Racconti - 1

Classe 1 BM

Classe 2 BS

I racconti della 1 BM

Rocco e Minou


Un giorno un gattino, di nome Minou, si perse in un bosco, inseguendo una farfalla.

Preso dallo spavento cominciò a miagolare e un cavallo, di nome Rocco, che passava di lì gli chiese cosa stesse succedendo.

Il gattino disperato gli disse: " Caro cavallo! Mi sono perso... miao, miao e non trovo più la strada di casa miao, miao."

Il cavallo si commosse vedendo un cucciolo tenero e tigrato, così cercò aiuto da un vecchio caro amico di nome Oliver, un uccello migratore: nessuno conosceva il mondo meglio di lui.

Il gattino salì sulla groppa del cavallo e si incamminarono verso la casa di Oliver.

Passarono molti giorni e finalmente arrivarono a destinazione: un'enorme cascata che cadeva su uno specchio d'acqua cristallina.

Oliver riconobbe subito Rocco, l'amico cavallo, e vide sulla sua groppa una pallina di pelo rosso.

"Cosa ti porta da queste parti?" e Rocco rispose: "Ho bisogno del tuo prezioso aiuto! Questo gattino di nome Minou si è smarrito! E solo tu lo puoi riportare dalla sua mamma!".

Oliver si avvicinò a Minou e, dopo aver osservato la medaglietta appesa al suo collare, capì al volo da dove venisse.

Minou a malincuore salutò Rocco e gli promise che sarebbe tornato a trovarlo con un dono. Chi trova un amico trova un tesoro.

Alessia Tina Ouadi, Davide Fucelli, Nicolò Persichetti, Sara Mazzoleni


La scimmia e il tucano


C’era una volta, in una giungla, una scimmia che voleva fare sempre tutto da sola.

Un giorno, mentre cercava di raccogliere delle banane, cadde nelle sabbie mobili e provò in tutti i modi a liberarsi.

Dopo un po’ arrivò un tucano che era conosciuto per la sua generosità e le disse: “Ti posso aiutare lanciandoti una liana? Ti vuoi aggrappare alle mie zampe?” La scimmia gli rispose: “No! Ce la farò da sola! E poi non riusciresti a reggere il mio peso, mi faresti cadere e non saresti capace neanche di strappare una liana dall’albero!”

Il tucano insistette: “Hai in parte ragione, ma non ce la farai mai da sola!” Ma la scimmia non ne voleva sapere di essere aiutata. Quindi il tucano, capendo che non poteva convincerla, se ne andò.

La scimmia cercò in tutti i modi di liberarsi, ma non ce la fece e morì.

La favola spiega che non ce la possiamo fare sempre senza l’aiuto di qualcuno.

Lorenzo Sisani, Francesco Vignaroli, Aicha Oukhrib


Il lupo che voleva troppo


Un lupo, durante il suo girovagare alla ricerca di cibo, si trovò a passare davanti ad una fattoria dove vide un coniglio, per lui un pasto assolutamente delizioso.
Mentre ritornava alla sua tana, il lupo escogitò un piano per catturarlo e mangiarselo, ma lungo la strada passò per una valle piena di animali altrettanto buoni da mangiare e si dimenticò subito del coniglio.

L’unica cosa che non mise in conto fu che in un breve lasso di tempo si sparse la voce tra tutti quegli animali che un lupo si aggirava da quelle parti, e questo fece sì che tutti scappassero.
Caso volle che tra quegli animali c’era una capra molto furba che era anche amica del coniglio, e subito corse dal suo amico per dirgli che il lupo sarebbe potuto arrivare e mangiarseli entrambi; così escogitarono un piano.

