The Weakest Goeth to the Wall - An Anonymous Elizabethan Play

first printed in 1600 and registered in the "Stationers' Register" on the 23rd October 1600

The Weakest Goeth to the Wall

di anonimo Elisabettiano: temi, tecniche e convenzioni

Tesi di Laurea di Maria Pietrogiovanna - Anno accademico 1990/1991

Relatrice: Chiar.ma Prof.ssa Anna Maria Busi

Università degli Studi di Milano - Facoltà di Lettere e Filosofia - Laurea in Lingue e Letterature Straniere Moderne

Capitolo 2 - Le fonti

2.3.  «Sappho Duke of Mantona» e The Weakesto Goeth to the Wall

Trasformazione di una novella in un dramma

Considerando che ben dodici scene su diciotto di The Weakest Goeth to the Wall si ricollegano alla novella di Rich “Sappho Duke of Mantona”, diviene quasi doveroso analizzare in modo particolareggiato quali siano le somiglianze e le differenze tra le due opere, tenendo naturalmente conto che i mezzi espressivi e le convenzioni di un testo in prosa sono diversi da quelli di un dramma. Interessante è anche il tentativo di capire i possibili motivi di natura sia pratica sia ideologica che hanno spinto il drammaturgo ad attuare delle modifiche, osservando altresì gli effetti che esse creano nell'ambito della narrazione.

Ad un primo raffronto, si può notare, come già detto, che i nomi sia dei personaggi sia dei luoghi sono stati completamente modificati dall'autore teatrale. Le località in cui si svolgono le vicende del dramma o che vengono nominate durante vari discorsi sono situate in Francia, negli odierni Paesi Bassi, in Spagna ed a Londra o nelle sue vicinanze più prossime. L'ambientazione geografica, dunque, non è più quella remota ed in gran parte asiatica della novella; essa assume, invece, connotazioni più contemporanee e più familiari agli spettatori elisabettiani. Difatti, la storia del regno di Elisabetta I e dei governi dei suoi immediati predecessori è fondamentalmente legata a paesi come la Francia, i Paesi Bassi e la Spagna.

La Guerra dei Cent'anni, combattuta tra francesi ed inglesi, aveva avuto termine nel 1453, all'incirca soltanto un secolo e mezzo prima rispetto alla data di pubblicazione del dramma; mentre la bruciante perdita di Calais, l'ultimo lembo di suolo francese rimasto in possesso dell'Inghilterra, risaliva al vicino 1558. La scelta, compiuta dal drammaturgo, di alcuni dei nomi geografici della Francia sembra richiamare alla mente alcuni episodi salienti di questa contesa territoriale. Tra Ardres e Guynes, per esempio, si trova la vallata dove avvenne il famoso incontro tra Francesco I di Valois ed Enrico VIII nel 1519. La città di Boulogne venne, invece, assediata e conquistata da Enrico VIII nel 1544. Ancora, vari duchi della Borgogna presero parte alla Guerra dei Cent'anni ed uno di essi firmò pure il trattato di Troyes con l'Inghilterra. Anche la Gascoigne fu territorio inglese fino al 1453 per poi essere di nuovo ceduta ai francesi. Orleans era sicuramente un nome noto in seguito alla sconfitta che gli inglesi subirono in questa città per opera di Giovanna d'Arco. Oltre a ciò, il ducato d'Angiò fu un possedimento inglese sul suolo francese fino al 1204 e la  moglie  di  Enrico VI, re d'Inghilterra tra il 1421 ed il 1471, era figlia dell'ultimo duca d'Angiò.

La Spagna ed i Paesi Bassi appartenevano ad una storia ben più recente ed in parte ancora in svolgimento. Filippo II, re di Spagna dal 1556 al 1598, durante il proprio regno si atteggiò a paladino della Controriforma cattolica, soprattutto nei confronti dei suoi possedimenti fiamminghi e dell'anglicana Inghilterra. Ciò portò Elisabetta I a stringere alleanze con i vari gruppi protestanti europei ed a intervenire sia indirettamente sia apertamente in aiuto dei Paesi Bassi, che si erano ribellati al dominio spagnolo. L'evento più importante fu l'attacco mosso via mare da Filippo II contro l'Inghilterra e la conseguente sconfitta dell'‘Invincibile Armata’ spagnola nel 1588, che segnò l'inizio del declino della potenza iberica e portò alla diffusione di un'ondata di ottimismo e di orgoglio patriottico tra i sudditi inglesi. Il comandante dell'‘Armata’ era il duca di Medina  e,  forse  per  questo  motivo,  nel dramma, le truppe spagnole che attaccano la Francia e vengono miseramente sconfitte sono guidate dal fittizio Hernando, anch'egli duca di Medina.

