L'umanità dell'Eneide

[...] La nostra identità, dunque, sopravvive alimentandosi del passato, ma deve trasformarlo continuamente. Nel 1944, in un’Europa lacerata dalla guerra, Thomas S. Eliot, nel suo Presidential Address alla Virgilian Society, celebrò l’Eneide come opera, pur così lontana nel tempo, pienamente attuale perché sempre idonea a rappresentare l’orrore per le guerre, la desolazione per tante giovani vite troncate, l’imbarazzo dei vincitori nei confronti degli sconfitti, la pietà per i vinti. Anche nei nostri giorni tormentati e troppo spesso privi di umanità, il poema virgiliano sta sempre lì, a insegnarci che quanti fuggono dalle loro terre devastate – come dalle macerie di Troia fuggirono Enea e i suoi – non possono essere respinti ed emarginati, ma vanno accolti e integrati.


Paolo Fedeli, 'Il latino: alle origini di un'identità comune'

Immagine: Bill Viola, The Raft, videodipinto