Elettrica

Una vita da Product Manager

Ingegnere Luca Omati


Il gruppo di PCTO interessato ad Ingegneria Elettrica, mercoledì 3 Febbraio 2021, ha avuto il piacere di intervistare l’ingegnere Luca Omati che grazie ad una serie di domande ha avuto modo di raccontarci il suo percorso di studi universitario e la sua esperienza lavorativa soddisfando le nostre curiosità e i nostri dubbi a riguardo. In particolare lavorando come Product Manager ci ha trasmesso quanto per lui sia appassionante poter assistere un prodotto sin dalla nascita fino alla sua vendita e dunque poterlo curare durante il suo intero ciclo di vita.



Cosa lo ha portato ad avvicinarsi alla facoltà di ingegneria elettrica?


“Ho iniziato a studiare elettrotecnica alle superiori, quindi al termine dei cinque anni ho deciso di proseguire nell’ambito dell’energia elettrica perché era un settore che già conoscevo e che soprattutto mi appassiona e tuttora lavoro in questo ambito”


Di cosa tratta nel concreto il suo lavoro oggi e cosa lo appassiona?


“Io lavoro come product manager per una multinazionale che si occupa di fare prodotti per treni. Io in particolare mi occupo del ciclo di vita del prodotto, parto dalla richiesta del cliente per poi crearlo fino a portarlo alla consegna e mi appassiona vedere il prodotto sin dalla nascita fino alla sua vendita.

È da poco, solo quattro anni, che io ho approcciato questo mondo, visto che prima, nella mia vecchia azienda mi occupavo solo di testare i prodotti, ora invece trovo molto interessante poter vedere la vita di un prodotto quindi poterlo pensare, creare e poi vendere.”


Quali sbocchi lavorativi il percorso di studi in ingegneria elettrica può garantire?


“Lo sbocco lavorativo legato a ciò che si è studiato è il primo passo che ti aiuta a trovare il lavoro in un determinato contesto, ad esempio a me l’ingegneria elettrica ha aiutato a trovare un posto di lavoro nel settore di RND (research and development) all’interno di multinazionali in ambito elettrico, quindi ha un po’ delineato quella che poteva essere la mia figura, dopodiché una volta che sei riuscito ad entrare nel mondo lavorativo cambiano i meccanismi poiché rispetto all’ambito universitario ci sono dinamiche di team diverse da cui nascono percorsi di diverso tipo, non è detto che chi studia ingegneria elettrica vada avanti a fare soltanto quello e dunque ad operare nell’ambito elettrico.

In generale possiamo dire che l’Ingegneria mi ha dato un’impostazione di tipo schematica una caratteristica che mi porto dietro nel mio percorso lavorativo.”


Questa laurea permette al giorno d’oggi di fare carriera in Italia o bisogna essere disposti a spostarsi per forza all’estero?


“ L’Italia è un paese dove si trova spazio facilmente, le dinamiche in Italia però sono diverse rispetto all’estero, quella che è la difficoltà in Italia è che se tu vuoi seguire un percorso di crescita e diventare ad esempio manager è più semplice in un contesto di tipo internazionale. Non c’è un’analogia tra lavorare in Italia e all’estero però se le tue abilità sono buone riesci ad avere sbocchi professionali interessanti sia in Italia come ad esempio in Germania. Molti miei amici hanno scelto di spostarsi all’estero, è indubbiamente un passo difficile e importante però attualmente non vedo un grande plus rispetto alla carriera che hanno fatto i miei colleghi e io stesso in Italia. Indipendentemente dallo stare in Italia o dal trasferirsi all’estero la carriera dipende esclusivamente da te e dalla tua volontà di metterti in gioco col passare degli anni.”


Quali sono i pro e i contro del suo percorso di studi e di svolgere questa professione?


“Il percorso di studi in ingegneria elettrica ti consente di sviluppare la capacità di approcciarti alle cose in modo molto sistematico, questa capacità è talvolta un pro perché la gente tende ad identificarti all’interno del tuo ambito lavorativo, certe volte invece è una sfortuna perché non ti permette di pensare in un modo che non sia razionale. Bisogna specificare che ci sono pro e contro in qualsiasi ambito, ad esempio se lavori come me in un ambito elettrotecnico, in cui tutto si basa su dimensionamento, analisi dei rischi e analisi dei dati sicuramente l’approccio ingegneristico è valutato molto bene quindi è sicuramente un pro, in altri casi invece potrebbe essere considerato un limite.

Per quanto riguarda il mondo del lavoro per poter crescere a livello professionale tutto quello che si ha studiato, tutto il background e tutta l’esperienza che si ha conseguito senza dubbio ti aiuta. Ad esempio per quanto riguarda la mia posizione attuale, ovvero responsabile di due linee di prodotto, ho un modo di lavorare abbastanza delineato sia dal mio carattere sia dalle mie esperienze e la gente all’interno del team con cui lavoro lo apprezza. In altri casi ovviamente questa cosa potrebbe non essere ben accetta, perché magari se tu hai lo spirito di proporre idee che il team non richiede non vieni considerato.