L'autore di The Weakest Goeth to the Wall, inoltre, aggiunge vari riferimenti a Londra ed ai suoi dintorni, quindi all'ambiente nel quale viveva il pubblico per cui quest'opera fu composta. Le costruzioni ed i luoghi menzionati sono Cheapside, l'antica piazza del mercato della capitale inglese; Gravesend e Saint Katherine's Dock, due porti sul Tamigi; il molo presso la Torre di Londra; la contea del Kent; ed infine la città di Ware, meta favorita delle gite dei londinesi e famosa per le sue osterie.

Le modifiche dei nomi dei personaggi sono legate in parte al nuovo sfondo geografico, in parte alla creazione di un intreccio comico, ed ancora in parte all'introduzione di una cornice politica e storica differente. L'imperatore Claudius si trasforma nel re di Francia Louis; Sappho, il duca di Mantona, in Lod'wick, duca di Borgogna; Messilina, sua moglie, in Oriana; Phylene, sua figlia, in Diana; Aurelianus o Silvanus, suo figlio, in Frederick o Ferdinand; il duca di Vasconia in Emanuel, duca di Brabante; Valerya, sua figlia, in Odillia; i cortigiani di Emanuel, pronti a riferirgli le loro supposizioni sul legame esistente tra la propria figlia ed il figlio adottivo ed a incitarlo all'inseguimento dei fuggitivi, vengono raffigurati da Leontius e Shamount; l'oste diviene l'olandese Yacob van Smelt e la figura del prete del povero villaggio di campagna, dove Sappho svolge le funzioni di sagrestano, si trasforma in Sir Nicholas; ai soldati turchi vengono sostituiti gli spagnoli comandati da Hernando de Medina e Don Ugo de Cordova;  ed  infine  il  mercante,  che  affitta  la  propria abitazione a Messilina e Phylene, assume il nome di Villiers. Scompaiono le figure della duchessa di Petrona e di suo figlio Arabianus, mentre appaiono, creati dalla mano del drammaturgo, i personaggi di Mercury, duca d'Angiò ed antagonista politico di Lod'wick; di Barnaby Bunch, rappezzatore inglese ormai da anni trasferitosi in Francia; ed ancora di Epernoun, supremo comandante delle truppe francesi.

Le vicende pure subiscono delle modificazioni. Le linee essenziali e vari dettagli permangono, tuttavia, come già accennato, l'aggiunta di un nuovo intreccio storico-politico più verosimile, l'eliminazione di alcune figure secondarie, la maggiore attenzione posta su taluni personaggi e la creazione di altri rendono varie  parti  del  dramma  dissimili,  in  misura  ora maggiore ora minore, da quelle della novella.

Tra i primi problemi che si presentarono all'autore di The Weakest Goeth to the Wall è da annoverare con certezza il lungo lasso di tempo che intercorre tra l'inizio  e  la  fine  dell'esilio  di  Sappho. Come lo stesso Rich afferma, trascorrono all'incirca quattordici o quindici anni dal momento in cui il duca deve separarsi dal figlio al giorno in cui lo rivede sotto le sembianze di Silvanus. Il dramma avrebbe anche potuto  estendersi  fino  a  coprire  un  così  elevato numero di anni, in quanto durante il periodo elisabettiano l'unità di tempo non rappresentava una regola indiscutibile. Il drammaturgo preferisce, tuttavia, limitare la narrazione ad un periodo di poche settimane o mesi. 

Egli utilizza, difatti, una pantomima ed un prologo che, rispettivamente, rappresentano e narrano come il figlio di Lod'wick, Frederick riesca a sfuggire al massacro, perpetrato da Mercury, della famiglia di suo zio Philip, duca di Borgogna, e venga salvato da Emanuel, duca di Brabante, accorso in aiuto di suo cugino Philip, ma giunto purtroppo in ritardo. Emanuel, vedendo un bambino abbandonato sulla riva di un fiume, lo raccoglie, lo conduce nel suo ducato e lo alleva, non sospettando che l'infante, da lui chiamato Ferdinand, sia di origine nobile. In The Weakest Goeth to the Wall, perciò, l'esilio viene posposto alla separazione del duca dal proprio figlio e la sua durata è ridotta ad un periodo più breve.

