Fuori la Notizia

La prospettiva dello studente

- Terza settimana-

- L'ESPERIENZA -

Gita al Roccolo: un altro modo di conoscersi

La gita al parco Roccolo non è solo un modo per sfogarsi e divertirsi, ma è anche un'esperienza vissuta dalle classi prime per conoscersi e stringere nuove amicizie con alunni delle altre sezioni; infatti per vivere questa esperienza le classi vengono abbinate a coppie e vanno in giorni diversi.

Questa giornata mi ha lasciato un piacevole ricordo di una prima conoscenza dei miei compagni e amici con i quali ho fatto diverse attività. Ad esempio l'attività iniziale era un gioco a squadre con delle domande alle quali poteva rispondere chi arrivava primo dopo aver fatto una corsa. C'è stato poi il momento di svago in cui ci hanno lasciato liberi, mentre alcuni ragazzi di cucina si impegnavano per prepararci il pranzo: pasta al sugo. Inoltre ci hanno anche preparato del tè caldo da bere mentre aspettavamo di mangiare. Appena mangiato siamo dovuti andare subito via perché alcuni ragazzi dovevano prendere il pullman. Alla fine è stata una bella giornata piena di emozione e divertimento (non mi dispiacerebbe rifarlo anche con un'altra classe)

Ginevra Cavalleri 1a

- Finestra su CULTURA E SOCIETA' -

25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne

Uno dei temi che ci stanno a cuore è la violenza contro le donne, che rappresenta una violazione dei diritti umani.

Come ogni anno, la nostra scuola ha deciso di coinvolgere tutti gli alunni in un progetto finalizzato alla sensibilizzazione sul tema. L’attività proposta consiste in un contest che vede i ragazzi impegnati nella creazione di un logo/ immagine a partire dalla frase  “PER MOLT* LA VIOLENZA È IL PANE QUOTIDIANO”.

I ragazzi realizzeranno il disegno a casa, affiancati da un membro della famiglia.

I lavori verranno raccolti dai docenti entro il 7 novembre e successivamente saranno appesi nei corridoi della scuola in una grande mostra.

Il 14 novembre sarà ospite presso la nostra struttura la dott.ssa Rossoni per un intervento sul tema della violenza sulle donne, durante il quale sceglierà un disegno tra quelli ideati.

Successivamente verranno prodotti dei panini di colore rosso che saranno imbustati in sacchettini trasparenti su cui verranno attaccate le etichette con il logo vincitore. I panini verranno distribuiti a tutti gli alunni della nostra scuola.

Vi racconteremo il progetto in divenire!

Per introdurre questo importante argomento, in alcune classi è stata scelta la canzone di Lady Gaga "Til It Happens to You " che sensibilizza sulle violenze sessuali che avvengono nei campus universitari statunitensi.

Di seguito un breve estratto dal testo e il video della canzone.

Silvia Lorenzi

'Til it happens to you, you don't know

How it feels

How it feels

'Til it happens to you, you won't know

It won't be real

No it won't be real

Won't know how it feels



Finchè non accade a te, non sai

come ci si sente

come ci si sente

finchè non accade a te, non lo saprai,

non sarà reale

no, non sarà reale

non saprai come ci si sente

- EVENTI E FESTIVITA' DEL MONDO -

manomano.it

Halloween: Treak or treats

Si avvicina sempre di più la notte più spaventosa dell’anno e ci sembra utile tirare fuori tutte le ricette dalla credenza!!

Ma che origini ha questa festa e perché si cucinano dolci ad Halloween??

Halloween, la notte della vigilia di Ognissanti, ha origini pagane che risalgono all’antica tradizione celtica e in particolare alla festa di fine estate, Samhain, celebrata l’1 novembre.

La notte della vigilia era consuetudine spaventare le anime diaboliche con enormi fuochi appiccati sulle cime delle colline. In realtà era anche l’occasione per riportare a case le mandrie dai pascoli estivi e rinnovare le distese erbose.

Credevano inoltre che, nella notte di Halloween, gli spiriti potessero tornare sulla terra e venire a visitare i vivi, che cercavano di ingraziarsi delle loro preziose anime. 

Ecco perché tanti dolcetti vengono appesi fuori dalle finestre, e i bambini si travestono ogni anno di graziosi vestiti come streghe, zombie e creature della notte.

Yassmine Batta 1a

Propongo la ricetta di una torta, in attesa di mostrarvi i biscotti che realizzerò nei prossimi giorni con la mia classe.

cedior.com torta

Pumkin pie

E' un dolce autunnale molto diffuso nel Nord America, è realizzata con un guscio di pasta brisèe con un dolce morbido ripieno di crema di zucca insaporito con cannella, noce moscata, chiodi di garofano e zenzero. Solitamente viene preparato con ciuffi di panna montata nel giorno di ringraziamento e nei buffet di Halloween.

Grazie all’ intenso colore arancione e alla consistenza morbida, di gusto dolce e croccante fuori lascia un profumo appetitoso e fragrante!!

