The Weakest Goeth to the Wall - An Anonymous Elizabethan Play

first printed in 1600 and registered in the "Stationers' Register" on the 23rd October 1600

The Weakest Goeth to the Wall

di anonimo Elisabettiano: temi, tecniche e convenzioni

Tesi di Laurea di Maria Pietrogiovanna - Anno accademico 1990/1991

Relatrice: Chiar.ma Prof.ssa Anna Maria Busi

Università degli Studi di Milano - Facoltà di Lettere e Filosofia - Laurea in Lingue e Letterature Straniere Moderne

Capitolo 3 - Analisi dell'opera

3.4. I personaggi

I personaggi presenti in The Weakest Goeth to the Wall sono diciassette; a questi vanno aggiunti due gentiluomini, diversi cittadini francesi, quattro messaggeri, un numero imprecisato di soldati spagnoli e francesi, due nobiluomini che accompagnano il re, due portantini che sorreggono Epernoun, un prevosto ed un carnefice. Alla ricchezza d'azione del dramma fa, quindi, riscontro una dovizia di caratteri e comparse.

Per quanto riguarda i diciassette personaggi, tredici sono di nazionalità francese, due sono spagnoli, uno è inglese ed il restante è fiammingo. Tra di essi compaiono soltanto tre donne.

La caratterizzazione di queste figure è molto varia. I risultati migliori vengono raggiunti con i ritratti comici, mentre la psicologia dei protagonisti non viene approfondita, ma limitata ad un unico aspetto. Lod'wick, Oriana, Diana, Ferdinand, Odillia, Emanuel e Mercury, infatti, costituiscono dei tipici esempi di caratteri romanzeschi, la cui esistenza è in funzione di un particolare svolgimento narrativo. Dal principio alla conclusione essi vengono identificati con una particolare virtù, con una deprecabile malvagità oppure con un peculiare sentimento. Le prove a cui sottostanno non li modificano; se esiste un cambiamento nei loro comportamenti, questo non è dovuto allo scomparire della caratteristica predominante, ma al dissolversi delle cause che ne hanno determinato il manifestarsi.

Ciò è ben visibile in Emanuel, il padre tirannico che dalle prime parole pronunciate sino all'ultima scena si oppone strenuamente al matrimonio della figlia con un presunto trovatello.  Alla fine, egli accoglie con gioia il genero, non perché le varie suppliche lo abbiano commosso, ma in quanto scopre che il ragazzo è di origine nobile e, dunque, degno di sposare una duchessa. Difatti, poco dopo aver definito Lod'wick ‘impious’ (xviii, 136) per aver tentato di salvare in ogni modo la vita a Ferdinand, Emanuel si rivolge di nuovo a costui cambiando improvvisamente tono ed affermando:

[...] I embrace your love

In all firm and true brotherly affection.

I make your son my son, my daughter yours

                  (xviii, 167-169) ([1]).


La causa di tale repentino mutamento è la sbrigativa spiegazione data da Lod'wick, con la quale egli convince Emanuel che Ferdinand altri non è che suo figlio Frederick. 

Durante l'intera narrazione, invece, Lod'wick, Oriana e Diana incarnano esempi pratici di virtù, in quanto tutti e tre rappresentano modelli ideali di pazienza e di fedeltà, che non si incrinano neppure di fronte ad ostacoli enormi ed a tentazioni allettanti. Tuttavia, mentre le vicende che coinvolgono Oriana e Diana si limitano al solo campo familiare, le disavventure di Lod'wick si estendono anche all'ambito politico. Le due donne, quindi, raffigurano la moglie e la figlia rassegnate, caste e devote; Lod'wick, invece, oltre a rappresentare il marito ed il padre perseverante e leale, esemplifica pure il tipo del suddito e del soldato responsabile ed obbediente, pronto a sacrificare la propria vita per la patria.