La prima scena, in effetti, ha luogo parecchi anni dopo questo avvenimento. Lod'wick, succeduto al fratello morto e convinto che suo figlio sia stato ucciso, non riesce ancora a dimenticare e perdonare gli assassini compiuti da Mercury. Solo l'insistenza del re riesce a riappacificarlo con il suo acerrimo nemico. Costui, tuttavia, non appena re Louis parte per la Palestina, avendo ottenuto congiuntamente al duca di Borgogna la vicereggenza del regno, subito dimostra la sua vera natura di traditore. Con l'aiuto dei propri soldati ed alleati dà inizio ad una guerra civile, che lo vede trionfare facilmente e proclamarsi unico re di Francia. Intanto Lod'wick, abbandonato dai sudditi francesi mossi dall'unico desiderio di salvare la propria vita e le proprie ricchezze, è costretto a lasciare il paese. Il successo del duca d'Angiò è, comunque, effimero, poiché, già nella terza scena, un messaggero annuncia che gli spagnoli, approfittando dei disordini scoppiati in Francia, hanno varcato i Pirenei ed iniziato la conquista del territorio francese.

Leggendo soltanto queste scene iniziali, sembrerebbe che il dramma abbia niente o poco a che fare con la novella di Rich. L'unico elemento in comune è l'esilio forzato del protagonista e della sua famiglia, mentre i motivi che lo provocano sono totalmente differenti.  All'invidia dei cortigiani vengono sostituiti il tradimento ed una guerra su più fronti. Probabilmente, modificando la cornice storica, come ha fatto per la collocazione geografica di The Weakest Goeth to the Wall, il drammaturgo tenta di rendere familiari al pubblico non solo i luoghi, ma anche le vicende della sua opera. In realtà, molti furono i conflitti civili ed internazionali che si susseguirono sul continente europeo durante il periodo elisabettiano, alcuni dei quali videro coinvolta direttamente o indirettamente l'Inghilterra. Vivo era, inoltre, il ricordo della Guerra delle Due Rose, combattuta per trent'anni sul suolo inglese dagli York e dai Lancaster per la conquista della corona reale. Oltre a ciò, se si considera plausibile l'ipotesi di Robert Boies Sharpe, ripresa in seguito dalla Levenson ([1]), la modifica dell'ambientazione storica diviene necessaria, affinché l'opera possa costituire un monito per Elisabetta I, mostrandole le possibili conseguenze nefaste di una suddivisione del potere tra più persone ed invitandola a designare un unico successore.

La quarta scena richiama, invece, alla mente la trama di “Sappho Duke of Mantona”. Lod'wick con i suoi familiari e con Barnaby Bunch fugge in Fiandra e, sotto mentite spoglie, trova rifugio presso l'oste Yacob van Smelt, che immediatamente tenta di ottenere, seppure senza successo, i favori di Oriana. Di fronte alla propria  sventura  il  duca  di  Borgogna   decide  di affidarsi a Dio e di attendere con pazienza che la tempesta della fortuna si plachi e ceda il posto ad una dolce brezza in grado di restituirgli ciò che ha perduto. La vicenda già presente nella novella viene vivacizzata attraverso la maggiore caratterizzazione dell'oste olandese e l'introduzione della figura comica di Bunch, comparso nella seconda scena e divenuto compagno di fuga di Lod'wick. 

Il sarto rappresenta il tipico inglese che critica tutto ciò che non appartiene alla sua patria, mentre loda a dismisura qualsiasi cosa la concerna. Con il suo umorismo linguistico si prende gioco di quanto lo riguarda e lo circonda, dal proprio lavoro alla guerra.  Non sfuggono alla sua ironia nemmeno il nome ed i difetti dell'oste; il loro dialogo assume effetti di divertente comicità, in quanto Bunch fraintende o finge di non capire lo strano linguaggio del fiammingo, che frammischia termini inglesi ed olandesi. Bunch, inoltre, compare in varie scene accanto a personaggi differenti; la sua costante presenza fornisce in questo modo un elemento unificatore tra queste figure e le vicende che li coinvolgono.

Il drammaturgo preferisce suddividere l'episodio della locanda in più parti, ritornando invece alla narrazione delle vicissitudini politiche e storiche, più precisamente all'invasione spagnola. Questa tecnica di frammentazione dei vari intrecci, resa possibile da uno scenario inesistente e modificabile a piacere attraverso i riferimenti linguistici, viene adottata in tutto il dramma, verosimilmente con l'intenzione di creare tra le varie parti dei legami più naturali e meno goffi rispetto alla novella e di sottolineare la contemporaneità delle differenti vicende.

