Il mondo di Bucoliche e Georgiche

I classici non perdono mai la loro attualità, e questa loro ininterrotta vitalità ci insegna a tener conto non solo del lettore erudito, ma anche e soprattutto del lettore comune. Giuseppe Pontiggia, che non nascose mai la sua ammirazione per la cultura greca e latina, sosteneva che i classici vanno letti “per quello che il testo ci dice al di là di quanto l’autore voleva dire […], perché il problema centrale è il nostro rapporto con il testo”. Non si tratta di un invito alla facile divulgazione, ma di un modo per ribadire che il momento essenziale è quello del contatto personale col testo, per tutto quello che offre e per tutto quello che il lettore riesce a scorgervi.

La tradizione e la memoria dell’antico vanno continuamente riconquistate e riformulate, grazie ai classici che continuano sempre a parlarci: perché ogni epoca li intende alla luce dei propri criteri di giudizio e si giova dei loro contenuti non solo per capire il presente, ma anche per immaginare il futuro.

Paolo Fedeli in 'Il latino: alle origini di un'identità comune'


Nella recente mostra di Bill Viola a Palazzo Reale a Milano, in quella che possiamo definire videoarte e istallazione digitale, il tema sempre presente, il filo conduttore è il Tempo.


Tempo della Storia, prima della Storia (il diluvio universale, per esempio), eventi che scandiscono il Tempo, Tempo che ritorna eternamente, le stagioni, le ore del giorno e della notte, inizio, fine, nascita, trasformazione e morte, rinascita, Tempo misurato dall'uomo e Tempo della Natura.


E poi tantissime suggestioni letterarie e artistiche: il visitatore riconosce Pontormo, Mantegna, Pasolini, La ricotta, La zattera della Medusa di Géricault, Dante, il Paradiso, Pirandello e l'Uno, nessuno, centomila, Leopardi e La ginestra (quando il vulcano stermina il popolo di formiche) e indietro fino a Virgilio ed al suo mondo fuori dal Tempo, le anime dell'aldilà, la teoria della metempsicosi.


Video sbalorditivi per gli effetti cromatici e per la sorpresa che generano: credi che la donna si butti indietro ed invece si rivolge a te che stai davanti, vedi o credi di veder esalare l'anima di un uomo, non comprendi se stai guardando una nascita o una morte, se l'acqua indichi la genesi o la fine. La visione richiesta allo spettatore non è cosa da poco, sia per durata (ancora il Tempo) che per profondità della visione. 

Oltre due ore di sosta davanti alle immagini in slow motion, in un'atmosfera onirica, surreale, dove morti e vivi coesistono. E guardano te che capisci che non sapendo sapevi, perchè de te fabula narratur.


Rita Gaviraghi, docente di latino