Beni Culturali

Pensando ai Beni Culturali normalmente vengono spesso in mente solo le guide dei musei, o in generale solo la parte più direttamente a contatto con la storia dell’arte e il pubblico, ma in realtà questa è soltanto una piccola parte di tutto ciò a cui questo corso di studi può portare. L’intervistata Giulia Tucci ci ha aiutato a capire meglio come funziona il lavoro, per così dire, dietro le quinte del museo. Ovvero quello meno a contatto con il pubblico ma che alla fine ha uno dei compiti più importanti: trovare ciò che il pubblico gradisce così da mettere in azione l’intera azienda museale. È stato dunque molto interessante e soprattutto d’aiuto riuscire a sentire l’esperienza di una persona, per di più laureata dal poco, che lavora proprio nell’ambito che ci interessa maggiormente nell’ambito dei Beni Culturali.

Come funziona il lavoro di Giulia?

Si occupa, principalmente, dell’organizzazione e della progettazione delle esposizioni, delle comunicazioni sul web e sui social media e dell’analisi dei dati relativi alle attività realizzate, così da controllare il loro andamento rispetto al pubblico. Per questo, nonostante il museo sia principalmente funzionale grazie al pubblico, una delle parti più significative riguarda proprio ciò che si trova alle fondamenta. Per questo motivo, al giorno d’oggi, nei musei c’è sempre più bisogno di esperti di management oltre che di storici dell’arte dato che, oltre che preservare le opere d’arte, serve anche riuscire a valorizzarle così da farle apprezzare al meglio al pubblico.

Come sta cambiando la professione e come cambierà, secondo Giulia, nel corso dei prossimi anni?

Al fine di rispondere, Giulia ha iniziato raccontandoci la sua esperienza personale sia per quanto riguarda gli studi che per il lavoro che tutt’ora svolge. Al liceo fu il suo professore di lettere a farla appassionare alle materie umanistiche e a convincerla di scegliere un indirizzo universitario nell’ambito artistico. Non volendo, però, abbandonare del tutto la parte scientifica del suo percorso scelse la facoltà di Economics and Management for Arts, Culture, Media and Entertainment all’università, nella quale si è laureata nel 2019. Ci parla con passione del suo lavoro a palazzo Merulana a Roma, dove è stata assunta ancor prima di laurearsi, iniziando ad occuparsi sia del supporto per l’organizzazione delle mostre e delle esposizioni, ma anche il comprendere cosa più interessa al pubblico. Proprio questo Palazzo Merulana rappresenta il cambiamento di cui parlavamo prima riguardo alla valorizzazione delle opere, infatti le mostre e le esposizioni che vengono proposte sono concentrate proprio sul coinvolgimento del pubblico. Lo si può considerare uno spazio di discussione comune per dar vita a un punto di vista critico. Lo si può considerare uno spazio di discussione comune per dar vita a un punto di vista critico.

Come ci si trova a lavorare in gruppo?

Giulia definisce il museo come una vera e propria azienda che lavora in gruppo per soddisfare il pubblico, perciò diventa anche indispensabile il rapporto tra i dipendenti, soprattutto per coloro che lavorano non a diretto contatto con i visitatori. Le idee e i progetti ideati in gruppo sono importanti, ma non sono gli unici a servire: anche la progettazione e le idee che il singolo proporrà poi al resto del gruppo sono fondamentali per l’intero museo poiché tutti potrebbero notare cose che possono tornare utili alla struttura complessiva.

Come cambia la retribuzione nel corso del tempo?

A questa domanda, che è la più concreta finora posta, Giulia ha risposto prima di tutto illustrando svariate tipologie di contratto che presentano diversi ruoli lavorativi che possono mutare da museo a museo, e di conseguenza la retribuzione non è sempre la stessa. Nel suo caso, Giulia lavora in un museo privato gestito da un’azienda, per questo nel suo caso ci sono contratti di vario tipo che funzionano in modo diverso rispetto ai musei pubblici. In questi ultimi, come Palazzo Merulana, lo stipendio generale dipende dalla media sulla qualità di vita italiana.

Quanto conta la formazione avuta prima del lavoro? come gli studi, eventuali stage, ecc.

Giulia, in particolare, cercava prima di tutto coerenza con quello che stava studiando all’università. Perciò, per trovare quale campo dell’azienda museale le piacesse di più, ha partecipato a vari stage sia in Italia che all’estero, per esempio a Sydney durante l’Erasmus. Ci ha affermato che queste esperienze le sono anche servite molto per uno sviluppo umano e formativo personale, che l’hanno poi aiutata a evidenziare il campo lavorativo che più le interessava. Inoltre, per spiegarci meglio, ha deciso di raccontarci di uno dei primi incarichi che le era stato affidato dopo essere stata assunta a Palazzo Merulana ossia stilare una mappatura annuale sulle entrate economiche del museo. Lavoro che grazie ai suoi studi e alle sue esperienze, rientrava perfettamente nelle sue corde.


A cura di

Bonsignore Serena,

Pregnolato Francesca