Nella quinta scena, il drammaturgo accenna alla facilità con cui gli spagnoli riescono a conquistare territori sempre più vasti della Francia, a causa in parte  del  disordine  politico  ed  in  parte  della codardia dei francesi. Descrive, inoltre, la ferocia inaudita e non necessaria degli invasori,  che massacrano senza pietà gli inermi abitanti di Shamount. Presenta anche l'inutile tentativo di fermarli compiuto da Mercury, che, essendo stato ferito, preferisce abbandonare il campo di battaglia.

Con la sesta scena, il drammaturgo si rivolge, invece, alla storia d'amore tra Ferdinand ed Odillia. Di nuovo appaiono degli elementi di “Sappho Duke of Mantona”, sebbene l'ordine di presentazione dei vari episodi subisca una modifica. Difatti, l'autore di The Weakest Goeth to the Wall preferisce introdurre la descrizione del contrastato legame tra i due giovani con molto anticipo rispetto alla novella, volendo forse non tralasciare troppo a lungo questo intreccio, che riveste una grande importanza nell'evolversi della storia  verso  il  lieto  fine.  In  aggiunta,  non desiderando interrompere con una pausa riflessiva la ricchezza di azione fin qui ottenuta, il drammaturgo non  si  sofferma  a   descrivere gli iniziali sensi di colpa dei due amanti, che comprendono come una loro unione rappresenti una grave colpa di fronte alle rigorose leggi sociali della loro epoca. Rich dedica a questo argomento all'incirca dieci pagine, mentre nel dramma tutto si risolve in pochi versi.

L'impronta personale dell'autore di The Weakest Goeth to the Wall si nota, altresì, osservando la particolare impostazione che egli dà alla vicenda. Nella fonte essa è presentata in modo ovvio. La narrazione parte, infatti, dallo sbocciare dell'amore tra Valerya e Silvanus, prosegue presentando la loro dichiarazione, i sospetti dei sudditi del duca di Vasconia, l'opposizione di quest'ultimo, la fuga, e si conclude, infine, con il loro matrimonio. Il drammaturgo, invece, espone l'episodio in maniera indiretta, ottenendo una maggiore suggestività e ‘suspense’. Leontius, suddito di Brabante, avendo osservato il comportamento dei due giovani, riferisce ad Emanuel i suoi dubbi riguardo al vero rapporto che lega Ferdinand ed Odillia. Il duca adirato non esilia il figlio adottivo, come avviene nella novella, ma convoca entrambi e chiede delle spiegazioni. Le risposte ottenute lo placano e lo convincono dell'erroneità delle supposizioni di Leontius. In realtà, il successivo e breve dialogo di Ferdinand ed Odillia, che appena rimasti soli decidono di fuggire, rivela l'amore che li unisce.

Con la settima scena si ritorna alle sventure di Lod'wick in terra fiamminga. In modo simile a Sappho, egli è costretto a separarsi dalla moglie e dalla figlia ed  a  lasciarle  presso  l'oste.  La somiglianza  tra le due opere a questo punto si può notare persino nell'analogo impiego di alcuni vocaboli. Oriana e Diana, come Messilina e Phylene, divengono il ‘pegno’ desiderato ed ottenuto dal locandiere ([2]). Mentre, in “Sappho Duke of Mantona”, l'oste ‘was contented to chalke up the charges behinde the doore’ ([3]), in The Weakest Goeth to the Wall, Yacob van Smelt insiste, affinché il duca osservi ‘de creete, de chalke’ (vii, 5) e ‘de dore de skore’ (vii, 70-71) ([4]).

Lod'wick, tuttavia, non lascia sole le due donne; egli, a differenza di Sappho, ha la possibilità di affidarle alla protezione di Bunch, che riesce ad ostacolare gli intenti lussuriosi di Yacob facendolo ubriacare. Questo intervento provvidenziale del sarto, che fingendo di appoggiare e condividere i piani dell'oste riesce a renderli inefficaci, aggiunge, senza dubbio, una nota comica alla scena.

Intanto Lod'wick si mette di nuovo in viaggio; analogamente a Sappho che diretto al Cairo mai vi giungerà, egli rinuncia a recarsi a Londra. Durante il suo girovagare, in un momento di sconforto, il duca si rivolge alla Fortuna ed enumera le sofferenze patite:

To loss of honor, danger of my life;

To the endangering of my life thou addest

A separation 'twixt my wife and me;

To that, base poverty; to that contempt;

And now thou tak'st from me my strength

             of limbs,

Enfeebling me for lack of sustenance.

