The Weakest Goeth to the Wall - An Anonymous Elizabethan Play

first printed in 1600 and registered in the "Stationers' Register" on the 23rd October 1600

The Weakest Goeth to the Wall

di anonimo Elisabettiano: temi, tecniche e convenzioni

Tesi di Laurea di Maria Pietrogiovanna - Anno accademico 1990/1991

Relatrice: Chiar.ma Prof.ssa Anna Maria Busi

Università degli Studi di Milano - Facoltà di Lettere e Filosofia - Laurea in Lingue e Letterature Straniere Moderne

Capitolo 1 - Il testo, la data, l'«autorship»

1.1. Il testo

Il dramma elisabettiano The Weakest Goeth to the Wall venne iscritto nello ‘Stationers' Register’ il 23 Ottobre del 1600 da Richard Olive ([1]) e fu pubblicato a Londra, nello stesso anno, da Thomas Creede in formato in quarto. Il frontespizio di questa edizione riporta la seguente dicitura:

THE/VVEAKEST/goeth to the Wall./As it hath bene sundry times plaide by the right ho-/nourable Earle of Oxenford, Lord great/Chamberlaine of England his seruants. / [device 299] ([2]) / LONDON / Printed by Thomas Creede, for Richard/Oliue, dwelling in Long Lane./1600 ([3]).  

L'opera si apre con una pantomima, cui fa seguito un prologo, successivamente ai quali ha inizio la narrazione vera e propria degli eventi del dramma. Il testo di questo, sia in versi sia in prosa, non è suddiviso in atti.

I caratteri usati nella stampa del volume sono di tipo romano ed italico. La pagina F4v contiene solo ventinove righe, mentre il gruppo F ne conta trentacinque, contro le trentasei dei fogli precedenti e le trentasette di quelli successivi ([4]).

Le otto copie individuate dell'edizione in quarto del 1600 ([5]), che purtroppo nulla lasciano trapelare sull'autore del testo, in complesso, sono in buono stato di conservazione ([6]).

Collazionando sei di queste otto copie e notando l'esistenza di solo cinque varianti, Jill L. Levenson ([7]) giunge alla conclusione che durante la stampa vennero fatte delle correzioni e quindi vi fu un tentativo di controllare le bozze. Proseguendo nella sua  analisi,  la  studiosa  afferma  che  il  testo utilizzato dai compositori era probabilmente costituito da fogli scritti dall'autore stesso, piuttosto che dalla copia del suggeritore. A prova di ciò, la ricercatrice americana adduce le didascalie vaghe, fuori posto o addirittura tralasciate, ed ancora la trascuratezza evidente nel riportare i nomi dei personaggi all'inizio delle parti loro assegnate. La presenza, tuttavia, di maggior precisione in alcune didascalie e nella punteggiatura porta la Levenson a modificare in parte la sua ipotesi ed a concludere che il testo di partenza era in uno stato intermedio tra copia dell'autore e copia già adattata alle esigenze teatrali ([8]).

La studiosa americana tenta pure di individuare i metodi di composizione e di stampa utilizzati nella bottega di Thomas Creede per la pubblicazione di The Weakest Goeth to the Wall. Basandosi sull'assunto che generalmente ogni compositore adotta particolari accorgimenti durante il proprio lavoro, la Levenson deduce che le prime tre forme, che tra l'altro sono le più omogenee, siano state composte da un'unica persona e che successivamente, a partire dalla pagina C3v fino alla  conclusione,  con  l'eccezione  del  gruppo E, il primo compositore sia stato affiancato da un altro. Questa modifica fu forse dovuta alla necessità di stampare velocemente l'opera, come dimostrerebbero la maggiore percentuale di errori nell'ultima parte, la minore precisione degli stessi compositori nel suddividere le righe del testo all'interno delle forme, come nel foglio F4v, oppure nel separare le didascalie dal dialogo o ancora nel distinguere i nomi propri all'interno di queste, ed infine l'impiego di due telai congiuntamente ad un uso alternato delle forme. L'insieme E sembrerebbe contraddire questa supposizione, in quanto composto da un solo individuo e con un unico telaio. Probabilmente, la ragione di questa anomalia è molto semplice; forse un compositore fu allontanato dal suo lavoro per un breve periodo di tempo, affinché svolgesse qualche altro compito, oppure non fu in grado di mantenere il ritmo richiesto e quindi il suo collaboratore dovette eseguire una parte in più ([9]).

The Weakest Goeth to the Wall venne di nuovo pubblicato nel 1618 da G.P., sempre a Londra e in quarto, ma questa volta per Richard Hawkins. Difatti, come le iscrizioni nello ‘Stationers' Register’ in data 6 Novembre 1615 e 18 Ottobre 1617 segnalano, i diritti di quest'opera vennero dapprima ceduti dalla vedova di Richard Olive a Philip Knight e, in seguito, da questi a Richard Hawkins.