La perseveranza e l'illibatezza di Oriana come la devozione  e  la  pazienza  di  Diana sono evidenti sin dalle prime parole pronunciate da questi personaggi. Difatti, di fronte alle proposte peccaminose dell'oste olandese, Oriana interviene senza esitare sostenendo che Yacob è ‘ill-advised/To tempt the honor of a stranger's wife’ (iv, 86-87) ([2]). Diana, invece, rivolgendosi all'affranto Lod'wick costretto ad accettare l'ospitalità del fiammingo, tenta di consolarlo nel seguente modo:

Assure ye, sir, even as I am your child,

Not discontent, but patience makes me mild.

If inward grief external joy supplant,

It moans not mine, but your unwonted want.

                        (iv, 120-123) ([3])

 

Per quanto riguarda Lod'wick, egli, dovendo servire sia la propria famiglia sia la patria, cerca, quando è possibile, di adempiere i propri doveri verso entrambe con la stessa solerzia. Infatti, quando scopre il tradimento di Mercury, mentre da una parte il suo pensiero va alla moglie ed alla figlia che ha lasciato ‘slenderly guarded’ (i, 161) ([4]), dall'altra egli incita i propri connazionali a comportarsi ed a combattere da veri uomini. In certi casi, comunque, Lod'wick, trovandosi di fronte ad una scelta, preferisce porre in primo piano il proprio ‘honor’ e ‘country's good’ (xv, 217) ed abbandonare momentaneamente le gioie ed i piaceri familiari. Per esempio, dovendo decidere se accorrere in aiuto della Francia invasa dagli spagnoli oppure dedicarsi alla ricerca  della  moglie  e  della  figlia,  Lod'wick  si risolve a riassumere le vesti di soldato e ad impugnare le armi, rimandando ad un tempo successivo la sospirata riunione della propria famiglia.

Tipico di Lod'wick è, inoltre, il continuo affidarsi alla Fortuna ed alla Provvidenza divina nella convinzione che le sventure che lo colpiscono un giorno avranno termine e che Dio lo ricompenserà per i torti ingiustamente subiti. Egli afferma, in effetti, che ‘Heaven is where it was’ (iv, 17) e che perciò quando la tempesta della Fortuna si sarà placata, ‘a calmer gale’ (iv, 119) ([5]) riporterà la situazione alla normalità precedente.

Altri due personaggi principali sono Ferdinand ed Odillia. Costoro agiscono e si esprimono mossi unicamente  dall'amore  che  li  unisce  ed  a causa di questo legame, come avviene convenzionalmente in un ‘romance’, Ferdinand ed Odillia devono sottostare a varie prove, come la fuga, la separazione ed il processo. Nel contempo, tuttavia, la loro storia non è priva del tipico lieto fine riassumibile nella classica frase “e vissero felici e contenti”.

Quando Odillia e Ferdinand compaiono sulla scena essi sono ormai due giovani consapevoli e sicuri dei propri sentimenti, al punto che di fronte all'opposizione paterna, nonostante l'enorme disparità sociale che sembra separarli, decidono di fuggire e di sposarsi. L'amore che li lega, difatti, traspare persino dalle stesse parole che Ferdinand ed Odillia pronunciano per placare i sospetti di Emanuel, ossia nel medesimo momento in cui negano di amarsi, in quanto i loro interventi lasciano trapelare la presenza di una grande ammirazione reciproca. Mentre la ragazza insiste nel sottolineare l'‘humility’ (vi, 96) e la ‘subjected reverence’ (vi, 95) dimostrata da Ferdinand nei suoi confronti, costui associa il nome di Odillia al mondo celeste e giunge addirittura a definirla ‘divine’ (vi, 125).  

Questo affetto profondo che unisce Ferdinand ed Odillia viene di nuovo messo in luce da un ulteriore ostacolo, precisamente la condanna a morte che incombe su Ferdinand. Durante il processo, in effetti, i due giovani si autoaccusano, cercando in questo modo di salvarsi e di ottenere il perdono di Emanuel. Nel momento in cui tutto sembra volto al peggio, tuttavia, si attua il necessario e provvidenziale capovolgimento della situazione, poiché‚ viene scoperta la reale identità di Ferdinand. La coppia, dunque, sa che le difficoltà sono ormai superate e che il futuro può essere soltanto roseo e colmo di gioia.  

