Gioco d'azzardo e gioco lecito: una nuova sentenza del TAR

Post date: 27-apr-2012 10.21.21

Il TAR dell'Umbria si è espresso recentemente sull'ennesima ordinanza di un sindaco, questa volta del comune di Bastia (PG). La sempre attenta testata Gioconews riferisce che l'ordinanza, limitativa degli orari di apertura e funzionamento delle newslot del paese, era stata impugnata da due concessionari. Il TAR umbro, nell'annullare il provvedimento comunale e nel dare così ragione ai ricorrenti, avrebbe sottolineato due princìpi di fondo: a) la regolamentazione del settore giochi spetta unicamente allo Stato; b) il "contrasto alla ludopatia" non è ragione sufficiente per motivare il provvedimento comunale in quanto (udite udite...) "ci si 'ammala' di gioco attraverso quello di azzardo e non attraverso gli strumenti del gioco lecito". Il gioco lecito infatti, sostiene il legale dei ricorrenti spiegando le motivazioni della sentenza, "rappresenta il frutto di un bilanciamento di interessi effettuato dal legislatore statale". (...) "tutte le volte in cui lo Stato consenta ad altri soggetti (ad esempio ai Comuni) di intervenire sull'argomento, è richiesto a questi ultimi, specialmente se l'intervento è limitativo degli interessi degli operatori del settore, uno sforzo motivazionale importante imponendo una motivazione 'intensa e penetrante, idonea a rappresentare una situazione problematica, enucleativa dei gravi pericoli' ".

A volte appare ben difficile poter coniugare il linguaggio della giustizia e della legge con il buon senso: che uno dei compiti fondamentali dello Stato sia quello di bilanciare gli interessi e le diverse esigenze sul tappeto è senz'altro vero; che ciò sia quanto sta succedendo nel campo dell'azzardo è arduo da sostenere. Non si capirebbe allora tutto il movimento di opinione che da qualche mese attraversa il mondo dei vari portatori di interesse, dei media, della politica, in merito alla necessità di introdurre nuove norme atte a garantire la protezione dei cittadini dai problemi correlati all'azzardo. Le ordinanze di molti sindaci originano infatti proprio dalla assenza del corretto bilanciamento degli interessi da parte dello Stato.

Appare quasi comica la riproposizione del principio della sicurezza sociale e sanitaria del gioco legale: a questa bufala persino l'AAMS non ci crede più. Evidentemente qualche Azzeccagarbugli riesce a sostenere con la propria retorica e le dotte dissertazioni legali che la "ludopatia" è il frutto del gioco d'azzardo e non del gioco legale, qualsiasi cosa ciò voglia significare in un mondo reale. E' altrettanto vero però che, sollevando la propria testa dai libri di legge e guardando fuori dalla finestra del proprio studio, la realtà appare del tutto diversa.

Se giuridicamente è possibile sostenere una simile sciocchezza, a maggior ragione emerge ancora una volta l'esigenza che lo Stato Legislatore assuma la responsabilità di fare chiarezza anche sul versante delle definizioni a valenza giuridica.

Il gioco d'azzardo in Italia è vietato: questo principio è ancora valido nella nostra legislazione e il gioco illegale è tale proprio perchè non esiste liberalizzazione. Il Legislatore evidentemente era (ed è tuttora) consapevole che l'azzardo libero avrebbe generato problemi. Adesso invece si sostiene che un azzardo diffuso così capillarmente non crea danno. C'è qualcosa che mi sfugge...