Storie di Giurisprudenza

Tv vs Realtà: l'opinione dell’avvocato attraverso
il racconto della sua esperienza

Noi studenti interessati all’ambito giuridico abbiamo avuto l'occasione di intervistare l’avvocato penalista Carlotta Cherchi, una giovane avvocatessa brillante e disponibile, tanto da coinvolgerci pienamente, tramite il racconto della sua esperienza, nella professione forense per eccellenza: l’avvocatura.

Attraverso questa coinvolgente conversazione, ma al contempo leggera, abbiamo approfondito e conosciuto molti aspetti che ruotano intorno alla professione dell’avvocato. Inoltre, grazie a quest’intervista abbiamo smentito alcuni dei triti e falsi miti, mostrati sul grande e piccolo schermo, che riguardano questa meravigliosa professione.

“Le serie tv mostrano il mondo degli avvocati come avvincente, opportunista e dinamico, A suo parere, quanto queste rappresentazioni corrispondono alla realtà? A livello pratico, quali sono le mansioni di un avvocato italiano?”

“Effettivamente c’è una base molto romanzata della realtà lavorativa degli avvocati, i quali sono visti in modo poco condivisibile: la realtà, invece, non assomiglia per nulla a ciò che si vede. In quanto penalista mi occupo dell’assistenza di persone fisiche e giuridiche, quali società ed imprese, sia nel campo giudiziale che stragiudiziale dell’accusato o della vittima.

La mia attività si concretizza innanzitutto incontrando il cliente, poi provvedo ad estrapolare e studiare approfonditamente il caso per elaborare una strategia difensiva, successivamente vi sono tutte le udienze. Inoltre, nel mio lavoro la scrittura è una parte essenziale per tutti gli atti, mandati e memorie, a differenza di quanto si vede nei prodotti televisivi; infine vi sono innumerevoli rapporti a livello stragiudiziale con la magistratura, il pubblico ministero e tutti gli uffici che vi sono alle spalle.”

“Come si è evoluto nel corso del tempo il suo lavoro, specialmente in questa difficile situazione?”

“Si tratta di una professione che si sta evolvendo nel tempo e che anche la crisi dettata dalla pandemia sta cambiando. È un mestiere che sta scemando e questa decrescita è stata ulteriormente accentuata nell’ultimo periodo. Probabilmente vedrà molte figure spinte fuori dal mercato, parlando sia di giovani avvocati che stanno solo iniziando a farsi già saturo, sia di coloro già avviati che non riusciranno però a stare al passo con le innovazioni che la pandemia e la tecnologia stanno imponendo.

A causa di questa forte digitalizzazione, ci sono stati tanti cambiamenti, specialmente nelle modalità processuali e di comunicazione con i colleghi. Nonostante ciò, nel mio ramo, il penale, la maggior parte dei processi si svolge ancora nelle aule di udienza e con tutte le formalità del caso, seppur ci siano anche udienze online. Quest’ultime, in particolare, hanno creato maggior disagio a tutti, in quanto non si era pronti ad accogliere tali innovazioni. È un processo di cambiamento ancora tutto molto fluido ed in evoluzione. È ancora presto per parlarne, in quanto ritengo che gli effetti veri su questa professione potranno essere rilevati solo in futuro. Tuttavia c’è stata una grande mobilizzazione per rispettare sempre le formalità, ed in particolare nell’ambito penale.”

“Quali sono i pro e i contro del suo lavoro?”

“A mio parere vi sono molti più pro che contro, fra cui il fatto che si tratta di un lavoro estremamente appassionante che stimola la curiosità del professionista, ponendolo davanti a questioni molto diverse e coinvolgenti.

Fra i contro vi è sicuramente la lunghezza e complessità del percorso di studio, ed in generale di formazione, inoltre è un tipo di lavoro molto limitante, poiché necessita di orari di lavoro molto lunghi ed una grande disponibilità. Infine i guadagni non sono molto soddisfacenti, soprattutto in rapporto al duro cammino affrontato precedentemente, in special modo all’inizio della carriera. Detto ciò in una valutazione complessiva i benefici superano sicuramente i, seppur pesanti, costi.”

“Anche per quanto riguarda il percorso di studi, che dura 5 anni più il periodo di praticantato, quanta vita privata bisogna sacrificare? Invece a carriera avviata?”

“Nel percorso di studi la libertà personale è molto soggettiva in base alle proprie capacità ed impostazione dello studio. Nel mio caso, sono sempre riuscita a mantenere un buon equilibrio fra università e vita privata, quindi per me è stato un bellissimo periodo, anche se ci sono momenti di studio importante. Non è una facoltà semplice, però è assolutamente coniugabile con tutto il resto: è sufficiente trovare il giusto equilibrio. Anche nella figura professionale riesco a trovare il giusto equilibrio, ma è importante darsi delle priorità, ad esempio nel mio caso il lavoro non supera l’importanza della vita e relazioni private.

“Per il suo ambito specifico, quali sono i pro e i contro e quanto sono veritieri gli stereotipi dei penalisti?”

“Io sinceramente non mi sento di definirla come pericolosa, ma delicata, perché ha a che fare con le persone umane e con dei fatti umani di reato, che per quanto connotati come “reato” sono pur sempre umani e che di conseguenza portano con sé tutta la diversità dell’essere umano, con aspetti anche moralmente meno accettabili e condivisibili, ma che comunque fanno parte dell’essere umano in modo più o meno marcato.

Quindi per quanto mi riguarda si tratta solo di dicerie dettate dall’ignoranza del mio ambito, e vi consiglio di non aver paura perché è un lavoro molto gratificante e soddisfacente.”

“Quanto tempo è necessario per ottenere una posizione stabile?”