Quando il lupo arrivò gli andarono incontro con grande entusiasmo (anche se dentro di loro morivano di paura) e gli dissero:”Ciao lupo, ma lo sai che dall’altra parte della fattoria abita un maiale enorme, grassissimo e sicuramente molto più buono di noi?”
A quel punto il lupo, accecato dalla fame, all’idea di poter mangiare un maiale enorme, subito corse verso la parte opposta della fattoria.
In realtà dall’altro lato della fattoria non c’era un grande maiale ma una grande squadra di cacciatori.
La favola insegna che se desideri troppo rischi di perdere tutto, anche la vita.


Alice Witte, Gloria Batani, Michael Miccio, Flavio Picchio


Il cervo e l’inverno



Tanto tempo fa, in una grandissima foresta del nord, c'era un maestoso cervo che ebbe la brillante idea di conservare una quantità di cibo sufficiente per il freddo inverno che stava per arrivare.

Qualche giorno dopo, mentre stava andando in giro per la foresta, gli venne fame, ma visto che si trovava lontano dalla sua tana si mise alla ricerca di bacche, che in quella zona crescevano molte numerose, per quello che sapeva.

Purtroppo, però, non aveva considerato che era pieno inverno e le piante erano tutte appassite, e quindi non riuscì a trovare nessuna bacca, ma all'improvviso scoppiò una bufera e il cervo corse più veloce che potè fino alla sua tana.

Arrivato lì si mise a mangiare un po' delle sue scorte, ma poiché era accecato dalla fame, finì tutto senza neanche accorgersene.

Quando si rese conto di aver finito tutto capì che senza cibo non sarebbe riuscito a sopravvivere all'inverno.

Quell'inverno fu terribile per il cervo, non trovò nessun rimasuglio di cibo né nella sua tana né nella foresta.

Ma dopo quasi due mesi di digiuno, durante i quali tutto

quello che era riuscito a trovare per nutrirsi erano cortecce d'albero, l'inverno per sua fortuna terminò, e con l'alzarsi delle temperature spuntarono i primi germogli, che per i cervi sono una delizia.

Da quell'inverno il cervo imparò la lezione.

Ogni azione ha una conseguenza, quindi, prima di agire, bisogna pensare a cosa può succedere dopo.


Greta Witte, Antonio Bortone, Alessandro Angeletti

I racconti della 2 BS

Una giornata memorabile

Din don” suonò il campanello all’arrivo di Sofia.

Ero elettrizzata perché stava per iniziare un pomeriggio entusiasmante. Ma partiamo dall’inizio.

Quella mattina mi ero svegliata di soprassalto alle 9.10 e per un attimo pensai che sarei arrivata tardi a scuola. Così chiamai la mamma e le chiesi: “Come mai non ci siamo svegliate presto stamattina?” e lei rispose: “Il Prefetto ha chiuso le scuole per il maltempo”. Finalmente!

Il primo sabato che avevo potuto dormire fino a tardi. Ma le notizie belle della giornata non erano ancora finite. Infatti la mamma mi disse anche di aver ricevuto un messaggio dalla mamma di Elisabetta, nel quale mi invitava, a casa sua, nel pomeriggio insieme a Sofia.

Così dopo pranzo mi preparai per trascorrere un pomeriggio meraviglioso insieme alle mie amiche. Io ero stata la prima ad arrivare a casa di Elisabetta. Mentre io ed Elisabetta chiacchieravamo ad un certo punto... “Din don” ed io ed Elisabetta urlammo in coro: “Ecco Sofia” e finalmente il nostro magnifico pomeriggio stava per iniziare. Sofia indossava una felpa nera e viola, Jeans scuri e portava dei graziosi gioielli. Come suo solito aveva i capelli legati da un elastico. Aveva gli occhi marroni brillanti come due stelle che le incorniciano il viso. Dopo poco ci sedemmo e iniziammo a guardare il film. Ad un certo punto... “Aaaa” urlò Sofia quando il mostro apparì e.. “Crrr” tutti i Pop corn caddero a terra.

Dopo un’ora il film finì e noi, finché non arrivarono i genitori abbiamo parlato e riso. Questo pomeriggio trascorso con le mie amiche è stato davvero indimenticabile.


