Philippe Daverio

Philippe Daverio

17 ottobre 1949 - 02/09/2020

L'intervento del 23 giugno 2015 a Parabiago di Philippe Daverio, la scarpa di Parabiago e l'intelligenza del polpastrello

LA SCARPA DI PARABIAGO Philippe Daverio Faccio un ragionamento sulla faccenda della scarpa e faccio una premessa: io sono un professore di design, quindi mi occupo di quel percorso bizzarro che è il meccanismo della creatività del prodotto, come si fa ad inventarlo, come si fa a realizzarlo e come si fa a promuoverlo e sostanzialmente ad imporlo, è una cosa che si può anche teorizzare ma che nella realtà pratica avviene grazie al lavoro di tante persone che lo fanno anche senza saperlo, come quelli che parlano in prosa senza sapere che parlano in prosa, perché noi parliamo in prosa, quindi in fondo quello che si tende di capire è qual è il meccanismo che c’è dietro. Allora la prima riflessione da fare è dove si fanno le scarpe: Parabiago, dalle parti di Vigevano, nel Varesotto, intorno a Venezia nel Veneto e attorno a Napoli. Che cos’hanno in comune questi tre luoghi che ho citato? Molto semplice hanno in comune i clienti, senza i clienti non si fanno prodotti, queste tre aree la Venezia della Serenissima di una volta, la Lombardia milanese e la Corte Napoletana, prima che Napoli diventasse la catastrofe che è oggi, erano le aree dei clienti. Le cose si fanno se ci sono i clienti, il rapporto di ogni prodotto è un rapporto naturale fra cliente e produttore perché l’uno stimola lo spirito dell’altro. Non per niente voi qui avete dato anche vita a uno dei più noti ebanisti del mondo, se Maggiolini fa quelle robe straordinarie che fa alla fine del settecento e che diventano l’emblema del gusto sofisticato, raffinato è perché ha i clienti e forse anche lui ha già una caratteristica specifica. L’INTELLIGENZA DEL POLPASTRELLO Allora mi piacerebbe indagare questa caratteristica specifica, è una cosa molto particolare totalmente italiana, la chiamo l’intelligenza del polpastrello. Gli altri esseri umani hanno tante intelligenze: hanno la testa, hanno le gambe quando gli tocca scappare, noi in Italia abbiamo sviluppato un’intelligenza particolare che è l’intelligenza del polpastrello. Me ne sono accorto tanti anni fa perché ho un amico che è un signore di Como che faceva un lavoro diverso da quello delle scarpe, faceva la seta, lui era molto amico di un mio amico che per fortuna c’è ancora, quando i due si incontravano si toccavano la cravatta, era un gesto che all’inizio sembrava un po’ impressionante, e quando il mio amico incontrava delle persone in una serata le salutava tutte toccandogli la cravatta, perché teneva esercitato il polpastrello sulla seta, lui se non avesse tenuto questo polpastrello in vita esercitandolo cinquanta volte al giorno avrebbe perso la sua intelligenza: questo stesso polpastrello è la ragione vera del motivo delle scarpe che avete attorno a voi, queste scarpe non sono il prodotto solo di un disegno, di un progetto, ma sono un prodotto misto fra polpastrello e clientela: un polpastrello evoluto e un cliente affezionato e capace di capire la qualità sono il segreto base di un misto che esiste solo in Italia e in poche altre parti del mondo. Uno dei viaggi più bizzarri che ho fatto: io ho un amico cinese molto simpatico, è un architetto potentissimo; era uno dei ragazzi che avevano fatto la protesta di Tienanmen; dopo la protesta la Cina fece una repressione molto forte contro i protestatari. Lui fu esiliato in Norvegia per studiare architettura, tornò indietro e siccome doveva appartenere a quelle aree molto vicine al potere cinese gli fu affidato un piano urbanistico incredibile, la trasformazione del petrolchimico di Shangai. Lo andai a trovare per la prima volta quando stava lavorando al progetto, andai a trovarlo quattro anni dopo, in Cina fan più presto che da noi, hanno smontato il petrolchimico intero ed era diventata un area di lusso, avevano anche sopraelevato 10 km di fiume Huang (Fiume Giallo). Questo ragazzo mi portò nel suo studio in campagna in mezzo ai bambù, una sorta di rifugio, girando per questo studio toccavo le sedie e toccando queste sedie mi veniva il brivido alla schiena perché erano rifinite malissimo e gli dissi: “Scusa ma tu non ti accorgi che sono finite male?” e mi disse: “No”. Li mi venne un’illuminazione: loro non hanno nella memoria l’evoluzione del polpastrello. Noi abbiamo nella memoria un’evoluzione del polpastrello e questa è una qualità