Descrizione dell’Icona – Gv 21, 15-17
L’Icona, manifesta, l’incontro tra San Pietro Apostolo e Gesù Risorto, come descitto nel Vangelo di San Giovanni 21, 15-17.
È l’incontro tra Pietro e Gesù all’interno della domanda del amore: “Mi ami tu più di costoro?” Pietro, in quel periodo della sua vita è verso Gesù come una pietra sbriciolata circondata da ogni parte dal ricordo del momento, nel quale sente l’eco delle proprie parole: “Io non conosco quest'uomo di cui parlate” (Mc 14-71).
Sull’icona vediamo la persona di Pietro impensierita, come immersa nei dolorosi ricordi della propria prova spirituale, nella quale perse contro la propria paura. Menti, per non condividere la stessa sorte di Gesù, disse di non conoscere Gesù, per non andare là dove Gesù fu mandato – al martirio.
Fino a quel momento, fino al momento dell’incontro con Gesù risorto, per Pietro la vita, che prima desiderava di salvare, non era più vita. Era diventata una notte oscura.
La risurrezione di Gesù cambia il valore della vita perduta, della possibilità persa. In quale modo? Ebbene, Gesù chiede al peccatore all’interno della sua oscurità: “tu mi ami?”.
Gesù guardando all’interno dell’anima di Pietro, sapeva, che davanti a lui non era seduto un traditore, ma una persona seduta sul fondo della propria verità. E a questa persona seduta sul fondo della propria verità Gesù chiede: “mi ami tu più di costoro?” mi ami con l’amore, che darebbe la vita per me e il mio gregge? Pietro a questa domanda poté solo rispondere con le lacrime e un sussurro di un cuore pentito.
Il gesto della mano aperta di Pietro, tesa verso Gesù, significa, che il ricordo del proprio peccato non fa sì che egli voglia scappare nel dimenticato, fuggire dallo sguardo di Gesù, ma che si apre con tutta la propria vulnerabilità e debolezza, a quello che gli porta Gesù misericordioso.
È importante chiedersi sul come possiamo riconoscere l’umanità di un peccatore salvato da Gesù. In lui appare mitezza. Non è mitezza acquisita solo grazie al enorme lavoro dedicato alla propria persona, ma è una mitezza donata – dono versato. Non e più l’uomo che possiede la mitezza, ma e la mitezza che possiede l’uomo. Dono Puro della Santa Trinità, Dio, che e l’amore, Dono di un figlio che ritorna (Lc 15,11…).
Questa mitezza ha una caratteristica molto importante – non umilia mai un'altra persona. Perché? Perché e la mitezza di una persona con un cuore pentito. Di una persona che guarda la realtà attraverso delle lacrime preganti: “il mio peccato e sempre difronte a me” (S 50,5); “Gesù Cristo, Figlio del Dio Vivente, abbi pieta di me”, “Gesù Cristo, Figlio del Dio Vivente, abbi pieta di me” …
La mattina di Pasqua, Gesù fa uscire Pietro dai suoi ricordi oscuri, dal senso di colpa, dal auto incriminazione, dalla bugia. Tra Gesù e Pietro nasce una nuova fiamma, nella quale ce la luce che rivela nuove prospettive e possibilità, per dare a Gesù una nova risposta. Pietro l’Apostolo, vista la profondità dell’esperienza che ha avuto con Gesù, dopo la sua caduta, scriverà in una lettera “l’amore copre molti peccati” (1 P 4,8).
L’icona ci mostra la verità, che l’incontro tra Pietro e Gesù durante la mattina della pasqua, non è un incontro tra Gesù e il suo traditore, bensì un incontro tra Gesù e un uomo con un cuore pentito.
L’amore di Cristo in un uomo che cade non crea una sensazione di colpa, ma un rimpianto per i peccati che guarisce e crea nuove opportunità di riconciliazione con Dio. Lo specialista per il senso di colpa è lo spirito cattivo, lo possiamo intravedere nell’esempio di Giuda; nel senso di colpa non c’è spazio per la misericordia di Dio. C’è cattiveria. Si potrebbe dire, che nel senso di colpa non c’è ossigeno per la vita.
