Il diritto di contare, è un film statunitense del 2016, basato sul libro Hidden Figures: The Story of the African-American Women Who Helped Win the Space Race, scritto da Margot Lee Shetterly, che racconta la storia vera della matematica, scienziata e fisica afroamericana Katherine Johnson, che collaborò con la NASA per le missioni spaziali svolte durante la corsa allo spazio contro la Russia.
TRAMA:
Nella Virginia segregazionista degli anni Sessanta, la legge non permette ai neri di vivere insieme ai bianchi. Uffici, toilette, mense, sale d'attesa e bus sono rigorosamente separati. Da una parte ci sono i bianchi, dall'altra ci sono i neri. La NASA, a Langley, non fa eccezione. I neri hanno i loro bagni, relegati in un'aerea dell'edificio lontano da tutto, bevono il loro caffè, sono considerati una forza lavoro flessibile di cui disporre a piacimento e sono disprezzati più o meno sottilmente. Reclutate dalla prestigiosa istituzione, Katherine Johnson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson sono la brillante variabile che permette alla NASA di inviare un uomo in orbita e poi sulla Luna. Matematica, supervisore (senza esserlo ufficialmente) di un team di 'calcolatrici' afroamericane e aspirante ingegnere, si battono contro le discriminazioni (sono donne e sono nere), imponendosi poco a poco sull'arroganza di colleghi e superiori. Confinate nell'ala ovest dell'edificio, finiscono per abbattere le barriere razziali con grazia e competenza.
CHIAVE DI INTERPRETAZIONE:
Il diritto di contare mette in scena efficacemente il razzismo e il sessismo ordinario dei bianchi, concentrandosi sui drammi silenziosi che muovono la Storia in avanti. Suscettibile di incontrare il favore di un largo pubblico, Melfi sa bene quando spingere l'emotività dislocando lo sguardo sul romance di Katherine e James, Il diritto di contare segue la storia dell'esplorazione spaziale americana attraverso lo sguardo di tre eroine intelligenti e ostinate che hanno cambiato alla loro maniera il mondo. Hanno doppiato la 'linea del colore', inviato John Glenn in orbita e Neil Armstrong sulla Luna.
"Sedermi a scuola a leggere i libri è un mio diritto. Vedere ogni essere umano sorridere di felicità è il mio desiderio. Io sono Malala. Il mio mondo è cambiato, ma io no".
Malala è una ragazza Pakistana, nata nella valle dello Swat in un villaggio Pashtun. Quando ha dieci anni, assiste all'occupazione del suo villaggio da parte dei talebani. I talebani privano le donne di ogni diritto, di andare al mercato, di ascoltare la musica e soprattutto di andare a scuola perché vengono considerate inferiori.
Ma Malala non ha paura, non ha nessuna intenzione di smettere di studiare, che è ciò che preferisce fare. Descrive la scuola come un posto magico, che una volta entrato venivi catapultato in un mondo speciale senza più oppressioni. Insieme a lei ci sono solo poche compagne.
Il desiderio di Malala è quello di entrare in politica, di combattere l'abuso dei diritti umani per permettere alle donne di vivere unna vita con gli stessi diritti dell'uomo. Per questo motivo decide di cominciare a parlare nei comizi organizzati da suo padre per la campagna a favore dell'istruzione femminile e contro tutti quelli che, come i talebani, vorrebbero tenere le donne chiuse in casa. Malala e suo padre sono a conoscenza del grande pericolo che hanno andando contro i talebani, ma non hanno paura, Malala sa che con la paura non si cambia nulla, e lei, vuole cambiare il mondo, non a caso, il suo distico Pashtun preferito è "Preferirei ricevere il tuo corpo crivellato di pallottole con onore
piuttosto che notizie della tua codardia sul campo di battaglia".
A soli undici anni Malala decise di iniziare a scrivere un blog in urdu della BBC nel quale raccontava di come si viveva sotto il comando dei talebani e di tutti gli abusi che subiva.
Nel 2011 riceve il Pakistan's National youth Peace Prize come riconoscimento per il suo coraggio e il suo impegno in favore dei diritti delle donne.
Malala iniziava ad acquisire una certa notorietà e le sue parole erano sempre più apprezzate e ascoltate, per i talebani ciò rappresentava una forte minaccia.
Il mondo di Malala cambiò a quindici anni, quando degli uomini non riconoscibili, fermarono il pullman che la ragazza prendeva ogni giorno per tornare a casa da scuola. Un uomo salì sul mezzo e chiese chi fosse Malala Yousafzai, nessuno rispose ma tutti si voltarono verso la Malala, l'unica con il volto scoperto. L'uomo le puntò contro una pistola, e la sua mano, tremolante dalla paura di uccidere una ragazza innocente, fece partire tre proiettili, mentre i suoi occhi neanche guardavano. Malala strinse forte la mano dell'amica seduta affianco a lei e guardò dritto alla canna della pistola. Il primo proiettile le attraversò l'orbita sinistra per poi conficcarsi nella spalla. Dopo il primo, l'uomo ebbe giusto la forza di appoggiare il dito al grilletto per altre due volte, ma la sua mano era ormai era priva di controllo e gli ultimi proiettili sparati ferirono altre ragazze sul pullman, mancando completamente il bersaglio, il talebano aveva paura.
Malala aveva ancora tanto da raccontarci e il suo desiderio era appena iniziato, così, contro ogni previsione, sopravvisse all'attentato.
Oggi ci racconta la sua storia dalla sua casa in Birmingham, dove è stata trasportata insieme ai genitori in seguito all'attentato.
Nonostante le continue minacce ricevute dopo l'attentato, Malala ha continuato il suo sogno fino a diventare nel 2014, la più giovane vincitrice del premio Nobel per la pace conferitole per la sua intensa lotta per l'affermazione dei diritti civili e per il diritto all'istruzione, e al giorno d'oggi, Malala è l'icona internazionale della lotta contro abusi dei diritti umani.
Tuttora Malala tiene un blog, nel quale continua la sua lotta per l'accettazione delle donne e per la parità di diritti;
link: http://www.malala-yousafzai.com/
"Cari fratelli e sorelle, ci rendiamo conto dell'importanza della luce quando vediamo le tenebre. Ci rendiamo conto dell'importanza della nostra voce quando ci mettono a tacere. Allo stesso modo, quando eravamo in Swat, nel Nord del Pakistan, abbiamo capito l'importanza delle penne e dei libri quando abbiamo visto le armi. Il saggio proverbio "La penna è più potente della spada" dice la verità. Gli estremisti hanno paura dei libri e delle penne. Il potere dell'educazione li spaventa. Hanno paura delle donne. Il potere della voce delle donne li spaventa. Questo è il motivo per cui hanno ucciso 14 studenti innocenti nel recente attentato a Quetta. Ed è per questo uccidono le insegnanti donne. Questo è il motivo per cui ogni giorno fanno saltare le scuole: perché hanno paura del cambiamento e dell'uguaglianza che porteremo nella nostra società."
Questo estratto è parte del discorso che Malala tenne il 12 luglio 2013 all'ONU, ora diventato simbolo di questa lotta per il diritto all'istruzione.