La dicitura del frontespizio di questa seconda edizione è simile alla precedente; modifiche sono state apportate nell'ultima parte, dove compaiono i nomi dello stampatore e dell'editore:

Printed by G.P. for Richard Hawkins, and/are to be sold at his shop in Chancery-/Lane, neere Serieants Inne. 1618.

[variants:...sould...Serieants...] ([10]) 

W. W. Greg propone come possibile stampatore, partendo dalle iniziali presenti sul frontespizio, George Purslowe ([11]).

Comparando le quattordici copie esistenti della ristampa del 1618 ([12]), quasi tutte in buono stato di conservazione ([13]), con quelle dell'in quarto del 1600, si  può  notare  che  le  prime  sono  una  riproduzione fedele, addirittura pagina per pagina, se non per varianti minime, delle seconde. Per esempio, il testo del foglio F4v conta di nuovo solo ventinove righe.

Il dramma anonimo venne ancora citato nello ‘Stationers' Register’ nel 1638 e nel 1639, in occasione di ulteriori cessioni dei suoi diritti ([14]).

L'opera non fu più pubblicata fino al 1857, quando William Hazlitt la incluse nei suoi quattro volumi dedicati alla produzione letteraria di John Webster intitolati The Dramatic Works of John Webster. Basandosi sull'edizione del 1618, ma non volendone creare una copia fedele, Hazlitt attua moltissimi cambiamenti di varia natura, dalla ricostruzione delle frasi all'omissione o aggiunta di parole, verbi e punteggiatura, alla sostituzione della prosa con dei versi e viceversa. Le sue note sono ben lontane dall'essere d'aiuto per il lettore in parecchi punti del testo. Hazlitt, inoltre, suddivide il dramma in atti.

Nel 1911 venne pubblicata una riproduzione fotografica dell'in quarto conservato al British Museum per la serie dei “Tudor Facsimile Texts”, curata da John S. Farmer ([15]).

Nel 1912, W. W. Greg curò una ristampa di The Weakest Goeth to the Wall per la Malone Society, collazionando  i  volumi  in  quarto  del 1600 conservati al  British  Museum  e  nella  Bodleian  Library  e consultando la copia della Huntington Library. Il testo, sicuramente fedele agli originali, riporta a margine una possibile suddivisione in scene, precisamente diciotto, ma non mostra nessun tentativo di un raggruppamento di queste in atti.

In seguito, nel 1965, E. B. Everitt incluse il dramma nel suo Six Early Plays Related to the Shakespeare Canon, suddividendolo in cinque atti e modernizzandone sia i caratteri di stampa, sia la punteggiatura, sia, seppure in modo non completo, i termini antiquati, con l'esclusione dei dialoghi assegnati all'oste olandese. Everitt ha anche aggiunto dei vocaboli, racchiusi tra parentesi quadre, quando questi gli sono parsi necessari per una migliore comprensione del testo. Egli asserisce, inoltre, di essersi basato sull'edizione della Malone Society e sulla copia del primo in quarto conservata nella Folger Library.

La più recente pubblicazione di The Weakest Goeth to the Wall risale al 1980, quando venne data alle stampe la tesi dottorale della studiosa americana Jill L. Levenson. Questa edizione critica e modernizzata è frutto della collazione di sei degli otto in quarto    del 1600 a noi pervenuti, e precisamente di quelli preservati nella Bodleian Library, nel British Museum, nella Folger Library, nella Harvard Library, nella Huntington Library e nella Pforzheimer Library. Il testo  base  principale  è  comunque  il  volume  della Harvard University. La Levenson ha, tuttavia, preso in considerazione anche le varianti del secondo in quarto e l'edizione di Hazlitt. Il dramma è suddiviso in diciotto scene, esattamente come appare nella versione pubblicata dalla Malone Society; ma, mentre in quest'ultima il numero delle righe è conteggiato senza interruzioni dall'inizio alla fine, la studiosa preferisce una numerazione limitata all'ambito delle singole scene.

La ricercatrice cerca sia di normalizzare l'uso del carattere corsivo sia di uniformare i nomi dei personaggi, ovunque questi appaiano nell'opera. Ella modernizza pure l'ortografia dei termini, con l'eccezione di quelli chiaramente non inglesi, e modifica la punteggiatura, per aiutare il lettore a meglio comprendere il senso. Aggiunge alcune didascalie mancanti e ne completa qualcuna con informazioni necessarie. Oltre a ciò, fornisce un'utile traduzione in inglese del particolare linguaggio utilizzato da Yacob van Smelt ([16]).

Durante la presente analisi di The Weakest Goeth to the Wall, il testo cui si farà riferimento per le citazioni e per la numerazione delle scene e dei versi, se non altrimenti specificato, sarà per l'appunto quello curato da Jill L. Levenson.