In opposizione al personaggio virtuoso di Lod'wick si colloca la figura malvagia di Mercury, che incarna un individuo ambizioso e traditore. Egli già appare nella  pantomima  iniziale,  dove  si  mostra  come  un soldato  crudele  che  non  si ferma neppure davanti a donne e bambini pur di conquistare nuovi territori. In seguito, nella prima scena, Mercury mette in luce anche la  propria  natura  subdola  ed  infida. Non a caso il primo  intervento  di  costui  è  costituito  da  un “a parte”, in cui egli considera che l'unica soluzione rimastagli è la simulazione. Tutto ciò che questo personaggio  dirà  durante  questa  scena ma anche nel corso di tutto il dramma dovrà essere, dunque, letto tenendo ben presente questa affermazione iniziale. Nella prima scena, inoltre, vi sono due ulteriori “a parte” nei quali Mercury ribadisce il suo impiego della finzione come mezzo per assecondare i propri intenti politici e giungere così alla conquista della corona francese.

L'inganno viene utilizzato da Mercury per ovviare alla propria mancanza di coraggio; effettivamente, di fronte alla superiorità fisica di Hernando, Mercury preferisce la fuga alla morte ed il sotterfugio al combattimento aperto.Tale codardia si rispecchia, altresì, in un linguaggio denotato da una retorica eccessiva con la quale Mercury tenta di celare le proprie paure e la vacuità dei suoi discorsi. Per esempio, avendo scoperto che Lod'wick è riuscito a fuggire, Mercury vorrebbe inseguirlo ma l'oscurità glielo impedisce; egli, quindi, commenta:

Night, wert thou anything but what thou art,

A thick, dark shadow that art only seen,

I would not live till thou wert banished.

                          (iii, 6-8) ([6])


Ancora, al messaggero, che giunge con la notizia dell'invasione spagnola, Mercury, convinto che costui voglia annunciargli la cattura di Lod'wick, si rivolge con la seguente esclamazione:

Oh, but salute mine ears with that sweet sound,

And in that music be all accents drowned.

                            (iii, 25-26) ([7])

 

Mercury appare l'ultima volta sul palcoscenico nella scena tredicesima ma, fino al termine del dramma, egli viene  più  volte  menzionato  dagli  altri  personaggi. Come a sottolineare il fatto che Mercury non si sia pentito nemmeno nel momento in cui viene arrestato e posto in carcere nell'attesa del ritorno del re, il suo nome appare accompagnato unicamente da aggettivi o da sostantivi che lo definiscono, senza equivoci, un traditore o addirittura l'‘archtraitor’ (xv, 100).

Accanto a Mercury vi sono altre due figure malvagie, ossia Hernando de Medina e Don Ugo de Cordova, i due massimi ufficiali dell'esercito spagnolo. Ambedue sono violenti  ed  orgogliosi.  Ciò  che  cercano  non è il bottino e neppure la ricchezza, ma un'occasione per dimostrare  il  loro  ardire  e  la loro bravura con le armi. Infatti,

Hernando, il personaggio più importante tra i due, si lamenta per la facilità con cui i suoi soldati avanzano sul suolo francese non conquistandolo, ma soltanto prendendone possesso e si chiede amareggiato:

Is there no haughty chevalier, no spirit

Heroic, dare so much as once demand

Wherefore we come, or offer us the fight?

                          (v, 4-6) ([8])

 

Per sottolineare il fatto che ciò che desiderano non è il bottino, Hernando risponde ai cittadini di Shamount, che chiedono di avere salva la vita in cambio dei loro tesori, nel modo seguente:

Would you corrupt our valor with your coin?

Or do you think the Spaniard is so poor,

A little gold can make him sell his honor?

                           (v, 35-37) ([9])

 

In aggiunta, al termine di questo discorso egli massacra gli inermi abitanti di tale luogo.