fisica, come essere in grado di sentire il bufalo indiano mentre corre nei boschi, o alcuni sentono e hanno l’olfatto per capire se c’è un nemico dietro le frasche , e noi abbiamo lo sviluppo del polpastrello che ci consente di rifinire bene un mobile come Maggiolini o di portare a termine queste scarpe. Questa è una roba formidabile, se noi non ne teniamo conto e se non investiamo buttiamo via una delle più grandi risorse che ha il paese, il paese è fatto in realtà per trasformare questo polpastrello in un percorso mondiale, è quello che ci da l’intelligenza in più e ci permette di operare con un’intelligenza in più. Allora mi viene da fare una considerazione: purtroppo in Italia non lavora più nessuno, ho fatto quattro conti e siamo 60 milioni e di questi, 30 milioni sono giovani sotto i vent’anni o in gran parte donne che lavorano in casa, non è vero che non fatichino ma non fanno un lavoro produttivo e non percepiscono stipendio, dei 30 che percepiscono stipendio circa 16 milioni hanno una pensione, ne rimangono 14 che percepiscono stipendio, e di quei 14 circa 5 milioni hanno un impiego pubblico. Ne rimangono 9, di questi una parte non ha clienti, ma utenti (quello del casello dell’autostrada non ha un cliente, che uno voglia o meno passa di li e deve pagare), chi ha clienti e cioè chi si deve svegliare al mattino, inventare un percorso di prodotto, realizzare il prodotto, rischiare i rapporti col mercato, correre sul mercato e trasformare il prodotto in denaro sono in Italia 6 milioni di persone su 60; è troppo poco! E’ per quello che fare le scuole di formazione diventa una sorta di gesto rivoluzionario, con 6 milioni su 60 non ce la facciamo, e se parlo con quegli altri che lavorano, hanno la stessa sensazione che ho io, cioè di remare all’infinito e la barca non va avanti, uno rema, rema, ma va avanti pochissimo e si dice: “Ma rispetto a quanto remo perché si muove così poco?” È perchè siamo il 10% di quelli che remano. Per dirla in parole più banali, i tedeschi, quelli della Merkel, che sono un po’ più pericolosi, sono 90 milioni. L’aspetto tedesco fa sempre un po’ da preoccupare, anche i greci lo sanno in questi giorni, però dei tedeschi che sono 90 milioni, quelli che lavorano sono 30 milioni, allora noi siamo 6 contro 30 cinque volte di meno. È per questo che la Merkel può battere il pugno sul tavolo quando parla in Europa, perché batte il pugno di 30 milioni di persone che producono, e se noi non ci rendiamo conto che per battere il pugno dobbiamo da 6 milioni salire drammaticamente almeno a 7; cioè pretendiamo che ogni scuola di formazione, ogni tipo di intervento, ogni assunzione nuova, ogni nuovo prodotto serva poi per andare in quella direzione bisognerebbe allora dirlo anche ai sindacati che una cosa è difendere quello che non fa nulla e una cosa invece è difendere quello che è fra quei 6 milioni che tirano la carretta. Quindi faccio questa premessa perché è proprio una premessa di ciò che è fare un prodotto e come fare un prodotto permette di inventare delle cose, inventare delle cose che si inventano in base a una serie di caratteristiche bizzarrissime, una l’ho detta è il polpastrello, l’altra è il cliente. IL CLIENTE Noi dobbiamo fare di tutto per fabbricare dei clienti che abbiano buon gusto, che non c’è sempre e non basta essere ricchi per avere buon gusto, bisognerebbe fare anche un po’ di allenamento. Ma come si fa questo allenamento, che è l’altro tema fondamentale? Questo allenamento si fa qua, in questa vita. Il gusto di chi fa quella scarpa, con la sua curvatura è un gusto che in un qualche modo ha qualcosa a che fare con le doppie colonne di questa villa [Villa Corvini, a Parabiago ndr], cioè noi siamo ciò che siamo per questi due motivi: uno perché abbiamo questa cosa che è il polpastrello e l’altra perché abbiamo una curiosa eredità, che sta nei cromosomi che i trisnonni ci hanno trasmesso e sui quali talvolta abbiamo avuto il coraggio di investire e stanno soprattutto in realtà in una serie di robe che abbiamo intorno a noi e sono le robe che ci rendono in un qualche modo unici nel mondo. Ora su questo va fatto un ragionamento molto serio perchè cent’anni fa, parliamo di quando nascono le nostre fabbriche, facevano le scarpe, ma quelli che facevano le scarpe ci andavano a piedi nudi. Eravamo molto poveri cent’anni fa, eravamo molto poveri, ma incredibilmente belli e molto miserabili. Oggi siamo molto meno miserabili perché le scarpe le abbiamo tutti e questo