Note a piè di pagina

([1]) Edward Arber, ed., A Transcript of the Registers of the Company of Stationers of London: 1554-1640 A.D., London, vol. III, p. 175.

 

([2]) Il numero dell'emblema è tratto da Ronald B. McKerrow, Printers and Publishers' Devices in England and Scotland, 1485-1640, London, 1913, p. 117.

 

([3]) Trad.: The Weakest Goeth to the Wall./Così come è stato recitato parecchie volte dai servitori dell'ono-/revole Conte di Oxford, Grande/Ciambellano dell'Inghilterra./[emblema 299]/ LONDRA / Stampato da Thomas Creede, per Richard/Olive, abitante in Long Lane./1600.


([4]) Cfr. W. W. Greg, A Bibliography of the English Printed Drama to the Restoration, London, At the University Press, Oxford, 1939, vol. I, pp. 277-278.

 

([5]) Cfr. Jill L. Levenson, A Critical Edition of the Anonymous Elizabethan Play The Weakest Goeth to the Wall, New York & London, Garland Publishing, 1980, p. 58. La Levenson precisa che le otto copie esistenti sono conservate nelle seguenti biblioteche: Bodleian Library, British Museum, Dulwich College Library, Folger Shakespeare Library, Harvard University Library, Henry E. Pforzheimer Library e Yale University Library.

 

([6]) Cfr. W. W. Greg, op. cit., p. 278. Le copie conservate al British Museum e nella Bodleian Library sono prive del primo foglio bianco. Il testo dell'in quarto del 1600 è, inoltre, disponibile in microprint nell'opera curata da Henry W. Wells, Three Centuries of Drama, Readex Corp., 1955-56.

 

([7]) Cfr. Jill L. Levenson, op. cit., pp. 58-61.

 

([8]) Senza giustificare la sua affermazione, lo studioso George Price sostiene che il testo dell'opera fu, invece, preparato con cura, con l'intenzione di affidarlo alle stampe. (Cfr. George R. Price, Thomas Dekker, New York, Twayne Publishers, 1969, p. 179).

 

([9]) Cfr. Jill L. Levenson, op. cit., pp. 61-69.

 

([10]) Trad.: Stampato da G.P. per Richard Hawkins, e/per essere venduto nella sua bottega in Chancery-/Lane, nelle vicinanze di Serieants Inne. 1618.

[varianti:...venduto...Seriants...]

 

([11]) Cfr. W. W. Greg, op. cit., p. 278. L'ipotesi viene accettata e riproposta da A. W. Pollard e G. R. Redgrave in A Short-Title Catalogue of Books Printed in England, Scotland, & Ireland and of English Books Printed Abroad. 1475-1640, London, The Bibliographical Society, 1976, vol. II, p. 443.

 

([12]) Cfr. Jill L. Levenson, op. cit., p. 57, nota 4. Nel 1966-67, le biblioteche in cui erano conservate le quattordici copie esistenti erano le seguenti: Boston Public Library, British Museum, Dulwich Library, Dyce Collection (2 copie), Folger Shakespeare Library (2 copie), Harvard University Library, Henry E. Huntigton Library, Library of Congress (2 copie), National Library of Scotland, Newberry Library e Yale University Library. L'elenco proposto, invece, nel 1976 da A. W. Pollard e G. R. Redgrave, op. cit., vol. II, p. 443, presenta una modifica. Infatti, tra le dieci biblioteche citate appare la Bodleian Library, che non è presente nell'elenco della Levenson, ma già compariva nella lista redatta nel 1939 da W. W. Greg, op. cit., p. 278.

 

([13]) Cfr. W. W. Greg, op. cit., p. 278 e Marion Linton, “National Library of Scotland and Edinburgh University Library Copies of Plays in Greg's Bibliography of the English Printed Drama”, Studies in Bibliography, 15 (1962), pp. 91-104. L'unica copia imperfetta è quella situata nella biblioteca di Boston, mentre le copie conservate al British Museum, nella Dyce Collection e nella National Library of Scotland sono prive di nuovo del primo foglio bianco.

 

([14]) Cfr. W. W. Greg, op. cit., p. 278. Le registrazioni, in data 29 Maggio 1638 e 25 Gennaio 1639, riportano la cessione dei diritti dell'opera inizialmente da parte della vedova di Richard Hawkins in favore di R. Mead e C. Meredith ed in seguito da parte di questi in favore di W. Leake.

 

([15]) Il testo è corredato da una nota introduttiva che contiene una lieve imprecisione. John S. Farmer afferma che, nel testo da lui riprodotto, le segnature sarebbero erronee in quanto a I i seguirebbe H ii, H iii e H iv, al posto di I ii, I iii e I iv. In realtà, I i è sì seguito dall'inesatta segnatura H ii, mentre I iii e I iv non riportano nessuna segnatura.

 

([16]) Per maggiori dettagli si veda Jill L. Levenson, op. cit., pp. 73-8