Hernando, per di più, ama dileggiare i nemici con cui si trova in contatto, e più precisamente gli abitanti di Shamount, Mercury ed Epernoun. Si è già visto, difatti, come egli giochi sul senso della parola ‘mount’ a cui contrappone il termine ‘stoop’ (v, 15) ([10]). Per quanto riguarda il vile Mercury, pronto a fuggire nel momento in cui viene ferito, Hernando lo deride apostrofandolo ironicamente ‘worthy champion’ (v, 70), mentre all'infermo ed adirato Epernoun lo spagnolo si rivolge impiegando vari soprannomi, tra cui ‘dotard’ (xiii, 79) e ‘babe’ (xiii, 89).

Nonostante si unisca ad Epernoun nel condannare il subdolo comportamento di Mercury, Hernando permane comunque un personaggio negativo, soprattutto in quanto predica l'anarchia politica. È1, quindi, necessario che egli venga ucciso. Questo compito spetta a Lod'wick che, appena ritornato dall'esilio, sfida lo spagnolo in duello e ne esce vittorioso.

Anche Don Ugo, apportatore come Hernando di guerra e di morte, cade sul campo di battaglia, ma per mano di Ferdinand.

Vi sono, inoltre, alcuni personaggi che appaiono sulla scena solo brevemente, ossia King Louis, i due cortigiani di Emanuel ed Epernoun.

Il re appare soltanto nella scena iniziale quando, pronto a partire, predispone il governo del regno francese durante la propria assenza. Egli, dunque, si avventura verso la Palestina in veste di pellegrino e lascia uno stato in apparenza pacifico. Il suo ritorno viene annunciato in conclusione della scena finale, quando Lod'wick ha riottenuto tutto quello che aveva perso in precedenza, Mercury è in prigione e gli spagnoli sono stati sconfitti in modo definitivo.

Nonostante questa fugace apparizione e la mancata partecipazione alle vicende del dramma, l'importanza di King Louis nell'ambito di The Weakest Goeth to the Wall è considerevole. Il suo viaggio e la sua incapacità di vedere la falsità di Mercury, nel quale il re ripone fin troppa fiducia, costituiscono il punto di partenza dell'opera.

Infatti, è King Louis il personaggio che pronuncia le prime parole che danno il via all'azione vera e propria del dramma. Mentre accenna al suo pellegrinaggio in Terra Santa, il re sottolinea pure l'odio esistente tra i due duchi antagonisti, presenta il  tema  imperiale,  ed  ancora  ordina  a Lod'wick e Mercury di riappacificarsi. Per di più, nel suo discorso introduttivo  egli  impiega  il  termine  ‘treason’  (i, 8), un vocabolo di grande rilevanza per lo svolgimento di The Weakest Goeth to the Wall. Perciò, nello stesso momento in cui il re parla di pace, di gerarchia, di amicizia e di perdono, si ritrova un'anticipazione di ciò che avverrà durante la sua lontananza.

I due cortigiani al servizio di Emanuel sono Leontius e Shamount. Pochi sono i versi dedicati ad entrambi, ma sufficienti a delineare con accorta maestria la caratteristica predominante della loro personalità. Comune a tutti e due è il tentativo di ingraziarsi il loro superiore seppure con metodi diversi. Mentre Leontius cerca di ottenere i favori di Emanuel alimentandone i sospetti, Shamount sprona il suo signore all'azione quando costui si perde in vane parole.

Il modo di agire di Leontius è in fondo abbastanza subdolo, in quanto egli sostiene di agire come ‘a just and honest subject’ (vi, 13) ([11]), mentre, in realtà, egli sa sfruttare il momento opportuno per riferire ciò che ha visto, aspettando che sia lo stesso Emanuel a fornirgliene l'occasione. Così Leontius, apparendo disinteressato, riesce nel proprio intento e si guadagna la fiducia di Emanuel.

Shamount, invece, con due soli interventi per un totale di sei versi, è molto abile nel riuscire a spronare Emanuel all'inseguimento di Ferdinand ed Odillia. I mezzi che il cortigiano utilizza per ottenere il  proprio  scopo  sono  per  l'appunto  questa concisione, contrapposta al dilungarsi del duca sul torto  subito,  e  la  ripetizione  sia  degli  stessi concetti sia di vocaboli simili in modo che questi rimangano impressi nella mente di Emanuel. Per esempio, inizialmente Shamount tenta di convincere il suo signore affermando: 

My lord, ne'er stand upon these vain exclaims,

[...] 'Tis speedy expedition must recover

What light belief and oversight hath lost.