Yassmine Batta 1a

Ingredienti:

Per la pasta Brisée

  • 160 g di farina 00

  • 1/2 cucchiaino di sale

  • 1/2 cucchiaino di zucchero semolato

  • 110 g di burro ben freddo

  • 30-50 ml di acqua ghiacciata

  • 1 cucchiaino di aceto di mele

Per il ripieno

  • 400-500 g di polpa di zucca mantovana

  • 80 g di zucchero semolato

  • 80 g di zucchero di canna

  • 1/2 cucchiaino di sale

  • cucchiaini di cannella in polvere

  • cucchiaino di zenzero in polvere

  • 1/ 4 di cucchiaino di noce moscata

  • 1/8 di cucchiaino di chiodi di garofano in polvere

  • 180 ml di latte intero

  • 180 ml di panna fresca

  • uova grandi

  • 150 ml di panna montata

Procedimento:

Iniziate la preparazione della pumpkin pie cuocendo la zucca privata di semi e filamenti.

Impacchettatela con un foglio di alluminio e cuocetela in forno caldo a 200° per circa 1h.

Eliminate la buccia, raccogliete la polpa in una ciotola e riducetela in purea con un frullatore.

Preparate quindi..

la pasta brisée: nel boccale di un robot da cucina, con la lama di metallo montata, riunite la farina, lo zucchero, il sale e il burro tagliato a cubetti di circa 1 cm di lato.

Lavorate rapidamente fino a ottenere un impasto sbriciolato.

Versate questo composto in una ciotola capiente, unite l’aceto, 30 ml d’acqua ghiacciata e mescolate bene con una forchetta.

Il composto dovrà risultare friabile ma rimanere attaccato se si pizzica tra le dita. Se fosse necessario unite ancora un po’ d’acqua, una cucchiaiata alla volta. Trasferite su un piano di lavoro e impastate finché il composto risulta ben amalgamato. È necessario impastare il più rapidamente possibile per evitare che il calore delle mani scaldi troppo il composto rendendo difficile la coesione. Formate una palla di impasto, avvolgetela nella pellicola e appiattitela a disco. Mettete in frigorifero a riposare per almeno 1 ora.

Al momento dell'utilizzo accendete il forno a 190°, e stendete la pasta col matterello in modo da foderare una teglia di 20/22 cm di diametro. Bucherellate il fondo con i rebbi di una forchetta e trasferite nuovamente in frigorifero. Quando il fondo ha raggiunto la temperatura, estraete la teglia dal frigo, e procedete alla cottura in bianco del guscio: coprite la base di brisée con un foglio di carta da forno, riempitela di ceci secchi, e fate cuocere per 15 minuti. Sfornate, eliminate i ceci e fate cuocere per altri 5 minuti. Dedicatevi quindi alla preparazione del ripieno. Raccogliete nel boccale del robot la purea di zucca, i due tipi di zucchero, il sale e le spezie.

Mescolate vigorosamente con una frusta a mano fino a che gli ingredienti saranno perfettamente amalgamati e riempite con il composto il guscio di pasta brisée precotto.

Passate in forno a 180° per 1 ora e 15 minuti, fino a quando il ripieno sarà ben cotto al centro. Se i bordi della torta iniziassero a scurirsi troppo copritela con un foglio di alluminio e proseguite così la cottura. Sfornate il dolce e lasciatelo raffreddare completamente a temperatura ambiente prima di sformarlo con molta delicatezza. Servite la pumpkin pie dopo averla decorata con panna montata e una spolverata di cannella.

Yassmine Batta 1a

- LA RIFLESSIONE -

https://fashion.thewom.it/street-style/jeans-strappati-2022

Liberi di esprimersi

Dal primo giorno di scuola sono girate molte critiche per via del vestiario degli studenti, che verrebbero a scuola vestiti in modo “inadeguato”, mostrando pelle in più o con capi non completamente integri.

Ma è davvero inadeguato indossare i leggins? O dei top che lasciano scoperte due dita di pancia? Oppure i ragazzi si sentono semplicemente rappresentati da questo tipo di vestiario?

Sicuramente ci troviamo in un contesto diverso da quello in cui ci troviamo quando stiamo con gli amici, o tra le mura delle nostre case; è pertanto corretto dare un occhio in più al decoro, senza superare un certo limite. Secondo noi questo limite non va superato in entrambi i sensi: non bisogna limitare la propria libertà di espressione, ma non bisogna nemmeno esporsi troppo.

La scuola è pur sempre scuola e bisogna ricordare che vestirsi in modo eccessivamente scoperto o particolare è quanto più una provocazione che essere sé stessi e mostrare la propria personalità: è comunque un contesto formale e lasciarsi troppo andare alla moda o all’eccentricità è scorretto e soprattutto irrispettoso.

D'altro canto però non bisogna “standardizzarsi” fermandosi al giudizio delle altre persone ed essere come esse ci vogliono. Dobbiamo imparare a farci scivolare addosso i giudizi, senza perdere così la nostra identità, sentendoci liberi di vestire come più ci mette a nostro agio.

Viviamo in una società dove rientrare nel prototipo è fondamentale e chi si discosta dalla “normalità” diventa un “giudicato”; è tuttavia difficile essere completamente come gli altri ci vogliono: ci sarà sempre qualcuno per cui siamo inadeguati: è quindi fondamentale non confondere ciò che siamo con quello che “dovremmo essere” secondo gli altri, ignorando quindi i giudizi delle persone esterne e non dimenticando mai di essere semplicemente noi.

