Monitoraggi faunistici
Un patrimonio di biodiversità
Il Parco e i suoi partners hanno realizzato monitoraggi faunistici per verificare l'efficacia degli interventi ambientali realizzati. Sono state rilevate centinaia di specie! I risultati dei monitoraggi compiuti sono sorprendenti:
>> Pagina dedicata ai monitoraggio faunistico sino al 2018
>> Risultati del monitoraggio dell'avifauna sino al 2018 sul sito Guarda che nido di LIPU Parabiago
>> dal 2018 al 2021 ERSAF ha commissionato studi per il monitoraggio dell'avifauna (Stefano Aguzzi dal 2018 al 2020), della Teriofauna (Stefano Aguzzi dal 2018 al 2020) e dei Lepidotteri Ropaloceri (Gianluca Ferretti 2019/20), per misurare le condizioni di salute degli ecosistemi interessati dal progetto Averla piccola per la ricostruzione ecologiche compensative della piattaforma di EXPO 2015 che riguarda la parte a sud del Parco Mulini. I risultati di queste ricerche che riportiamo per estratto di seguito sono sorprendenti.
>> dal 2021 al 2023 il Parco ha favorito progetti di scienza dei cittadini col progetto ad esempio "La valle ti richiama" di Inaturalist analizzando i dati per realizzando i piani per la biodiversità 2022 e 2023.
Farfalle
Anni 2021, 22 e 23
La stagione di fioritura ampiamente più lunga nel 2023 potrebbe aver favorito farfalle e altri insetti. Molte specie hanno avuto un anno ricco a causa delle elevate fonti di cibo durante il loro periodo estivo di punta. Tuttavia non disponiamo di dati quantitativi per verificare tutto ciò e in particolare se le popolazioni animali in forte declino a causa della siccità del 2022 si siano riprese. In particolare le api risentono di un trend gravemente negativo di lungo periodo che pare non essersi arrestato neanche nel 2023 a causa degli svariati nubifragi, intervallati da caldo estremo che si sommano alle annose problematiche dovuti alla tossicità delle sostanze chimiche impiegate in agricoltura, alla scarsa disponibilità di nettare e polline e alla predazione. Qualche dato quantitativo deriva dal censimento delle Farfalle diurne, svolto tramite progetti di scienza dei cittadini, tramite l'applicazione iNaturalist ha mostrato interessanti risultati qualitativi nel parco Mulini (link) e ancora di più nel parco del Roccolo (link) che tuttavia non riguardano gli interi territori e non consentono di giungere a conclusioni. Se invece analizziamo la più vasta area della valle Olona (progetto di iNaturalist "La valle Olona ti richiama") che comprende un numero più significativo di rilevatori e osservazioni, i risultati si fanno più interessanti ed evidenziano per il 2023 (link) un aumento del numero di specie e di osservazioni rispetto agli anni 2021 (link) e 2022 (link). Il 2022 è l'anno con il numero inferiore di farfalle osservate e documentate.
Anni 2019 e 20
Il Naturalista Entomologo Ferretti Gianluca, ha rilevato nelle due annualità 2019 e 2020 due stazioni: una presso l'oasi Parades e una presso i prati del parco di via Virgilio.
Le farfalle monitorate (Lepidotteri ropaloceri) sono buoni bioindicatori in quanto hanno la capacità di rispondere velocemente ai cambiamenti degli ecosistemi e quindi la loro presenza rappresenta un importante segnale sulla salute delle due stazioni rilevate a Parabiago.
Ferretti comunica che
"Nelle due aree monitorate all’interno del territorio del Comune di Parabiago sono state osservate in queste due stagioni di monitoraggio un totale di 28 specie di Lepidotteri Ropaloceri ripartite nelle seguenti famiglie, in questa stagione sono state osservate due nuove specie per entrambe le aree rispetto alla stagione precedente, mentre 2 specie non sono state più osservate:
Papilionidae 2
Pieridae 5
Lycaenidae 6
Nymphalidae 10
Hesperiidae 5
Nell’Area 1 sono state osservati in totale 60 individui suddivisi in 16 specie, nell’area 2 invece sono stati osservati in totale 107 individui suddivisi in 25 specie. Nell’area 1 sono state rinvenute cinque specie contenute in una della categorie di maggior rischio del Climatic Risk Atlas of European Butterflies (Atlante del Rischio Climatico per le Farfalle Europee). Anche nell’area 2 sono cinque le specie contenute nell’Atlante del Rischio Climatico per le Farfalle Europee. Da segnalare che nelle adiacenze dei territori monitorati mi è stata segnalata l’anno scorso (2018 ndr) da parte di un fotografo (Ivan Rovida) la presenza, con prova fotografica, di una specie di licenide che è segnalata come HR (high climate change risk) nell’Atlante del Rischio Climatico per le Farfalle Europee (Satyrium w-album ndr.)
