di Vanda Costa Domingos
Non è che gli uomini siano “malvagi” per natura: un comportamento orribile può infatti derivare dall'ambiente, da un trauma, dal senso di colpa, dalla vergogna o da qualsiasi combinazione di fattori, non ultimo il fatto che la società insegni ai maschi, indirettamente, come essere “veri uomini”.
Le caratteristiche tradizionalmente, culturalmente e socialmente considerate maschili nella società occidentale includono virilità, forza, coraggio, assertività, indipendenza, leadership. In poche parole sarebbe: mostrati forte e sicuro, non sono ammessi atti che mostrino debolezza, cela le tue emozioni perché se le mostri sei debole, quindi serviti di questa corazza di nome “mascolinità”, nascondici dentro tutte le fragilità e sarai invincibile.
In quest’ ottica quella corazza diventa una mascolinità tossica che deve essere ostentata. È una mentalità che ti porta a fare una certa cosa o ad agire in un certo modo per poter sembrare più virile, rifiutando l’idea che ci sia più di un modo per essere uomo e che non sei meno uomo se mostri ciò che ti piace realmente.
Qualche esempio? Se ti piace il balletto e soffochi la tua passione perché non sembra virile, questa è mascolinità tossica. Se odi il calcio, ma ci giochi perché vuoi apparire più virile, questa è mascolinità tossica.
Mascolinità tossica è un’espressione coniata (e forse anche un po’ abusata) dalle donne, ma è una realtà. Se guardi un uomo e pensi che sia meno uomo in base a ciò che indossa sul suo corpo o sul suo viso, stai legittimando la mascolinità tossica.
Ho posto l’accento sugli aspetti negativi della mascolinità tossica, ma un comportamento orribile può anche derivare dall'aggressività, dal non sapersi accettare, dall'odio, dall'ego-mania … Ci sono tante sfumature, come per qualsiasi cosa che abbia a che fare con il comportamento umano.
Questo è il motivo per cui l'arte è spesso più adatta ad esplorare questi temi, e in particolare il cinema, perché può creare atmosfere adatte ad illustrare questa “lotta mentale” e tutte le sue conseguenze.
Alcune pellicole sono emblematiche. Ne ho selezionate due, e ve le propongo qui di seguito.
Non giudicate solo la performance degli attori, riflettete sui motivi che portano i protagonisti a compiere certe scelte, cercate di capire i meccanismi psicologici, i processi mentali alla base delle loro azioni. Voglio portarvi alla stessa conclusione che ho tratto io, ovvero che tutti gli esseri umani, UOMINI COMPRESI, sono estremamente fragili.
“The mask you live in” (La maschera in cui vivi) è un documentario che oggi si può trovare su Netflix. Ci sono testimonianze di ragazzi e uomini, che a un certo punto della loro vita si sono sentiti ingabbiati e hanno percepito talmente forte la pressione sociale da non riuscire più a capire cosa erano e cosa volevano essere. Si raccontano le storie di bambini cresciuti con l’idea che “femminuccia” sia la peggiore offesa possibile, e che di conseguenza si trovano costretti a vivere nascondendo alla società tutte quelle emozioni che, secondo stereotipi diffusi, sono ritenute “femminili”.
Molti psicologi e scienziati raccontano poi quali siano le conseguenze sia a livello individuale (depressione) che sociale (violenza e stragi) di una cultura che pretende dagli uomini che siano forti.
“Moonlight”, di Barry Jenkins, esplora la vita di Chiron, un ragazzo nero in un quartiere difficile di Miami, attraverso tre periodi della sua vita. Viene accolto da una coppia con buone intenzioni, ma crescendo diventa sempre più isolato a causa del modo in cui si muove e si atteggia e deve affrontare il bullismo dei compagni di classe e persino di sua madre. La sua reazione, per cercare di essere accettato, è quella di interpretare la versione di mascolinità che ci si aspetta da un maschio nero.