Uno dei tanto temuti giudizi è senza dubbio quello della prof.ssa Chitò che ci ha gentilmente concesso un’intervista, per discutere l’argomento anche dal punto di vista di un docente.

Nora Sgorlon 3b e Gabriele Chignoli 3c

Intervista a Roberta Chitò

Cosa tollera di meno dei vestiti dei ragazzi e come mai?

«Dal mio punto di vista come i ragazzi vestono per me non è un problema, vado oltre la loro immagine ed oltre a come si pongono; in primis perché io voglio arrivare alle persone, e poi perché non mi piace giudicarli: è un tema che mi sta molto a cuore, quindi giudicarli proprio no. Poi ovvio, noto come sono vestiti e vorrei che ci fosse un po’ più di buon senso e che provino a proteggersi; perchè vestirsi in un determinato modo è comunque proteggersi, da commenti dei genitori che non vi conoscono, dei docenti o da persone comuni, come più semplicemente i compagni che non vi conoscono e vi giudicano. Come vestite è impattante, vi si vede e vi si giudica; è brutta da dire, ma è la dura realtà.»

Lei durante le scuole superiori come si vestiva? Aveva una divisa o un regolamento da rispettare?

«Eravamo liberi, con felpe, jeans, scarpe da ginnastica, tendenzialmente così: molto easy. Poi la mia famiglia controllava molto come mi vestivo, quindi mettevo un certo filtro; mi ha sicuramente aiutato, se mi avesse lasciato completamente libera sarei probabilmente uscita dai limiti, perché a volte i limiti servono.

Tuttavia sento che a volte non ho osato, a me sinceramente quell’esperienza è mancata ed è proprio durante l’adolescenza che è giusto osare un po’ di più, uscire di più dagli schemi; quando vedo le mie ragazze e i miei ragazzi essere liberi di esprimersi, un po' li invidio, perché hanno dei genitori più free, che non fanno sentire loro questa presenza opprimente.

C’è sempre da cercare un certo equilibrio, è quindi importante cercare la vostra identità sentendovi liberi di esprimere chi siete, trovare la vostra personalità.

La cosa che mi spaventa di più è quando le mie alunne si scoprono tanto: purtroppo ad oggi scoprirsi molto è diventato uno degli unici modi per attirare l’attenzione ed essere belle e a causa di ciò sento molti commenti come “guarda che poco di buono quella lì”, “guarda che sedere quella lì”, “guarda che seno quella lì”.»

Al giorno d’oggi è un po’ lo standard che abbiamo, quello dell’oggettificare un po’ la donna...

«Si, esatto, l’hanno oggettificata spesso: penso alle donne che scrivevano sotto pseudonimo di uomo, nella storia siamo pieni di donne che per esprimersi si nascondevano dietro nome maschile; la donna ha sempre fatto fatica ad esprimersi e quando c’è necessità di rompere le barriere serve farlo in modo provocatorio, molto offensivo. Ad oggi gli esempi che abbiamo e avete sono pochi e fatti male: vi consiglio di prendere a modello qualcosa che sentite che vi appartiene, di certo spogliarsi o guardare la tv italiana non è il massimo.»


È successo che lei o qualche sua compagna avesse questi scontri con i docenti?

«No, magari c’erano pantaloni più attillati o qualche vita bassa, ma a scuola non ci sono mai stati questi scontri»

Pensa che la mancanza di questo confronto sia causato dai professori che non lo dicevano o gli studenti che rispettavano i limiti imposti?

«Da un lato restavamo entro certi limiti, si rispettava di più l’ambiente scolastico, perché quel che diceva il professore era legge e andava rispettato. Ad oggi ci mancano le figure di riferimento, invece prima c’erano mamma e papà, si andava a scuola, si andava al lavoro, erano cose che davi per scontato.»


Secondo lei è il caso di inserire un regolamento scolastico riguardante l’abbigliamento?

«Non sono una persona che crea le regole a scuola, non è il mio ruolo; inoltre penso che stabilire le regole non sia facile. Cerco un confronto con i miei ragazzi e con le mie ragazze, perché se c’è una regola che non si condivide, che non è ben accetta, lavorare sul buon senso è la cosa più efficace; se si cerca di normare tutto, finisce che uno non si sente più libero, quindi preferisco ragionare con i ragazzi. Oggi si fa più fatica a confrontarsi perchè ai ragazzi mancano appunto le figure di riferimento; serve che qualcuno di adulto si curi di voi, se voi già vivete il distacco con i genitori e venite a scuola e nessuno si cura di voi la devianza è dietro l’angolo. Noi oggi viviamo una crisi del mondo adulto, quindi è anche difficile venirvi a ripescare, però io cerco di offrirvi un modello, potete vedere i docenti come un tipo di adulto, poi prendete le misure; se non avete una famiglia unita poi cercate quell’adulto che vorreste essere in futuro, magari non lo avete ancora incontrato, magari è un docente che avete avuto e che vi ricordate particolarmente; troverete quella persona che vi accenderà la scintilla.»


