The Weakest Goeth to the Wall - An Anonymous Elizabethan Play

first printed in 1600 and registered in the "Stationers' Register" on the 23rd October 1600

The Weakest Goeth to the Wall

di anonimo Elisabettiano: temi, tecniche e convenzioni

Tesi di Laurea di Maria Pietrogiovanna - Anno accademico 1990/1991

Relatrice: Chiar.ma Prof.ssa Anna Maria Busi

Università degli Studi di Milano - Facoltà di Lettere e Filosofia - Laurea in Lingue e Letterature Straniere Moderne

Capitolo 2 - Le Fonti

2.2. «Sappho Duke of Mantona»

“Sappho Duke of Mantona”, la prima delle otto novelle raccolte in Rich's Farewell to Military Profession, può essere giustamente considerata la fonte principale di The Weakest Goeth to the Wall, nonostante le varie differenze che si possano ravvisare tra i due testi ([1]).

La storia è incentrata sulle avventure dei membri di un'unica famiglia: il padre Sappho, duca di Mantona, la madre Messilina, il figlio Aurelianus, che durante la narrazione assume il nome di Silvanus, ed, infine, la figlia Phylene. Tutte le vicende ruotano attorno a queste figure come pure gli altri personaggi.

Tema principale dell'intera novella è la mutabilità della cieca Fortuna. Durante il periodo elisabettiano, essa veniva considerata l'artefice dei destini umani, poiché‚ ritenuta in grado di sollevare gli uomini fino alle più alte cariche, ma anche di farli precipitare in breve tempo ed in modo imprevedibile verso la povertà, la miseria e l'infamia. Chi, tuttavia, sopportava con pazienza l'alternarsi della buona e della cattiva sorte, senza ribellarsi e comportandosi sempre rettamente, sarebbe stato ricompensato per le sofferenze ed i torti subiti. Chi, invece, tentava di opporsi al corso della Fortuna avrebbe ricevuto una punizione esemplare. Questa morale, ripresa anche dal dramma, pervade, dunque, tutta la storia attraverso gli espliciti riferimenti alla Fortuna, più volte evocata sia da Rich sia dai suoi personaggi, ed ancora attraverso l'evolversi delle vicende medesime, che vedono il duca di Mantona e la sua famiglia decadere da una situazione di prestigio ad una di ristrettezza economica, dolore e separazione, per poi riacquistare alla fine una condizione migliore rispetto a quella iniziale.

Sappho, valoroso ed abile comandante militare, avendo guidato le truppe dell'imperatore Claudius in numerose battaglie vittoriose contro i turchi, è benvoluto da tutti e soprattutto dallo stesso Claudius. Essendo, però, la guerra in Asia giunta ad una temporanea cessazione, il duca di Mantona si ritrova a dover vivere a corte, circondato da individui molto più abili di lui nel destreggiarsi tra fluttuanti coalizioni, abiti sontuosi, gentildonne, balli, canti, arie musicali ed adulazioni. I vari cortigiani, essendo invidiosi della reputazione che Sappho gode presso l'imperatore ed osservando che egli non adotta un comportamento simile al loro, riescono a trasformare in odio l'affetto e la stima provati da Claudius nei confronti del duca. Sappho viene esiliato con la propria famiglia e, dirigendosi verso la Macedonia, giunge alla città di Taryffa, sempre mantenendo segreta la sua vera identità.

Qui le sue sventure proseguono inesorabilmente. In realtà, l'oste, nella cui abitazione il duca alloggia con i propri familiari, insidia Messilina; poiché ella resiste, il locandiere decide di liberarsi del marito, sperando così di poter attuare i suoi piani più facilmente. Insiste, allora, affinché il duca saldi i debiti accumulatisi oppure lasci Messilina e Phylene come  pegno  presso  la  locanda.  Sappho,  non  avendo denari a sufficienza, è obbligato a separarsi dalla moglie e dalla figlia e con Aurelianus parte in direzione del Cairo.

La cattiva sorte sembra accanirsi senza sosta contro di lui, in quanto un'altra separazione, altrettanto dolorosa, lo aspetta. Dopo aver perso la strada ed aver vagato senza meta per due o tre giorni in una regione selvaggia, padre e figlio si addormentano. Quest'ultimo, risvegliatosi, si mette alla ricerca di un po' di cibo e si imbatte nel Duca di Vasconia, che lo invita a seguirlo a Messina. Aurelianus, allettato dall'idea di poter disporre di viveri a volontà, accetta immediatamente. Nel frattempo Sappho, non trovando più suo  figlio,  si  dispera  e  presume  che  Aurelianus sia  stato  divorato  da  qualche  animale  feroce. Accolto  da  alcuni  contadini  compassionevoli,  il duca diviene il servitore di un nobiluomo del luogo.

Intanto, Messilina e Phylene, cucendo e ricamando, riescono ad estinguere i debiti contratti con l'oste e decidono di raggiungere il duca al Cairo, dove esse ritengono che si trovi. La nave su cui si imbarcano è però  costretta,  a  causa  dei  venti  contrari,  ad approdare nella città di Cherona.