Leggiamo nel Vangelo di San Giovanni, che dopo che Gesù chiese a Pietro tre volte: Mi ami? Mi ami con l’amore che darebbe la vita per me? Pietro risponde in un modo nel quale si può solo sentire umiltà. E questo significa che Pietro è pronto di prendersi cura dell’opera, che Dio incominciò sulla terra – Il gregge di Dio, il quale bisogna guidare verso l’eternità, verso il loro padre.
Nel Vangelo di San Giovanni leggiamo: “Pietro riceve l’autorità pastorale”. Viene da porsi una domanda – riflessione: cosa potrebbe succedere, se ricevesse l’autorità un uomo, che non ha un cuore pentito.
Sull’icona vicino a Gesù è seduta una pecorella abbracciata dal caldo gesto della mano di Gesù. È il simbolo che esprime la verità, che per Gesù la chiesa non è una folla, che l’identità della chiesa crea relazioni e riferimenti per quella concreta persona presente lì in quel preciso momento. Su quella precisa piccola pecorella è concentrata tutta l’attenzione del cuore di Cristo. La Chiesa non è una folla – La Chiesa è grande quando ama. Lo capisce Pietro, perché è un uomo con un cuore pentito. Compare una nuova cultura di amministrazione dell’autorità: il rispetto verso il prossimo.
Pietro, ricevendo l’autorità, non diventa il proprietario né della pecorella né del gregge. L’umiliante occasione di conoscere il proprio peccato e la propria miseria ripulì la visione dello spirito di Pietro L’apostolo. Egli approfitto di questa occasione e si fece guidare dallo Spirito Santo verso l’unione con Gesù Cristo fino a dare la propria vita.
Essendo un uomo con un cuore pentito non era in grado di percepire l’autorità come una posizione di potere nella propria vita. Essendo un uomo con un cuore pentito egli guardava attraverso gli occhi di Cristo. Aveva un solo obiettivo: guidare l’uomo, guidare la Chiesa con Gesù verso il loro padre, guidare nello Spirito Santo. Pietro vivendo con la profondità della vita mistica, avanza con la saggezza dello Spirito Santo sui passi del Buon Pastore mostrando la strada alle pecorelle – alla chiesa una prospettiva escapologica verso una via alla vita.
Pietro guidando la Chiesa attraverso l’interno del segreto del Corpo Rilasciato e del Sangue Versato da Gesù nelle fonti della vita, verso i verdi pascoli, dove per l’eternità ogni pecorella di Gesù, che “lavo le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello” (Ap 7,14) potrà saziarsi della felicita e riposarsi in sicurezza sentendosi amato dal Padre…
Pietro, l’uomo con il cuore pentito, non ha salvato la vita, non ha fatto carriera ma ha conosciuto e accolto L’Amore, che e diventato per lui l’unica chiave che avesse il potere di aprire le porte del Regno dei Cieli dentro di noi, nella Chiesa – sulla terra e nel eterno.
“I riscattati del SIGNORE torneranno,
verranno con canti di gioia a Sion;
letizia eterna coronerà il loro capo,
otterranno felicità e gioia;
il dolore e il gemito fuggiranno” (Is 52,11 )
“Essi pascoleranno lungo tutte le strade,
e su ogni altura troveranno pascoli.
Non soffriranno né fame né sete
e non li colpirà né l'arsura né il sole,
perché colui che ha pietà di loro li guiderà,
li condurrà alle sorgenti di acqua.” (Is 49,9-10).
“Giubilate, o cieli; rallegrati, o terra,
gridate di gioia, o monti,
perché il Signore consola il suo popolo
e ha pietà dei suoi miseri.
Sion ha detto: «Il Signore mi ha abbandonato,
il Signore mi ha dimenticato».
Si dimentica forse una donna del suo bambino,
così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?
Anche se queste donne si dimenticassero,
io invece non ti dimenticherò mai.” (Is 49,13-15).
“Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero,
non si allontanerebbe da te il mio affetto,
né vacillerebbe la mia alleanza di pace;
dice il Signore che ti usa misericordia.” (Is 54,10).