             (viii, 4-9) ([5])  

Sembrerebbe, a questo punto, che il drammaturgo avesse di fronte a sé il testo di “Sappho Duke of Mantona”, come dimostrerebbero anche altri esempi sempre tratti dalla scena ottava. In effetti, nella novella, il duca di Mantona accusa l'avverso fato elencando le dolorose prove da esso inflittegli:

[...] first to depriue me of my honourable

dignities, then to banishe me from emongest my 

louyng freendes, thirdlie to separate me from

Messilina, my well beloved wife, [...]. ([6])

Successivamente, dopo aver invocato la morte, Sappho ‘muche infeebled for want of foode and sustenaunce [...] fortuned to meete certaine labouryng menne, that dwelte in a poore Village’ ([7]).

Il drammaturgo tralascia alcuni aspetti della storia del duca di Mantona, definibili secondari e non indispensabili per lo sviluppo della trama, e precisamente il suo divenire servitore di un gentiluomo, le inutili ricerche della moglie e della figlia ed ancora il servizio svolto presso il sagrestano, che in seguito sostituisce. Eppure, anche Lod'wick giunge in un povero villaggio abitato da contadini e ne diviene il sacrista ed il becchino, sempre mantenendo segreta la sua vera identità. I compiti che dovrà svolgere gli vengono enumerati da Sir   Nicholas, parroco di Ards, e sono costituiti dal saper:

[...] make a grave and keep our clock in frame,

And now and then to toll a passing bell.

              (viii, 98-99) ([8])

Questi molto ricordano le funzioni eseguite da Sappho, ossia ‘to ryng Belles’ e provvedere al ‘keepyng of a Clocke’ ([9]).

Inoltre, similmente al duca di Mantona che si ritiene ‘thrise happie’ ([10]) di divenire il successore del sagrestano, così Lod'wick si dichiara ‘treble happy by the office’ (viii, 102) ([11]).

Nonostante le somiglianze appena discusse, la scena ottava mostra una grande innovazione. Il prete della parrocchia dove si rifugia Sappho, solo incidentalmente nominato da Rich, si trasforma, nel dramma, in Sir Nicholas, un vero e proprio personaggio. Come nel caso di Bunch e Yacob van Smelt, la sua presenza serve a vivacizzare la narrazione e ad allentarne la tensione drammatica.

Le scene nona e decima, che ricalcano gli eventi della novella, riprendono brevemente le vicende di Ferdinand ed Odillia. Appena scoperta la loro fuga, Emanuel, incitato dal consigliere Shamount, ordina che vengano inseguiti, mentre i due giovani tentano di far perdere le loro tracce.

Con la scena undicesima si conclude, invece, l'avventura della locanda olandese, che ancora mostra di essere stata tratta dall'opera di Rich. Oriana e Diana, dopo aver saldato i debiti contratti con Yacob van  Smelt,  decidono  di  raggiungere  Lod'wick  che credono sia a Londra e se ne vanno. Gli interventi di Bunch, che, avendo saputo della partenza delle due donne, decide di tornare in Francia, rendono anche questo episodio più piacevole. Quantunque il drammaturgo non spieghi in che modo le due figure femminili siano riuscite a guadagnare i soldi necessari, si può supporre che esse, come Messilina e Phylene, si siano dedicate al cucito ed al ricamo; difatti, in seguito, esse verranno presentate come cucitrici.

Nel frattempo, Odillia e Ferdinand, sfuggiti agli inseguitori, desiderano, come Valerya e Silvanus, sposarsi al più presto possibile. L'analogia tra le vicissitudini delle due coppie si protrae ulteriormente. Infatti, trovandosi ad Ards, Ferdinand ed Odillia si imbattono in Lod'wick, che, pur senza riconoscere  nel  giovane  suo  figlio,  subito  si affeziona ai due innamorati e si prodiga, affinché possano contrarre matrimonio. Tuttavia, la presenza di Bunch, che si accoda ai due fuggitivi, e soprattutto le battute  di  Sir  Nicholas,  sacerdote  vizioso  ed amorale che funge da contrasto ai casti propositi dei due sposi, trasformano le poche righe dedicate da Rich a questo evento in un vero e proprio episodio che presenta in modo ironico la religione praticata e predicata dal parroco di Ards.    

La scena tredicesima, malgrado tratti il tema storico,  presenta   elementi  riconducibili  a  “Sappho Duke of Mantona”, mostrando come la situazione inizi a volgersi in favore del protagonista. In essa viene presentato il duca di Brabante che con l'inganno tenta prima di uccidere Hernando de Medina e successivamente il comandante supremo delle truppe francesi. Come la ripresa della guerra contro i turchi conduce al ravvedimento dell'imperatore Claudius, che si rende conto dell'ingiusto trattamento inflitto ai suoi soldati ed in particolar modo a Sappho, così la scoperta,  da  parte  sia  degli  spagnoli  sia  dei francesi, della natura malvagia e traditrice di Mercury e la sua conseguente incarcerazione fanno presagire il ritorno glorioso di Lod'wick.

