The Weakest Goeth to the Wall - An Anonymous Elizabethan Play
first printed in 1600 and registered in the "Stationers' Register" on the 23rd October 1600
first printed in 1600 and registered in the "Stationers' Register" on the 23rd October 1600
Relatrice: Chiar.ma Prof.ssa Anna Maria Busi
Università degli Studi di Milano - Facoltà di Lettere e Filosofia - Laurea in Lingue e Letterature Straniere Moderne
The Weakest Goeth to the Wall è un detto proverbiale, risalente all'inizio del XVI secolo. Unico dato certo è che l'espressione è stata riportata per la prima volta, con una forma simile a quella attuale ("The weakest go ever to the wall"), nei Conventry Mystery Plays attorno al 1500. Si suppone, dunque, che allora fosse già un modo di dire ben conosciuto. Incerta è, invece, l'origine di tale espressione e, di conseguenza, del suo preciso significato.
Nel capitolo 3 della tesi di laurea (3.6 Il significato dell'opera) viene descritto come nel 1500-1600 il titolo dell'opera teatrale The Weakest Goeth to the Wall, a primo acchito, assume una connotazione prettamente negativa, che tuttavia viene ribaltata dal finale a lieto fine per i personaggi più deboli. Ciò potrebbe essere legato a due diverse situazioni tipiche del periodo elisabettiano. In un duello quando un combattente si metteva o veniva messo spalle al muro, quindi arretrava fino al punto in cui non poteva più scappare, voleva dire che costui era il più debole e pertanto quello predestinato a perdere e soccombere. In senso metaforico, dunque, "to go to the wall" significava che, nella battaglia per la sopravvivenza, i più forti vincevano e prevaricavano, mentre i più deboli venivano messi da parte e dimenticati, nonché soffrivano in misura maggiore. Considerando, invece, un'altra usanza di quei tempi la quale voleva che, quando due persone si incontravano per strada, chi tra i due godeva di maggior prestigio procedesse più vicino al muro, cioè lungo il tratto più esterno e più pulito, in quanto il centro della via era utilizzato per gettarvi l'immondizia, andare contro il muro significava ottenere la parte migliore.
Se si osserva la definizione attuale, fornita ad esempio dai dizionari Collins, Longman, Oxford Languages e Cambridge, si può notare come l'idioma "to go to the wall" sia un sinonimo informale di fallire, perdere tutti i soldi, cadere in rovina / essere rovinato dal punto di vista economico-finanziario, andare in bancarotta. Ciò significa che è sopravvissuta l'accezione negativa del proverbio, declinata nel mondo monetario.
Grazie alla facilità di ricerca e reperimento delle informazioni su internet, eventualità inimmaginabile durante la stesura della tesi, è stato possibile rintracciare ulteriori dati e riferimenti relativi al proverbio The Weakest Goeth to the Wall. Ad ogni modo, anche questi nuovi rinvenimenti purtroppo non rappresentano delle certezze, ma solo delle supposizioni.
Nell'Oxford Dictionary of Proverbs, si riporta che il detto "The weakest go to the wall" derivi comunemente dall'installazione di sedute attorno alle pareti delle chiese. Effettivamente, prima della comparsa, a partire dal tardo Medio Evo, delle attuali panche in legno, le navate delle chiese erano vuote, mentre vi erano dei posti a sedere in sasso appoggiati e/o inseriti lungo i muri laterali. Su di esse le persone potevano appoggiare le gambe oppure sedersi addossati al muro. Chi usufruiva di tale possibilità erano generalmente gli anziani, i malati e le persone fragili in genere, ossia i più deboli, mentre le altre persone più forti si sistemavano nel centro in piedi, facendosi valere e prevaricando su quelli seduti. Da qui deriverebbe l'idea che i deboli vanno al muro, in quanto ne hanno bisogno per sostenersi.
Un'ulteriore possibile origine della frase idiomatica potrebbe ricollegarsi all'abitudine risalente ai tempi dei letti comuni, quando i più piccoli e deboli venivano posti all'interno, contro il muro, con il padre all'esterno del giaciglio pronto a respingere qualsiasi pericolo si presentasse.
Ci potrebbe essere, altresì, una somiglianza con la massima "To lie by the wall" riferito alle navi rimessate contro un molo o un muro del porto, ossia come oggetti ormai inutili, oppure, con l'espressione dialettale riportata da Francis Grose nel Provincial Glossary del 1787 : "He lies by the wall. Spoken of a person dead but not buried", probabilmente riferita alla prassi, prima della sepoltura, di addossare i defunti ai muri del cimitero.
