Fisica della materia oscura

Un salto nella vita
di un ricercatore


Il gruppo interessato alla facoltà di Fisica ha avuto il grande piacere di intervistare Marco Cirelli, Dottore in Fisica e ricercatore presso l'ente nazionale di ricerca francese. Grazie alla sua professionalità, ma anche umiltà e semplicità, è riuscito a sciogliere i nostri principali dubbi, dando risposta alle nostre più svariate curiosità. Di seguito, le sue parole che abbiamo il piacere di condividere.


Buona lettura!

Le chiediamo una breve introduzione su di lei e di cosa tratta nel concreto il suo lavoro

Lavoro per conto dell’ente nazionale di ricerca francese (CNRS). Seguo il problema della materia oscura, ovvero un particolare tipo di materia che le misure sperimentali ci dicono costituire 80% della materia di una galassia sulla quale, però, non sappiamo nulla. Il mio compito pratico è dunque quello di formulare varie ipotesi su di che cosa si possa trattare, e lo faccio innanzitutto studiando la fisica delle particelle, leggendo o pubblicando articoli, risolvendo equazioni che provano o meno le mie teorie, partecipando, o presenziando a conferenze.


A questo proposito, quali sbocchi lavorativi garantisce il percorso di studi in Fisica? Inoltre, tale laurea permette di fare carriera in Italia, o bisogna essere disposti a spostarsi all’estero?

Il mio percorso di studi è stato piuttosto articolato: mi sono laureato in Fisica a Milano, ho conseguito il dottorato alla Normale di Pisa e ho fatto tre periodi di studio post-dottorato all’estero: negli Stati Uniti, Svizzera e Francia.

Per quanto riguarda gli sbocchi lavorativi, se volete immergervi nella ricerca non potete pensare di farlo senza un dottorato, poi a quel punto avete diversi posti disponibili sia nel pubblico, come me, con un salario probabilmente minore ma con maggiori libertà, o nel privato, dove ci sono maggiori vincoli ma con un salario migliore. Se, invece, non vi interessa la ricerca, avete davanti a voi una elevata possibilità di scelta: una laurea in Fisica rimane ancora sicuramente uno dei migliori investimenti che si può fare per non rimanere senza lavoro.

Riguardo il lavoro in Italia, rispetto a quello estero, il problema è soprattutto che i nuovi posti si liberano in maniera irregolare e quindi può capitare che in Italia non si assumano nuovi ricercatori anche per 10 anni.


Cosa l'ha portata ad avvicinarsi alla facoltà di Fisica?

Devo ammettere che è stata abbastanza naturale come scelta: fin da piccolo mi è sempre piaciuto aver un approccio semplicistico allo studio dei differenti fenomeni. Poi la mia storia familiare ha probabilmente influito, visto che sia mio padre che mia madre sono professori di Fisica e anche mio fratello e mia cognata sono laureati in Fisica.


Riguardo le singole capacità, riusciranno a migliorare nel corso del tempo?

Sicuramente, le proprie conoscenze e i propri modi di approcciarsi alla fisica cambieranno e miglioreranno nel corso del tempo, dunque non è problema. Anche perché gli studi delle superiori sono fatti proprio per dare basi generali che verranno poi utilizzate più avanti. Ci sarà chi scoprirà più portato, chi meno, chi con un talento, chi farà più fatica, ma bisogna assolutamente sfatare il mito che la facoltà di Fisica sia inaccessibile. Alla fin fine, il lavoro del fisico comporta molta intuizione, visione, basti pensare a me stesso che devo ragionare pensando alle particelle come delle palline che volano. Insomma, se si è veramente interessati questo timore passa in secondo piano, in quanto la matematica è solo uno strumento che si utilizza per arrivare ad una spiegazione pratica.


Quali sono i pro e i contri dello svolgere la sua professione?

Devo dire che faccio fatica a vedermi come un lavoratore, vero che ho un salario e una postazione, ma comunque in concreto faccio ciò che fa uno studente, risolvere problemi non posti dal professore ma scelti da me. Definisco questa libertà accademica un pro, in quanto decido io quale avvenimento analizzare secondo i miei interessi ma certe volte si trasforma anche in un contro perché si potrebbe rimanere da solo senza compagni con cui lavorare o esperti a cui chiedere consigli. Sicuramente l’internazionalità del campo è un altro punto a favore perché consente di conoscere aree differenti dalla propria e di confrontarsi con punti di vista innovativi. Tutto questo, però, comporta un’elevata competitività: risorse limitate e posti limitati, come se ci fosse un imbuto che si restringe sempre più.


Quanto tempo occupa la sua professione nell’arco della giornata?

Beh, se lo chiedete a mia moglie, sicuramente il 100%! Dal punto di vista tecnico, essendo lo scopo quello di avanzare e scrivere articoli, dalla mattina quando mi sveglio alla sera quando vado a letto il mio pensiero è fisso sullo studio che sto portando avanti in quel determinato momento.


Per concludere, a seguito della situazione di emergenza globale, il suo lavoro ha subito modifiche?

Devo dire che, fortunatamente, nel mio caso non è cambiato praticamente nulla, perché comunque contatto i miei colleghi via internet e in qualche modo lavoriamo. Certamente, manca tutto il tempo dedicato al viaggio, le esperienze nuove e il confronto.

A cura di:

Bonsignore Serena,

Galliani Giacomo,

Grillo Francesco,

Turri Marco,

Ricchiuti Lorenzo