alla marginalizzazione e persino la scomparsa totale.

Biodiversità e impoverimento

L'incredibile diversità delle lingue, coi loro suoni, alfabeti, grammatiche, semantiche, e con le loro singole parole, assomiglia alla diversità degli ambienti naturali, e costituisce la biodiversità linguistica del mondo.

Spesso si dice che l'introduzione di molti forestierismi crudi dall'inglese «arricchisce» l'italiano. Si tratta di un punto di vista discutibile, che considera le lingue come entità sostanzialmente statiche, mentre sono in continuo movimento e trasformazione. L'importazione massiccia di parole già esistenti altrove impedisce la nascita di parole nuove locali, diverse da quelle straniere, per indicare i concetti che esse rappresentano; se tali forestierismi non vengono assimilati, e restano crudi, non si assiste a un arricchimento bensì a un'espansione e diffusione delle forme d'una lingua specifica, che rubano lo spazio alle forme che un'altra lingua avrebbe sviluppato altrimenti. Se l'inglese che entra in italiano non prende le forme dell'italiano ma conserva le proprie, non si crea nulla di nuovo; anzi si blocca la creazione di diversità e novità.

Un patrimonio da tutelare e vivificare

«L'ecologia ci insegna che la nostra patria è il mondo»; e il mondo riconosce ormai nella ricchezza e varietà degli ambienti naturali, nella biodiversità, un bene prezioso da salvaguardare, non solo per un concetto di bellezza astratta, ma anche perché costituisce concretamente l'insieme di relazioni fisiche in cui viviamo e che ci danno la vita. L'ambiente culturale costituisce una ricchezza simile, la cui perdita rappresenta un impoverimento, per il singolo popolo e per tutta l'umanità.

L'ecologia linguistica, dunque, non dev'essere solo un modo di concepire e studiare le lingue nei loro meccanismi funzionali, ma deve diventare attività pratica, sia individuale sia collettiva, per intervenire, curare e far fiorire la bellezza viva che ci è stata lasciata in eredità, e che lasceremo in eredità a chi verrà dopo di noi.