Turno

I sentimenti dello sconfitto 

I: Turno, come ti sei sentito durante lo scontro con Enea, quali sensazioni hai provato soprattutto nella parte cruciale? 

T: All'inizio, questo confronto non mi sembrava così lontano da un trionfo, soprattutto dopo le mie numerose vittorie, l'ultima in particolare contro Pallante, grande amico di Enea. Al giovane strappai il balteo e con esso mi presentai a questo duello finale fiero della forza dimostrata in battaglia. Però, una volta sul campo, non tanto per paura delle minacce del mio avversario, quanto per  i segnali degli dei, mi arresi. Capii che per risparmiare la mia vita non avrei potuto fare molto, provai con tutte le mie forze a difendermi, addirittura tentando di scagliare un macigno, ma anche le forze mancavano, ero impotente. Avevo paura, tanta paura che il cuore mi tremava, il sangue mi gelava, la mia vita, i miei successi mi passarono dinnanzi e in ultimo provai a commuovere il nemico con le mie suppliche. Pensavo al mio popolo, a mio padre, a mia sorella Giuturna che non mi aveva mai abbandonato.Arrivò, però, il momento in cui sentii la lancia di Enea trafiggere il mio corpo, sperai che in fondo le mie suppliche potessero essere ascoltate ed esaudite, ma la morte mi prese ed io non mi opposi.

I: Ci hai detto che ti sei arreso, perché? Quali furono gli effettivi elementi che ti fecero capire che non c'era più nulla da fare?

T: In fondo alla mia strada ci furono due elementi che mi fecero davvero capire che ormai le mie speranze andavano riposte.La prima fu una civetta malaugurante che volò vicino al mio capo: qui capii che gli dei con questo segno avevano siglato la mia sorte, non avevo più la loro grazia e, nonostante i miei sforzi, il mio destino era stato scritto. Era finita, perchè così aveva deciso il cielo.E poi il balteo di Pallante che fiero sfoggiavo. Capii dai suoi occhi che Enea era quasi intenerito dalle mie parole, ma, in un momento, il suo sguardo si sgranò e mentre stavo a terra compresi che era proprio il trofeo che portavo su di me,  dell'amico, che gli fece cambiare idea: così la mia vita non fu risparmiata.

pagina curata da Serena Monti

“La vita con un gemito fuggì angosciata tra le ombre”


Così si è concluso l’epico duello che ha avuto luogo sulle rive del Tevere, tra Turno, re dei Rutuli, ed Enea, principe dei Troiani. 

L’evento è stato di fondamentale importanza per decretare la fine della guerra tra i due popoli, esaltando gli alti valori morali dei due eroi antichi, che sono difficili da ritrovare nel mondo di oggi. È immediato il collegamento tra questa grande guerra e il grande conflitto moderno tra la Russia e l’Ucraina, sebbene con rilevanti differenze. 

Nell’Eneide Turno ed Enea si trovano ad affrontare uno scontro, che avviene di persona tra i due, quando si rendono conto della quantità di vittime che la guerra stava causando ad entrambi i popoli; al giorno d’oggi, il “duello” paragonabile a quello citato in precedenza avviene tra i capi di stato della Russia e dell’Ucraina, rispettivamente Putin e Zelensky, che però combattono uno scontro mediatico, attraverso il quale, nonostante tutte le perdite tra i cittadini e i giovani soldati, cercano di coinvolgere il popolo, spronandolo tramite i social a lottare per il proprio Paese, senza arrendersi mai fino a che la vittoria non sarà ottenuta. 

Inoltre, possiamo notare che fra Turno ed Enea ci sono rispetto e stima dello stato eroico e della grandezza dell’avversario, cosa che non c’è tra i capi di stato moderni, poiché Putin non riconosce nemmeno l’esistenza dell’Ucraina come Stato e Zelensky ritiene il suo avversario un “pazzo”.  

In conclusione, possiamo osservare che tra il presente e il passato il confronto depone a favore di quest’ultimo e probabilmente, se i nostri politici si rifacessero ai valori dell’Eneide e degli antichi eroi, tante vite verrebbero risparmiate.

Aurora Massi