Lo scorso anno scolastico, in piena pandemia, i nostri professori ci hanno proposto una serie di conferenze in streaming per riflettere su argomenti di attualità insieme a giornalisti ed esperti in vari ambiti. Gli incontri del ciclo “Insieme per capire” sono stati organizzati da “Amici di scuola” in collaborazione con la Fondazione Corriere della Sera e hanno ottenuto numerose adesioni ed ascolti eccezionali.
Il 10 marzo si è tenuto l’ultimo, e secondo noi il più coinvolgente, di questi incontri virtuali: abbiamo assistito online a “L’appello”, il racconto teatrale tratto dal più recente romanzo di Alessandro D’Avenia
(ecco il link al racconto teatrale di D’Avenia https://youtu.be/W-SAeL9pxUk).
Successivamente l’autore, grazie alla mediazione di una giornalista, ha risposto a svariate domande sulle tematiche emerse durante la visione.
A noi il racconto teatrale è piaciuto moltissimo. I personaggi creati da D’Avenia sono ragazzi della nostra età che, rispondendo all’appello del loro professore, si sono messi a nudo.
Elena, Achille, Cesare detto “Ruggine”, Stella, Caterina, Oscar, Ettore, Mattia … Le loro storie, le loro parole così intense ci hanno colpito e ci sono rimaste nel cuore.
In una ideale continuità, abbiamo immaginato che l’appello proseguisse qui all'Istituto Mattei.
Ascoltate i nostri racconti (alcuni reali, altri inventati). C’è qualcosa che unisce le nostre vicende, un filo le lega … Un filo che crea una rete, perché NESSUNO DI NOI E’ SOLO!
In questo terzo ed ultimo atto della nostra rappresentazione teatrale ascolterete le storie di Davide (per gli amici Pata), Andrea (alias Simone), Giorgia e Virginia.
Il monologo di Virginia è importante (oltre che bellissimo), perché è quello che in qualche modo chiude il cerchio. Per questo motivo lo riportiamo qui nella sua versione scritta:
Io sono Virginia.
Sa prof., nessuno conosce tutta la mia storia, non ho mai sentito la necessità di raccontare la mia vita e i miei problemi alle persone ... Eppure sono quella da cui la gente va a sfogarsi e a cui parla per ore. So ascoltare: è uno dei pochi pregi che sono sicura di avere.
Ma ora lei mi chiede di raccontare, ed io non so bene da dove partire.
Sono una lettrice, non mi sono mai messa nei panni della narratrice … però per lei posso provare a fare uno sforzo. Posso raccontarle di come ogni giorno mi svegliavo al mattino consapevole di quello che mi sarebbe accaduto una volta arrivata a scuola. Ero la ragazza timida e secchiona della classe; aggiungiamo il fatto che frequentavo la chiesa e l'oratorio: era inevitabile finire nel mirino, no? Come se credere in qualcosa di buono potesse essere un motivo valido per condannarmi, come se il mio voler imparare mi rendesse una sfigata. Passavo giornate intere a piangere e a chiedermi perché tutto ciò stesse succedendo proprio a me.
Adesso non fa più male, e non provo neanche rancore per quelle persone … pena forse, ma nessun desiderio di vendetta: dopotutto è anche grazie a loro se sono quella che sono ora. Ma ho veramente odiato quel periodo!
L’unico modo che avevo per sopravvivere a quella vita era leggere la vita di altri. Mi innamorai perdutamente della lettura: potevo vivere una storia diversa ogni giorno, ogni libro era un'avventura.
Ora però … forse sono pronta a diventare una narratrice. Cercherò di raccontare le storie che abbiamo sentito oggi e quelle che ascolterò in futuro. La vita è imprevedibile, e chi lo sa? Magari qualcuno un giorno queste storie le leggerà …
(I ragazzi della VBTL)