Economia linguistica

La lingua e l’economia

Per gli esseri umani, la lingua costituisce un modo primario di relazionarsi e conoscere il mondo: essa influenza praticamente ogni aspetto della vita sociale, compresi quelli relativi alla creazione del valore e ai flussi di denaro. Le relazioni fra la lingua e l'economia sono l'oggetto di studio dell'economia linguistica.

Circa l'attuale situazione globale, per cui una lingua nazionale (l'inglese) è usata come lingua internazionale primaria da molti popoli, gli studi hanno mostrato che un tale stato di cose comporta un vantaggio sistematico per i paesi la cui lingua ha ottenuto l'egemonia: con consistenti flussi di denaro, diretti e indiretti, dagli altri paesi verso di loro.

Aspetti concreti

La necessità (o no) di spendere tempo e denaro

In un'epoca di globalizzazione, per molte attività (lavorative e non solo) conoscere la lingua internazionale impostasi è di fatto una necessità. Le persone non nativamente anglofone, dunque, impiegano una grande quantità delle proprie risorse, nella forma di tempo e denaro, per imparare l'inglese, la lingua internazionale: anni di studio sui banchi di scuola e dell'università, corsi privati, vacanze studio, acquisto e consumo di prodotti culturali in inglese, necessità costante per tutta la vita di tenere allenate le competenze acquisite, con continuo consumo di tempo e denaro.

A livello collettivo, con ciò si crea nei paesi non anglofoni un'anglofonia più debole ma ben diffusa e sufficiente per la comunicazione. Di conseguenza, per interagire con gran parte del resto del mondo, gli anglofoni nativi non hanno bisogno di studiare altre lingue: è il mondo stesso che, spendendo le proprie risorse, fa il lavoro d'imparare la loro. Partendo da una situazione di parità, il tempo e il denaro che la singola persona non anglofona impiega per studiare l'inglese possono essere invece investiti dal singolo anglofono nativo per il proprio miglioramento personale, per acquisire competenze d'ogni genere, per risparmiare o impiegare il proprio denaro in modo fruttuoso, senz'avere mai il problema della lingua, che altri si occupano di risolvere per lui a proprie spese: vive insomma una situazione di privilegio.

Nel momento in cui questa diversa disponibilità di tempo e denaro è osservata non al livello delle singole persone, ma dei milioni e miliardi di cittadini che costituiscono le nazioni, s'inizia a vedere la sproporzione che nell'economia mondiale avvantaggia sistematicamente i paesi anglosassoni.

Competenza intrinsecamente minore

In ogni caso, nonostante la notevole quantità di risorse impiegate per lo studio e l'immersione nella lingua straniera, mediamente il livello d'inglese acquisito dagli anglofoni non nativi sarà comunque sempre intrinsecamente minore rispetto a quello degli anglofoni nativi.

In qualunque situazione di contrattazione, confronto o negoziazione, sia che si svolga al livello delle singole persone, in contesti privati (contrattazione per lavoro, confronti su qualunque argomento), o pubblici (dibattiti, interviste, conferenze), sia a quello più grande e collettivo delle imprese o addirittura degli stati e delle organizzazioni internazionali, l'anglofono nativo avrà un vantaggio sistematico sull'anglofono non nativo, potendo esporre più facilmente e in modo più convincente il proprio pensiero e le proprie posizioni, e ottenendo così risultati migliori per sé e per la propria parte, con generali ripercussioni sociali, di prestigio, di potere ed economiche.

Notorietà, pubblicità e vendita dei prodotti

Imparando e conoscendo una lingua, è inevitabile e normale che si vengano a conoscere meglio i paesi in cui è parlata primariamente, coi loro particolari costumi, personaggi famosi, politici, affaristi, artisti e intellettuali, marche e aziende, questioni politiche, sociali, culturali. La lingua è uno straordinario strumento pubblicitario che favorisce all'estero la conoscenza e dunque la vendita dei prodotti di quei paesi: libri, fumetti, canzoni, produzioni televisive e cinematografiche, turismo, titoli in borsa, servizi, beni commerciali di qualsiasi genere. Allo stesso tempo, i consumatori dei paesi linguisticamente egemoni non hanno la stessa spinta a ricambiare il favore, dato che:

Ciò è visibile, per esempio, nel campo dell'editoria: in Italia la traduzione è frequente e gli autori di lingua inglese sono sovrarrappresentati rispetto agli autori d'altre lingue; nel mondo anglosassone, simmetricamente, la traduzione è rara e i soldi spesi dai lettori non se ne vanno ma restano in circolo nel mondo anglosassone.

