Edile
e Civile

Passione e adattamento alle sue situazioni concrete

Durante l’intervista l’ingegnere ci ha raccontato il suo percorso formativo: dalla scuola superiore fino alla professione che attualmente svolge. L’intervista ci fa capire come siano importanti la passione, la determinazione e la voglia di fare per raggiungere i propri obbiettivi. Egli, inoltre, sottolinea quanto siano stati importanti gli stimoli ricevuti fin dall’infanzia da parte di genitori e professori; e anche l’importanza dell’impegno e della dedizione necessari per costruirsi una propria figura professionale. Ha insistito pure sulla capacità di adattamento alle situazioni concrete, che è essenziale per fare carriera e affermarsi come professionisti. E ha fatto l’esempio del suo lavoro pratico svolto in cantiere prima di passare ad un’attività più teorica, come quella del dottorato. Possiamo dire che ci ha presentato la carriera d’ingegnere come fosse una scala in cui si fanno piccoli gradini alla volta. Se ogni gradino è solido, il passaggio a quello superiore è più facile. Speriamo che gli spunti offerti da questa “chiacchierata” possano aiutare anche altri ragazzi a scegliere il proprio futuro.

Davide di Summa, laureato in ingegneria dei sistemi edilizi nel 2016, con esperienze nel settore cantieristico, attualmente svolge un dottorato tra il Politecnico di Milano e l’università di Gent in Belgio.


1) Cosa l’ha portata ad avvicinarsi alla facoltà di ingegneria?

Io mi sono laureato in ingegneria dei sistemi edilizi e ho finito gli studi un po’ di anni fa, nel 2016.

Sicuramente a questo traguardo mi ci ha portato una mia passione personale. Infatti, sin da piccolo, quando passavo vicino ai cantieri, mi fermavo sempre, guardandoli e osservandoli con grande interesse. E ho sempre visto con interesse il fatto che dal nulla potesse nascere qualcosa. Sicuramente ha contato anche che la passione mi sia stata trasmessa sia da mio padre, che è architetto, e sia dagli insegnamenti ricevuti durante i miei studi alla scuola superiore.

Provengo da un liceo scientifico, dove sostanzialmente avevo 4 ore con lo stesso professore, di cui 2 erano di storia dell’arte e disegno tecnico. E proprio quel professore, architetto anche lui, mi ha trasmesso tanta passione per il disegno tecnico e mi ha aiutato a scoprire quelle che erano le mie passioni. Questa somma di cose mi ha portato dapprima a un’indecisione. Non sapevo se scegliere ingegneria edile o ingegneria civile; poi, alla fine, ho scelto ingegneria edile perché mi sentivo più attratto dal mondo dell’abitato e della costruzione dell’edificio anziché dal mondo dell’opera civile, inteso come infrastrutture in genere


2) Di cosa tratta nel concreto il suo lavoro oggi?

Io al momento sto svolgendo un doppio dottorato europeo fra il Politecnico di Milano e l’università di Gent in Belgio. Faccio parte di un gruppo di ricerca composto da circa 15 dottorandi come me. Il nostro scopo è quello di sviluppare una nuova tecnologia nell’ambito edile di un calcestruzzo autorigenerante.

Nello specifico io, nel gruppo, mi occupo di analisi LCA (Life Cycle Assess- ment). Cerco, cioè, di dare una visione generale sul materiale e anche sui suoi impatti ambientali ed economici (siccome si tratta di un materiale innovativo ed ecosostenibile).


3) Il percorso di studi in ingegneria edile quali sbocchi lavorativi può garantire?

Garantisce vari sbocchi lavorativi. L’ingegnere esce dall’università con una formazione da professionista. Si ha una grande capacità di progettare delle costruzioni partendo dalle basi, come le fondamenta, fino ad arrivare alle opere di finitura. Inoltre, si è in grado di operare su diversi tipi di edifici, non solo case ma anche scuole, ospedali, ecc. Attualmente si costruisce di meno che in passato, perché in Italia e in Europa c’è già un vasto patrimonio di edifici; e quindi ci si può focalizzare sulla gestione del costruito. Inoltre, un ingegnere edile può anche lavorare sulla ricerca dei materiali più adatti alle costruzioni.


4) Quali sono stati i pro e i contro sia per quanto riguarda il suo percor- so di studi in ingegneria edile sia dello svolgere la sua professione oggi?