                           (x, 3, 5-6) ([12])

                       

Successivamente, egli asserisce:

Come, come, my lord. Incessant speed must post.

Words cannot get what you have vainly lost.

                             (x, 17-18) ([13])

  

Si può notare, altresì, come alla fine di entrambe le frasi Shamount ponga il termine ‘lost’ in modo da spronare Emanuel all'inseguimento dei fuggitivi con la sua insistenza sulla perdita della figlia.

Nella scena tredicesima appare Epernoun, il generale supremo delle milizie francesi, che si oppone sia a Mercury sia agli spagnoli in nome di King Louis. Egli è un vecchio saggio ed invalido che ormai non riesce nemmeno a camminare; in realtà, viene portato in scena da dei portantini ed egli stesso addita più volte la propria debolezza fisica. Tuttavia, alla sua infermità non corrisponde un comportamento rassegnato, ma uno spirito combattivo di tipo giovanile. Allo scherno di Hernando, in effetti, Epernoun ribatte come segue:

Thinks thou because I seem a withered tree,

That I am sapless quite? No, duke, there lives

Within this rivelled flint some sparks of fire,

Which if thou touch, will fly into thy face.

                          (xiii, 56-59) ([14])

 

Spesso gli avvenimenti guerreschi del presente riconducono Epernoun agli episodi del suo passato glorioso ed alle sue imprese militari. In altri casi, e più precisamente di fronte alle sventure altrui, compare l'eccessiva emotività di questo personaggio che non riesce a trattenere il pianto e la commozione.

La partecipazione di Epernoun all'azione del dramma è limitata, ma essenziale. È, difatti, questi l'artefice dell'arresto di Mercury e del ritorno in patria di Lod'wick. In seguito, il generale appare ancora sul palcoscenico, prima, nella scena sedicesima, come spettatore della battaglia finale tra francesi e spagnoli e più avanti, nella scena diciottesima, come difensore dell'accusato Ferdinand. Epernoun diviene, dunque, una specie di coro la cui funzione è quella sia di descrivere gli avvenimenti sia di sottolineare il valore e la bontà dei protagonisti.

Questo ruolo è evidente in particolar modo nella prima delle due scene considerate. Essa si apre, difatti, con l'entrata di Epernoun che, sistematosi sul palcoscenico, dice:

So, from this place I shall behold the fight

Betwixt both armies. [...]

                          (xvi, 1-2) ([15])

 

Il generale francese diviene perciò il punto di riferimento per gli altri personaggi che si avvicendano in scena in quanto ora Epernoun ne descrive l'operato, ora ne tesse le lodi, come nel caso di Ferdinand e Lod'wick, ora li interpella per chiedere informazioni o spiegazioni.

I quattro rimanenti caratteri, cioè Barnaby Bunch, Yacob van Smelt, Sir Nicholas e Villiers, danno vita alle scene comiche di The Weakest Goeth to the Wall.

Tra di essi spicca l'allegra figura di Barnaby Bunch, il rappezzatore inglese che condivide l'esilio di Lod'wick. Questo personaggio è, in effetti, dotato di un particolare umorismo che gli permette di rendere divertenti anche le situazioni più tragiche. Per esempio, alla disperazione di Lod'wick, che gli comunica di essere costretto da Yacob a partire ed a separarsi dalla moglie e dalla figlia, Bunch contrappone il proprio buonumore, accomiatandosi nel seguente modo:  

I could weep, but my tears will not pleasure

ye. If I see ye no more till I see ye again,

God ha' ye in His kitchen.[...]

