The Weakest Goeth to the Wall - An Anonymous Elizabethan Play

first printed in 1600 and registered in the "Stationers' Register" on the 23rd October 1600

The Weakest Goeth to the Wall

di anonimo Elisabettiano: temi, tecniche e convenzioni

Tesi di Laurea di Maria Pietrogiovanna - Anno accademico 1990/1991

Relatrice: Chiar.ma Prof.ssa Anna Maria Busi

Università degli Studi di Milano - Facoltà di Lettere e Filosofia - Laurea in Lingue e Letterature Straniere Moderne

Capitolo 3 - Analisi dell'opera

3.5. Stile ed «imagery»

In modo simile a ciò che avviene per i personaggi, le parti stilistiche migliori di The Weakest Goeth to the Wall sono individuabili nelle scene comiche, e più precisamente nella prosa di Barnaby Bunch, di Sir Nicholas e di Yacob. I versi assegnati alle altre figure mancano,  invece,  di  ispirazione,  benché  vi  siano alcune eccezioni.

Il linguaggio figurato non è né frequente né originale, mentre molte sono le allusioni al mondo elisabettiano ed alle sue problematiche.

I risultati migliori sono, dunque, raggiunti con la prosa di Barnaby Bunch, che è nel contempo colloquiale e retorica. Infatti, accanto a termini di uso quotidiano, a giuramenti di carattere popolaresco, ad un abbondante impiego di proverbi popolari, a parole inventate, a frasi fatte, a numerosi vocaboli contratti e ad alcuni spezzoni di ballate si possono trovare parecchie frasi con una struttura parallela, frequenti sinonimi, molti giochi di parole, varie espressioni straniere ed ancora vocaboli contrapposti, ripetizioni ed allitterazioni.

Diverse di queste contrastanti caratteristiche sono individuabili nel monologo iniziale di questo personaggio. Entrando in scena con gli attrezzi del proprio mestiere, egli si presenta agli spettatori in questo modo:

Bonjour in French is good morrow in English;

true, and therewithal, good morrow fair --

what? maids? -- no, good morrow fair morning!

And yet as fair as it looks, I fear we

shall have rain, these French fleas bite so

filthily. [...]

                             (ii, 1-6) ([1])

 

Analizzando questo breve brano, si può notare come il primo verso presenti una costruzione parallela ed un termine francese, ed ancora come Bunch giunga a pronunciare un'espressione abbastanza familiare quale ‘good morrow fair morning’ servendosi di tre passaggi successivi; come il vocabolo ‘fair' venga ripetuto tre volte e si giochi sui suoi vari significati, come vi sia un'allitterazione basata sulla lettera ‘f’, ed infine come venga introdotto il proverbio che associa le pulci alla probabilità di pioggia.

Tipico di Bunch è, inoltre, l'impiego di frasi parallele con struttura ternaria. Tale particolarità è già presente in conclusione del monologo introduttivo che, infatti, termina con la seguente esortazione:

Well, up with my ware and down to my

work and on to my song, for a merry

heart lives long.

                      (ii, 27-29) ([2])

 

Costruzioni simili sono presenti in più punti del dramma. Nella seconda scena, per esempio, se ne possono individuare altre tre, ossia:

[...] It would clear my sight, comfort

my heart and stuff my veins [...]  

                             (ii, 41-42)

[...] Fie, fie, down with my stall, up with

my wares, shift for myself.

                           (ii, 108-109)

[...] There might I

have eat my fill and drunk my fill and slept

my fill [...].    

                       (ii, 128-130) ([3])

 

Il sarto inglese utilizza pure un linguaggio figurato, in particolar modo quando parla di se stesso oppure inveisce contro l'olandese Yacob van Smelt. Nel primo caso Bunch adotta preferibilmente paragoni o metafore che coinvolgono animali con connotazioni negative. In effetti, mentre sostiene di essere costretto ad imparare a parlare ‘like a jackdaw’ (iv, 69), Bunch nega di essere ‘ A horseleech [...] Or a trencherfly [...] Or a vermin [...] Or a moth’ (iv, 99-101) ([4]).

Anche nel secondo caso Bunch utilizza epiteti come ‘beer fly’ (vii, 123) e ‘drunken goat’ (xi, 39) ([5]) che associano animali e vizio del bere, oppure sostantivi dispregiativi come ‘codshead’ (vii, 208) e ‘gudgeon, Smelt’ (xi, 31) ([6]) che si riferiscono a dei pesci.