Nel contesto in cui mi trovo adesso ad esempio, un approccio propositivo che è quello che in generale io ho, è valutato molto bene. Dipende tutto quindi da cosa ti richiede l’azienda”




Successivamente al percorso di studi nell’ambito lavorativo le sue aspettative sono state rispettate?


“Quando si finisce un percorso di studi in ingegneria molte volte si pensa di essere arrivati al grande traguardo, ma in realtà si hanno solo le basi per poter entrare a far parte del mondo del lavoro. Si parte sempre con aspettative molto alte pensando che i cinque anni di ingegneria siano un punto di arrivo, invece al contrario, sono soltanto un punto di partenza. I cinque anni di studi nel settore dell’ ingegneria elettrica garantiscono sbocchi lavorativi in settori ben precisi perché ti permettono di acquisire una preparazione molto valida.

Quando io sono entrato nella mia vecchia azienda ho iniziato facendo solo banali test in laboratorio, ma il mio vecchio datore di lavoro aveva un approccio propositivo nei miei confronti poiché riteneva che il mio contributo potesse essere di livello molto alto e questo mi ha permesso successivamente di andare a ricoprire altre posizioni di lavoro via via superiori. Dunque dopo i cinque anni di ingegneria nel mondo del lavoro spetterà a ciascuno crearsi il proprio percorso cercando di sfruttare al meglio le proprie capacità. Come già detto dopo i cinque anni di studi in ingegneria si hanno aspettative molto alte, ma è proprio quello il momento di iniziare a lavorare duro per costruirsi il proprio percorso lavorativo dove i risultati molto spesso giungono a lungo termine, io stesso raccolgo solo ora ciò che ho seminato nei miei precedenti dieci anni di carriera.”


Oggi pensa che rifarebbe lo stesso percorso e le stesse scelte in particolare sul dottorato?


“Molti mi fanno questa domanda, io credo sia un po' bizzarra; quando si prende una decisione come il percorso di studi universitario è inevitabilmente figlia della realtà che si sta vivendo in quel momento e dei propri interessi dunque non ho una risposta precisa, ma sicuramente nel mio caso la scelta che ho fatto non è un rimpianto. Anche per quanto riguarda il dottorato è stata una scelta che ho preso poiché il contesto in cui mi trovavo mi ha portato a quella decisione ed è un po' con questa filosofia che ho approcciato tutta la mia carriera, e ogni scelta che ho preso è stata sicuramente la migliore che potessi prendere in quel momento della mia vita, quindi non ho rimpianti”


Oggi quanto tempo occupa la sua professione nell'arco della sua giornata soprattutto rispetto alla sua sfera privata?


“Non è semplice rispondere a questa domanda, soprattutto perchè ho capito dalla mia esperienza professionale che c'è una forte differenza tra un lavoro temporalmente circoscritto, dove è più facile scindere la sfera professionale e la sfera privata, ed il mio, che è più complicato, al punto che quando arrivo a casa la sera penso già a quello che dovrò fare il giorno successivo e spesso in orario extra-lavorativo mi ritrovo costretto a dover leggere o rispondere alle mail di lavoro. Quindi alla fine non stacco quasi mai.”



Oggi in una realtà complicata di emergenza globale il suo lavoro ha subito delle modifiche?


“Io ho percepito un grande cambiamento all’interno della vita d’azienda poiché siamo passati dal vederci in ufficio tutti quanti, tutti i giorni con delle dinamiche di ufficio che sono simili a quelle scolastiche all’essere costretti a restare a casa e sentirci soltanto per telefono. Io già lavoravo in smart working prima della pandemia qualche giorno al mese e quindi la metodologia la conoscevo già.

La differenza tra lo smart working fatto prima e quello fatto adesso implica però che tutti stiano a casa quindi non ci sono persone che ti possono dare aiuti dall’ufficio. È dunque una realtà più complessa da gestire e con rapporti che non sono più quelli di prima, quindi banalmente non c’è più quel feeling tra colleghi che c’era mesi fa.


Le nostre aspettative per questa intervista con l'ingegnere Luca Omati erano quelle di approfondire aspetti dell'ingegneria elettrica a noi sconosciuti, in particolare di conoscere il lavoro attuale ed il percorso formativo dell'intervistato.

Queste aspettative sono state ampiamente rispettate in quanto il sig. Omati si è dimostrato molto disponibile e professionale, rispondendo a tutte le domande in modo esaustivo, trasmettendoci la sua passione e la sua voglia di fare.

A Cura di: Galliani Giacomo,

Messina Alessia,

Turri Marco,

Grillo Francesco