Giula Sampaoli

Un pomeriggio con i pattini sul ghiaccio

Spak!!! Questo è stato il rumore di una caduta sul ghiaccio.

Erano le cinque di pomeriggio di un sabato…

No dai ripartiamo dall’inizio.

Ero uscita di scuola verso le una e mezza circa e ad aspettarmi c’era la mamma.
Mi sono diretta subito a casa per pranzare ma non vedevo l’ora che le lancette dell’orologio segnassero le tre e mezza per vedere Elisabetta, un’amica di scuola e una compagna di avventure. Quando finalmente arrivò l’ora sentii il rumore del campanello fare drinn!

Suonò in modo così acuto che mosse persino i quadri appesi al muro.
Aprii la porta e trovai Elisabetta, aveva i capelli raccolti in una mezza coda, ricci e color cioccolato, gli occhi spalancati e le labbra sottili e sorridenti.

Era vestita con un jeans stretto alla moda e una semplice felpa nera come il carbone.
Inoltre ero così sorpresa di averla vista! Come se non avessi aspettato quel momento da tutta la mattina.

Partimmo subito per dirigerci verso la pista di pattinaggio del Quasar.
Appena arrivate prendemmo i pattini ed entrammo.

Al centro della pista si trovava un grandissimo albero tutto addobbato.
La prima sensazione appena appoggiati i pattini su quel ghiaccio bianco come la neve e molto compatto fu un po' strana, ma dopo qualche minuto cominciammo a sfrecciare e il vento ci venne fra i capelli.

Mentre stavo pattinando spensierata mi accorsi girando lo sguardo che Elisabetta non era più vicino a me e, nemmeno il tempo di chiamarla, che...spak!!! Aveva appena fatto una spettacolare caduta sul ghiaccio.

Cadute a parte è stata proprio una bella esperienza!


Ps: Elisabetta non si è fatta nulla di grave.

Melissa Cecchini

Aicha, mia sorella

Una ragazza mi ha cambiato la vita. Si chiama Aicha, viene dalla Costa d’Avorio, è alta e ha i capelli neri.

L’ho conosciuta ad una festa, lei e mia sorella hanno fatto amicizia, così, ci siamo iniziate a vedere: giocavamo insieme, mangiavamo e facevamo passeggiate. Fino a che un giorno i miei genitori hanno fatto una domanda alle mie sorelle e a me: “Volete che Aicha venga a vivere da noi?”. Noi, sorprese, rispondemmo di sì.

Qualche settimana dopo ci siamo viste al parco per giocare, la sera Aicha è venuta a cena a casa nostra e da quel momento ha iniziato a vivere da noi: era diventata parte della famiglia.
Abbiamo vissuto molti momenti felici e molti anche difficili insieme.

Aicha ha iniziato a frequentare la scuola insieme a me.

Io in quel periodo, ero sì felice per la sua presenza, ma mi sentivo anche triste e arrabbiata: tutti andavano dietro ad Aicha lasciandomi spesso sola.

Dopo due anni Aicha è tornata in Francia dalla sua famiglia, ci sono state tante difficoltà, ma è un’esperienza che vorrei vivere altri milioni di volte. Ho imparato tante cose da lei: la determinazione e soprattutto il coraggio, ed ho scoperto cos’è la vera amicizia. Inoltre mi ha fatto riflettere su tanti aspetti; ricordo una volta, i primi tempi che era con noi, eravamo a casa perché pioveva e lei è uscita in terrazza per fare “la doccia”, oppure quando ha aperto il frigorifero ed è rimasta sbalordita dalle cose che c’erano dentro.

Ho imparato che non si deve dare tutto per scontato e che dobbiamo pensare che al mondo ci sono persone che sono meno fortunate di noi, Aicha non è solo “la bambina che ha vissuto con me”, ma è stata, è e sarà sempre mia sorella.

Elisabetta Morsilli