                       (vii, 136-138) ([16])

 

La comicità di Bunch consiste, altresì, nella sua ironia che lo porta ad osservare ed a giudicare con occhio critico l'ambiente e le persone che lo circondano. Il bersaglio preferito è, comunque, costituito da tutto ciò che non appartiene alla sua madrepatria, dal tempo meteorologico francese al tipico cibo olandese. Anche i vizi degli altri personaggi, come la lussuria di Yacob van Smelt o l'amoralità e l'irresponsabilità di Sir Nicholas, non sfuggono alle sue critiche benevole. Nel contempo, Bunch non si dimentica di ironizzare sui propri difetti, come l'amore per un buon bicchiere di birra oppure il desiderio di guadagnare di più.

L'umorismo di questo personaggio è ravvisabile, inoltre, in un impiego singolare del linguaggio ([17]), caratterizzato da parecchi giochi di parole e da varie espressioni che sfruttano l'etimologia di alcuni vocaboli inglesi. Dovendo definire la propria professione, Bunch, infatti, afferma che egli è ‘A corrector of extravagant hose feet’ (ii, 97) ([18]) oppure ‘the fag-end of a tailor’ (iv, 17) ([19]).

In aggiunta, Bunch possiede una grande dignità che lo conduce a difendere strenuamente sia la propria integrità sia la professione esercitata. Ciò è ben visibile in più punti. Di fronte alla proposta di Lod'wick che gli promette una ricompensa in cambio del suo aiuto, in effetti, Bunch reagisce veementemente ed esclama:

Why, what do ye think of me? A

horseleech to suck ye? Or a trencherfly

to blow ye? Or a vermin to spoil ye?

Or a moth to eat through ye? No! I am

Barnaby Bunch, the botcher, that ne'er

spent any man's goods but my own.

                    (iv, 99-104) ([20])

 

Ancora, a Yacob che ironizza sul suo lavoro di sarto, Bunch, sentendosi offeso, replica:

Speak reverently of tailors, or I'll

have ye by the ears!

                 (iv, 58-59) ([21])

 

La figura di Bunch mostra, dunque, varie sfaccettature che contribuiscono alla formazione di una personalità ben delineata ed individualizzata. Il personaggio considerato, infatti, può essere giustamente ritenuto la creazione migliore nell'ambito di The Weakest Goeth to the Wall.

La stessa abilità compositiva, seppure con risultati inferiori, è altresì riscontrabile nella caratterizzazione delle altre tre figure comiche.

La prima è quella di Yacob van Smelt, il tipico olandese amante di cibi grassi e di birra che, inoltre, è  mosso  da  istinti  lussuriosi.  Pur di ottenere le grazie di Oriana, moglie di Lod'wick, egli sarebbe disposto a mettere da parte la proverbiale parsimonia dei fiamminghi ed a rinunciare ai bramati soldi della pigione. Tuttavia, nonostante egli persegua con costanza i suoi piani e riesca ad allontanare il duca, Yacob non riesce a raggiungere lo scopo prefissosi, in quanto la sua natura non è fondamentalmente malvagia e sono sufficienti un po' di birra e due parole per distoglierlo dalla meta. In effetti, dopo la partenza di Oriana e Diana egli confida a Bunch:

Ha, Bunch, mine hart is gebroke. Ick

mought niet lang leven.[...]

                  (xi, 67-68) ([22])

 

Ma subito cambia tono ed aggiunge: 

[...] Come met mie. At

parting, Ick sall de twea stopes van beer

geven.                  

                       (xi, 68-70) ([23])

 

La comicità di Yacob consiste anche in questa sua particolare parlata che è contraddistinta dalla presenza di elementi germanici in una struttura inglese.  Essa  diviene, in  realtà, spunto  per  vari giochi di parole e fonte di fraintendimenti, in quanto Bunch   non  comprende  o  finge di non capire ciò che l'oste dice. Per esempio, ‘All to mall?’ (iv, 8) si trasforma in ‘maul us all’ (iv, 31); ‘Niet’ (iv, 14) in “‘Nit”’ (iv, 15); ed ancora ‘Niet  for  ware’  (xi, 49) in “‘For Ware”’ (xi, 50) ([24]).

