L'istruzione è uno degli elementi chiave della vita. È uno dei diritti umani che possiede un potere immenso di trasformazione. Si tratta dell’investimento più remunerativo per un Paese del Terzo mondo. È uno dei settori di maggiore importanza, per alcuni non meno importante del cibo e dell’acqua.
Sono 75 milioni nel mondo i bambini che non hanno la possibilità di andare a scuola, 40 milioni vivono in paesi colpiti o reduci da guerre. Nelle nazioni cafs 1 bambino su 3 non va a scuola contro 1 su 33 nei paesi a medio reddito. 6 su 10 nazioni con la percentuale più elevate di minori fuori dalla scuola sono afflitte o appena uscite da guerre: si tratta di Haiti, Eritrea, Repubblica Centro-africana, Liberia, Chad e Somalia con percentuali che vanno dal 50% di Haiti al 78% della Somalia (gli altri 4 paesi con i tassi più elevati di esclusione scolastica sono Gibuti, Niger, Burkina Faso e Guinea Bissau).
In una scuola primaria su quattro non ci sono servizi di base di acqua potabile. Questo numero diminuisce a 1 su 6 nelle scuole secondarie. Nel 2016 quasi 600 milioni di bambini non avevano servizi di base di acqua potabile a scuola e meno della metà delle scuole in Oceania e solo due terzi delle scuole in Asia centrale e meridionale hanno servizi di base di acqua potabile.
Un terzo delle scuole in Africa subsahariana e in Oceania non ha servizi igienico-sanitari. E meno del 50% delle scuole “analizzate” per redigere il rapporto, possiede bagni accessibili agli studenti con mobilità ridotta.
La guerra porta con sé la morte. E per chi vi sfugge la vita sarà fatta di povertà e di diritti negati. Come quello all’istruzione scolastica. Lo dice chiaramente quel dato che parla di 303 milioni di bambini e giovani nel mondo tra i 5 e i 17 anni che non vanno a scuola.
Circa 720 milioni di bambini in età scolastica vivono in paesi in cui le punizioni fisiche a scuola non sono completamente proibite. Diversi episodi di insegnanti che usano violenza verso i propri alunni, soprattutto quando sono piccoli. A volte si tratta di un’eccessiva severità nei confronti della vivacità degli scolari, altre invece, di una vera e propria brutalità gratuita. Uno studente su quattro racconta di prof che alzano le mani, il 56% sostiene di essere stato umiliato davanti a tutta la classe. Tra le storie dei ragazzi non mancano esempi di insulti razzisti, su problemi fisici o sulle condizioni familiari.