;
(...)
Le altre specie osservate invece sono per lo più molto comuni in pianura e non sono inserite in direttive di protezione, ma dal punto di vista conservazionistico alcune di loro si possono considerare di pregio in quanto presenti solo in determinati habitat e con popolazioni spesso esigue e rarefatte; è il caso di alcune specie difficili da osservare e le cui popolazioni hanno subito un drastico ridimensionamento negli ultimi anni in pianura dovuto principalmente alla scomparsa e alla rarefazione dell’habitat in cui vivono. "
Area 1
"I dati relativi ai parametri ecologici evidenziano la presenza di specie adattate agli ambienti presenti nell’area monitorata. Prevalgono le specie subnemorali, cioè legate ad aree prative in vicinanza o all’interno di aree con presenza di filari di alberi o cespuglieti, su quelle di ambienti aperti; quelle eliofile, legate ad aree aperte e luminose, prevalgono rispetto a quelle sciafile che prediligono aree di chiaro-scuro; esiste inoltre una netta prevalenza delle specie mesoigre, mesofile e termofile, ovvero di quelle che abitano biotopi da moderatamente umidi a moderatamente aridi e non troppo caldi o freddi. Infine le specie stanziali o scarsamente mobili prevalgono di poco su quelle vagili, un dato quest’ultimo che potrebbe risultare in parte significativo, se si considera che l’abbondanza di specie sedentarie indica in genere un ambiente stabile nel tempo, dove gli eventuali disturbi esterni non hanno avuto una particolare rilevanza. In un’area dove la presenza antropica è molto alta e una parte del terreno è coltivato, quindi non esistono al momento condizioni particolarmente stabili per la stagione riproduttiva di molte specie, è logico aspettarsi che quest’area sia considerata attualmente più un’area di passaggio per molte specie.
"
Area 2
"I dati relativi ai parametri ecologici evidenziano la presenza di specie adattate agli ambienti presenti nell’area monitorata. Prevalgono le specie subnemorali, cioè legate ad aree prative in vicinanza o all’interno di aree boscate o cespugliate, su quelle nemorali o di ambienti aperti; quelle eliofile, legate ad aree aperte e luminose, prevalgono rispetto a quelle sciafile che prediligono aree di chiaro-scuro; esiste inoltre una netta prevalenza delle specie mesoigre e mesofile, ovvero di quelle che abitano biotopi da moderatamente umidi a moderatamente aridi e non troppo caldi o freddi. Infine le specie stanziali o scarsamente mobili prevalgono nettamente su quelle vagili, un dato quest’ultimo che potrebbe risultare in parte significativo, se si considera che l’abbondanza di specie sedentarie indica in genere un ambiente stabile nel tempo, dove gli eventuali disturbi esterni non hanno avuto una particolare rilevanza. In quest’area è presente un’importante fascia boscata-cespugliata che divide due aree umide. La presenza di questa fascia boscata e arbustiva, insieme alle aree prative presenti, permette il mantenimento di un habitat stabile che permette alle specie presenti di trovare cibo e aree rifugio dove nutrirsi e riprodursi nelle stagioni di presenza anche se situata in un’area dove la continuità ambientale con aree limitrofe risulta piuttosto limitata. "
Teriofauna
I dati raccolti confermano l’importanza degli interventi di riqualificazione ambientale nell’incrementare la biodiversità in aree periurbane o, più in generale, caratterizzate in passato da una scarsa eterogeneità ambientale. Nel caso dei mammiferi, la realizzazione di un’area umida, di fasce arbustive e il contemporaneo mantenimento di aree verdi incolte ha incrementato la qualità ambientale del territorio d’indagine e, di conseguenza, la ricchezza specifica e le densità delle specie già presenti. In particolare, il sito di via Unione costituisce sicuramente un elemento di pregio nell’ambito della connettività ecologica del territorio circostante. Tale funzione è già attualmente confermata dalla frequente osservazione di volpi di passaggio o in caccia negli incolti monitorati. I campionamenti effettuati nel periodo d’indagine confermano come le specie più adattabili e più diffuse in contesti urbanizzati siano la volpe e le specie alloctone, tra cui il silvilago e la nutria. Il coniglio selvatico, invece, sembra presente con una popolazione non particolarmente numerosa. Ciò potrebbe essere dovuto sia alla competizione con il ben più abbondante silvilago sia a naturali fluttuazioni dovute a patogeni. Va evidenziato che molte delle patologie che colpiscono il coniglio selvatico, come la mixomatosi, possono avere come vettore il silvilago.