Sappho, desiderando riunirsi alla moglie ed alla figlia e pensando che ormai la fortuna abbia iniziato ad arridergli, si reca a Taryffa. Quando vi giunge, esse sono già partite; si dirige, quindi, verso Il Cairo, e, non trovando le due donne nemmeno in questa città, cade di nuovo in uno stato di disperazione. Ridottosi a mendicare porta a porta, accetta con gioia di divenire il servitore del sagrestano di un povero villaggio di campagna. Alla morte del suo padrone, il duca è felicissimo di assumerne le mansioni.

Frattanto, Aurelianus, il cui nome è stato trasformato in Silvanus in quanto trovato nei boschi, viene allevato dal duca di Vasconia come un figlio. Divenuto un giovane di belle sembianze, colto, gentile, educato e benvoluto da tutti, si innamora di Valerya, figlia unica del duca. Ella, nonostante la convinzione che Silvanus sia di condizione sociale inferiore alla propria, non può fare a meno di corrispondere all'affetto del ragazzo. Entrambi sono consapevoli che il loro legame si scontra con le ferree leggi sociali del mondo in cui vivono, ma sono decisi a tutto pur di poter coronare la loro storia con il matrimonio. Difatti,  di  fronte  all'opposizione  del  duca,  che esilia Silvanus dal ducato di Vasconia, i due decidono di fuggire. Durante il loro peregrinare giungono nel villaggio dove Sappho svolge le funzioni di sagrestano e si sposano. Il duca non riconosce suo figlio, essendo trascorsi all'incirca quattordici o quindici anni dall'inizio dell'esilio, ma subito si affeziona a lui.

Silvanus, dopo aver goduto le gioie del matrimonio, inizia a riflettere sulla propria situazione e, in particolar modo, sulla condizione di sua moglie, che per seguirlo ha abbandonato la casa paterna, la famiglia,  gli   agi  e  la  ricchezza.  Per  poter migliorare il proprio stato decide, quindi, di separarsi temporaneamente da Valerya e di arruolarsi tra i soldati dell'imperatore Claudius, di nuovo in guerra contro i turchi.

Di fronte alla ripresa delle ostilità, l'imperatore si rende conto che i cortigiani che lo circondano a nulla valgono nel momento del bisogno e si pente del trattamento  che  ha  inflitto  ai  suoi  soldati  e comandanti in tempo di pace. Per questo motivo invia numerosi messaggeri in ogni parte del regno cristiano, affinché trovino Sappho. Costui, un po' titubante, ritorna alla corte di Claudius, che lo accoglie con grandi onori. Sia il duca sia Silvanus, che non riconosce nel suo generale il sagrestano che lo ha ospitato in casa propria come un figlio, si distinguono valorosamente nei vari combattimenti. Alla fine, una tregua viene firmata con i turchi.

Durante il ritorno in patria, Sappho e Silvanus, per riposarsi, decidono di sostare a Cherona, dove vengono raggiunti dal duca di Vasconia, desideroso di vendicarsi dell'affronto subito da parte del giovane.

In questa città risiedono, da parecchi anni, Messilina e Phylene, che guadagnano di che vivere cucendo e ricamando, benvolute dalla duchessa di Petrona. Il figlio di costei, Arabianus, è innamorato di Phylene, che lo corrisponde, ma convinto che ella sia di condizione sociale inferiore non ha il coraggio, a  differenza  di  Silvanus  e  Valerya,  di sfidare la legge. Padrone della casa in cui vivono le due donne è un mercante invaghitosi di Messilina, che anche questa volta resiste alle insidie, in quanto ella crede che suo marito sia vivo. Comunque, l'uomo non desiste e, con un sotterfugio, le fa sottoscrivere un contratto d'affitto, in cui ella, pur senza accorgersene, si dichiara vedova.

Trovandosi il duca di Mantona a Cherona, il mercante e Messilina decidono di sottoporgli la questione, affinché Sappho, in veste di giudice, emetta una sentenza.  La  fortuna  continua  a  dimostrarsi benevola nei confronti del protagonista e della sua famiglia; infatti, egli riconosce la moglie e, finalmente, Arabianus e Phylene possono sposarsi.

La gioia di Sappho è, tuttavia, offuscata dal destino di Silvanus, che secondo la legge dovrebbe essere condannato a morte, poiché ha osato sposare una gentildonna pur non essendo di sangue nobile. Né le suppliche Sappho né quelle di Valerya e nemmeno le richieste di clemenza delle persone presenti al processo riescono a pacificare l'animo del duca di Vasconia. La situazione sembra evolversi al peggio, quando vengono rivelati i dettagli del ritrovamento di Silvanus. A questo punto, Sappho riconosce in lui il proprio figlio creduto morto e di conseguenza, avendo scoperto  che  Silvanus  è  di  origine  nobile e perciò degno di sposare sua figlia, il duca di Vasconia alla fine lo accoglie come genero.

Al termine, dopo dolorose separazioni e numerose sofferenze, l'intera famiglia del duca di Mantona si riunisce tra festeggiamenti e trionfi, e la Fortuna, avendo avuto modo di mettere alla prova i vari personaggi ed avendone constatato la pazienza e la bontà,  sembra  avere  in  serbo  per  tutti  un  futuro felice. 

Note a piè di pagina

([1]) Per un'analisi dettagliata si veda nello stesso capitolo il terzo paragrafo.