SOMMARIO






Per chi non ha potuto partecipare ai due incontri in videoconferenza

Segantini tra i ghiacci. Storia di una scoperta roveretana (Alessandra Tiddia)

Un uomo fra i ghiacci in un’albumina, una riproduzione fotografica di ormai due secoli fa, rinvenuta tra le carte della Biblioteca Civica di Rovereto, fornisce il pretesto per un racconto, quello della vicenda di Giovanni Segantini.

Nella foto si scorge poco o nulla di lui, seduto ai margini di una distesa di ghiacci, imponente che comprende più del 70% dell’immagine.

Si appoggia ad un bastone, col capo reclinato, si scorge però un particolare importante, un anello al dito mignolo. L’abbigliamento e il particolare non lasciano dubbi sull’identificazione di questa figura: si tratta di Giovanni Segantini ripreso in una valle dell’alta Engadina, in Svizzera, durante una delle sue escursioni nella zona della Capanna Diavolezza (Diavolezza-Hütte), mentre sullo sfondo si riconoscono le cime del Piz Cambrena e il ghiacciaio Morteratsch.

Sono i luoghi mete delle sue escursioni che partivano da Maloja, dove viveva con la sua famiglia.

Era arrivato a Maloja nell’estate del 1895, attraversando tutta l’Engadina per scegliere l’ultima località di quella magnifica valle, poco prima del Passo del Maloja, dove la valle scende verso la Bregaglia e l’Italia. L’ultimo paese di una lunga valle fatta di montagne e laghi, fra cui quello di Sils, dove dal 1888 passava le estati Nietzsche.

Segantini era arrivato a Maloja dopo una serie di tappe di avvicinamento che partivano dalla Brianza, dove era approdato con la compagna Bice Bugatti, in seguito alla decisione di lasciare Milano.

A Milano Segantini era arrivato da Arco, dove era nato nel 1858.

Nel corso della serata si è raccontata la sua storia e quella della sua pittura. On line un ospite d’eccezione, Diana Segantini, pronipote dell’artista, ha salutato gli amici rotariani.


Crisi climatica e sostenibilità. L’urgenza di agire (Roberto Barbiero)

I cambiamenti climatici sembrano essere ormai al centro dell’attenzione delle agende politiche e sono presenti in quasi tutte le riflessioni legate alla sostenibilità ambientale e sociale. Sappiamo tutti che sono “il” problema, ma non riusciamo ad agire in maniera adeguata. Come mai?

Questa domanda è stata lo spunto per una riflessione del climatologo Roberto Barbiero intervistato dal giornalista Alessandro Graziadei in occasione di un incontro on line con il Rotary Club Rovereto Vallagarina. Sullo sfondo il recente libro “Storie di clima” scritto per Ediciclo editore dallo stesso Barbiero insieme a Valentina Musmeci e con prefazione a cura di Luca Mercalli.

La discussione mette subito in chiaro che la scienza del clima, quella seria, è compatta nell’interpretazione di ciò che sta accadendo: il cambiamento climatico che osserviamo è qualcosa di anomalo nella storia recente del pianeta in termini di accelerazione del riscaldamento globale e dei conseguenti impatti sugli ecosistemi e sui settori socio economici. Le cause sono attribuite al ruolo antropico e in particolare alle emissioni di gas serra provenienti da settori che riguardano la produzione e il consumo alimentare ed energetico, in particolare nei trasporti, nell’edilizia e nelle industrie. Occorre quindi agire urgentemente su due fronti: mettere in campo azioni di mitigazione, ovvero di riduzione delle emissioni di gas serra, e azioni di adattamento in grado di limitare gli impatti.

