The Weakest Goeth to the Wall - An Anonymous Elizabethan Play

first printed in 1600 and registered in the "Stationers' Register" on the 23rd October 1600

The Weakest Goeth to the Wall

di anonimo Elisabettiano: temi, tecniche e convenzioni

Tesi di Laurea di Maria Pietrogiovanna - Anno accademico 1990/1991

Relatrice: Chiar.ma Prof.ssa Anna Maria Busi

Università degli Studi di Milano - Facoltà di Lettere e Filosofia - Laurea in Lingue e Letterature Straniere Moderne

Capitolo 2 - Le fonti

2.1. Le fonti

Durante il periodo elisabettiano, i drammi venivano composti principalmente per essere rappresentati. Le compagnie teatrali allora esistenti erano numerose ed il pubblico che si accalcava durante le rappresentazioni desiderava assistere alla narrazione di vicende sempre nuove. Difatti, le repliche duravano pochi  giorni.  Molti,  quindi,  dovevano essere i testi in circolazione ed i drammaturghi, per poter soddisfare in breve tempo le continue richieste di attori e spettatori, aiutavano la propria immaginazione ‘saccheggiando’ ciò che avevano a disposizione: le novelle,  la  storia  classica  o  recente,  le  opere teatrali  già  esistenti,  le  leggende  o  ancora   qualsiasi fonte in cui potesse essere ravvisato un seppur minimo intreccio ([1]). All'interno di questo panorama The Weakest Goeth to the Wall non rappresenta un'eccezione, in quanto ben dodici delle diciotto scene che lo compongono traggono origine dalle avventure narrate in una novella, e precisamente da “Sappho Duke of Mantona”, la prima delle otto storie scritte da Barnaby Rich e pubblicate nel 1581 con il titolo Rich's Farewell to Military Profession. Questa raccolta rappresentò per i drammaturghi elisabettiani, tra i quali anche Shakespeare, una fonte molto valida, poiché‚ le novelle, con l'esclusione della prima, sono concise; inoltre, esse sono concepite come una serie di scene e presentano dei passi che ricordano le didascalie teatrali. Oltre a ciò, in certi casi, i personaggi vengono delineati da Rich con mano sicura ([2]). Queste caratteristiche suggerirono e sicuramente facilitarono la trasformazione delle otto novelle in drammi.

La somiglianza tra “Sappho Duke of Mantona” e The Weakest   Goeth to the Wall è stata ravvisata per la prima volta nel 1879 da J. Payne Collier, che, nella prefazione alla sua edizione dell'opera di Rich, avanza l'ipotesi che i due testi derivino da un'unica opera teatrale antecedente ad entrambi ([3]).

Nel 1912 Greg, nella sua breve nota introduttiva al testo di The Weakest Goeth to the Wall edito per la “Malone Society”, afferma che, sebbene il dramma presenti un'ambientazione storica diversa, esso è basato in modo evidente sulla novella di Rich. Greg, tuttavia, non documenta con alcuna prova questa sua asserzione ([4]).

Studi più approfonditi sul legame esistente tra le due opere sono da attribuire a D. T. Starnes e Thomas Mabry Cranfill. Il primo, nel suo studio dedicato a “Sappho Duke of Mantona”, ne individua otto possibili fonti ([5]). Il secondo, partendo dai risultati ottenuti da Starnes e notando che tutte le opere di Rich presentano un gran numero di prestiti letterari ([6]), amplia l'elenco delle fonti fino a comprendere all'incirca ventiquattro titoli diversi ([7]). Giunto a questo punto Cranfill, analizzando la somiglianza esistente tra gli intrecci ed addirittura tra certi passi e vocaboli della novella e di The Weakest Goeth to the Wall, conclude che è molto più probabile che l'autore del dramma si sia basato sulla novella piuttosto che sulle stesse ventiquattro fonti utilizzate da Rich. In effetti, la seconda ipotesi comporterebbe che sia il drammaturgo sia Rich abbiano scelto  ed  elaborato  i  numerosi  testi  a  loro disposizione nello stesso modo: una possibilità da considerare altamente improbabile. Inoltre, nell'opera teatrale compare il personaggio, non presente nella novella, del sarto inglese Barnaby Bunch, il cui nome richiama quello di Rich e questo, sempre secondo Cranfill, è da ritenersi un omaggio nei confronti del novelliere. A sostegno di ciò sarebbe da addurre anche una frase pronunciata da Bunch e rivolta al duca Lod'wick, quando quest'ultimo, costretto a fuggire dalla Francia, si rifugia in una locanda fiamminga e vorrebbe remunerare il sarto per i suoi servigi:

Bunch. [...] And you shall command me to

serve you, your wife and your daughter

in the way of honesty, like honest

Barnaby.