Come potremmo secondo lei venirci incontro, permettendo al contesto di essere rispettato, ma lasciando comunque ai ragazzi un po’ di libertà?

«Parlandone, rompendo gli schemi, anche tra di voi. Confrontandovi tra di voi e dirvi “guarda, non pensi che magari quella maglia sia un po’ troppo corta?” o quel che sia, con cortesia, con gentilezza.»

I ragazzi però hanno perso un po’ la cortesia, tendono ad atteggiarsi più arrogantemente o si sentono subito attaccati…

«Certo; probabilmente sono persone cresciute e abituante ad un ambiente più aggressivo, ma bisogna andare oltre, si prova ad andare oltre a quello che sentiamo, magari non mi fermo a giudicare il modo in cui mi viene detto; se poi c’è lo spazio per dire “prova a dire le cose un po’ meglio, aspetta”. Secondo me serve molto la solidarietà tra di voi, il confronto, la parola. Bisogna soprattutto ricordare che dall’altra parte abbiamo una persona diversa da noi, ricordarci che la chiave fondamentale è l’empatia: cresciamo in mezzo alle persone e con le persone.»

Nora Sgorlon 3b e Gabriele Chignoli 3c

- AFFARI DI GOLA -

Paella Valenciana


La classe 4c con il Prof. Pirastu ha lavorato a questa ricetta.


Sokhna Diop e Valentina Santocono 4c

Ingredienti:

  • 700 g di riso (Carnaroli o Arborio)

  • 3 l di fondo bianco

  • 2 pomodori ramati, 1 grossa cipolla, 2 peperoni, uno giallo e uno rosso

  • Vino bianco

  • 400 g di pollo

  • 200 g di piselli

  • 1 kg di vongole, 1 kg di cozze, 1 kg di pesce misto (code di gamberi,

  • scampi, seppie, ciuffi di calamari)

  • Olio d’oliva extra-vergine

  • 1 cucchiaino di paprika e 1 bustina di zafferano, sale e pepe

Procedimento:

Lavate e tagliate a cubetti i peperoni e la cipolla, a parte cucinate le cozze e le vongole in un fondo di olio, aglio, prezzemolo, sfumate con del vino bianco e lasciate cuocere per 5’, quindi separate i molluschi dalla loro acqua, che verrà utilizzata per la cottura del riso insieme al brodo.

Se utilizzate anche seppie e ciuffi di calamari, tagliateli a pezzettini e metteteli da parte.

Tagliate a tocchetti il pollo e saltatelo per pochi minuti in olio salando e pepando.

Una volta predisposti ordinatamente tutti gli ingredienti cominciate la cottura del riso.

Fate tostare il riso con poco olio in una padella.

Nell’apposito tegame di ferro fate rosolare la cipolla in un fondo di olio, unite dopo pochi minuti il riso e i peperoni, quindi sfumate con il vino bianco; una volta evaporato il vino aggiungete il brodo di pesce, il pollo e insaporite con paprika e zafferano.

La cottura deve essere gestita a fiamma bassa per permettere a tutti gli ingredienti di cuocere correttamente.

Aggiungete i piselli, le seppie e i ciuffi di calamari dopo circa 15’ di cottura.

A circa 2’ dalla fine unite le code di gamberi.

Servite la paella con sopra i crostacei e i molluschi in bella vista precedentemente rigenerati, una gremolada di prezzemolo e buccia di limone tritata e una dadolata di pomodori



Valentina Santocono e Sokhna Diop 4c

Focaccia Schiacciata


La classe 1a con il Prof. Russo ha lavorato a questa ricetta.


Aisha Issaka 1a

Ingredienti:

  • Farina=1500 gr

  • Acqua =55%=82 gr

  • Lievito=3%=45 gr

  • Malto=1,6%=24 gr

  • Sale=1,8%=27gr

  • Olio=6%=90 gr


Procedimento:

Pesare tutti gli ingredienti

Mettere la farina,il lievito,il malto e l’acqua nell’impastatrice.Aspettare che faccia glutine e aggiungere il sale e a filo l’olio.

Rendere omogeneo l’ impasto e far riposare l’impasto per un quarto d’ora.

Creare con la raspa dei quadri da 110 gr. e metterle su una teglia con sotto carta forno.

Fare i buchi con le dita e aggiungere olio e sale.

Lasciare lievitare per 40 minuti.

Cuocere per 14 min a 220°.

Farcire come più si preferisce.

Aisha Issaka 1a

- BUIO IN SALA -

ELVIS

Titolo: ELVIS

Anno: 2022

Genere: Biografico, Musical/Drammatico

Regia: Baz Luhrmann


Elvis la rivoluzione della musica

La sua attività musicale nell'arco di oltre un ventennio è stata parecchio multiforme: la sua notevole produzione discografica, la sua intensa attività concertistica e i suoi molteplici interessi hanno spaziato dal rock and roll (di cui, complice il periodo storico nel quale intraprese la carriera, è considerato tra i principali artefici e l'idolo indiscusso) ai generi rhythm and blues, country and western, gospel, spiritual, traditional, melodico che già lo appassionavano da ragazzo.

