Romanzo: Il grido

Data pubblicazione: 11-giu-2011 6.12.11

Il grido è l'inizio della vita che apre al respiro



Folata di pensieri in forma scomposta



Antonia Colamonico © 2011

Antonia Colamonico
"... Adorava la poesia che cela le cose in un riflesso d'eco lontano. Aveva praticato sin da bambina i poeti, voleva carpirne l'arte. La vita le si porgeva come schiuma allo scoglio, viva, ridente ma facile a dileguarsi. In tale gioco di risacche la storia trovava trame nella sua mente e ogni trama un filo teso al quel grido primordiale che attraversando l'ignoto, apre al respiro della vita..."

In Il grido ho voluto creare un disordine di situazioni e tempi con dei personaggi appena abbozzati, che entrano ed escono da un groviglio di trame. Alcuni si incontreranno, altri no. Il tutto dovrà essere letto come un viaggio nella psiche che si muove in uno spazio-tempo difforme da quello della realtà definita oggettiva. Come se fosse una psiche trasversale che parla a sé di tutto. ...

La mente è in grado di tessere fili con ritmi discreti che si fanno un tutto, nell'azione di lettura. Per questo si può parlare di un soggettivismo cognitivo, funzionale a letture e azioni storiche circoscritte. ...

Il ritmo del racconto, per essere in linea con la “logica aperta della mente” che si struttura in strati multi-proiettivi di consapevolezze, necessariamente è veloce, come il guizzo di un lampo. Ho cercato di eliminare più “fronzoli” possibili.

Ho cercato di essere essenziale, mi sono concessa solo qualche metafora, amo la poesia che rende l'innocenza dell'anima. È la forma più alta d'espressione del pensiero umano. La nicchia più segreta, privata e “scarna” del cuore, a cui bisogna accostarsi in punta di piedi, essendo “terra” consacrata.

Se dovessi definire questa mia fatica, è una "folata di pensieri in forma scomposta", così come è scomposta la mente. Tanti echi, in echi di immagini che come bolle impalpabili emergono da un vuoto e si addensano e si diradano, si accoppiano e si lasciano, in un girotondo di ritmi lenti e veloci che rendono coesa la coscienza. Altrimenti sarebbe scavata come quel vuoto di spugna che apre al nulla della vita, a quel “non essere che avrebbe potuto essere, al non più o al non ancora”.

(da: premessa.)

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