Storie di Chimica

Intervista a Paola Baggi:

Conoscere le fasi del lavoro del chimico in azienda, la storia personale di una professionista con una grande passione per ciò che svolge. Questo è il risultato del nostro incontro con Paola Baggi, laureata in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche, attualmente impiegata presso la multinazionale Unilever a Lodi, nella produzione di prodotti per l’igiene domestica.

Qual è stato il suo percorso di studi e quello lavorativo? Che cosa l'ha spinta a scegliere questo corso universitario? Che cosa l'ha avvicinata alla sua professione?

Partendo dalle medie, ero già dell'idea di iscrivermi ad un liceo scientifico, però i miei genitori consideravano che fosse meglio ottenere un diploma per andare subito a lavorare. Per tale motivo ho scelto di fare perito chimico ad indirizzo biologico e farmaceutico. Successivamente, all'università, è stato spontaneo scegliere di studiare Chimica e Tecnologie Farmaceutiche perché trattava le stesse materie che mi erano piaciute alle superiori. Mi sono laureata nell'anno in cui scoppiò lo scandalo politico "Mani pulite" che coinvolse tutte le case farmaceutiche e che rese difficile la possibilità di trovare lavoro in questo settore. In questo periodo difficile, lavorai per un anno in farmacia ma, dopo diversi colloqui, ho accettato di lavorare presso la Unilever, che si occupa della produzione di detersivi. Qui ho scoperto molti aspetti che mi piacevano: potevo lavorare con colleghi disponibili, in un ambiente bello che mi ha permesso di entrare a contatto con diverse parti del mondo."

Quali sbocchi lavorativi il percorso di studi in chimica può garantire?

"Un tempo entrare in azienda a lavorare era tutt'altra cosa rispetto ad oggi. Sicuramente le lauree tecniche sono tra quelle che offrono più sbocchi lavorativi. Credo ci sia una mentalità in Italia per cui la scienza fa paura perché è considerata difficile; anche se nulla lo è se studiato alla base con interesse. Quindi questo comporta che ci siano pochi iscritti, molti dei quali abbandonano gli studi. Se scegliete chimica pura, chimica farmaceutica o ingegneria chimica, questi, sono percorsi di studio differenti ma che offrono abbastanza spazio nel mondo del lavoro. Tuttavia, devo dirvi che oggi assumiamo laureati che svolgono ciò che i periti chimici facevano una volta e, quindi, la gavetta è più lunga rispetto a prima. Gli sbocchi li trovate anche strada facendo man mano che i vostri interessi si sviluppano."

Di cosa tratta nel concreto il suo lavoro oggi e quali sono gli argomenti che più le appassionano?

"Oggi lavoro in un centro di ricerca e sviluppo. La mia azienda è strutturata in modo tale che ci sia un unico centro per ogni categoria di prodotti. Nel mio caso, io lavoro per la produzione di detergenti per la pulizia della casa (Cif, Lysoform, Svelto) nel centro di sviluppo vicino Lodi. E' un centro globale, cioè noi produciamo le formule, per tutto il mondo, che saranno poi inviate nei centri regionali. In questo periodo particolare, ciò che mi appassiona di più in questa azienda è che ho lavorato in diversi settori; il mio lavoro cambia continuamente. Adesso, da circa un anno, mi occupo dello sviluppo di prodotti a basso impatto ambientale, dello studio di materie prime riciclate (life cycle analysis) e di profili tossicologici. Funziona così: il marketing, con dei test di mercato, decide idee da lanciare in un paese e in laboratorio sviluppiamo alcuni prototipi, tra i quali vengono scelti i migliori secondo alcune caratteristiche. Successivamente vengono fatti test con i consumatori, che valuteranno il prototipo in base alle loro aspettative. Se il prototipo vince allora si inizia la fase di implementazione, si contattano le fabbriche e si arriva fino al lancio del prodotto con il supporto della pubblicità."

Quali sono i pro e i contro dello svolgere la sua professione?

"Quando sei in un'azienda così grande il bello è che hai a che fare con tantissime persone e si formano dei legami stretti che non avresti mai potuto formare diversamente. Nello stesso tempo, quando sei in una azienda così grande, alcune dinamiche ti sfuggono dal tuo potere e ci sono cose che tu vorresti fare diversamente, ma non puoi. Fare ciò è faticoso e difficile, a causa di logiche politiche a cui ci si deve adattare. Questa è la cosa che mi piace di meno. Sono un impaziente di natura e il fatto che alle volte devo sempre tirare un po' il freno mi fa fatica."

Le sue aspettative in ambito lavorativo sono state rispettate? In particolare, si aspettava che lavorare in un'azienda del genere sarebbe stato diverso?