L'ultimo esempio è, in realtà, pure un gioco di parole, poiché‚ ‘Smelt’ è sia il cognome di Yacob sia il nome di un pesce. Tale fatto viene sottolineato da Bunch quando afferma:

“‘Smelt?” Lord, many of your name are taken

in the Thames! [...]

                          (iv, 12-13) ([7]) 

 

Per di più, Bunch, sempre riferendosi a Yacob, ricorre molto frequentemente ad espressioni che ricordano la predilezione dei fiamminghi per i cibi grassi.  L'oste olandese viene così definito: ‘base butterbox’ (iv, 21), ‘fat bacon’ (iv, 33), ‘fatguts’ (iv, 52) ed ancora ‘bacon-faced butterbox’ (vii, 123) ([8]).

Attraverso i propri richiami linguistici al mondo londinese, Bunch è, inoltre, in grado di ricreare l'atmosfera della città ed addirittura di rendere visibili agli occhi degli spettatori alcune scene. Questo personaggio, per esempio, allude al mercato del pesce di Cheapside dove i pesci ‘are sold like slaves [...] by the/hundred, two pence a quartern’ (iv, 23-24) ([9]), oppure ricrea l'interno di una tipica osteria inglese con i versi seguenti:

[...] I might have tarried at

Tower-wharf, armed with a white apron, a pot

in my left hand, a chalk in my right.

“What makes this in the pie?” “Six pence,”

said I. “Fill here, hey in the Swan!”

“By and by, anon, anon.” [...]

          (ii, 123-128) ([10])

 

Peculiare di Bunch è, altresì, l'abitudine di introdurre espressioni come ‘that is’ e ‘I mean’ per meglio definire dei termini da lui utilizzati, anche se facilmente comprensibili al pubblico elisabettiano.

Consuetudine che condivide anche Sir Nicholas, il quale  in  tre  casi   si sofferma,  come  il sarto, a spiegare ciò che ha appena affermato. Il linguaggio di Sir Nicholas è, difatti, simile a quello di Bunch, benché di livello inferiore in quanto esso presenta un numero più esiguo sia di figure retoriche ed effetti stilistici sia di richiami popolareschi, mentre manca completamente di parti cantate.

In Sir Nicholas, comunque, si ritrova la medesima predilezione di Bunch per la commistione di elementi popolari e ricercati. Per esempio, a Ferdinand ed Odillia, ansiosi di sposarsi al più presto, egli dice:

Come, I'll glue ye together by and by.

To the lawful bed, to the lawful bed.

Fie on this fornication, this lascivious

lust! [...]

                    (xii, 94-97) ([11])

 

Nell'ambito di queste poche righe si può notare, in effetti, la presenza di vocaboli ed espressioni di uso comune, ma anche di ripetizioni, di sinonimi e di allitterazioni. Inoltre, vi è anche l'accostamento di versi e prosa.

In alcuni punti, Sir Nicholas impiega, invece, un linguaggio omiletico di chiara comprensione e paragonabile a quello delle raccolte di sermoni pubblicate nel Seicento. Ciò è evidente soprattutto nella scena quindicesima quando il parroco di Ards cerca di consolare Odillia, afflitta dalla partenza del marito in cerca di miglior fortuna, ricorrendo agli insegnamenti religiosi:

There are but three things that save us or

condemn us: that is, thoughts, words and

deeds. And you may have comfort in all,

and so be saved in them all: your own good

thoughts, a good comfort; your friend's

good words, a better comfort; and your husband's

good deeds at his return, the best comfort.

                            (xv, 74-80) ([12])

 

Si può percepire, infatti, la semplicità e nel contempo la forza di persuasione di questa spiegazione, la cui struttura finale, tipicamente ternaria e ripetitiva, presenta una costruzione in crescendo e pone l'accento in particolar modo sul ritorno di Ferdinand.

Simile alla prosa di Bunch, sebbene anche in questo caso di qualità inferiore, è ancora il linguaggio alquanto originale di Yacob van Smelt, che unisce elementi germanici ed inglesi. Effettivamente, l'oste fiammingo si esprime con un idioma colorito, caratterizzato da numerosi giuramenti, allitterazioni, sinonimi, ripetizioni e parallelismi. Vi è pure un accenno di canzone, intonata per lodare il vino e le donne.

Tali peculiarità appaiono sin dai primi interventi di Yacob che così si rivolge a Lod'wick, Oriana, Diana e Bunch, fuggiti dalla Francia e rifugiatisi in Olanda:

Well, my lieverkins, so Ick must be you wert,

dat is, you host; and you mine ghesse, to

eat met mie and slope met mie in my huys.