Per affrontare queste problematiche è necessario comprendere la stretta relazione esistente tra il cambiamento climatico e il nostro stile di vita. Un nodo fondamentale è prendere consapevolezza che il cambiamento climatico è il risultato della rottura del rapporto tra essere umano e ambiente che lo circonda conseguenza diretta del modello economico e sociale occidentale che ha concepito l’ambiente come comparto a sé, esterno all’essere umano. Occorre interrompere l’inganno di un sistema economico che ci porta ad inseguire dei desideri indotti, mai soddisfatti, piuttosto che dei bisogni reali. Una rincorsa illimitata dei desideri che, in un mondo dalle risorse invece sempre più limitate, ha ridotto persone e ambiente a merce. Un modello economico che garantisce l’accumulo di ricchezze a quell’1% della popolazione mondiale responsabile del doppio delle emissioni di CO2 prodotte dal 50% più povero manifestando quindi la sua insostenibilità sociale e ambientale.

Il cambiamento che si impone per la nostra società deve essere tuttavia appetibile, conveniente e desiderabile. Gioca quindi un ruolo fondamentale una corretta informazione e narrazione di quanto sta accadendo. Farlo raccontando delle storie concrete, come nel libro “Storie di clima”, va in questa direzione: mostrare esempi reali di donne e uomini che in varie parti del mondo hanno toccato con mano gli impatti dei cambiamenti climatici, ne hanno preso coscienza, hanno messo in campo soluzioni o strumenti per fronteggiarlo e hanno ottenuto dei miglioramenti nella propria vita personale e comunitaria.

Il problema che dobbiamo capire è che l’emergenza ci costringerà a cambiare! La pandemia di COVID-19 ne è solo un esempio. Sta a noi prepararci o lasciarci travolgere. Non esistono ricette facili ma le azioni da mettere in campo sono evidenti: occorre una modifica strutturale del sistema economico e finanziario, come delineato nel piano conosciuto come Green New Deal. Occorre ricostruire una indispensabile relazione dell’essere umano con l’ambiente che lo ospita: ciò implica non solo un cambiamento economico ma anche culturale. Si deve poi capire che l’azione per il clima può avere successo se c’è giustizia sociale: il rispetto dei diritti umani, dei diritti delle donne, la tutela dei popoli indigeni e della loro cultura, sono aspetti centrali per risolvere il problema del clima. Occorre anche recuperare il ruolo e la centralità degli Stati e della politica. Non è possibile infatti pensare che siano sufficienti cambiamenti dei comportamenti solo a livello individuale. Le soluzioni, che per essere veramente efficaci dovrebbero diventare sempre collettive e politiche, sono del resto note. Non ci sono impedimenti fisici alla riduzione delle emissioni di gas serra e la tecnologia disponibile sarebbe già di grande aiuto, ma c’è bisogno di una volontà politica più ambiziosa che deve trovare uniti tutti i Paesi in uno sforzo immane di cooperazione e di assunzione di responsabilità.

La natura reagirà e si adatterà al cambiamento climatico, anche se alcune specie scompariranno, ma le comunità umane sono molto più fragili e vulnerabili e il tempo a disposizione per cambiare rotta si sta riducendo.


Lettera di ringraziamento ricevuta da ALMAC aiuto alimentare

Prossimi appuntamenti in videoconferenza e in presenza (seguirà invio link via mail)

Giovedì 25 febbraio alle 19.30:

Presso la Distilleria Marzadro di Brancolino di Nogaredo, Rocco Cerone intervista Giancarlo Rudari, occasione di fare sentire la nostra vicinanza al nostro socio.


Mercoledì 3 Marzo alle 19.30:

Videoconferenza (seguirà link) su “Questioni di Bioetica ai tempi del covid” con la prof.ssa di Bioetica Deborah Mascalzoni, dell’Università di Uppsala

Consiglio direttivo 2020-2021

Presidente: Mauro Grisenti

Past President: Enrico Ballardini

Vice Presidente: Fabio Roncati


Segretario: Rocco Cerone

Tesoriere: Lorenzo Sartori

Prefetto: Graziano Castagnetta


Consiglieri: Antonello Briosi

Marco Ferrario

Simonetta Festa

Daniela Simoncelli

Fabrizio Taddei

Paolo Mencucci

Giancarlo Rudari

Giovanna Sirotti