Per quanto riguarda la supposta origine del proverbio dalla conformazione delle anguste e trafficate vie dell'epoca, si è rilevata la presenza di opinioni diametralmente opposte, dato che non vi è alcuna certezza riguardo l'esatto profilo delle stesse.
Nel suo libro Proverb Law del 1902 F. Edward Hulme ritiene che le carrozzabili fossero strutturate similmente a quelle odierne, ovvero degradanti dalla mezzaria verso i muri posti sui lati, lungo i quali scorrevano la fognatura e gli scoli delle abitazioni. Non essendoci i marciapiedi, il centro risultava sicuramente il luogo più gradevole dove viaggiare. Il continuo passaggio di mezzi di trasporto su due ruote costringeva, invece, i pedoni verso i bordi della strada, da qui il proverbio "The weakest goes to the wall". Analogamente, anche l'origine di un altro idioma "to have one's back to the wall", molto somigliante a The Weakest Goeth to the Wall, potrebbe essere legata alla foggia delle strette arterie medievali. In caso di calca e ressa, dovuti al traffico intenso o ad una rivolta, gli astanti sarebbero stati costretti contro i bordi senza alcun posto dove andare o fuggire. A ritrovarsi, dunque, in una situazione del tutto indesiderabile, letteralmente con le spalle al muro, erano i più deboli.
Al contrario, come invece riportato nel citato capitolo 3 della tesi, le carrabili avrebbero potuto convergere nel mezzo e, di conseguenza, questo risultare la parte peggiore del piano viabile e "to go to the wall" potrebbe significare essere nella posizione migliore e più sicura. Spunti interessanti, a sostegno di questa eventualità e a confutazione della citata ipotesi sostenuta da F. Edward Hulme, si possono trarre oltremodo dal galateo per i pedoni e dalla "sidewalk rule", con comportamenti esemplificativi tuttora esistenti ai giorni nostri. Se il marciapiede è stretto, incrociando un'altra persona, il più giovane o l'uomo, nei confronti di una signora, cedono il passo e proseguono sulla carreggiata. Se una coppia cammina sul marciapiede, da gentiluomo il maschio deve procedere sull'estremità esposta al traffico, mentre la donna rimane protetta vicino al muro. Lo stesso comportamento deve assumere la persona più giovane rispetto a quella più anziana. Le origini di queste consuetudini di bon-ton affondano le proprie radici nel periodo medievale. Viene ritenuto che a quei tempi il centro delle vie era il luogo meno piacevole dove viaggiare, poiché vi si accumulavano sia gli escrementi prodotti dagli animali in circolazione sia quello che vi veniva buttato. La carrozzabile aveva, dunque, una "clean side", di solito sul ciglio opposto a quello dove sorgevano gli edifici, e una "dung side". Gli uomini, essendo cavallereschi, avanzavano sul lato esterno in prossimità della "dung side", se non direttamente su di essa, tenendo le donne verso l'interno nella "clean side". In questa maniera le proteggevano, altresì, dagli spruzzi di liquame e spazzatura. Oltremodo procedere a ridosso delle facciate degli edifici era più sicuro per un motivo ulteriore, in quanto vi era maggior probabilità di riuscire ad evitare gli schizzi dei vasi da notte svuotati verso la strada dai piani alti.
Considerazioni aggiuntive possono essere tratte dalla famosa opera di Shakespeare Romeo and Juliet e, in particolare, dal discorso iniziale dell'Atto Primo - Scena I, tra Sampson e Gregory, servitori dei Capuleti. Girovagando per strada, all'affermazione del primo: "I will take the wall of any man or maid of Montague's", il secondo ribatte citando il proverbio in questione: "That shows thee a weak slave; for the weakesto goes to the wall". Alla critica dell'amico, Sampson corregge parzialmente il tiro e sostiene allora: "True; and therefore, women, being the weaker vessels, are ever thrust to the wall: therefore I will push Montague's men from the wall, and thrust his maids to the wall". Da questa schermaglia verbale si può dedurre che camminare accostati al muro della strada era un privilegio, che Sampson vuole togliere ai servitori e alle donne dei Montecchi. Criticato da Gregory, che lo paragona a un codardo, in quanto il più debole va al muro, l'altro modifica la seconda parte della sua asserzione. Ribadisce infatti di voler cacciare dal muro i servi dei Montecchi, sottolineando nuovamente il vantaggio di procedere rasenti al muro, e precisa, con un gioco di parole, di volerci invece "appoggiare" le serve che, essendo donne, sono i vasi più fragili.