Con Elvis cambiarono il modo di presentarsi, quello di cantare, quello di interpretare. Fu una rivoluzione di stile e di approccio, selvaticità e carica sensuale sul palco, sia tenerezza che sensuali movenze che esibiva sui palcoscenici, la genesi del primo teen idol, un giovane che cantava per i giovani.

Come raccontato nel film “Elvis”(2022, baz luhrmann) un bianco, con sonorità afroamericane, che cantava blues, avrebbe fatto sicuramente carriera negli anni 50 soprattutto con l’introduzione del Rock’n Roll, di cui successivamente ne è diventato il protagonista mostrando le sue doti da showman con movimenti del bacino parecchio accentuati, divenuti poi iconici.

PERCHè LA MUSICA è CAMBIATA?

I musicisti del ‘900 hanno creato nuove strutture musicali più adatte ad esprimere la civiltà moderna; si è diffusa infatti alla fine di questo secolo la musica elettronica, che valorizza gli strumenti e l’elemento ritmico e viene usata per puro scopo ricreativo, al contrario di quella classica che veniva usata come vero e proprio intrattenimento.

Verso la seconda metà del ‘900, le radio hanno cominciato a diventare sincronizzate, con meccanismi ben precisi, e le canzoni hanno cominciato un po’ tutte a seguire quei canoni. All’inizio degli anni 90 ormai c’era un solo standard: tre minuti e mezzo senza sfumato, ma con finale netto. Tanto i dj, o gli speaker, avrebbero parlato sul finale, fornendo una sfumatura personale, anche non richiesta.

In molti hanno guardato a questa nuova usanza con sospetto, inizialmente, ignorando che il futuro ci avrebbe riservato qualcosa si assai più complesso. Perché se da una parte le radio hanno iniziato a dettare delle regole, dalla durata, ai BPM (Battiti per minuto, cioè il ritmo a cui le canzoni devono suonare) stabilendo una soglia minima, la stessa soglia che ha portato i lenti e le ballad ad uscire quasi totalmente di scena, dall’altra è stata proprio il modo di ascoltare o fare la musica che è radicalmente cambiato.

Una musica che non necessariamente è stata scritta con motivi particolari, come magari può essere in passato accaduto al blues, suonato con strumenti a corde e percussioni dagli afroamericani, ma che si adegua a una povertà sonora senza provare a forzarla, è una musica monotona, repressiva, destinata a morte certa. Oggigiorno se una persona ascolta generi musicali “diversi dalla massa” viene considerato uno che “si vuole mettere in mostra” o gli viene detto che “lo fa solo per moda”, tutti i generi musicali sono belli oggettivamente, poi ognuno ha il suo parere e un genere può piacere o meno, ma rimangono comunque importanti, molti hanno una storia da raccontare, altri ci trasmettono qualcosa, ci fanno sentire vivi, dal jazz o il country, l’elettronica o banalmente il pop. Tutti trasmettono qualcosa, sta a noi capire cosa.

Giulia Porcellini e Federica Rotini 4a

TRAILER

- ACCADE A SCUOLA -

Il Coffee Break

Momento di svago e di ricreazione per tutto il personale della scuola, il Coffee break è un'attività molto apprezzata sia dai ragazzi che dagli adulti. Le classi di sala bar e alcuni allievi dei percorsi personalizzati gestiscono il momento dell'intervallo, proponendo cocktail analcolici, preparazioni di caffetteria e allestendo un angolo con quanto viene prodotto nei laboratori di pasticceria e panificazione. I ragazzi si mettono alla prova come se fossero in un vero e proprio locale, prendendo ordinazioni e prestando servizio di sala.


- liberaMENTE: domande alla Psicologa -

a cura della dott.ssa e prof.ssa Elena Ferrarello

Come posso avere più autostima?

Quando si parla di autostima si intende l'insieme dei giudizi valutativi che l'individuo dà di se stesso. Essa può essere costruita giorno dopo giorno attraverso strategie del pensiero che formano e consolidano una buona opinione di noi stessi.

Per poter alimentare le strategie positive dobbiamo essere consapevoli che l’autostima è sia il risultato che scaturisce dal confronto tra i successi che otteniamo realmente e le aspettative in merito ad essi sia il prodotto che deriva dalla nostra interazione con gli altri, come fosse una valutazione riflessa di ciò che le altre persone pensano di noi.

Soprattutto in questi anni in cui si stanno sempre più diffondendo le relazioni liquide, l’importanza che si dà all’opinione altrui è crescente e spesso diventa l’ago della bilancia che ci orienta a pensare cose positive o negative di noi stessi.