Well, here bene van you vier (four as you

seg in English): twea mannikins, twea

tannikins; twea mans, twea womans. [...]

                       (iv, 1-6) ([13])

 

Più avanti, Yacob commenta la professione di Bunch affermando:

Godt's moorkne, beest thou a

snyder? Snip, snap met de sheares?

               (v, 56-57) ([14])

 

Si può riscontrare, per di più, che, analogamente agli altri due personaggi comici, Yacob solito definire i vocaboli che pronuncia, ma in questo caso la spiegazione è necessaria, perché chiarisce espressioni tipicamente tedesche.

Con l'esclusione di Villiers, le figure comiche si esprimono, dunque, in prosa con poche eccezioni, rappresentate da due ballate, un indovinello e vari spezzoni di conversazione con la nobiltà. In tali occasioni i loro versi richiamano alla mente la semplicità delle poesie per bambini.

I personaggi nobili, invece, parlano in versi, eccetto nella scena dodicesima, quando Ferdinand, Odillia e Lod'wick discorrono brevemente in prosa.

Generalmente, i versi sono pentametri giambici non rimati che si distinguono per la presenza di parecchi ‘enjambement’ e pause mediali.  Si possono, comunque, riscontrare numerose variazioni in quanto i pentametri vengono alternati con versi piani e sdruccioli oppure vengono suddivisi o ancora danno vita a terzine e distici eroici ([15]). Questi ultimi sono più frequenti nelle scene comiche, benché compaiano anche al termine di lunghi discorsi o di episodi protratti. I personaggi che più frequentemente ricorrono a distici e terzine sono Ferdinand ed Odillia.

Un'ulteriore diversificazione dei pentametri giambici è ottenuta attraverso una modificazione del tono. Mentre nell'ambito dell'intreccio politico i versi sono ora solenni, ora concitati, ora magniloquenti, all'interno della trama romantica essi divengono lirici, ed ancora assumono un'intonazione discorsiva quando vengono impiegati per gli episodi romanzeschi, per il prologo ed infine per gli annunci dei vari messaggeri ([16]).

Nelle parti in versi, il linguaggio figurato è relativamente esiguo, ma è interessante osservare che, accanto alle comuni immagini tratte dal mondo naturale ed animale, dall'astronomia, dalla Bibbia e dalla religione più in generale ([17]), dall'ambiente guerresco, dai gioielli e dalla vita di tutti i giorni, vi è una singolare insistenza su paragoni e metafore che si rifanno all'abbigliamento e, soprattutto, alla tempesta ([18]).

Le immagini che riguardano i vestiti non sono molto frequenti. Si può, comunque, ricordare, per esempio che Odillia, dopo la forzata separazione dal marito, si lamenta nella maniera seguente:

[...] and I to be content

In this poor coat to rest me patient

Until my husband come or send for me

               (xv, 189-191) ([19]).

 

Emanuel, invece, critica aspramente le lodi rivolte a Ferdinand per il coraggio ed il valore da costui dimostrati durante la battaglia decisiva, sostenendo:

You spread fair honor's garments on the ground

                           (xvi, 170) ([20]).

 

Queste poche metafore ricevono, tuttavia, un'enfasi ed un risalto particolari quando si tiene conto che Bunch è sarto, come egli stesso ricorda più volte sia riferendosi nel parlare al la propria attività sia portando  con  sé  i  propri attrezzi, mentre Oriana e Diana divengono per necessità cucitrici.

Tale prominenza se da un lato è pure il riflesso del gioco di mascheramento su cui è costruita la trama di The Weakest Goeth to the Wall, dall'altro diviene espressione della discordanza che spesso esiste tra apparenza e realtà, ricordando agli spettatori che ‘Exterior shows express not always truth’ (xv, 176) ([21]).

Le figure retoriche che si ricollegano all'ambiente acquatico, nella maggioranza dei casi scosso da burrasche, percorrono il dramma, invece, in tutta la sua lunghezza. Si possono ritrovare paragoni simili a questi: ‘like a contrarious tempest’ (i, 6), ‘like a mighty flood’ (iii, 38), ‘like a sea-tossed navy in a storm’ (vii, 156); oppure metafore  come le seguenti: ‘against the stream of angry Brabant’ (xvi, 225), ‘floods of tears’ (i, 30); o ancora  espressioni di questo tipo: ‘That makes a storm in sunshine’ (vii, 56),  ‘When fortune's storm awhile our state hath tossed,/A calmer gale may give what we have lost’ (iv, 118-119) ([22]).