è gia un bel passo avanti, abbiamo anche l’automobile, l’assistenza sanitaria, stiamo meglio, abbiamo mutato la storia in meno di cent’anni in un tempo brevissimo, ma non siamo mica più belli, eravamo più belli quando eravamo poveri. Allora, vogliamo tornare ad essere poveri? Io sono contrario, profondamente contrario, sembra una cretinata, ci sono quelli un po’ alternativi che vorrebbero tornare alla candela, ma non sanno che quando c’era la candela perdevano i denti a vent’anni: non voglio tornare a quel punto, vorrei attivare una soluzione, cioè credo che il vero compito della politica, e per politica intendo quelli che pensano al destino del nostro paese, ci sarà pure qualcuno che ci pensa, magari tutti quelli che sono qua, il vero punto che dovremmo essere in grado di affrontare è come riuscire a rimanere ricchi tornando ad essere belli: un bell’impegno; vuol dire cominciare a restaurare: vuol dire percepire gli equilibri diversi e vuol dire soprattutto fornire ai nostri discendenti quegli esempi del bello che hanno consentito ai nostri bisnonni di mettersi a fare le scarpe più belle del mondo, perché se dovessero partire dall’estetica nella quale viviamo oggi farebbero delle scarpe orribili. Il risultato di quello che vedo è ancora il risultato di un paese che ha lasciato una reminescenza profonda di un’estetica perfetta anche se quella che viviamo oggi è un po’ più imperfetta. UN PAESE PERFETTO Quindi prima cosa, per salvare i posti di lavoro: bisogna rendere il Paese di nuovo perfetto, è una cosa straordinaria e li bisogna capire cosa faremo da grandi, cioè che tipo di eredità lasceremo ai nostri discendenti, il sindaco è ancora giovane; io che sono ormai sui 66 comincio a immaginare che se arriveranno mai dei pronipoti vorrei che avessero un ricordo in un qualche modo simpatico dell’antenato, quindi devo lasciargli qualcosa, ma che cosa gli posso lasciare? Ora vi voglio raccontare un’altra storia di estremo oriente, è più facile dare esempi lontani. Una delle avventure che non vi sconsiglio di vivere è una notte d’estate a Hong Kong, è una situazione invivibile, ma incontrando il popolo locale ho avuto un’illuminazione: dobbiamo convertirli, e per convertirli dobbiamo riprendere la tradizione papalina di Papa Ludovisi. È un Papa del 1621 che inventa le missioni, istituendo una cosa che c’è ancora adesso: è l’istutito di Propaganda Fidei. Loro inventano nel 600 un mondo di missionari, noi dobbiamo inventare oggi un nuovo mondo di missionari, quelli che partono da Parabiago e vanno a Hong Kong a spiegare che bisogna portare la scarpa leggera, sapendo che lo fate per bene dell’umanità perché quelle che portano loro non oso dire il risultato che ottengono, perché sono tarocche, sono fatte con materiali plastici, però loro non lo sanno, ma non son cattivi, sono anche ricchi! Allora voi avete da convertire dei ricchi che non sanno che scarpe mettere. Io ogni tanto sempre per questa faccenda del design vado a fare delle convention di Cartier e con loro vengono fuori dei dati molto curiosi, oggi loro parlano di ricchi e hanno tentato di definire che cos’è un ricco. Un ricco è un uomo che ha esaurito la scala di Maslow, cioè la scala dei 5 bisogni primari ovvero il vestirsi, il coprirsi e avere una casa, il mangiare, il proteggersi dai problemi di salute, e per ultimo proteggere la prole. Questi sono i 5 bisogni primari che hanno tutti gli esseri umani; la scala di Maslow è la prima cosa alla quale dobbiamo rispondere; quando si esce da questa scala nasce l’area del lusso, chi ha esaurito quella scala, può avere dei sogni in più. Al mondo d’oggi ci sono 20 milioni di persone che, esaurita la scala possono spendere più di un milione di dollari all’anno, sono i vostri clienti! In proiezione questo numero di clienti cresce e quando saranno grandi alcuni dei giovanotti che sono qua arriverà circa a 60 milioni. Pensate che cosa strana, c’è un ricco per ogni italiano, ogni italiano ha diritto a un ricco, allora tornando a Papa Ludovisi, dobbiamo fare della propaganda Fidei e un italiano deve adottare un ricco, ma in senso proprio missionario per insegnare a questo mondo in un qualche modo bisognoso, dei ricchi bisognosi, come si fa a vivere bene, e non è uno scherzo perché questo vuol dire, se ci riusciamo, garantire ai nostri discendenti almeno due secoli di agiatezza e questo discorso non lo possono fare tutti al mondo perché lo possono fare solo quelli di cui parlavo prima che hanno