Esistono trappole del pensiero che ci portano ad avere una bassa autostima? Sì e si chiamano distorsioni cognitive, eccone alcune:

  • Astrazione selettiva: un piccolo errore diventa rappresentativo della mia persona (ad es. continuo a pensare al rimprovero ricevuto dal professore, senza considerare tutte le volte in cui mi sono stati fatti i complimenti)

  • Ipergeneralizzazione: vedere un singolo evento come parte di una sconfitta generale e senza fine (ad es. considero una singola verifica andata male come la prova che in quella materia non raggiungerò mai la sufficienza)

  • Catastrofizzazione: considerare determinati eventi come negativi in maniera irrimediabile (ad es. se mi vergognerò davanti a tutti, verrò considerato un debole e nessuno vorrà essere mio amico)

  • Minimizzare la positività di una nostra azione ben riuscita

  • Sentirsi colpevole per qualche evento negativo accaduto, anche se al di fuori della nostra responsabilità

  • Pensiero dicotomico: se passerò l’esame sarò uno studente brillante altrimenti sarò un fallito

  • Ragionamento emotivo: mi sento un idiota, quindi evidentemente lo sono

Ma come fare per avere una buona opinione di noi stessi, senza farci abbattere dal primo insuccesso o dalla prima critica?

Semplicemente riconoscendo in maniera realistica che ognuno di noi ha sia pregi sia difetti e che dobbiamo impegnarci per migliorare le nostre debolezze e dare valore ai nostri punti di forza.

Chi ha stima positiva di se stesso si dimostrerà più tenace nel riuscire in un’attività che appassiona o nel raggiungere un obiettivo a cui tiene e saprà accettare maggiormente un insuccesso, consapevole che quell’insuccesso non lo rappresenta e non lo definisce. Chi ha bassa autostima invece si arrenderà più facilmente quando dovrà raggiungere un obiettivo, soprattutto se incontrerà difficoltà o sentirà un’opinione diversa dalla propria.

Ecco per voi qualche strategia utile per incrementare l’autostima:

  • Potenziare la capacità di problem solving: se miglioro le mie capacità nel risolvere i problemi, mi sentirò più efficace e sicuro di me stesso

  • Incrementare il dialogo positivo interno: se noi per primi inviamo messaggi positivi e di fiducia alla nostra mente, la percezione che noi abbiamo di noi stessi migliorerà

  • Interpretare le situazioni e gli avvenimenti che non dipendono da noi come semplicemente sfavorevoli e non dipendenti dalla nostra incapacità

  • Migliorare l’autocontrollo per gestire meglio le emozioni e non farci travolgere

  • Potenziare le abilità comunicative per saper comunicare meglio con gli altri e non vergognarci di chiedere aiuto in caso di bisogno o difficoltà

  • Ridimensionare le aspettative: se mi pongo aspettative troppo elevate, corro il rischio di non essere all’altezza di quelle attese e quindi penserò di essere incapace e fallito

- MI PRESENTO -

Qualche domanda a Manuel Aprile


Manuel ha 16 anni.


Cosa ti piace fare nel tempo libero?

«Nel tempo libero mi piace molto uscire con gli amici e andare in moto»


Che tipo di moto hai?

«ho un fantic 50 performance giallo fluo e tra poco verrà dipinta tutta di nero»


Come mai preferisci l'indirizzo di sala bar?

«Fin da quando ero piccolo mi è sempre piaciuto come ambiente e mi sono appassionato alle preparazioni alla macchina del caffè e ai cocktail»


Quale cocktail preferisci bere quando esci con gli amici e quale preparare?

«Mi piace bere il Negroni e preparare il Mojito, ci tengo però a dire che quando esco con gli amici e guido la mia moto, non bevo alcolici»


Farai uno stage?

«Si, stiamo pensando ad uno stage in un cocktail bar»

Silvia Lorenzi

Vi racconto il cocktail che ho preparato: lo SPRITS

Ingredienti:

  • Aperol ml

  • Prosecco 90 ml

  • Soda fill up

  • Arance 1/2 fetta

  • Ghiaccio q.b

Procedimento:

Raffreddare un calice con dei cubetti di ghiaccio.

Versare l'Aperol il prosecco e fare il fill up con la soda.

Mescolare dolcemente con il bar spoon e guarnire con una fetta di arancia.


- GAMEPLAY CAFè -

easport.com

FIFA


FIFA 23 è un videogioco di calcio sviluppato da EA Sports, disponibile per PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X e Series S, Microsoft Windows, Nintendo Switch inoltre sarà il Trentesimo ed ultimo capitolo della serie FIFA.


FIFA: Sigla di Fédération Internationale de Football Association,

federazione internazionale fondata nel 1904 che si occupa dell'organizzazione di tutte le manifestazioni intercontinentali degli sport del calcio, del calcio a 5 e del beach soccer, tra le quali la più importante è sicuramente il Campionato mondiale di calcio. La scritta 23 sta per l’anno 2022/2023

MODATA' DI GIOCO


1) L'annuncio da parte del team di EA Sports descrive l'abbondanza di particolari e di migliorie apportate ad HyperMotion, chiave fondamentale con la quale si potranno notare gran parte delle innovazioni previste nel gameplay di FIFA23.

Come è stato apprezzato lo scorso anno con la versione nextgen di FIFA 22, il sistema HyperMotion verrà ancor più migliorato per consentire agli sviluppatori di gestire quasi il doppio dei dati ingame, per un totale di oltre 6.000 animazioni acquisite da milioni di fotogrammi delle registrazioni motion capture effettuate con delle partite 11 contro 11 sia per il lato maschile, sia per il lato femminile.