La realizzazione di ampie fasce arbustive favorirà sicuramente questa specie. Il riccio europeo risulta apparentemente molto sporadico; la sua presenza potrebbe, però, essere sottostimata.
Se la comunità teriologica è costituita apparentemente da poche specie, quella ornitica è ben più diversificata. L’area umida di neoformazione rappresenta un fondamentale sito per la riproduzione di specie acquatiche (come la gallinella d’acqua e la folaga), per la sosta in periodo di migrazione o di svernamento (come lo smergo maggiore e la beccaccia) o per la ricerca di risorse trofiche, come nel caso degli Ardeidi o del martin pescatore. La creazione dello specchio d’acqua ha permesso, inoltre, l’espansione di specie già presenti in altri habitat acquatici limitrofi, come ad esempio il tuffetto (Foglini 2018). Tra gli uccelli acquatici, si segnalano infine due specie alloctone, l’anatra sposa e l’anatra mandarina, allevate a scopo ornamentale, che hanno instaurato piccoli nuclei ferali nelle aree umide presenti nel PLIS dei Mulini.
Tra le criticità emerse, la più rilevante è la presenza di gatti domestici il cui impatto sulla piccola fauna è stato più volte menzionato nella presente relazione. Le specie di minori dimensioni, sia tra i mammiferi sia tra gli uccelli (ma non solo) potrebbero risentire molto negativamente della presenza di questi predatori provenienti dalle abitazioni circostanti. Minore invece è la presenza di cani vaganti, il cui impatto sulla fauna non può comunque essere sottovalutato. Diversi studi hanno, infatti, dimostrato come questi animali possano arrecare disturbo diretto nei confronti di Ungulati e Piccoli Mammiferi e indiretto nei confronti dei Carnivori con il continuo marcaggio del territorio o lo sfruttamento delle risorse trofiche (Vanak & Gompper 2010).
Un’altra specie alloctona censita nell’area umida è la testuggine palustre americana (Trachemys scripta), che può avere un impatto negativo sulla fauna autoctona di piccole dimensioni (Corti et al. 2011).
Un ulteriore elemento che potrebbe avere un impatto negativo sulle specie presenti, specialmente nel caso di un incremento numerico sia in specie sia in abbondanze, è la rete stradale. Un monitoraggio della mortalità dovuta alla collisione con veicoli potrebbe fornire evidenze sul reale impatto di tale criticità. Una delle specie più colpite, a livello nazionale, risulta essere il riccio europeo (Rondinini & Doncaster 2002).
Gli interventi realizzati influenzeranno, nei prossimi anni, in maniera sicuramente positiva la qualità ambientale e, di conseguenza, la ricchezza specifica del territorio d’indagine. In particolare, per quanto riguarda i mammiferi, le fasce arbustive e gli incolti costituiranno sicuramente un ulteriore elemento di pregio nell’ambito della connettività ecologica del territorio circostante. Nel caso degli uccelli, invece, fondamentale è il ruolo dell’area umida sia come sito riproduttivo sia come stopover site durante le migrazioni.
Per avere un quadro più esaustivo delle dinamiche relative alle cenosi presenti, in funzione degli interventi, sarà necessario proseguire il monitoraggio, anche a distanza di anni dal termine di quello qui discusso, per verificare l’eventuale colonizzazione da parte di altre specie (soprattutto ecotonali), anche d’interesse conservazionistico come il moscardino (Muscardinus avellanarius), o di specie alloctone come lo scoiattolo grigio (Sciurus carolinensis), ormai molto diffuso nel milanese. "
Uccelli
Il naturalista ornitologo Stefano Aguzzi ha invece monitorato gli uccelli nelle annualità 2018, 19 e 20 lungo quattro transetti nei siti riqualificati nel comune di Parabiago. Ha individuato 47 specie nel 2018, 47 nel 2019 e 46 nel 2020 per un totale di 59 specie di uccelli di cui 30 nidificanti e 42 svernanti.
Tra le aree indagate spicca l'oasi Parades che "presenta una comunità di uccelli ben diversificata e composta sia da specie legate ad aree umide sia ecotonali. L’aumento della vegetazione elofita potrà in futuro favorire la riproduzione di svariate specie". Nel corso dei tre anni d’indagine sono state contattate rispettivamente 35, 34 e 34 specie per un totale di 50 specie di uccelli.