"Sono state più che rispettate. Ho sempre fatto quello che mi divertiva ed è andata benissimo. Quando vi parlo di queste logiche politiche e di questi fastidi che mi capitano, alle volte penso che se fossi in un ambiente farmaceutico starei peggio: tutto sommato faccio un detersivo e quindi, alla fine, è andata meglio così. Sui miei interessi, il mio percorso di studi mi ha permesso di essere curiosa anche su cose che non riguardano il mio lavoro. Leggo sempre di scienza e mi piace avere questo bagaglio culturale che mi permette di capire delle cose nuove."

Oggi crede che rifarebbe lo stesso percorso di studi e lo stesso lavoro?

"Farei sia lo stesso lavoro che la stessa università ma mi dispiace di non aver fatto il liceo classico. Devo dire che le mie compagne di corso, che avevano fatto il liceo classico, se la cavavano benissimo in chimica e avevano una capacità mentale e di approccio logico superiore a chi aveva fatto un percorso scientifico. Io l'ho sempre invidiato questo fatto. Inoltre non vi ho detto che ho fatto un master, 3/4 anni fa, in chimica cosmetologica a Pavia e l'ho fatto solo per piacere, non era funzionale ad avere uno sbocco professionale. Io penso che sia bello avere una visione un po' aperta per poi in futuro avere tempo per specializzarsi. Avendo fatto chimica sia alla superiori che all'università, mi dispiace di non aver avuto delle basi più ampie in diverse materie."

Quanto tempo occupa nell'arco di una giornata il suo lavoro? E quanto tempo le rimane per la sua vita privata?

"Ora, come voi, sto sempre davanti al computer. Da una parte, ti da' un grande senso di libertà, ma poi però può succedere che lavoro fino a tardi per completare alcuni lavori. Sono molto coscienziosa: non lavoro mai meno di otto ore. In realtà potrei farlo, perché sono pagata per ottenere dei risultati, ma non mi piace farlo. Riesco a ritagliarmi uno spazio libero, anche se a causa del Covid-19 sono stretta coi tempi. Tuttavia, lavorando con gli Stati Uniti e con l'Asia, l'orario di lavoro potrebbe essere di 24 ore su 24 se non ci si ferma, però io ho anche molto rispetto per la mia vita personale e quindi cerco di bilanciare il tutto."

In che modo il suo lavoro è cambiato durante la pandemia?

"Io lavoravo part-time ma mi hanno chiesto di tornare full-time, perché la domanda era stata superiore alle nostre capacità produttive. Alcuni produttori e aziende, per tutto il mondo, hanno dovuto chiudere facendo sì che ci trovassimo in crisi. Alcune materie prime non erano più reperibili e perciò abbiamo dovuto validarne di nuove. Quindi è stato un anno faticoso, in cui abbiamo lavorato in modi che prima non immaginavamo. Prima decidevo io se andare in ufficio o meno, in base alle mie esigenze personali o lavorative. Adesso, i tecnici di laboratorio lavorano su turni per rispettare il distanziamento; chi non deve necessariamente stare lì è raccomandato di rimanere a casa. Mi manca il contatto con le persone e fare le stesse cose che facevo prima."

Com'è cambiata la sua retribuzione nel corso degli anni?

"I primi anni sono andati di lusso. Anno dopo anno, la retribuzione aumentava rapidamente, perché 25 anni fa le aziende erano più ricche. Adesso è ferma da almeno una decina d'anni ma, comunque, ho un buono stipendio, superiore alle mie esigenze di spesa."

Ha qualche consiglio da darci?

"Ci vuole un po' di fortuna ma, vi consiglio di avere delle passioni di qualsiasi tipo, non necessariamente scolastiche, per scoprire cosa vi fa star bene. Inevitabilmente queste cose ve le porterete dietro anche nella professione. Cercate di divertirvi il più possibile. Ricordatevi che non c'è niente che non è alla vostra portata: se una cosa vi piace la potete fare."

Le nostre aspettative per questa intervista alla Dottoressa Baggi erano quelle di approfondire aspetti a noi non noti nell’ambito lavorativo della chimica. In particolare, eravamo curiosi di scoprire il ruolo ricoperto dall'intervistata nella multinazionale per la quale lavora. Queste sono state ampiamente rispettate, in quanto abbiamo avuto la possibilità di confrontarci con una figura professionale, disponibile e amichevole che ha risposto in modo esaustivo alle nostre domande, ispirandoci e trasmettendoci la sua passione e voglia di imparare. Da lei, abbiamo compreso la fondamentale importanza del coltivare passioni, anche esterne al proprio ambito lavorativo, e del divertirsi. Inoltre, nella vita non necessariamente il percorso di studi fatto ti obbliga a seguire una determinata strada professionale.

A Cura di:

Caiazzo Francesca,

Paternoster Francesca,

Messina Alessia,

Danzo Chiara,

Parlati Giulia,

Sirio Mattia,

Ahmed Alì,

Ricchiuti Lorenzo,

Falco Mirko