                 (iv, 108-111) ([8])

Difatti, le otto novelle di Rich sono precedute da un'epistola dedicatoria rivolta alle gentildonne dell'Inghilterra e dell'Irlanda che termina con l'espressione equivoca: ‘Yours in the waie of honestie/Barnabe Riche’ ([9]). La battuta di Bunch sembrerebbe costituire un palese riferimento a tali parole ed all'ambiguo significato che possono assumere, quando si tiene conto che durante il periodo elisabettiano il termine ‘honesty’ si riferiva non solo all'onestà, ma pure alla castità ([10]). Questo secondo referente semantico diviene plausibile, se si considera che il proprietario della locanda è un oste lascivo che insidia Oriana, moglie di Lod'wick.

In aggiunta, nello stesso punto del dramma, Bunch afferma:

I'll labor for my meat, work hard, fare

hard, lie hard for a living.

                 (iv, 105-106) ([11])

 

Ancora secondo Cranfill, l'autore di The Weakest Goeth to the Wall rispecchia in questa frase una considerazione pessimistica, espressa da Rich nell'epistola dedicatoria e riguardante la vita, considerata come un susseguirsi di dolore, fatica, miseria, tristezza, fame, sete, ‘badde lodging, worse fare, unquiet slepe’ ([12]).

Nonostante il gran numero di parallelismi che possono essere tracciati tra le vicende presentate da The Weakest Goeth to the Wall e le avventure narrate in “Sappho  Duke  of  Mantona”,  il  primo  si  differenzia dalla sua fonte in più punti, in quanto vi è l'apporto di modifiche ed ampliamenti. Per esempio, nell'opera teatrale tutti i nomi dei personaggi e dei luoghi sono nuovi; le figure e le vicende rappresentate, in alcuni casi, non sono riconducibili alla storia in prosa; e soprattutto l'ambientazione storica è completamente differente, poiché‚ la narrazione è collocata non più in Italia ed in Macedonia, ma in Francia e nei Paesi Bassi.

Analizzando i dati storici di The Weakest Goeth to the Wall e confrontandoli con gli avvenimenti francesi del XIII secolo, e specialmente degli anni attorno al 1250, Edward Holdsworth Sugden giunge alla conclusione che, sebbene i nomi dei personaggi drammatici siano inventati, parte delle loro vicissitudini sono, invece, fondate su fatti realmente accaduti. All'immaginario King Louis corrisponderebbe lo storico re capetingio Luigi IX, che governò la Francia tra il 1226 ed il 1270 e  prese  parte  a  due  crociate  in Terra Santa. King Louis, nella prima scena, non desiderando rimandare ulteriormente il suo viaggio in Palestina a causa dei contrasti tra il duca di Borgogna ed il duca d'Angiò, ordina ai due di sottoscrivere una tregua per poterli così nominare vicereggenti del suo regno. Nello stesso modo Luigi IX, pur avendo fatto voto di partire per la crociata già nel 1244, non poté prendervi parte se non tra il 1248 ed il 1254, dopo aver affidato il governo del suo paese a più persone, creando, come King Louis, i presupposti per le guerre che si sarebbero svolte durante  la  sua  assenza. Sugden, inoltre, suppone  che la figura del traditore duca d'Angiò adombrerebbe il fratello di Luigi IX, Carlo I d'Angiò, re di Napoli e di Sicilia dal 1226 al 1285; mentre il duca di Brabante sarebbe la rappresentazione teatrale di Enrico II detto ‘Il Magnanimo’ ([13]). 