In quest'ultima edizione ci sarà finalmente la possibilità di effettuare le cinque sostituzioni a partita in corso al posto delle classiche tre, regola introdotta in via straordinaria dal 2020 a causa dell’emergenza COVID e successivamente approvata in via definitiva dalla FIFA.

2) Si può inoltre giocare in modalità online cioè ULTIMATE TEAM, l’obbiettivo è di creare la tua squadra ideale, però i giocatori si possono trovare nei pacchetti che si prendono con i crediti che prendi se giochi delle partite oppure vendendo altri giocatori nella sezione del mercato, il mercato è pieni di giocatori che vendono i calciatori che hanno un prezzo variabile cioè che si può abbassare o alzarsi.

3) c’è una modalità competitiva che si chiama fut champions, che consiste nel giocare 20 partite e cercare di arrivare al massimo dei punti, ogni vittoria otterrai 4 punti invece ogni sconfitta ne otterrai invece 1.

Ci sono vari livelli ed ogni di quelli ti da un premio diverso composto da pacchetti di valore variabile e crediti fifa, e si gioca solo il sabato

4) modalità offline: ce ne sono poche ma belle.

Una modalità è quella degli 1vs1 offline che si gioca sulla stessa piattaforma, puoi pure scegliere le modalità.

Dopo devi scegliere il campionato e squadra inerente in quel campionato, oppure se preferisci una nazionale, Ovviamente sia maschile che femminile.

Poi c’è la modalità carriera e puoi scegliere se farla da allenatore o giocatore.

(ALLENATORE): devi allenare una squadra che scegli te oppure puoi crearla. Lo scopo e di vincere tutte le coppe europee oppure far la squadra dei sogni.

(GIOCATORE): puoi scegliere un calciatore reale oppure lo crei tu e poi modifichi l’aspetto, scarpe, ruolo e altezza.

Lo scopo e di arrivare a vincere tutti i trofei mondiali e poi se volete potete ritirarvi e allenare una squadra.

Fabio Boschiroli 2abis

- STORIE DI SUCCESSO -

Tutto quello che avrei voluto sapere prima di aprire un locale

Ormai si sa che aprire un ristorante è impegnativo da molti punti di vista, ad esempio: il problema degli stipendi (se si è giovani non basta aver risparmiato per avviare un’attività), dopo di che la burocrazia italiana e infine tutte le spese di gestione di un locale.

Una delle più importanti variabili da prendere in considerazione è il posizionamento geografico del locale.

Un altro elemento di cui tenere conto è lo staff, cosa molto importante siccome è una delle parti integranti dell’offerta commerciale.

L’arredo non è da sottovalutare e non è da vedere solo con i nostri occhi, ma anche con gli occhi del cliente che entra per la prima volta. Le sedie ad esempio devono essere comode e non traballanti questo potrebbe potare a una recensione negativa.

Il rapporto tra FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) del 2019 parla di 332.244 tra bar e ristoranti aperti, mentre nel 2021 a quota 336.244; ad oggi invece sono calate a 326.315. Dato comunque positivo considerando la pandemia.

Ho deciso di contattare una nuova realtà ristorativa e ho fatto alcune domande.


Ester Lazebeu 2abis

Intervista a Giorgia Zapperi

Giorgia ha frequentato ABF nel settore Pasticceria e Panificazione fino al 2018 per poi fare il quinto anno a Nembro.


Come ti sei trovata a scuola prima di aprire un bar tutto tuo?

«A scuola mi sono trovata sempre molto bene, è un ambiente molto sereno in cui i professori sono pronti ad aiutarti e a capirti per ogni esigenza, sono cresciuta molto sia a livello personale che professionale ovviamente».


Aprire un'attività è una cosa grande, cosa ti ha portato a questa scelta?

«Aprire un’attività è un cosa grande, soprattutto alla mia età, ma proprio questo motivo mi ha dato la spinta per provarci, perché sono dell’idea che sia proprio questa l’età in cui buttarsi nelle nuove esperienze, ovviamente all’inizio ho avuto delle difficoltà, ma più che altro perché mi sono trovata “catapultata” in una cosa che vedevo molto più grande di me, cose che ovviamente a 20 anni non ti aspetteresti e fanno paura, però ad oggi ho trovato il mio equilibrio e rifarei questa scelta altre 100 volte».

Hai avuto dei problemi durante la pandemia?

«Fortunatamente ho vissuto poco il periodo Covid perché ho aperto quando la situazione era già migliorata molto, indubbiamente il lavoro è cambiato dopo questa pandemia, ed è stato molto difficile ripartire e provare a tornare alla normalità, però ad oggi sembra che siamo tornati quasi completamente al periodo pre Covid».


In cosa siete specializzati?

«Noi siamo specializzati negli apertivi, ma ci piace spaziare e lavorare tanto in tutti gli ambiti, dalle colazioni che sono un nostro punto forte, al post cena in cui stiamo investendo tanto, cercando prodotti particolari e proponendo un servizio esclusivo in modo tale da attirare più clientela possibile».


Come mai il tuo locale ha questo nome?