Per quanto riguarda il mio percorso di studi di pro ce ne sono stati parecchi, poiché ho studiato una cosa che mi piaceva e che mi appassionava, a parte qualche materia che era un po’ meno affine rispetto a quelle che erano le mie competenze. Inoltre, ho avuto la possibilità di interfacciarmi con professori che erano spesso dei veri professionisti; e che, terminate le ore di lezione in aula, si confrontavano poi realmente con il mondo del lavoro. Il contatto con loro mi ha permesso di non essere il solito ingegnere idealista, che ha a che fare soltanto con i numeri ma non con le situazioni reali. E questo mi ha permesso di avere una visione più pragmatica delle cose, che mi consente oggi di affrontare con più praticità certe questioni. Dunque, questi sono punti assolutamente positivi.

Dopodiché, credo che qualsiasi percorso di studio in ingegneria, se viene intrapreso con serietà, ti consente di acquisire un’impostazione che ti permetterà poi di affrontare diversi problemi e di riuscire a risolverli; e questa non è una cosa da poco.

Se dovessi invece evidenziare un contro, direi che sicuramente oggi un ingegnere edile potrebbe avere qualche difficoltà in più nel trovare lavoro rispetto ad un ingegnere meccanico; però, in linea generale, se un percorso di ingegneria viene affrontato con la giusta serietà e il giusto impegno, esso consente assolutamente di integrarsi con facilità nel mondo del lavoro e di trovare un posto al suo interno senza particolari problemi.


5) Come si può fare carriera nel suo lavoro?

Innanzitutto molto dipende da quale settore specifico conosci. Attualmente ho iniziato il dottorato, in cui si approfondiscono alcune tematiche specifiche. Al termine del dottorato farò un concorso come professore associato e successivamente farò quello per diventare professore ordinario. Dipende però da dove cerchi di concentrare la tua carriera. Nel momento in cui lavori in un’azienda come la Hilti, puoi entrare in un graduate program, in cui parti dal basso ma, nel giro di 3 anni, sicuramente ti troverai a gestire un gruppo di 5-6 persone senza problemi. Oppure, se vi doveste occupare di direzione lavori per un certo periodo (5-6 anni), poi potreste non essere più un semplice supporto del direttore dei lavori ma essere voi stessi il direttore dei lavori. O, se doveste essere dei progettisti semplici, praticando la libera professione, nel momento in cui sarete laureati, potrete sostenere un esame di stato e, dopo averlo superato, potrete mettere la firma sui vostri progetti. Credo però che sia meglio affiancarsi a qualcuno più esperto per un periodo iniziale, anche se, per la legge in vigore, potreste firmare voi; e poi iniziare a praticare la libera professione. Sono comunque casi da affrontare uno per uno. Quindi, per sintetizzare: dipende un po’ dal settore in cui ci si inserisce, anche se nel giro di 5-6 anni potreste avere un ruolo di prestigio o comunque molto soddisfacente.


6) Quanto tempo occupa la sua professione nella giornata e rispetto la sua sfera privata (tempo libero, famiglia)?

Io faccio un lavoro per obbiettivi, che devo perseguire e raggiungere. Non importa se lo compio di mattina o durante la giornata, l’importante è che lo completi nella migliore maniera possibile. Di conseguenza, ho una gestione del tempo molto autonoma. Ovviamente, questa mia attività è collegata al contesto universitario, comunque non va ad intaccare lo svolgimento della mia vita personale. Anzi, grazie a questa esperienza nell’università, ho avuto modo di viaggiare moltissimo.

Quando invece svolgi un’attività di cantiere, sei costretto a seguire degli orari. Tuttavia, ad esempio, quando svolgevo questa professione, non sentivo il peso dell’orario, perché era una lavoro che mi piaceva. Nonostante ciò, anche in questo caso la mia sfera privata non ne ha mai risentito, poiché sono sempre stato in grado di gestire il mio tempo.


7) Completato il percorso di studi, le sue aspettative nell’ambito lavora- tivo sono state soddisfatte? E oggi pensa che rifarebbe lo stesso per- corso e le stesse scelte?

Non si sa cosa potrà accadere in futuro, però ci sono tante possibilità di scelte. Comunque, le mie aspettative sono state rispettate, anche se non immaginavo di fare quello che sto facendo ora. Infatti, andando avanti e fa- cendo carriera, è possibile cambiare tipo di specializzazione. Nonostante questo. io rifarei lo stesso percorso che ho intrapreso, perché esso è ed è stato molto soddisfacente.