Ema Pesciolino Rosso: Incontro - Testimonianza di papà Gianpietro

di Samuele Deponti

A scuola abbiamo recentemente ascoltato la storia di un padre che si sente in colpa per la morte del figlio sedicenne Emanuele, ma che invece di buttarsi ed affogare nel fiume della disperazione è riuscito a trasformare il dolore in forza.

Questo padre si chiama Gianpietro, ha fondato l’associazione “Ema Pesciolino Rosso” e dal 2013 organizza incontri nelle scuole di tutta Italia per sensibilizzare ragazzi e genitori sul tema della dipendenza da sostanze stupefacenti, per mostrare loro, tramite la sua storia, quanto sia breve e imprevedibile la vita, nella quale non va dato mai nulla per scontato e va quindi vissuta ogni giorno come se fosse l’ultimo, senza mai rimandare niente.

Il giorno 11 maggio papà Gianpietro è arrivato anche nel nostro Istituto.

Ha parlato di sé e di Emanuele, ha mostrato filmati ed ha fatto ascoltare la canzone di Giancarlo Prandelli ispirata al suo libro “Lasciami volare”, da cui il musicista ha anche tratto il titolo.

Ha raccontato la sua storia spiegando come, totalmente assorbito dal lavoro, avesse trascurato la famiglia; Emanuele, la sera prima del decesso, voleva parlargli; Gianpietro preferì rimandare al giorno successivo, ma il domani non ci fu; proprio quella sera, a una festa, Emanuele assunse una droga sintetica: sotto gli effetti di quella sostanza si gettò in un fiume e morì annegato.

Lo stesso fiume in cui anni prima lui e il padre avevano liberato un pesciolino rosso: da qui il nome della fondazione.

Lo stesso fiume in cui anche Giampietro si voleva lasciare scivolare, ma ha avuto la forza di andare avanti, di ritrovare nuove energie e una ragione di vita.

Gianpietro, probabilmente per via dei tanti incontri con i giovani, parla in un modo quasi “recitato” che ti costringe ad ascoltare e ti incoraggia a riflettere su tutto ciò che avresti potuto fare ma non hai fatto. Ti spinge a considerare come un abbraccio o un sorriso in un attimo possano cambiare totalmente la giornata di qualcuno.

Gianpietro non ti giudica, perché anche lui ha commesso degli errori con suo figlio e adesso non lo potrà mai più riabbracciare.

Ci ha spiegato che è per questo che ad ogni incontro dà la possibilità di parlare a chi ne sente il bisogno, o offre un abbraccio a chi lo desidera. Ha conosciuto tanti adolescenti e con alcuni è rimasto in contatto: con uno in particolare, che ha aiutato, il legame è diventato molto stretto, tanto che ora si chiamano padre e figlio a vicenda.

L’incontro è andato molto bene perché, grazie alla sua grande capacità di comunicare, noi studenti, riuniti nell’auditorium di istituto, pendevamo dalle sue labbra. Anche io come tutti, inizialmente distratto, non ho potuto fare a meno di ascoltarlo tante erano le emozioni che riusciva a trasmettere con le sue parole.