Altro personaggio comico è Sir Nicholas, parroco di Ards e benefattore nei confronti di Lod'wick ed in seguito di Ferdinand, Odillia e Bunch. In esso si potrebbe vedere una parodia dei poveri prelati cattolici dispersi nei paesini di campagna. Infatti, l'autore di The Weakest Goeth to the Wall sottolinea l'ignoranza di Sir Nicholas che dimostra di non sapere comprendere il latino delle preghiere più comuni, di non conoscere a fondo la Bibbia e di avere molte difficoltà sia nel leggere sia nello scrivere.

Anche per Sir Nicholas, come per Bunch e Yacob, i soldi rappresentano un elemento molto importante. Si nota, difatti, come il prelato, presentando a Lod'wick il suo nuovo impiego di sacrestano e seppellitore, gli elenchi in modo minuzioso i vari introiti che gli spetteranno. O ancora, si può vedere come Sir Nicholas, pur di ottenere del denaro, sia disposto a celebrare un matrimonio, ignorando la necessaria prassi burocratica. Effettivamente egli dice a Ferdinand ed Odillia:

[...] I know

you have no license, and 'tis no matter.

Holy matrimony shall pass my liberty

without examining. You'll pay me?

                    (xii, 89-92) ([25])

  

Oltre a ciò, un'ulteriore immagine che si ricava di Sir Nicholas è quella di un individuo amorale dedito ai divertimenti ed alle osterie piuttosto che agli impegni religiosi. In effetti, rivolgendosi a Lod'wick, egli asserisce:

[...] I prithee, soon at evensong,

read this to parishioners. I cannot be

there, for I have promised to bowl a match with

good fellows this afternoon at Guynes [...].

Fare ye well, fare ye well. I come,

i' faith, lads, I come. Though I come late,

I hope to lie as near the mistress as any

of ye all.

                    (xv, 122-125; 145-148) ([26]) 

 

Tale particolarità del carattere di Sir Nicholas è, inoltre, confermata anche dalle parole conclusive di questo sacerdote, che, prima di lasciare definitivamente il palcoscenico, invita Bunch ad accompagnarlo all'osteria, esclamando:

Let's go play for two pots. Away,

Bunch, away!

               (xvii, 69-70) ([27])

 

L'ultima figura è quella di Villiers, il mercante di La Rochelle che invaghitosi di Oriana ne vuole ottenere la mano a tutti i costi. Si ritrova, dunque, una situazione simile a quella creatasi nella locanda olandese gestita da Yacob. Tuttavia, il comportamento assunto da Villiers è più retto e virtuoso, in quanto riconducibile ad un atteggiamento cristiano. Villiers, infatti, afferma che accogliere Oriana e Diana nella propria dimora è per lui il ‘duty of a Christian’ (xiv, 8) ([28]), mentre Diana, facendosi portavoce anche della madre, ne commenta l'operato sostenendo che egli:

[...] in such virtuous sort respects our need

Without impeachment of our honest fame,

Debarring wicked lust to blot the same.

                   (xiv, 18-20) ([29]


Il mercante è però sfortunato come Yacob, poiché‚ in conclusione la donna ritrova il proprio marito ed i progetti matrimoniali di Villiers sfumano nel nulla. A questo punto egli, dimostrando ancora una volta la propria rettitudine, non insiste e addirittura si congratula e si rallegra con i protagonisti, quasi dimentico del motivo che lo aveva condotto dinanzi al duca nell'aula di tribunale.

Concludendo, si può affermare che la caratterizzazione dei personaggi di The Weakest Goeth to the Wall è molto varia. Infatti, alla superficialità evidente nella delineazione dei protagonisti, riconducibili a tipi convenzionali, si contrappone la maestria insita nella creazione delle individualizzate figure minori e soprattutto delle sfaccettate personalità dei personaggi comici.

Note a piè di pagina

([1]) Trad.: Accolgo il vostro amore/completamente con risoluto e leale affetto fraterno./Tuo figlio divenga mio figlio, mia figlia la tua.

 

([2]) Trad.: sconsiderato/a tentare l'onore della moglie di un forestiero.

 

([3]) Trad.: Rassicuratevi, signore, proprio perché sono vostra figlia,/non la scontentezza, ma la pazienza mi rende mite./Se un dolore intrinseco la gioia estrinseca soppianta,/non si lamenta la mia, ma la vostra indesiderata povertà.