Da una lettura congiunta dei vari dati recuperati e del testo della citata opera shakespeariana è possibile trarre le seguenti conclusioni.
Considerando che è prevalsa l'accezione negativa del proverbio, è da supporre che già durante l'epoca elisabettiana il detto The Weakest Goeth to the Wall avesse una connotazione infausta e avrebbe potuto significare che il più debole soccombe ed ha la peggio in senso sia finanziario sia generale. In Shakespeare, infatti, colui che va al muro è il "weak slave": in questo caso il termine "debole" viene rafforzato dal vocabolo "schiavo", indicando una persona limitata nei propri diritti politici e sociali, sottomessa ai voleri degli altri e/o da una determinata condizione.
Tenendo come punto saldo la sfumatura negativa della locuzione, l'origine della stessa non sarebbe dunque da rinvenire nell'abitudine di camminare lungo i muri della strada. Sia il galateo sia il dialogo di Romeo and Juliet sottintendono che procedere più lontano dai pericoli e/o sulla "clean side" della sede viabile era ritenuto vantaggioso. La stessa argomentazione vale per il riferimento all'utilizzo dei letti comuni, in quanto i più deboli erano protetti da chi giaceva all'esterno, pronto ad affrontare i pericoli incombenti su di loro.
E', altresì, molto improbabile che The Weakest Goeth to the Wall derivi dall'ambiente navale o da espressioni dialettali, poiché l'ampia diffusione del proverbio difficilmente si accorda con dei contesti di provenienza così ristretti.
Per quanto riguarda, invece, la tesi sostenuta dall'Oxford Dictionary of Proverbs, richiamando alla mente l'immagine visiva delle persone fragili e deboli addossate ai muri con le altre figure in piedi nel mezzo, sembrerebbe che venga rimarcato innanzitutto il distacco sociale tra i due gruppi. Mentre i primi danno l'idea di essere posti in disparte dalla vita attiva ed estromessi dalle decisioni, i secondi ne sembrerebbero costituire il fulcro ed esserne i fautori. Ragion per cui il detto The Weakest Goeth to the Wall potrebbe trarre origine da questa consuetudine di ambientazione religiosa.
Tuttavia, sia Shakespeare sia l'anonimo elisabettiano utilizzano il verbo "thrust". Difatti, Sampson, riferendosi alle donne dei Montecchi, si ripropone di "thrust his maids to the wall", mentre Lod'wick, nell'intento di riassumere gli eventi del dramma di fornirne la morale, sostiene che "time the saddest heart from sorrow calls,/And helps the weak, long thrust unto the walls". Sicché in queste due frasi si rileva una parvenza più acrimoniosa rispetto a quanto appena sopra riportato in merito alla provenienza di The Weakest Goeth to the Wall dalla configurazione medievale delle chiese, in quanto qui il debole viene spinto violentemente o forzato contro il muro. A questo proposito l'Oxford Language, riferendosi all'origine del verbo "to thrust" e del relativo sostantivo "thrust", riporta che il primo risale al Middle English, mentre il secondo viene registrato per la prima volta agli inizi del XVI secolo con il significato di "act of pressing". Parrebbe perciò che la massima The Weakest Goeth to the Wall si avvicini in maggior misura al detto attuale "to have one's back to the wall", ossia avere le spalle al muro senza alcuna possibilità di fuga come in un combattimento o in una qualsiasi altra situazione spiacevole e, di conseguenza, ritrovarsi a dover subire qualunque prevaricazione e ingiustizia.
Dalla suddetta analisi relativa alla possibile fonte del motto, raffrontando una mole maggiore di dati rispetto all'anno della stesura della tesi di laurea, viene in sostanza confermato quanto sostenuto nel capitolo 3 (3.6 Il significato dell'opera). Vale a dire che il proverbio The Weakest Goeth to the Wall indica in via principale, in senso sfavorevole, che i più deboli hanno la peggio e conducono una vita grama, sottoposti ad angherie, ingiustizie e prepotenze. Nell'idioma è, ciononostante, insito un messaggio ottimistico per le persone più fragili, speranzose in una vita migliore, giacché richiama alla mente il privilegio di coloro che percorrevano le strade medievali in posizione privilegiata a ridosso del muro oppure di chi dormiva nel lato interno dei letti comuni.