Il Campidoglio, detto anche Monte Capitolino è uno dei sette colli su cui venne fondata Roma. Il Campidoglio, dei sette colli, è il più piccolo, ma anche il più importante, in quanto il primo nucleo della città nacque proprio in questo punto. Il Campidoglio si costituisce di una doppia sommità: su una, situata appena a destra dell’attuale piazza, fu stabilita l’acropoli della città, detta arx Capitolina; sull’altra, che attualmente corrisponde alla chiesa di Santa Maria in aracoeli, sorgeva il tempio di Giove Ottimo Massimo adorato in unione con Giunone e Minerva. La valletta intermedie alle due sommità, l’odierna piazza del campidoglio, era chiamata asylum per la leggenda secondo cui Romolo avesse aperto il luogo alla plebe che cercava spazio di abitazione. Se sul monte Palatino erano stanziati i latini, sembra che sull’arx capitolina ( e sul quirinale) il primo centro abitato fosse probabilmente una colonia sabina; al Campidoglio è infatti legato il racconto della presa della rocca ad opera dei Sabini che, guidati da Tito Tazio, attaccarono i Romani, per vendicarsi del Ratto delle sabine.
La storia del Campidoglio nei tempi antichi è ricca di vicende: tra le più importanti la famosa invasione dei Galli, nel 390, i quali, entrati a Roma vittoriosi dopo la battaglia dell'Allia, assediarono sul Campidoglio gli ultimi nuclei dell'esercito romano (leggendario episodio delle oche), e riuscirono a conquistarlo solo per fame. La plebe, inoltre, vi si rifugiò spesso per tenere i suoi consigli durante le lotte contro il patriziato, e là fu ucciso il tribuno Tiberio Gracco nel 133. Il campidoglio non vide pace nemmeno con l’avvento dell’impero: nel 69 vi si rinchiusero i partigiani di Vespasiano incalzati dalle truppe di Vitellio; il colle fu incendiato e i monumenti distrutti, per cui Vespasiano, assunto successivamente il potere, dovette ricostruire il tempio di Giove. La decadenza di Roma segnò anche quella del Campidoglio. Dopo che Costantino ebbe abbandonato nel 330 la città, il colle conservò per altri due secoli quasi intatto lo splendore dei suoi monumenti, ma con gli anni solo il Tabularium, protetto dalla sua enorme massa, rimase a testimonianza dell'antica grandezza.
Al centro della piazza del campidoglio spicca la copia della famosa statua bronzea di Marco Aurelio a cavallo. Eretta nel 176 d. C, quella di Marco Aurelio è l'unica stata equestre di epoca classica giuntaci integra. La statua fu realizzata, come testimonia il nome, in onore di marco Aurelio e del periodo di pace e stabilità che portò all'interno dell'Impero. Inizialmente, però, venne attribuita erroneamente all'imperatore Costantino, per cui venne chiamata caballus costantini; tuttavia, l'equivoco, fu ciò che a permesso, quando nel VIII secollo venne spostata nel Laterano, di non essere fusa come la maggior parte delle altre statue bronzee: paradossalmente, se l'idea era quella di celebrare un imperatore cristiano, in realtà si mise davanti alla basilica di San Giovanni in Laterano un convinto pagano che durante il suo impero perseguitò i cristiani.
La statua venne spostata sul monte capitolino solo nel 1538 da paolo III, e infine collocata da Michelangelo Buonarroti, quando gli fu affidato il progetto dell'attuale piazza del campidoglio, al centro di essa nel 1539. Attualmente l'originale della statua è conservato nel Palazzo dei Conservatori .
I temi sono quelli del potere e della grandezza divina, come suggerisce la posa in cui é immortalato Marco Aurelio, raffigurato a grandezza reale e con il braccio teso, un gesto che ricorda i ritratti di Augusto; la posa, dunque, mostrerebbe l'imperatore come un dio e conquistatore, la cui assenza di armi e armatura, tuttavia, dà una sensazione di pace, riconducibile probabilmente alla situazione di prosperità del suo impero.
Nel rinascimento, la statua di Marco Aurelio diventa il simbolo del primato dell'uomo, con la sua parte razionale e intellettuale, sull'animale.