Quest'ultima frase sembra indicare quale sia il significato di tali ricorrenti immagini. Con molta probabilità, esse vengono utilizzate dal drammaturgo per visualizzare il disordine apportato nell'ambito dello stato francese e della famiglia di Lod'wick dall'ambizione di Mercury. Il desiderio di potere di costui ha sconvolto, infatti, l'ordine gerarchico esistente, distruggendo così la pace e l'armonia. Tuttavia, l'autore sembra, altresì, indicare che, analogamente all'evolversi della tempesta verso un nuovo periodo di quiete, anche la situazione francese ritornerà alla concordia perduta.

Nel corso dell'intera narrazione di The Weakest Goeth to the Wall, per di più, viene presentata una vasta gamma di allusioni al mondo contemporaneo ed ai suoi problemi. Analizzando la prosa delle figure comiche, si è appena visto, infatti, come Bunch sia in grado di ricreare l'atmosfera dell'ambiente londinese ed in particolar modo di un'osteria, oppure come Sir Nicholas impieghi in alcuni punti un linguaggio omiletico simile a quello usato dai sacerdoti del tempo ed in altri, invece, un idioma colorito ed ambiguo che pone l'accento sulla corruzione e sull'ignoranza del mondo ecclesiastico seicentesco.

Vari interventi linguistici rappresentano, inoltre, rapidi accenni a diverse scottanti questioni sociali del periodo. Nelle parole di Lod'wick volte a ricordare a Sir Nicholas che ‘if a poor man beg, they straight condemn him/And say he is an idle vagabond’ (viii, 75-76) ([23]), è ravvisabile, in effetti, un'allusione ai problemi provocati a quei tempi dai lazzaroni che, confondendosi con i veri poveri ed a scapito di questi, tentavano  di  vivere  alle  spalle  della  società. In alcune affermazioni di Bunch che, desideroso di trarre il massimo profitto dalla sua nuova professione di seppellitore, spera nell'arrivo ad Ards della peste e del vaiuolo, si scorge, invece, un riferimento alle numerose vittime ed ai problemi d'ordine pubblico causati allora da queste malattie.

In aggiunta, da una considerazione di Sir Nicholas è  possibile  apprendere  che  in  quel  periodo  gli evocatori di spiriti erano ritenuti ‘felons’ (viii, 55), mentre dalla promessa fatta agli apprendisti da Bunch di non suonare la ‘four a clock bell till it/be past five’ (xv, 167-168) ([24]) si può intuire quali fossero le dure condizioni a cui venivano sottoposti i lavoratori in quegli anni.

Oltre a ciò, parecchie volte i personaggi di The Weakest Goeth to the Wall si soffermano a dibattere di questioni economiche.  Si ritrovano, quindi, numerosi accenni alle monete del tempo e, in alcuni casi, è possibile persino stabilirne il valore d'acquisto rispetto alla birra, al cibo ed all'alloggio in locanda ([25]). Yacob, rivolgendosi a Lod'wick e pretendendo che costui saldi al più presto il proprio conto, insiste, infatti, in questo modo:

Whore bene de Fraunce crowne? De Riex daler?

De Anglis skelling? [...]

eane, twea, dree, vier guildern for

brant weene; fiftick guildern for rost

for de eat; seven guildern for speck, case,

bouter and bankeate. [...]

                     (vii, 2-3; 6-9) ([26])

 

Riassumendo, si può, quindi, affermare che, dal punto di vista stilistico, le parti migliori di The Weakest Goeth to the Wall coincidono con i coloriti interventi umoristici di Barnaby Bunch, a cui fanno eco le battute di Sir Nicholas e Yacob van Smelt. Le restanti scene scritte in pentametri giambici si distinguono, invece, per il ricorrere di immagini tratte dal mondo acquatico e dall'abbigliamento. È, inoltre, interessante ricordare che il dramma presenta frequenti accenni alle problematiche, alle consuetudini ed alle vicende del periodo.

Note a piè di pagina

([1]) Trad.: ‘Bonjour' in francese è buongiorno in inglese;/giusto, e con ciò, buon giorno bella --/che cosa? ragazza? -- no, buon giorno bella mattinata!/E sebbene sembri così sereno, temo che/avremo la pioggia, queste pulci francesi mordono/in modo così sudicio.

 

([2]) Trad.: Bene, prendiamo la mia merce e mettiamoci al mio/lavoro ed iniziamo con la mia canzone, perché un/cuore allegro vive a lungo.