La breve scena quattordicesima si ricollega ancora una volta ed in maniera inconfutabile alla novella di Rich. Il  tentativo  di  Diana  ed  Oriana di raggiungere il duca di Borgogna fallisce e si conclude in modo identico al viaggio di Messilina e Phylene verso Il Cairo. Imbarcatesi per Londra, a causa dei venti contrari, Diana ed Oriana sono costrette ad approdare a La Rochelle, dove vengono accolte da un mercante, Villiers. Costui, innamoratosi della madre, stringe con lei un patto simile alla promessa carpita a Messilina: nel caso la donna scopra o ammetta di essere vedova, ella dovrà sposarlo. 

Pure la scena quindicesima sembra ricalcare passo per passo le vicende narrate dalla fonte. Ferdinand, mosso dalle stesse considerazioni di Silvanus, decide di cercare fortuna e ricchezza, arruolandosi tra le file dell'esercito francese, con il fermo intento di ricompensare così Odillia per le privazioni e le sventure affrontate per causa sua. Anch'egli, prima di partire, affida la moglie al suo benefattore. In seguito, analogamente alla novella, giunge alla parrocchia un avviso che invita qualsiasi persona in possesso di notizie riguardanti il duca di Borgogna a riferirle in cambio di una cospicua ricompensa. Lod'wick decide, quindi, di presentarsi a corte e riprendere in questo modo la sua antica posizione di prestigio.

Diverso e commovente è, invece, il momento del commiato tra il duca e la sua protetta. Lod'wick rivela la sua vera identità ad Odillia, che, come in uno scambio di cortesie, svela la propria. In aggiunta, Lod'wick conclude la scena invitando la giovane a non esitare a raggiungerlo, nel caso egli la convochi. Con queste parole il drammaturgo sembra volere anticipare ciò che avverrà successivamente, creando un legame ancora più evidente tra questa parte del dramma e la scena finale.

Da notare è di nuovo la nota comica che accompagna questi due dolorosi distacchi e che viene apportata da Bunch  e  Sir  Nicholas,  due  compari  degni  l'uno dell'altro con le loro bravate ed il loro amore per l'alcool e per i soldi. 

La scena sedicesima tratta il tema della guerra tra francesi e spagnoli, che vengono definitivamente sconfitti. Benché l'intreccio storico sia differente da quello  della  novella,  in  entrambi  i  casi  la conclusione dei conflitti armati registra la vittoria dell'esercito comandato dal duca protagonista. Per di più, sia Lod'wick sia Ferdinand, similmente a Sappho e Silvanus, si distinguono per le loro azioni militari valorose, uccidendo in duello rispettivamente Hernando de Medina e Don Ugo de Cordova, i due generali dell'esercito spagnolo. Inoltre, il giovane sia nel dramma sia nella novella non riconosce nel suo comandante il sagrestano, che lo ha aiutato ed ospitato. Oltre a ciò, in tutte e due le opere, quando ormai i combattimenti sono terminati, compare il padre della ragazza fuggita, adirato e risoluto nel suo proposito di ottenere giustizia per l'affronto subito.

In “Sappho Duke of Mantona”, il duca di Vasconia raggiunge appositamente Sappho e Silvanus nella città di Cherona. In The Weakest Goeth to the Wall, invece, l'occasione dell'incontro viene data dalla guerra stessa, in quanto Lod'wick, Ferdinand ed Emanuel vengono riuniti da Epernoun che desidera ricompensarli per l'apporto decisivo da essi fornito durante la battaglia finale. In questo modo, l'azione diviene meno dispersiva e più fluida, non richiedendo ulteriori viaggi e spiegazioni.

Somiglianze tra le due trame sono, comunque, ravvisabili in altri due particolari. Sia Sappho sia Lod'wick si trasformano in giudici, che, nonostante l'apparente colpevolezza del loro protetto, continuano a difenderlo e sperano di riuscire ad evitarne la condanna a morte. Inoltre, tutti e due rimandano il processo per poter convocare la moglie dell'accusato, mossi dalla convinzione che ella sia in grado di pacificare l'animo sdegnato del padre.