l’intelligenza del polpastrello. Non serve un professore di filosofia della Sorbona per un signore di Hong Kong, serve un uomo dotato di polpastrello. Gli dobbiamo insegnare cos’è la qualità della vita e come si vive la qualità della vita. Però si apre un grave problema, non possiamo farlo con l’Italia sfasciata di oggi; cioè per adottare il ricco bisogna almeno fare bella figura, se adotto un ricco e lo porto a Cosenza lui scappa immediatamente e va altrove, va a Las Vegas dove ancora una volta non gli spiegano ne come si mettono i calzini ne come si mettono le scarpe e quindi si distrugge il suo percorso formativo: andiamo contro la volontà di migliorare l’essere umano. Allora per poter migliorare l’essere umano il nostro compito vero è cominciare a restaurare l’Italia; l’Italia è ancora restaurabile, non è vero che è definitivamente distrutta. E adesso mi metto a parlare di politica. Vi devo confessare una cosa terribile, sono europeista, considero più intelligente uno che parla correttamente cinque lingue di uno che parla male solo il brianzolo, ma non perché è meglio, perché oltre al polpastrello ha anche cinque modi di guardare la stessa cosa. Pensate solo a com’è diversa la parola “bello”, ma sapere le lingue è un fatto mentale mica un fatto tecnico, ed è quello il tipo di europeo che noi dobbiamo inventare. Un po’ di tempo fa il papa ha detto una cosa simpatica “la bellezza salverà il mondo”, era una strafalcionata a dir la verità perché aveva preso la frase da un libro. Però la bellezza non esiste perché le cose che esistono hanno un nome e le cose che hanno tanti nomi non esistono, noi abbiamo l’unica cosa che unisce per esempio il mondo, l’unica parola, che è vino. L’unica parola uguale che ci unisce è la parola “vino”, e su questo noi abbiamo una cosa da giocare; mentre la parola “bello” non ci unisce, la parola “bello” è così diversa, per i greci era una visione etica, per i romani antichi c’erano due bellezze. Non si può imporre il bello e non c’è un parametro di bello. Il bello non esiste, ma esistono degli altri valori però di cui noi siamo possessori: esiste l’armonia, che è invece una parola uguale per tutti fin da Pitagora, è lui che l’ha inventa, la inventano i pitagorici ed è legata al fatto che loro erano un popolo di musica e quindi cercano un equilibrio fra i numeri. Noi abbiamo l’armonia, l’armonia è una delle aree nelle quali possiamo inventare il modo di fare le scarpe. La scarpa non è mica bella, la scarpa è armoniosa, esiste la scarpa armoniosa perché la si riconosce al corrispondere degli equilibri psicologici, elementi fisici e a un momento storico in cui quella scarpa li è armoniosa con quella storia e un'altra volta non lo sarà più. È il concetto di armonia che noi dobbiamo trasformare in uno dei nostri concetti di “Propaganda Fidei”; noi dobbiamo diventare i missionari di un’armonia italica nel mondo e per questo dobbiamo ridisegnare il paese, avere il coraggio di dire che “il più grande progetto nazionale italiano è restaurare l’Italia”. Noi che purtroppo le tasse le paghiamo, che tipo di progetto possiamo proporre se decidiamo di adottare gli altri? È un progetto di formazione del gusto in un Paese che sia in grado di tornare ad essere bello, non avremo mai più i soldi per farlo, questo è un dramma, quindi dobbiamo diventare europeisti, dobbiamo prendere il presidente del consiglio e mandarlo a Strasburgo e dire “se l’Europa vuole sopravvivere ha un primo compito da svolgere, deve restaurare l’Italia”. Vogliamo un piano Marshall per ritrasformare l’Italia nel paese più bello del mondo, abbiamo tutto quel meridione che è una catastrofe biblica e una gran parte del nord è una catastrofe biblica, ma non abbiamo solo i palazzi antichi che crollano a Caserta, se andate a fare un giro al parco di Monza crollano anche li, la bellezza del parco di Monza restaurato è uno degli argomenti di vendita per le nostre scarpe in Italia. Finchè non capiremo questo equilibrio fra la missione di “conversione” del signore di Hong Kong, la qualità del manufatto che solo la nostra intelligenza di polpastrello può realizzare e la qualità di un Paese che deve essere la vetrina di questo prodotto, e se non portiamo avanti questo progetto, i nostri pronipoti, non ci faranno la statua di gesso. Siccome lo scopo nostro è di avere la statua di gesso dobbiamo batterci per un’Europa che voglia bene all’Italia, per la qualità dei prodotti e per “adottare” i ricchi del mondo intero.