 

([3]) Trad.: Schiarirebbe la mia vista, conforterebbe/il mio cuore e rimpinzerebbe le mie vene.

Oibò, oibò, smontiamo la mia bancarella, prendiamo la mia merce, pensiamo a me stesso.

Là avrei/potuto mangiare a sazietà e bere a sazietà e dormire/a sazietà.

 

([4]) Trad.: come una cornacchia. Una sanguisuga [...] Oppure una mosca [...] Oppure un parassita [...] Oppure una tarma.

 

([5]) Trad.: mosca piena di birra, capra ubriaca.

 

([6]) Trad.: testa di merluzzo; ghiozzo, eperlano.

 

([7]) Trad.:  “Smelt  (Eperlano)”?  Signore,  molti  con il vostro nome vengono pescati/nel Tamigi!

 

([8]) Trad.: Vile palla di lardo; grassa pancetta; grasse  budella;  palla  di  lardo   dalla faccia  di pancetta.

 

([9]) Trad.: vengono venduti come schiavi [...] a/centinaia, due ‘penny' al ‘quarter'.

 

 ([10]) Trad.: Avrei potuto rimanere al/molo della Torre, armato con un bianco grembiale, un boccale/nella mano  sinistra,  un  gesso  in  quella  destra./”Quanto costa  questa  torta?”  “Sei  ‘penny',”/dicevo  io. “Riempi qui, ehi, al Cigno!”/”Subito, arrivo.”

  

([11]) Trad.: Venite, vi appiccicherò insieme subito./Al legittimo letto, al legittimo letto./Vergogna di questa fornicazione, di questa lasciva/lussuria!

 

([12]) Trad.: Non ci sono che tre cose che ci possono salvare o/condannare: ossia, i pensieri, le parole e/le azioni. E voi potreste trovare conforto in tutte,/ e così essere salvata da tutte: i vostri propri buoni/pensieri, un buon conforto; le/buone parole del vostro amico, un miglior conforto; e le/buone azioni di vostro marito al suo ritorno, il miglior conforto.

  

([13]) Trad.: Bene, miei cari, così io sarò il vostro ‘wert',/cioè il vostro oste; e voi sarete i miei ospiti,/mangerete con me e dormirete con me nella mia dimora./Bene, siete in ‘vier' (quattro come voi/dite in inglese): due omini, due/donnine; due uomini, due donne.

 

([14]) Trad.: Madre di Dio, sei un/sarto? ‘Snip, snap' con le forbici?

 

 ([15]) E. B. Everitt (E. B. Everitt - R. L. Armstrong, op. cit., p. 63) individua in The Weakest Goeth to the Wall centoquarantanove distici eroici, di cui quattro vedono l'aggiunta di un terzo verso rimato.

 

([16]) Per l'analisi stilistica si veda Jill L. Levenson, op. cit., pp. 16-18 e 50-52.

 

([17]) Frequenti sono i riferimenti al diavolo, all'inferno ed in particolar modo al fuoco.

 

([18]) E. B. Everitt (E. B. Everitt - R. L. Armstrong, op. cit., p. 62) afferma che l'atmosfera del dramma è creata attraverso le immagini di tempesta e di corsi d'acqua.

 

([19]) Trad.: ed io devo accontentarmi/di pazientare in questo misero abito/fino a quando mio marito ritornerà o mi manderà a chiamare.

 

([20]) Trad.: Voi spargete i leggiadri abiti dell'onore in terra.

 

([21]) Trad.: Le apparenze esteriori non sempre manifestano la verità.

 

([22]) Trad.: come un'avversa tempesta; come un imponente corso d'acqua; come una nave sballottata dal mare nel mezzo di una tempesta; contro la corrente dell'irato duca di Brabante; fiumi di lacrime; ciò provoca una tempesta a ciel sereno; quando la tempesta della fortuna per qualche tempo la nostra condizione avrà scosso/una brezza più mite potrà ridarci quello che abbiamo perso.

 

([23]) Trad.: se un povero chiede l'elemosina, subito viene condannato/e viene definito un lazzarone ozioso.

 

([24]) Trad.: campana delle quattro fin quando non saranno le cinque passate.

 

([25]) Cfr. Jill L. Levenson, op. cit., pp. 52-53.

 

([26]) Trad.: Dove sono le corone francesi? I talleri?/Gli scellini inglesi? [...] uno, due, tre, quattro fiorini per/le bevande alcooliche; quindici fiorini per l'arrosto/mangiato; sette fiorini per la pancetta, il formaggio,/il burro ed i dolci.