La scena diciassettesima descrive la partenza di Odillia da Ards per raggiungere suo marito, sicura che egli la desideri accanto a sé per condividere la ricchezza e la gloria acquisita in guerra. Questo episodio non è presente nella fonte. Con molta probabilità, il drammaturgo lo aggiunge per potersi accomiatare dalle figure comiche di Sir Nicholas e Barnaby Bunch, in quanto ormai non più adatte, secondo il decoro elisabettiano, ad accompagnarsi a Lod'wick ed agli altri personaggi che hanno riacquisito o stanno per riacquisire la posizione sociale elevata che spetta loro  per  diritto  di  nascita.  Oltre  a  questo, attraverso il comportamento del parroco di Ards e del rappezzatore inglese, ora divenuto il nuovo sagrestano, che, dimentichi dei loro doveri religiosi verso gli abitanti del villaggio, se ne vanno ad ubriacarsi in un'osteria, il drammaturgo riesce a creare un'atmosfera allegra e sdrammatizza la gravità della situazione adombrata nella scena precedente, facendone intravedere in anticipo il lieto fine.

Si giunge così alla scena conclusiva che ricalca la novella sia nell'impostazione generale sia in molti dettagli, sebbene il duca di Borgogna prima ritrovi il figlio e solo in seguito la moglie e la figlia, mentre nell'opera di Rich l'ordine è esattamente l'inverso.

Il comportamento assunto nell'ambito del processo da Lod'wick, Ferdinand, Odillia ed Emanuel è analogo a quello dei rispettivi personaggi della novella. Infatti, Lod'wick difende strenuamente l'accusato, Ferdinand ed Odillia cercano di evitare la condanna autoaccusandosi, mentre Emanuel si rifiuta di perdonare il giovane.

Come in “Sappho Duke of Mantona” è l'insistenza, con cui i presenti perorano la causa del ragazzo, a condurre alla rivelazione dei particolari del ritrovamento di costui. A questo punto, in entrambi i casi egli viene riconosciuto dal padre e, finalmente, perdonato dal suocero.

Lo scioglimento di questo intreccio assume, quindi, le medesime caratteristiche in ambedue le opere. Si può altresì notare come il pubblico, a differenza dei personaggi che agiscono sia nella novella sia nel dramma, conosca già da tempo la vera identità dello sfortunato ragazzo e possa prevedere con molta facilità il lieto fine a cui il processo conduce.

Considerazioni identiche sono valide pure quando si analizza la risoluzione felice delle vicende di Oriana e Diana o di Messilina e Phylene. Gli spettatori o i lettori sanno chi sono in realtà quelle due figure femminili che, acconciate come due cucitrici ed accompagnate da un mercante, compaiono di fronte al duca per il giudizio, ed anche in questo caso sono ansiosi di assistere al momento del riconoscimento e della riunificazione.

Il motivo, per cui il drammaturgo accetta il procedimento utilizzato da Rich per sciogliere gli intrecci, è probabilmente molto semplice. La scena del processo finale, dove i personaggi si ritrovano, abbandonano i travestimenti svelando l loro identità, individuano ed eliminano la causa dei problemi che li hanno tormentati, si sposano e pongono le basi per un futuro felice, è una convenzione abbastanza tipica del teatro elisabettiano ([12]). Perciò, l'autore di The Weakest Goeth to the Wall ha visto, con molta facilità, nel finale di “Sappho Duke of Mantona” una conclusione che non necessitava di alcuna modifica e ben si adattava alla sua opera.

Continuando il raffronto tra le vicissitudini di Oriana e Diana e le avventure di Messilina e Phylene si possono ravvisare ulteriori analogie. La trama è identica sia nella novella sia nel dramma. Il mercante, innamorato della duchessa decaduta, la inganna stipulando con lei un contratto d'affitto in cui compare la parola ‘vedova’. Utilizzando questo subdolo stratagemma, l'uomo ottiene la confessione desiderata e la mano della donna. Le obiezioni mosse da costei portano il caso in tribunale. In entrambe le opere il giudice altro non è che il marito della sfortunata, il quale riconosce nelle due cucitrici la moglie e la figlia e le abbraccia pieno di gioia.

In “Sappho Duke of Mantona” si giunge così al matrimonio tra Phylene ed Arabianus. Il dramma tralascia questa vicenda secondaria, che ricalca i temi dell'amore contrastato dell'intreccio principale, trattandoli comunque in modo sbrigativo e senza approfondimento psicologico. Tale ripetività e la mancanza d'azione sono probabilmente le due caratteristiche che hanno indotto il drammaturgo ad eliminare il personaggio di Arabianus, ottenendo in cambio una struttura meno dispersiva.