“Una posizione stabile è davvero difficile da ottenere, in quanto un avvocato lavora tramite una partita IVA, non ha un contratto di lavoro. Questo provoca dei tempi di stabilizzazione molto lunghi, in quanto una collaborazione professionale con uno studio può terminare da un momento all’altro. Non è semplice trovare una stabilità, ma in compenso questa caratteristica rende il professionista più autonomo.

Di conseguenza l’importanza del trovare un equilibrio è fondamentale”

“Come descriverebbe la sua esperienza personale di praticante avvocato? In quest’ambito vi sono molti stereotipi, quanto corrispondono alla realtà?”

“Seppur non sia stata la mia personale esperienza, la figura del praticante avvocato è uno stereotipo vero: si passano davvero molte mattine in attesa negli uffici giudiziari. Si tratta di un compito noioso, ma ad oggi comprendo che senza l’attività di cancelleria sarebbe estremamente difficile dare una dimensione concreta di ciò che si studia, è necessaria e si trova alla base della grande macchina giudiziaria.

La pratica è sicuramente un percorso difficile, dove si apprendono tantissime cose, ma dove purtroppo la retribuzione non è sempre garantita. D’altra parte è un esercizio che forma i futuri avvocati, per cui è fondamentale fare esperienze e soprattutto rendere quest’ultima il più produttiva possibile, tenendosi sempre più porte aperte e sperimentando i vari ambiti del diritto.”

“Ci può raccontare come funziona l’esame di abilitazione all’avvocatura?”

“Attualmente la situazione è un po’ confusa, causa Covid non si ha la certezza di quando avverano le prove né quali saranno le modalità.

La mia esperienza è consistita in 18 mesi di pratica, di cui 12 presso uno studio legale e 6 nell’ambito di un tirocinio di affiancamento ad un magistrato (quest’ultimo consentito solo a coloro che hanno conseguito una laurea dal 105 in su). A livello canonico, ai 18 mesi di tirocinio si somma l’esame di abilitazione, che consiste in una prova orale in 6 materie, alcune a scelta e altre obbligatorie, e in tre prove scritte: un parere penale, un parere civile e un atto d’udienza (che può essere scelto fra civile, amministrativo o penale, in base alle singole propensioni).

I corsi di formazione possono essere molto utili, soprattutto per capire come si struttura un parere, che è un atto nell’ambito della professione solitamente non scritto.”

“Come si diventa e in cosa consiste brevemente il difensore d’ufficio, il gratuito patrocinio? E cassazionista?”

“Il diritto alla difesa nel processo è inviolabile, cioè non si può stare in giudizio (penale) da soli, qualora la persona indagata o imputata non sia in grado di nominare, per qualsiasi motivazione, un difensore di fiducia, allora lo Stato provvede ad assegnare un difensore d’ufficio, che sarà comunque retribuito dall'accusato.

Il gratuito patrocinio si fonda sempre sul diritto alla difesa, riguarda invece la possibilità per i non abbienti, ed in special modo chi ha un reddito particolarmente iniquo, di essere assistiti da un legale, le cui spese sono rimesse a carico dello Stato.

Per cassazionista s’intende l’avvocato che può assistere le persone innanzi la Corte di Cassazione, quindi è in grado di presenziare dalle udienze preliminari al passaggio in giudicato. Per ottenere quest’ulteriore carica è necessario: essere iscritti all’albo degli avvocati da più di 9 anni ed anche sostenere un ulteriore esame al fine di poter accedere al cd. “albo degli avvocati cassazionisti.”

“Quanta possibilità di manovra c’è fra i vari rami del suo ambiente?”

“L’avvocato ha il dovere di non assumere l’incarico di casi relativi a branche di cui non ha le competenze necessarie; infatti, per la mia esperienza, ci si muove principalmente nel proprio ambito, ovvero quello penale, il quale però è comunque molto variegato.

Comunque esistono studi in cui si ottiene una formazione sia civilistica che penalistica e quindi si può ottenere una conoscenza di base di entrambi i rami del diritto, per cui il passaggio è più semplice: non vi è una regola fissa; di conseguenza dipende molto dalla competenza del singolo avvocato.”

“Può descrivere in generale la figura del criminologo?”

“Il criminologo è colui che si occupa di indagare il crimine, inteso sia come figura del reo e sia, da un punto di vista materiale, come condotta. Per quanto riguarda la mia esperienza, la mia formazione universitaria in quest’ambito ha avuto un approccio di matrice più sociologica, dove attraverso i metodi propri della sociologia si indagano le cause del reato, cause però non di tipo psicologico, quali la disuguaglianza, la povertà, l’ambiente sociale, le situazioni economiche e familiari. A questo punto, però, è necessario sfatare un mito: il criminologo non è una figura professionale riconosciuta, ma un titolo che affiancato ad una vera e propria professione, può far parte di molti ambiti (ambito carcerario, enti locali, formazione di un avvocato penalista ecc).

E’ una disciplina molto variegata che fornisce gli strumenti utili a comprendere le cause di certe condotte. Ciò consente di sviluppare un certo distacco, sia psicologico che giuridico, necessario per lavorare in questo ambiente.”


Concludendo siamo veramente soddisfatti del risultato ottenuto da questa intervista, perché ha innanzitutto colmato gran parte dei nostri dubbi e questioni legate sia all’ambito legale, sia strettamente alla figura dell’avvocato. Inoltre, ci ha aiutato anche nel nostro percorso di orientamento in uscita dalle scuole superiori.

Quindi ringraziamo l’avvocatessa Cherchi che, durante tutto il progetto, si è mostrata sempre disponibile, esaustiva ed estremamente gentile.

A cura di: Galletti Christian e Parlati Giulia