«Il mio locale si chiama “il baretto 2.0” perché la mia famiglia ha un altro bar a sotto il monte che si chiama “il baretto”, e gli ho voluto dare questo nome per tenere un filo che unisce me e loro, e poi per creare un altro punto di ritrovo sempre seguendo la linea dell’altro bar, come una sorta di “”franchising”».


I dolci che vendete li fate voi?

«Io pur avendo fatto pasticceria, purtroppo non faccio i dolci che vendiamo, ma più che altro per una questione di spazi che fisicamente mancano, perché altrimenti mi sarebbe piaciuto tanto portare una mia passione nel mio locale».

Ester Lazebeu 2abis

- CONOSCIAMOCI MEGLIO -

Intervista al prof. Andrea Casali

DA DOVE È NATA LA PASSIONE PER LA MUSICA ?

Sull'autobus per andare alle scuole superiori avevo sempre nelle cuffie le canzoni dei gruppi punk californiani; guardavo fuori dal finestrino la mia città, mi affascinava e sognavo di scrivere canzoni simili a quelle, ma ambientate a Bergamo. Quindi direi che la mia passione é nata sul pullman.


DA QUANTO TEMPO SUONA ?

A sedici anni ho iniziato a suonare la batteria perché alcuni amici suonavano la chitarra e volevano formare una band. Scelsi la batteria per non restare escluso, poi mi appassionai e la suonai per dieci anni. La suonavo nella mia cameretta, facevo molto rumore, i miei genitori non erano molto d'accordo. I vicini di casa si lamentavano spesso, ma io non mi lasciavo intimorire.

SUONA DA SOLO O HA ALTRI AMICI CON LA STESSA PASSIONE ?

Ora suono la chitarra e scrivo le mie canzoni. Mi piace scriverle da solo, ma suono con altri due amici che suonano il basso e la batteria.


LE È MAI CAPITATO DI VIAGGIARE PER LA MUSICA?

Sí, ho fatto piccoli concerti in tante città: con le mie canzoni sono stato tante volte a Genova, Ravenna, Torino. Un paio di volte ho preso l'aereo per suonare a Roma e Napoli. Ora queste "vacanze" le faccio un po' meno spesso perché la scuola é impegnativa anche per un prof.


CHE LAVORI HA FATTO NELLA VITA?

Ho fatto tantissimi lavori, anche ai tempi della scuola. Ho fatto l'imbianchino, l'operaio in una ditta che stampava agende, il telefonista in un call center, il portalettere, il receptionist in un impianto sportivo e chiaramente il barman per molti locali e ristoranti. La musica invece non é mai stata un lavoro. Se dovessi cambiare ora mi piacerebbe fare il preside.

Gaia Regantini e Marta Cavagnoli 4b


- DEDICATO A... -

Perché abbiamo deciso di iniziare questa rubrica?

Vorremmo far conoscere i docenti e il personale della scuola in modo diverso, ad esempio attraverso i loro piatti preferiti oppure delle preparazioni inventate da noi.

Delle ricette semplici che può replicare chiunque.


Iniziamo questo periodico con una ricetta dedicata alla Prof.ssa Francesca Baroni intollerante al glutine e al lattosio.

Gli intolleranti al lattosio possono assumere caciocavallo, poiché contiene una quantità minima di lattosio, ovviamente non ne devono mangiare in quantità elevate, però possono mangiarlo tranquillamente.

Sara Sartore e Rossella Brioschi 4c


Pasta fresca con porcini, salsiccia e caciocavallo

Ingredienti per la pasta:

  • 100 g di Farina di grano saraceno

  • un uovo

  • sale

  • olio evo

  • acqua

Ingredienti per il condimento:

  • 50 g di funghi porcini

  • 50 g di salsiccia

  • scorza di limone

  • prezzemolo

  • 100 ml di vino bianco

  • 15 g di caciocavallo

  • uno scalogno piccolo




Procedimento:

In un recipiente unire farina, tuorlo d’uovo, sale, olio e dopo aver mescolato con una forchetta, aggiungere a filo l’acqua (aggiungerne poca alla volta per evitare che l’impasto diventi molle). Impastare fin quando non raggiungerà una consistenza compatta e non appiccicosa. Coprire con la pellicola e lasciar riposare 30 minuti in un luogo fresco ed asciutto.


Nel frattempo preparare il condimento:

tagliare finemente lo scalogno e in una padella antiaderente rosolare con un filo d’olio e la salsiccia sgranata. Dopo qualche minuto sfumare col vino bianco e successivamente aspettare che la salsiccia si dori. Togliere dal fuoco e nella stessa padella mettere i funghi ben mondati e tagliati (togliere dal gambo la terra e delicatamente lavarli sotto l’acqua corrente). A questo punto fare un trito di prezzemolo, aggiungerlo ai funghi e sfumare una seconda volta col vino bianco.

Lasciare in caldo con la salsiccia.


Stendere la pasta cercando di tenerla in forma rettangolare, dovrà essere spessa circa 4mm.

Infarinarla molto bene e piegarla su se stessa 3 volte per tagliarla a strisce di circa 1 cm.

Cuocere la pasta in acqua salata per 4/6 minuti e saltarla col condimento.

Impiattare con scorza di limone e scaglie di caciocavallo.

Sara Sartore e Rossella Brioschi 4c