Alberi monumentali

III B BIO

Caratteristiche

Ginkgo biloba è una pianta, unica specie ancora sopravvissuta della famiglia Ginkgoaceae. Si tratta di un albero antichissimo, nato oltre 250 milioni di anni fa, nelle terre oggi chiamate Asia, Europa e America del Nord, si estendevano immense foreste di Ginkgo abitate da dinosauri e da altri animali preistorici. La pianta, originaria della Cina, viene chiamata volgarmente ginko o ginco o albero di capelvenere. Il nome Ginkgo deriva probabilmente da un'erronea trascrizione del botanico tedesco Engelbert Kaempfer del nome giapponese ginkyō derivante a sua volta da quello cinese "yin xing " ( yín «argento» e , xìng «albicocca»). Questo nome è stato attribuito alla specie dal famoso botanico Carlo Linneo nel 1771 all'atto della sua prima pubblicazione botanica ove mantenne quell'erronea trascrizione del nome originale. Il nome della specie (biloba) deriva invece d dal latino bis e lobus con riferimento alla divisione in due lobi delle foglie, a forma di ventaglio.

Il disastro immane provocato dal lancio bomba atomica su Hiroshima (avvenuto il 6 agosto del 1945) che non ha impedito ad alcuni esemplari di ginkgo biloba di rimanere in vita. Sei di questi alberi sono rimasti miracolosamente in piedi, resistendo alle radiazioni e alle altissime temperature, divenendo dei veri e propri monumenti alla vita nonché emblema della nazione. In una situazione di totale devastazione, l’immagine e la concretezza di questa pianta che si erge solitaria, nel deserto circostante, hanno significato, da subito, un chiaro messaggio di speranza. Per tale motivo, il popolo giapponese è legato, in maniera viscerale, a questa incredibile specie vegetale. La città di Tokyo lo ha adottato ufficialmente come proprio simbolo. Un altro elemento è nella forma delle foglie, molto simile a quella di un cuore, divise in due lobi (da qui il nome biloba). Particolarmente suggestivo, di colore simile all'argento, è il tronco giovane che, col passare del tempo, tende sempre più verso il marrone.

Le foglie sono la parte più bella: non grandi, di 5–8 cm, a lamina di colore verde chiaro, in autunno si trasformano in scaglie di giallo vivo e decorativamente cadono con il loro ventaglio arrotondato e leggiadro. Essendo una gimnosperma, questa pianta secolare non ha fiori veri e propri, come noi li intendiamo.

Coltivazione

I semi di questa pianta hanno un odore molto sgradevole, quindi di solito si cerca di scegliere esemplari maschili per evitare di averlo nel naso tutto il giorno. Non è facile perché il sesso è difficilmente riconoscibile alla vista.

Verso la metà dell’Ottocento, fu innestato a scopo didattico un ramo femminile il primo Ginkgo biloba importato in Italia. Siamo nel 1750, nell'Orto Botanico di Padova, e l’albero è Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.

Questa pianta viene oggi coltivata industrialmente in Giappone, Corea e Stati Uniti per poi utilizzare come medicinale le sue foglie. Anche il legno, giallastro, può essere usato: se ne fanno mobili, oppure diventa oggetto di lavori di tornio e intaglio, ma è di bassa qualità, molto fragile. Dal punto di vista medico e farmaceutico, è meglio andare cauti: ci sono delle ipotesi che non godono di approvazione unanime da parte della comunità scientifica.

Una ipotesi è ad esempio relativa ad una funzione cerebrovascolare e sui disturbi della memoria, tale da indicare il ginkgo biloba un aiuto contro la malattia di Alzheimer. Altri presunti effetti sulla salute sono l’azione di regolazione sulla circolazione e quella di opposizione ai radicali liberi, se così fosse avremmo un aiuto contro lo stress fisico e mentale. Passando ad un campo più soft, Facendo un passo indietro nel tempo, nel primo importante erbario cinese il ginkgo biloba era descritto come una sostanza benefica per il cuore e i polmoni, suggerito anche per curare l’asma, i geloni e le tumefazioni causate dal freddo.

J.W. von Goethe

La foglia di quest’albero, dall’oriente

affidato al mio giardino,

segreto senso fa assaporare

così come al sapiente piace fare.

E’ una sola cosa viva,

che in se stessa si è divisa?

O son due, che scelto hanno,

si conoscan come una?

In risposta a tal domanda,

trovai forse il giusto senso.

Non avverti nei miei canti

ch’io son uno e doppio insieme?

Commento

L’arcano segreto che la meravigliosa foglia del Ginko fa intravedere a colui che ama andare al di là dell’apparenza reale delle cose - e che perciò stesso è un sapiente - è proprio quello dell’unicità nella duplicità, della tensione all’unificazione degli opposti, che permea la natura e ogni cosa vivente.

Il bilobato Ginko rivela una divisione o ha scelto di apparire duplice?

Una domanda questa che il poeta può rivolgere anche a se stesso, perché egli è come la foglia del Ginko, uno e doppio e, aggiungiamo noi – scoprendo le sue valenze astrali - in continua tensione nel ridurre ad unità la sua polarità.

Esiste per Goethe una relazione strutturale fra il mondo della scienza e la dimensione esistenziale: la conoscenza della natura sarebbe necessaria all'uomo per comprendere la propria interiorità. Goethe si concentra sull'infinito e giocoso processo creativo della natura. Egli si rivolge agli studi botanici per mostrare l’armoniosa appartenenza dell’uomo al mondo naturale.

Il sapere non è sterile erudizione: il sapere è vita.

La foglia è l’elemento proteiforme che sa celare la forza metamorfica della natura. Essa contiene tutte le forme. Anche se non tutte le forme verranno espresse, la foglia è la condizione di possibilità del loro apparire. “Tutto è foglia”, cioè la pianta è foglia, come anche lo sono petali stami e pistilli, con differenti gradi di sviluppo.

La foglia è soprattutto figura metaforica del divenire della natura: essa ha una forma, ma tale forma è passibile di infinite metamorfosi. Le forme non sono né immobili né astratte, sono l’unione di eterno e transitorio, di scienza e vita.