La novella si conclude alla corte dell'imperatore Claudius  che,  venuto  a  conoscenza  di  ciò  che  è accaduto, accoglie tutti i protagonisti e prende parte ai festeggiamenti. Anche il finale di The Weakest Goeth to the Wall vede la presenza del re, seppure solo attraverso le parole del messaggero che annuncia l'imminente ritorno del sovrano dalla Palestina. Di fronte a questa notizia, Lod'wick subito si propone di riferire al re tutti i gioiosi avvenimenti della giornata e termina dicendo:

 Thus, time the saddest heart from sorrow calls,

And helps the weak, long thrust unto the walls.          

            (xviii, 286-287) ([13])               

Questa frase, che conclude l'intero dramma, esplicita la morale insita nelle alterne vicende del duca di Borgogna e della sua famiglia: il trascorrere del tempo mitiga il dolore e pone rimedio ai torti ingiustamente subiti dagli uomini onesti e pazienti. Un'espressione simile potrebbe essere utilizzata per riassumere l'insegnamento che si può trarre dall'opera di Rich; difatti, in essa, la Fortuna, come il ‘time’, premia Sappho in quanto egli, di fronte alle avversità, non si ribella ed accetta addirittura con gioia gli umili lavori offertigli. 

Da questa analisi si può dedurre, quindi, come l'apporto della fonte sia in realtà molto vasto e rintracciabile a più livelli, dal disegno generale della trama a numerosi dettagli dell'azione, ed ancora dalle tecniche di costruzione ed organizzazione degli intrecci all'insegnamento morale. Si è osservato, inoltre, come il drammaturgo sia stato in grado di creare una struttura più compatta e nel contempo ricca d'azione e di comicità ([14]), impiegando particolari accorgimenti tra cui la pantomima iniziale, la frammentazione delle vicende, l'introduzione di un intreccio comico e l'eliminazione di alcuni eventi e personaggi secondari. Oltre a ciò, considerando le modificazioni della cornice storica e dell'ambientazione geografica, si è notato come l'autore di The Weakest Goeth to the Wall abbia tentato di rendere le avventure dei suoi personaggi più familiari al pubblico elisabettiano, forse con l'intento di rendere più efficace la morale del dramma o forse per trattare velatamente il tema della successione al trono.

L'autore di The Weakest Goeth to the Wall ha, dunque, saputo trasformare con maestria la novella di Rich “Sappho Duke of Mantona”, ottenendo un dramma sicuramente in grado di soddisfare le richieste degli spettatori del tempo. 

Note a piè di pagina

([1]) Vedi cap. 1, pp. 21-23.

 

([2]) Jill L. Levenson, op. cit., scena vii, verso 23: ‘pawn’; Barnaby Rich, op. cit., p. 28: ‘paune’

 

([3]) Barnaby Rich, op. cit., p. 26. Trad.: si accontentò di annotare con il gesso le spese sul retro della porta.

 

([4]) Trad.: il pastello, il gesso; il debito segnato sulla porta.

 

([5]) Trad.: Alla perdita della dignità, il pericolo della mia vita;/al rischio della mia vita tu aggiungi/una separazione tra mia moglie e me;/a ciò una vile povertà; a ciò il disprezzo;/ed ora mi togli la forza delle membra,/indebolendomi a causa della mancanza di cibo.

 

([6]) Barnaby Rich, op. cit., p. 31. Trad.: in primo luogo spogliarmi della mia elevata dignità, poi esiliarmi dai miei affezionati amici, in terzo luogo separarmi da Messilina, la mia amata sposa.

 

([7]) Ibid., p. 31. Trad.: molto indebolito per la mancanza di cibo e di mezzi di sostentamento [...] accadde che incontrò alcuni lavoratori, che abitavano in un povero villaggio.

 

([8]) Trad.: scavare una fossa e far funzionare bene il nostro orologio,/ed ogni tanto suonare le campane a morto.

 

([9]) Barnaby Rich, op. cit., p. 35. Trad.: suonare le campane; buon funzionamento dell'orologio.

 

([10]) Ibid., p. 35. Trad.: tre volte felice.

 

([11]) Trad.: tre volte felice per l'impiego.

 

 ([12]) Vedi Mary Crapo Hyde, Playwriting for Elizabethans. 1600-1605, New York, Columbia University Press, 1949, pp. 175-176.

 

([13]) Trad.: Così il tempo i cuori più tristi dal dolore richiama,/ed aiuta i deboli, a lungo costretti a vivere in disparte ed in rovina.

  

([14]) Vedi nel terzo capitolo il terzo paragrafo.