Dai dati ottenuti " emerge come le aree oggetto di riqualificazione presentino una potenziale idoneità all’instaurarsi, negli anni futuri, di cenosi complesse. In particolare, l’area umida di via Unione (oasi Parades, ndr) presenta già attualmente un’elevata ricchezza specifica, essendo caratterizzata dalla presenza sia di specie ecotonali sia legate ad habitat acquatici. Soprattutto nel secondo caso, un ruolo importante come aree sorgente sono quelle zone umide, presenti più a monte, da cui possono partire dinamiche di colonizzazione da parte di specie legate ad habitat palustri. E’ il caso ad esempio del tuffetto e della folaga, osservati in periodo di nidificazione nell’area umida oggetto d’indagine. Il primo sembra frequentare meno sporadicamente il sito, mentre la seconda vi nidifica saltuariamente. Molto interessante è l’osservazione della beccaccia in periodo di svernamento. Si segnalano infine due specie alloctone, l’anatra sposa e l’anatra mandarina, allevate a scopo ornamentale, che hanno creato piccoli nuclei ferali e stanno ampliando il loro raggio d’azione, come già rilevato negli anni passati da Foglini (2018). Ad eccezione dell’area umida di via Unione, la maggior parte dei siti è caratterizzata da poche specie, rappresentate da pochi individui. I valori dell’Indice di Shannon & Wiener e del Rapporto Non Passeriformi/Passeriformi sono stati sicuramente influenzati da tale scarsità di individui e di specie e confermano una bassa eterogeneità degli ambienti indagati. Poche sono le specie d’interesse conservazionistico diffuse nelle restanti aree indagate. Tali siti subiscono attualmente l’influenza negativa del tessuto urbano circostante e del disturbo antropico. La scarsa presenza di elementi paesaggistici, come siepi e filari, limita il diffondersi di specie ecotonali come il canapino comune, attualmente concentrato solo nei dintorni dell’area umida. Unica eccezione è il pigliamosche, adattatosi a frequentare anche giardini privati o parchi pubblici dove sono presenti alberi di grandi dimensioni.
Gli interventi realizzati influenzeranno, nei prossimi anni, in maniera sicuramente positiva la qualità ambientale e, di conseguenza, la ricchezza specifica del territorio d’indagine. In particolare, l’area umida di via Unione (oasi Parades, ndr) costituirà sicuramente un ulteriore elemento di pregio nell’ambito della connettività ecologica del territorio circostante, rappresentando già adesso un fondamentale habitat di sosta per molte specie.
I risultati del monitoraggio triennale evidenziano come l’andamento della comunità ornitologica sia molto fluido ed influenzato, come accennato più volte, da molti fattori quali ad esempio l’ecologia delle differenti specie, la presenza di stagioni sfavorevoli (inverni miti influiscono sull’abbondanza e la diffusione delle specie svernanti in pianura), la contattabilità di specie elusive. Se da un lato, quindi, è possibile valutare in maniera positiva le azioni di riqualificazione, che aumentano sicuramente la probabilità di colonizzazione da parte di esemplari appartenenti a specie ecotonali, per avere un quadro più esaustivo delle dinamiche relative alle cenosi presenti, in funzione degli interventi, sarà necessario proseguire il monitoraggio, anche a distanza di anni dal termine di quello qui discusso. "
Le zone umide
I dati sulla situazione delle zone umide che abbiamo ottenuto già a partire dagli anni 90, grazie alle associazioni naturalistiche attive sul territorio, come la Lipu, i parchi e gli esperti del settore commissionati dagli enti come ERSAF testimoniano che le aree di maggiore interesse naturalistico della nostra zona sono proprio le aree con presenza permanente di acqua, incluse le aree di cava attive o quelle che come il parco Castello hanno un carico annuo di visitatori troppo elevato. Nella zona settentrionale del Parco Mulini tra la Foppa di San Vittore Olona e il Parco Castello di Legnano dal 2016 al 2018 sono state avvistate oltre 100 specie di uccelli (approfondimenti). Attualmente
Scienza dei cittadini
Spesso fauna e flora sono degli ottimi bioindicatori, in grado di fornire con la loro presenza o assenza informazioni puntuali sulla qualità degli ambienti naturali e degli agroecosistemi presenti nel nostro territorio. Ad esempio numerosi studi scientifici hanno evidenziato la sensibilità di alcune specie di farfalle ai cambiamenti ambientali che rivestono il ruolo di “sentinelle climatiche”, ad esempio la Satyrium w-album rilevata lungo il fiume Olona da un fotografo locale.
Altre specie sono invece invasive e alloctone ed è molto importante rilevarle per poter intervenire.
Il parco dei Mulini è consapevole che solo attraverso un’esaustiva conoscenza del territorio è possibile individuare modelli di gestione sostenibili e che in aggiunta ai monitoraggi fatti dai professionisti sono molto utili anche quelli dei cittadini. Chiunque voglia collaborare a segnalare la presenza di animali e piante è invitato a seguire le istruzioni riportate nella pagina dedicata.