Quindi, di nuovo, l'egemonia linguistica causa un flusso di denaro dai paesi svantaggiati a quelli avvantaggiati.

Attrattività internazionale

Nel momento in cui l'alta formazione universitaria, l'imprenditoria e la cultura globale spingono l'inglese come lingua veicolare, il vantaggio sistematico dei paesi nativamente anglofoni tende a renderli un magnete naturale per persone talentose e ambiziose, che da tutto il mondo si trasferiscono lì per godere dei vantaggi di trovarsi nel punto più favorevole per l'economia, l'innovazione, la ricerca.

Ciò aumenta lo squilibrio fra paesi in modo duplice:

Anche qui, dunque, vediamo come la lingua contribuisca a creare un meccanismo di «circolo vizioso» per chi è svantaggiato, «virtuoso» per chi ne trae vantaggio.

Quali soluzioni?

Il mondo moderno si basa, o dovrebbe basarsi, sui princìpi di democrazia ed equità fra i popoli e le singole persone; l'egemonia linguistica rappresenta un difetto dell'ordine internazionale, da affrontare e di cui prendere coscienza per la costruzione d'un mondo migliore.

Gli ultimi decenni hanno visto un miglioramento straordinario delle tecnologie di traduzione automatica. Se miglioreranno ancora, arrivando al livello della traduzione umana professionale, è possibile che la «questione della lingua internazionale» semplicemente smetterà d'esistere, o comunque perderà molto del suo valore, perché qualsiasi barriera linguistica sarà superabile immediatamente tramite la tecnologia, e lo studio delle lingue straniere non sarà più una necessità ma un piacere e interesse scelto liberamente. 

Non sappiamo con sicurezza se ciò accadrà, né, eventualmente, quando. Nel frattempo, economisti e linguisti hanno valutato diverse possibili soluzioni al problema.

Avendo vaste ramificazioni socioculturali oltre che economiche, la questione meriterebbe una trattazione dettagliata; qui ci limitiamo a presentarla in poche righe.

Multilinguismo

Una prima soluzione potrebbe essere la sostituzione della singola lingua egemonica con una rosa di lingue nazionali elevate al livello di lingue internazionali.

Si tratterebbe tuttavia d'una situazione instabile, che tenderebbe naturalmente all'ascesa d'una singola lingua su tutte le altre: avrebbe dunque bisogno di costanti misure di correzione, che potrebbero comunque rivelarsi poco efficaci. Inoltre, pur riducendo le ineguaglianze, esse rimarrebbero, essendoci ancora popoli «di serie B» anche se quelli «di serie A» fossero più numerosi.

Tassa linguistica

Una seconda soluzione, proposta in particolare dall'economista belga Philippe Van Parijs, è quella d'una «tassa linguistica»: i paesi che godono d'un vantaggio economico sistematico a causa dell'egemonia linguistica dovrebbero essere costretti a rendere il proprio ingiusto guadagno agli altri paesi.

I possibili problemi d'una soluzione del genere sono come imporre un pagamento tanto grande, la cui entità sarebbe di decine o centinaia di miliardi ogni anno, e il calcolo preciso della cifra, cosa necessaria ma pressoché impossibile per la capillarità della lingua in ogni aspetto della vita umana. Anche se si riuscissero a risolvere questi due problemi, la comunicazione internazionale resterebbe sostanzialmente disfunzionale e inefficace alla radice, richiedendo tali misure per garantire non un funzionamento migliore ma solo una costante correzione a posteriori dello squilibrio sistematico.

LAI

Una terza soluzione, probabilmente la più pragmatica ed efficace, sarebbe quella dell'adozione d'una «lingua ausiliaria internazionale» (LAI): una lingua pianificata, di nessun popolo in particolare, che si possa imparare e padroneggiare con uno sforzo minimo, molto minore di quello richiesto da qualsiasi lingua nazionale: rendendo dunque la comunicazione facile e accessibile per tutti, anche le persone meno abbienti o meno portate per l'apprendimento delle lingue. La LAI più famosa e di maggior successo è l'esperanto, creato alla fine dell'Ottocento e sostenuto da molti importanti studiosi.