 

([4]) Trad.: esiguamente protette.

 

([5]) Trad.:  Il  cielo  è  ancora  al  suo  posto; una brezza più mite.

 

([6]) Trad.: Notte, se tu fossi tutt'altro di ciò che sei,/una  densa,  oscura  ombra  che  si  può  solo vedere,/non vivrei finché tu non fossi bandita.


([7]) Trad.: Oh, ma salutate le mie orecchie con quel dolce suono,/ed in quella melodia tutti gli accenti si smorzeranno.

 

([8]) Trad.: Non esiste un altezzoso cavaliere, un animo/eroico che osi almeno una volta chiederci/la ragione della nostra venuta, o ci dia battaglia?

 

([9]) Trad.: Vorreste corrompere il nostro valore con il vostro denaro?/Oppure ritenete che gli spagnoli siano così poveri,/che un po' d'oro li possa condurre a vendere il proprio onore?

 

([10]) Vedi p. 106.

 

([11]) Trad.: un retto ed onesto suddito.

 

([12]) Trad.: Mio signore, non indugiate in vane esclamazioni, [...] Una rapida celerità ricupererà/ciò che facile credenza ed inavvertenza hanno perso.

 

([13]) Trad.: Su, su, mio signore. L'incessante rapidità deve affrettarsi./Le parole non possono ridarvi ciò che voi avete insensatamente perso.

 

([14]) Trad.: Pensate che, poiché‚ sembro un albero avvizzito,/sia privo completamente della linfa? No, duca,/in questa raggrinzita selce vivono scintille di fuoco/che, se voi le toccate, vi sfideranno.

 

([15]) Trad.: Così, da questa posizione osserverò il combattimento/tra i due eserciti.

 

([16]) Trad.: Potrei  piangere,  ma  le mie lacrime non vi farebbero piacere./Se non vi dovessi più incontrare, fino a quando non vi incontrerò di nuovo,/possa Dio provvedere per voi.

 

([17]) Vedi nello stesso capitolo il quinto paragrafo, pp. 137-142.

 

([18]) Trad.: un correttore di piedi che vagano all'infuori delle calze.

 

([19]) Trad.: la parte più mediocre di un sarto.

 

([20]) Trad.: Perché, che cosa mi ritenete? Una/sanguisuga che vi voglia succhiare? Oppure una mosca/che vi voglia colpire? Oppure un parassita che vi voglia depredare?/Oppure un tarma che voglia mangiare attraverso di voi? No! Io sono/Barnbaby Bunch, il rappezzatore, che mai ha speso i beni di un uomo se non i propri.

 

([21]) Trad.: Parla in modo riverente dei sarti, altrimenti/ti darò una bastonata.

 

([22]) Trad.: Ah, Bunch, il mio cuore è spezzato. Non posso più vivere.

 

([23]) Trad.: Vieni con me. Alla partenza ti darò due boccali di birra.

 

([24]) Trad.: quale sarà il totale?, maltrattarci tutti; no, “pidocchio”; per niente, “verso Ware”.

  

([25]) Trad.: So/che voi non avete la dispensa, e non è un problema./Il matrimonio religioso otterrà la mia licenza/senza verifiche. Mi pagherete? 

 

([26]) Trad.:  Ti  prego,  tra  poco  al  vespro,/leggi questo ai parrocchiani. Io non ci potrò essere,/perché ho   promesso  di  giocare  una  partita a bocce con/dei bravi ragazzi questo pomeriggio a Guynes [...]. Addio, addio. Arrivo,/in fede, ragazzi, arrivo. Sebbene io arrivi tardi,/spero di trovarmi così vicino al pallino (ma anche: alla signora) come chiunque/di tutti voi.

 

([27]) Trad.: Andiamo a giocarci due boccali. Su,/Bunch, su!

 

([28]) Trad.: il dovere di un cristiano.


 ([29]) Trad.: in modo così virtuoso rispetta il nostro bisogno/senza denigrare la nostra onesta fama,/impedendo alla peccaminosa lussuria di macchiarla.