Non saprei da dove iniziare, le emozioni mi travolgono.
Tendo ad estraniarmi dalla realtà, per nascondere la paura e le incertezze di un domani, con un film, un libro, cucendo qualche vestito, disegnando.
Ma è quasi impossibile, in un momento di silenzio, vuoto, è lì che sentì le prime notizie del tg in lontananza, o incappi in un articolo aggiornando la home di Facebook e non puoi evitarlo. La realtà è lì, è inevitabile, ed è drammatica. È una tragedia terribile ed è nascosta, invisibile, ed ho paura, mi sento cosi inerme, inutile, come se non potessi contribuire in alcun modo, posso solo stare a casa, e mentre cerco uno svago tra un cartamodello nuovo, una gonna per mia sorella (sperando possa sfoggiarla quest’estate) arrivano le 18.00 ed iniziano i bollettini, che sembrano un vero e proprio bollettino di guerra.
Ogni giorno i contagi salgono, però ci dicono che rallentano eppure i morti continuano a salire, e in tutto questo la gente esce, affolla i supermercati, vanno ad allenarsi all’aperto, perché a quanto pare l’italiano medio non può proprio rinunciare alla corsa, eppure non mi ricordavo tutti questi velocisti fino a un mese fa, anzi sentivo solo gente bramare un divano e voler divorare serie tv Netflix mangiandosi una pizza; eppure ora tutti esigono libertà e sono dei super atleti pronti per le prossime olimpiadi!
S C U O L A
La scuola in questo periodo tiene accesa una routine, è uno svago, rivedere i professori e le mie compagne è cosi strano, però mi da un senso di normalità.
COMPLEANNO IN QUARANTENA
11 Marzo 2020, data più attesa dell’anno, il mio compleanno, fantastico! Piccolo dettaglio, siamo in quarantena da 3 giorni, il mio fidanzato lontano, i miei amici ancora di più, super distanziamento sociale, ma almeno ho la mia famiglia, mi hanno festeggiata come se nulla fosse, come se fuori le nostre quattro mura fosse tutto fermo! Il mio telefono continuava a suonare, per gli auguri i vari aggiornamenti e la batteria costantemente al 20%.
Mi ricordo che quasi al fotofinish della MIA giornata i miei amici hanno fatto una conferenza su Skype per festeggiarmi, abbiamo riso così tanto, che quasi mi sembrava di averli nella mia stanza, quasi non ci pensavo più al virus, alla tristezza, per un paio d’ore non c’era niente, solo risate, calore e amicizia, quella vera.
LA MIA IPOCONDRIA
Io di paura ne ho molta, oltre che per me per i miei nonni, viviamo tutti insieme, e poi io sono angosciante, controllo tutti, e anche me stessa, come un radar scovo sintomi, d’altronde sono un’ ipocondriaca di prima categoria, mi sono sentita la febbre 2627281983 di volte, ma in realtà ho una temperatura 36.00ºc fissa, mi spavento se ho un colpo di tosse ma ovviamente è dato da uno strozzamento da pop corn mentre guardo la tv, mi lavo le mani anche se non esco e faccio solo il percorso sicuro di letto, frigo, divano, terrazzo, balcone, cucina bagno e viceversa, eppure la paura mi perseguita, ho la fortuna che tutta la mia famiglia è a casa dai vari impegni, altrimenti ogni giorno sarebbe un’angoscia, con la paura quotidiana di un possibile contagio, dunque queste mie righe potrebbero tranquillamente riassumersi con questo titolo, “diario di un’ipocondriaca ai tempi del coronavirus”.
23.00
Ieri notte in una villetta del mio stesso quartiere il silenzio della notte è stato strozzato dalla sirena dell’ambulanza, erano circa le 23.00, è raro sentire l’ambulanza nel mio paesino, in vent’anni di esistenza ne avrò sentite si e no 4 o 5, quindi era inevitabile farci caso, avevano delle tute bianche e una barella stranissima, sembrava un’incubatrice; dalla mia camera si intravedevano le luci dell’ambulanza, e dal balcone si vedeva tutto, io sono troppo sensibile e non ho voluto guardare ma chi è un po’ più coraggioso di me, ha scorso un uomo che veniva portato via, e mentre l’ambulanza si allontanavano la sirena sembrava sempre più distante finché non rimase che il silenzio, come un oblio, e il giorno dopo era come se non fosse successo nulla, per me era solo un altro giorno, ma mi distrugge pensare che c’è una famiglia invece a pochi passi da me, affranta, disperata, speranzosa, preoccupata…
Non sappiamo nulla di questo signore, se non la conferma del Comune alla sua positività al Covid-19 e che sembra stia reagendo in modo positivo alle cure, e come ogni piccola comunità speriamo si rimetta e che possa tornare al più presto dalla sua famiglia.
Sono ormai passate poco meno di due settimane e il nostro vicino è guarito, menomale, giusto in tempo per festeggiare Pasqua con la famiglia! In compenso i casi sono saliti, e con questi anche la mia ansia.
IL MIO POSTO SICURO
Se non ho lezioni dormo fino alle 11, senza fare colazione però, troppo vicino all’ora di pranzo, quindi mi preparo (in questo periodo indosso solo tute) e iniziò a cucire. Per me è una vera e propria liberazione, come se per un paio d’ore fossi in una realtà parallela, la mia realtà, il mio mondo, il mio posto sicuro dove non ho paura, ogni tanto ospito mia nonna con la quale condivido questa passione da sempre, mi piace fare queste cose con lei, perché in questo modo ha la possibilità di svagarsi anche lei e poi mi gasa tantissimo con i suoi complimenti!
AIUTIAMOCI
Sono venuta a conoscenza da un amico di famiglia che molte pattuglie delle forze dell’ordine sono sprovviste di mascherine, ed è assurdo, ogni giorno rischiano di contagiarsi durante i controlli che effettuano per noi, per tutelarci. Cosi ho iniziato a cercare in giro per casa materiale utile per realizzarle, elastici, stoffe adatte e ne ho confezionate un paio per questo nostro amico, poi la richiesta è aumentata e ne ho fatte ancora molte, mi sono sentita utile, nel mio piccolo, finalmente potevo fare qualcosa che contava.
Aiutiamoci perché anche se è un piccolo gesto può fare la differenza è fa bene al cuore.
VOGLIA DI NORMALITÀ
36º giorno di quarantena, sembra un eternità.
E la strada è ancora tutta in salita, ho cosi paura e la mia quotidianità mi manca, le persone mi mancano e io che sono sempre stata un po’ schiva, odiando ogni tipo di contatto, adesso sento che questa situazione mi ha cambiata… ho imparato a non sottovalutare ciò che ho, apprezzare i piccoli gesti, un bacio sulla fronte di mio nonno, i suoi lunghi racconti. Ho imparato ad ascoltare, capire situazioni che sono così lontane da me perché, diciamocelo, chi se l’aspettava un caos del genere, finché era un problema a Wuhan, noi ragazzi, o almeno la maggior parte, non ne avevamo minimamente colto l’importanza.
Ho trovato pace su un balcone, in solitudine, con un libro e i rumori della natura, sola con i miei pensieri.
HO SEMPLICEMENTE IMPARATO CHE SIAMO COSÌ FORTUNATI.