A questa collocazione storica si oppone Jill L. Levenson,  sostenendo  che  i  richiami  di  The  Weakest Goeth to the Wall agli eventi accaduti durante il regno di Luigi IX sono solo superficiali e che, quindi, il drammaturgo, pur desiderando racchiudere le vicende dei suoi personaggi in una cornice con caratteri verosimili, non si è riferito a nessun periodo storico in particolare. La Levenson giunge a questa conclusione mettendo  a  confronto  il  dramma  con  le  cronache esistenti nell'ultima parte del Cinquecento, in particolare  The  New  Chronicles  of England and France di Robert Fabyan. Ella nota che l'opera teatrale tratta molto brevemente la promessa solenne fatta dal re di recarsi in pellegrinaggio in Terra Santa, non riferendone i motivi e nemmeno accennando ad una possibile crociata. Le cronache, al contrario, si soffermano a lungo sul voto fatto da Luigi IX o da sua madre di visitare la Palestina, se il re, ormai in punto di morte, fosse guarito. Per di più, esse si dilungano ulteriormente sulla guarigione miracolosa, sul successivo giuramento solenne, ed ancora sulle obiezioni sollevate dalla Regina Madre e da Alphonse Poitiers, ma ignorate dal re. Proseguendo nel suo raffronto, la Levenson osserva che il drammaturgo preferisce, invece, porre l'accento principale sulla suddivisione del potere reale tra i due duchi di Borgogna e d'Angiò. Nelle cronache il medesimo evento è trattato di sfuggita. La studiosa americana riscontra, a questo proposito, un'altra dissimilarità, in quanto Luigi IX affida il regno a sua madre ed a parecchi consiglieri ed il disordine che ne segue non è dovuto, come in The Weakest Goeth to the Wall, ad un duca traditore, ma alla morte della madre del re ed all'incapacità dei fratelli di Luigi IX di governare il paese. Oltre a ciò, l'immaginario King Louis ritorna da Gerusalemme  dopo  un  periodo  imprecisato,  quando  i suoi domini sono di nuovo in pace; mentre lo storico Luigi IX, dopo un'assenza di sei anni, si trova  di fronte ad una nazione ancora in tumulto. La studiosa nota, altresì, che il drammaturgo non specifica che il duca d'Angiò è il fratello del sovrano.

Per questi motivi, la Levenson conclude affermando che nel caso di The Weakest Goeth to the Wall si può parlare solo di cornice pseudostorica ([14]).

Note a piè di pagina

([1]) Cfr. David Daiches, A Critical History of English Literature, London, Secher and Warburg, 1975, vol. II, p. 322.

 

([2]) Barnaby Rich, Rich's Farewell to Military Profession, ed. Thomas Mabry Cranfill, Austin, University of Texas Press, 1959, “Introduction”, pp. xxxvii-xxxvviii. Ulteriori riferimenti all'opera di Rich, se non altrimenti specificato, si baseranno su questa edizione.

  

([3]) Riche His Farewell to Militaire Profession, ed. J. Payne Collier, London, 1846, p. x, cit. in Jill L. Levenson, A Critical Edition of the Anonymous Play The Weakest Goeth to the Wall, New York & London, Garland Publishing, 1980, p. 21.

 

([4]) Cfr.  The Weakest Goeth to the Wall, ed. W. W. Greg, “Malone Society Reprints”, London, 1912, “Introduction”, p. vi.

 

([5]) Cfr. D. T. Starnes, “Barnaby Rich's ‘Sappho Duke of Mantona’”, SP, XXX (July, 1933), pp. 455-473.

 

([6]) Cfr. Barnaby Rich, op. cit., “Introduction”, p. xvii.

 

([7]) Per un elenco dettagliato delle fonti si veda Barnaby Rich, op. cit., “Appendix”, pp. 339-340. Tra di esse spicca l'opera di William Painter The Palace of Pleasure (1566-67).

  

([8]) Trad.: E mi ordinerete/di servire voi [Lod'wick], vostra moglie e vostra figlia/in modo onesto, come l'onesto/Barnaby.

 

([9]) Barnaby Rich, op. cit., p. 8. Trad.: Vostro nell'onestà/Barnabe Riche.

 

([10]) Ibid., “Introduction”, pp. xxxviii e lv.

  

([11]) Trad.: Faticherò per procurarmi il cibo, lavorerò strenuamente, mi nutrirò/spartanamente e dormirò malamente per vivere.

 

([12]) Barnaby Rich, op. cit., p. 4. Trad.: pessime dimore, vitto ancor peggiore, sonno agitato.

 

 

([13] ) Cfr. Edward Holdsworth Sugden, A Topographical Dictionary to the Works of Shakespeare and His Fellow Dramatists, Hildesheim-New York, Georg Alms Verlag, 1969, pp. 19, 70, 72, 84, 361, 386 e 460.

 

([14]) Cfr. Jill L. Levenson, op. cit., pp. 25-27.